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Autore: MielChan    15/04/2018    0 recensioni
Storia a tematica gay.
Introduzione capitolo:
Era il 2 novembre quando decisi di suicidarmi, il motivo? Beh forse stupido, il perché non mi buttai? Forse stupido anche quello, semplicemente incontrai una persona, una di quelle che ti fa scoprire la bellezza della vita, che te la fa amare e al tempo stesso te la fa rimpiangere.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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N.A.: Ho scritto questa storia in un periodo abbastanza triste della mia vita, quindi scusate per tutte le cose angst che verranno scritte.
Nella storia vengono affrontate tematiche abbastanza delicate, se non vi piace il genere vi consiglio di non leggerla.  

                                                                                             LIFE IS SO HORRIBLE
                                                                                                    CAPITOLO 1
                                                                               Era meglio evitare quella dannata rivista.
 
Mi chiamo Frederick Hollow, ho diciotto anni, sono un ragazzo abbastanza semplice, forse troppo magro, alto il giusto, dei capelli scuri, dei banalissimi occhi marroni e… credo non ci sia nient’altro da dire.
Era il 2 novembre quando decisi di suicidarmi, il motivo? Beh forse stupido, il perché non mi buttai? Forse stupido anche quello, semplicemente incontrai una persona, una di quelle che ti fa scoprire la bellezza della vita, che te la fa amare e al tempo stesso te la fa rimpiangere.
Stavo salendo le scale che portavano alla terrazza della scuola quando mi accorsi di quanto fosse stupido avere una terrazza in un posto come quello, difatti mi trovavo in un luogo dove  per tre mesi nevicava, altri tre pioveva e nei restanti faceva freddo... molto freddo, chiunque avesse creato una terrazza in un posto simile beh, era un grandissimo idolo, almeno per me; decisi di buttarmi dalla terrazza della scuola per uccidermi, pensai che, se mi fossi buttato da lì, la scuola poi dovesse pur chiudere per indagini o cose simili, quindi sarei morto da ‘’eroe che ha fatto chiudere la scuola per qualche settimana’’  l’idea mi sollecitava abbastanza, continuai a salire le scale, rampa dopo rampa, gradino dopo gradino, le scale erano piuttosto malridotte alcune avevano delle crepe, altre invece sembravano stessero per cadere da un momento all’altro.
‘’Ottimo modo di mantenere una scuola.’’ Urlai, tanto non c’era nessuno, erano le ventidue e  la scuola, per non so qual motivo, aveva sempre il cancello e addirittura il portone principale  aperto.
‘’Bah! Chissenefrega meglio per me se è tutto aperto.’’ Urlai di nuovo.
‘‘Sto iniziando a parlare da solo.. ottimo!’’ Non credo fosse ottimo però.
Continuai a salire e nel mentre il mio cervello si riempì di ricordi, non ho mai avuto momenti felici nella mia vita  quindi la mia testa si riempì di infelicità, di momenti spenti e di momenti bui, sguazzavo letteralmente nella depressione ed il cuore faceva male, moltissimo male, ignorai il dolore e continuai a salire finché non raggiunsi una porta, la aprii e restai lì  davanti senza attraversarla, rimasi incantato, non vivendo in città ma in piena campagna, il cielo aveva semplicemente un non so che di spettacolare.
‘’Ovviamente fa freddo.’’ Borbottai tra me e me.
Ignorai il panorama e attraversai la porta, il mio sguardo fu rivolto verso il basso quindi non feci molto caso a come fosse composta la terrazza, continuai ad andare dritto, raggiunsi il muretto e lentamente ci salii sopra, una volta salito, chiusi gli occhi per un paio di secondi, adoravo sentire il vento gelido sfiorarmi il viso, riaprii gli occhi e…
‘’Brutta vita anche te?’’
Mi girai di scatto e lo vidi, era un ragazzo magro quanto me, a vista sembrava avesse quasi la mia stessa età, aveva dei capelli marrone scuro  tenuti un po’ sparsi e dei bellissi-…cioè comunissimi occhi verdi.
‘’Ehm, e-eh… c-cosa?’’ balbettai leggermente, fui abbastanza sorpreso nel vedere qualcun altro nello stesso posto ma soprattutto con la medesima intenzione.
‘’Bhe, non ti stai per buttare anche te?’’ Mi chiese tutto convinto.
‘’No, cioè sì, cioè.. perché tu qua?’’ non riuscii proprio a formulare frasi decenti.
‘’Per il tuo stesso motivo, suppongo’’
‘’Per essere acclamato da tutti?’’ Riuscii finalmente a fare una frase senza balbettare o sembrare un idiota.
‘’Ovviamente no! voglio dire, questa terrazza è l’unico posto alto in tutta la città.’’ Mi disse guardandomi un po’ storto ‘’No, davvero  sei qua per essere acclamato?’’ Aggiunse.
‘’No! Cioè, lascia stare è una lunga storia’’ No, non lo era.
‘’Comunque sia, prego, prima le ragazze’’
‘’SONO UN RAGAZZO’’ Eppure si vedeva chiaramente che ero un ragazzo!
