Mazikeen camminava veloce per le strade di LA, i suoi tacchi appuntiti ticchettavano freneticamente sull'asfalto. Amava la grandi vie deserte di notte, ma quel giorno non le davano la pace che desiderava. Non sapeva come sentirsi. Arrabiata, anzi no, furiosa. Frustrata? Sollevata? O tutte e tre le cose insieme? Quella giornata era stata pesante e l'aveva lasciata esausta. Aveva dovuto correre ancora una volta a parare il culo al suo padrone. Doveva prestargli costantemente attenzione soprattutto ora che si era messo in testa l'idea di testare la sua mortalità. "Che assurdità!" Sbuffò Mazikeen. "Perché Lucifer doveva sempre cacciarsi nei guai?" Era stufa di dover sempre intervenire per salvarlo, d'altra parte se non fosse stato per lei ora sarebbe già stato ucciso. Lei non poteva sottrarsi al suo compito di proteggerlo, non avrebbe mai smesso di farlo. Sapeva i profondi sentimenti che la legavano indissolubilmente a lui... Mazikeen si abbandonò alla stanchezza, sedendosi sul bordo del marciapiede di una via secondaria. Tirò fuori una sigaretta, la accese, ispirò ed espirò lasciando che le volute di fumo si perdessero nell'aria fresca della notte. Non riusciva a smettere di pensarci. "Mortalità, ma scherziamo?!" Pensò ridendo tra sé e sé. Lucifer era il re dell'Inferno, non poteva pensare di mescolarsi con tutta questa feccia mortale. Stava cambiando, troppo per i suoi gusti. Quella bionda lo stava rendendo debole. Basta, doveva far qualcosa. Era ora di rivolgersi ad Amenadiel, dovevano riportare Lucifer a casa. Lei stessa voleva tornare a casa, ormai era stanca di starsene in un luogo dove doveva contenere i suoi istinti e limitare il suo potere di spietata torturatrice infernale. Finì nervosamente la sigaretta, lanciando via il mozzicone. Estrasse dalla giacca il suo lucente coltello nero e passò un dito sulla lama liscia e fredda: questo gesto la calmava sempre. Quanto avrebbe voluto usarlo, ma quel giorno aveva solo spaccato ossa. Non voleva di certo sporcarlo con lo spegevole sangue umano di una gang di messicani. No, il suo coltello meritava vittime migliori, giustiziere per criminali peggiori di quelli. Ma qualche morto avrebbe voluto lasciarlo sul campo. Era disposta a tutto per salvaguardare la vita di Lucifer. Si rialzò in piedi e tornò alla loro abitazione dentro al Lux. Entrò, passando davanti al bancone dove Lucifer l'aveva relegata a lavorare. - Maze?- Sobbalzò, e si bloccò all'istante al suono della sua voce. Non si era affatto accorta della sua presenza. Si girò verso Lucifer seduto al pianoforte con alcuni bicchieri di liquore accanto. La fissava con uno sguardo malizioso. -Maze, Maze...dove sei stata tutto questo tempo?- -Da nessuna parte.- -Ero preoccupato sai? Stavo quasi per chiamare l'ispettore Decker a indagare sulla tua scomparsa.- disse Lucifer ridacchiando. -Non ce n'è più bisogno, sono qui ora.- rispose Maze a denti stretti. -Sai, ho una sorpresa per te al piano di sopra...- Mazikeen inclinò la testa come per invitarlo a proseguire la frase. -Un letto pieno di graziose creature umane pronte a soddisfare i tuoi piaceri più oscuri, Maze.- disse sfoggiando uno dei suoi sorrisi migliori e un tono che avrebbe acceso di desiderio chiunque. -Lucy, cos'è? Un ringraziamento per averti parato il culo anche oggi?- -Mmm...diciamo di sì.- -Oh, bene, sai non ci speravo quasi più!- Mazikeen senza salutarlo, girò sui tacchi e salì veloce le scale lasciando Lucifer ai suoi liquori. -Magari dopo mi unisco anche io al party!- le urlò lui. -Stanne fuori!! È solo per me, ricordi?- gli rispose Maze di rimando.