‘’Suvvia, stavo scherzando non te la prendere.’’ Ruotò gli occhi.
‘’Beh ecco, siccome siamo qui… perché ti vuoi buttare?’’ Ero curioso di sapere per quale stupido motivo si volesse buttare, sembrava un ragazzo allegro, spiritoso e senza problemi.
‘’Poiché trovo sciocco nascondere i motivi, dato che mi sto e ti stai buttando… avrai l’onore di ascoltarmi.’’ Ruotai gli occhi io questa volta.
‘’Allora, la mia ragazza mi ha lasciato per un altro.’’ La mia mi aveva lasciata perché ero troppo triste.
‘’I miei amici mi hanno abbandonato uno ad uno.’’ Non ho mai avuto amici e tutti mi prendevano in giro.
‘’Non ho nessuno scopo o ambizione nella vita.’’ Oh wow una cosa in comune.
‘’I miei genitori, cioè mio padre, visto che mia madre ci ha abbandonati, non fa altro che urlarmi ed ubriacarsi alla sera.’’ I miei a malapena si accorgevano della mia esistenza…
Non gli dissi nulla di tutto ciò, non perché non fosse la verità, anzi era tutto vero, la mia ragazza mi aveva seriamente lasciato perché ero sempre giù di morale, non ho mai avuto amici, e i miei genitori non sono mai stati presenti.
‘’MA SEI STUPIDO?’’ Urlai per non so qual motivo. ‘’Sono solamente dei problemi stupidi.’’ non so perché gli dissi ciò, fui molto incoerente con me stesso.
‘’Io sarei stupido? Invece te? Su sentiamo.’’ Disse con un sopracciglio alzato.
‘’Bhe… sono stupidi quanto i tuoi.’’ Guardai a terra.
‘’Ma sei scemo?’’
‘’E’ la verità, sono tutti problemi stupidi.’’ L’aria attorno a noi divenne stranamente molto più pesante.
‘’Ripeti un’altra volta la parola “stupido” e giuro che ti butto di sotto.’’
‘’S-T-U-P-I-D-O.’’ Non riuscii proprio a  trattenermi, ma me ne pentii subito dopo, infatti mi ritrovai disteso a terra con un mal di testa tremendo e gli occhi fissi verso il cielo.
‘’Hai detto che mi avresti buttato di sotto.’’ Dissi mentre mi contorcevo dal dolore.
‘’Sotto… giù dal muretto, che differenza fa? Ti ho pur sempre buttato da qualche parte.’’ Scese dal muretto e si mise sdraiato poco più lontano da me, anche lui con occhi rivolti verso il cielo.
‘’Tu sei strano.’’ Mi ripresi un po’ dal dolore.
‘’Parla colui che si voleva buttare per essere lodato.’’
Scoppiammo entrambi a ridere e subito dopo rimanemmo stesi senza parlare ad osservare il cielo, non so per quanto tempo rimasi in quella posizione ma mi sentii più leggero, più libero e un po’ più felice.
‘’Mi chiamo Frederick, Frederick Hollow’’ Dissi continuando a guardare in alto.
‘’Denzil Cartwright’’
‘’Ecco… cosa ti ha convinto a buttarti cioè così tanto per fare conversazione.’’ Mi misi a sedere e lo vidi fare la stessa cosa.
‘’Hai presente la rivista TK?’’ si strofinò le mani nei jeans per farsi un po’ di calore.
‘’Ehm, quella del giocatore di basket?’’ Chiesi anche se sapevo perfettamente che si trattasse di quella.
‘’Esattamente! Ho letto il suo articolo, quello che parlava di come essere felici, diceva che per esserlo non serviva la fama o la ricchezza ma semplicemente o l’amore o le amicizie o la famiglia, bene, peccato che io non abbia nulla di tutto ciò, te?’’
‘’Hai presente la rivista T.K.?’’ Dissi tutto sorridente.
‘’Sei Serio?’’ Sgranò gli occhi.
‘’Eh sì..’’
‘’Ah’’ Ci fissammo e scoppiammo a ridere di nuovo subito dopo. Stesso posto, stessa causa, stesso motivo, era una cosa davvero, ma davvero strana.
‘’Chissà quante altre persone ha spinto al suicidio.’’ Chiese cercando di smettere di ridere.
‘’Secondo me, moltissime.’’ Cercai di smettere anche io.
‘’Dovrebbero abolirla quella rivista, a quanto pare è ‘’malvagia’’ disse facendo il segno delle virgolette con le mani.
‘’Professoressa Milles?’’
‘’Esattamente’’ rispose ridendo.
La professoressa Milles, una signora un po’ grassottella con occhi piccolissimi nascosti da un paio di occhiali, insegnava storia in quella scuola da quasi quarant’anni, era molto superstiziosa e considerava qualsiasi cosa ‘’malvagia’’ al preside faceva molto pena sostituirla.
‘’Perché non la mandano in pensione?’’ Domandai divertito.
‘’Vallo a sapere…comunque T.K per cosa stava?’’ Chiese guardando in aria.
‘’Tony Kate.’’ Risposi immediatamente, era il mio giocatore di basket preferito quindi lo conoscevo abbastanza.
‘’Ah, giusto, mi scordo sempre.’’ Si alzò in piedi e porse la sua mano verso di me per aiutarmi ad alzare a mia volta.
‘’Tardi vero?’’
‘’Un po’. ’’ disse mentre si avvicinò lentamente alla porta.
‘’Hai cambiato idea quindi.’’ Feci cenno con la testa verso il muretto.
‘’Non esattamente, forse quando farà più caldo.’’ Sorrise leggermente.
‘’Ma qua non fa mai cald- oh’’ Ci misi un po’ a capire ma non ci feci caso e  mi avvicinai alla porta anche io.
‘’Te invece?’’ Questa volta fece cenno con la testa lui verso il muretto.
‘’Magari quando farà un po’ più caldo.’’ Ed entrambi ce ne andammo.
   
 
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