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Autore: MaryMatrix    15/04/2018    1 recensioni
Sirius Black è stufo di restarsene chiuso a Grimmauld Place lasciando che siano gli altri membri dell'Ordine a combattere il male in prima linea. Ispirato dallo stratagemma di Barty Crouch Jr deciderà di imprigionare Lucius Malfoy e di assumerne le sembianze, infiltrandosi come spia tra le fila del Signore Oscuro. Quello che non ha considerato, però, sono gli orrori che sarà costretto a perpetrare in questa sua nuova veste e avrà un solo modo per mettere a tacere i propri sensi di colpa: quello che gli ha insegnato Azkaban.
Storia ambientata durante il quinto anno di Harry a Hogwarts, ma si discosta dagli eventi del libro.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Crack Pairing | Personaggi: Lucius Malfoy, Sirius Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Note

Buona domenica!

Prima di tutto ringrazio moltissimo sibley per aver aggiunto la storia alle preferite.

In secondo luogo ringrazio anche tutti i lettori silenziosi di questa brevissima long e senza indugiare ulteriormente vi lascio all’ultimo capitolo.

Auguro a tutti una buona serata

Giulia

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Capitolo 4

Lucius P.O.V.

Found myself in a living room
Surrounded by people I don't even know
I can count all my friends with a single hand
Watching me like I got something to show

I don't want to talk about it
I don't want to dream anymore
I don't want to talk about it
Is it love?
Is it war?

We've all got damage done
I'll pretend to be someone
But I don't want to talk about it
I just want the violence to overgrow


Dopo quel momento di iniziale ebbrezza sono sprofondato in una angustiante depressione. Ho trascorso i giorni seguenti a rimuginare. Ho perso il rispetto per me stesso. Con che coraggio posso di nuovo tornare a guardare negli occhi Draco? E la mia Cissy? Le farei ribrezzo e avrebbe ragione.

Sono solo uno straccio e mi sento uno straccio. Sono un oggetto come uno straccio. Sono sporco come uno straccio. Giaccio per terra come uno straccio, sono usato come uno straccio e come uno straccio sono bagnato.

Se mio padre potesse vedermi, selvaggio e appagato ad accoppiarmi con un uomo, a godere mentre sprofonda nella mia carne, mi ucciderebbe con le sue mani e con la mia benedizione.

Mi sono arreso e il suo corpo rappresenta ormai il mio unico svago, il mio unico possedimento, il mio unico piacere. Per lui, invece, sono il suo unico sfogo.

“Hai visto Black quanto è difficile essere un Mangiamorte? Credi di avermi imprigionato, ma mi hai reso libero.”

In un certo senso si è fatto carico delle mie preoccupazioni quotidiane e forse per questo gli ho dato non solo il mio corpo, più volte, ma anche le mie abitudini, per renderlo credibile.

Per quanto possa detestarlo, intravedo in ogni sua vittoria una speranza di libertà per me e la mia famiglia.

Ho rinunciato a combatterlo e ogni volta che viene anelo solo un po’ di calore, spero che il tempo passi in fretta, prego che non mi faccia troppo male. È l’unica cosa che mi resta in quella cella.

Finché un giorno è pronto a rendermi il fardello.
Ha delle occhiaie marcate ma nessun vassoio.
Avanza senza esitare e mi libera con un veloce colpo di bacchetta: è la mia e me la porge dal lato del manico.

Lo fisso incredulo: avevo immaginato la mia “liberazione” diversamente, credevo che mi avrebbe Schiantato, lasciandomi accanto la bacchetta, e che si sarebbe Smaterializzato.

Invece resta in piedi davanti a me, senza vacillare.

- Imprudente da parte tua. – commento, afferrando la bacchetta come un assetato potrebbe lanciarsi su una brocca d’acqua. Mi sembra quasi irreale.

I suoi occhi non lasciano i miei.

- Ho ucciso due studentesse, minorenni, indifese. – racconta.

La voce non gli trema ma il tono è spento.

So già che cosa vuole, ma mi ha dato troppo dolore e troppo piacere e non ho intenzione di accontentarlo.

Abbasso la bacchetta e mi alzo in piedi, scotendo via la polvere dai pantaloni.

Persino camminare sembra diverso adesso che non sono più integro.

Ha scalfito la mia impassibilità, ha sradicato i miei ideali, ha sfondato tutto ciò che mi restava. Ha alimentato in me la paura.

A fatica, con le gambe intorpidite, lo raggiungo e mi vendico negandogli l’oblio che cerca.

Mi limito ad appoggiargli una mano sulla spalla, sfinito.

- Torna a casa.

Questa volta sono io a lasciarlo solo nella cella, tormentato dalla sua coscienza.

---

La gioia nel rivedere Narcissa e Draco è incontenibile. Dopo quasi un anno finalmente la luce del sole torna a illuminare il mio mondo!
Solo quando li ho entrambi davanti realizzo quanto mi siano mancati davvero.
Il ritorno alla mia vita è sereno, alternando le faccende quotidiane ai gravosi impegni da Mangiamorte. Mi ripeto che Draco è al sicuro, Narcissa è al sicuro, i miei affari sono al sicuro. Me lo ripeto ogni volta che il Signore Oscuro mi umilia, ogni volta che mi ordina di fare qualcosa che non voglio, ogni volta che mi fa sfiorare una morte dolorosa per una missione senza un buon esito.
Ma non oggi. Oggi la missione si conclude con la vittoria che ci arride e nel nostro attacco a Diagon Alley puniamo almeno tre traditori. Scorgo Sirius impegnato nel duello, le vesti stracciate, i capelli neri al vento, l’indole combattiva che lo anima. Sta mettendo Dolohov in difficoltà.
Si blocca solo quando vede Bellatrix attaccare due ragazze che cercano un riparo e che sono troppo giovani per Smaterializzarsi e deve scegliere: o si difende da Antonin o salva loro.
Conosco l’esito del dilemma ancora prima di vedere un lampo verde che dalla sua bacchetta si dirige verso sua cugina, mancandola. Dolohov lo colpisce ma lui ha ottenuto il suo scopo e le ragazzine hanno il tempo di fuggire.
Bellatrix è adirata e lo canzona e gli spezza la bacchetta, lasciandolo privo di difese.
Non lo uccidiamo subito. Lo portiamo di nuovo qui, a Malfoy Manor, e lui lo accetta a testa alta, con lo sguardo orgoglioso di chi sa di aver fatto la cosa giusta. Rifulge della dignità spavalda di chi non teme né morte né dolore.
Sono circondato da Mangiamorte eccitati che sorridono crudelmente seduti sui miei divani in pelle nera mentre Bellatrix, raggiante, lo tortura. Sono persone piene di segreti che conosco a malapena, che credono di essere miei amici ma che tollero a fatica e i loro volgari sghignazzamenti mentre Black viene condotto fin quasi alla pazzia mi disgustano.
Quante volte l’ho sentito urlare? Ma mai così disperato, mai così addolorato. Ora è lui lo straccio.

Resto imperturbabile, ma vorrei solo mettere fine alle sue sofferenze una volta per tutte.

- Ti sei divertita abbastanza, Bella. – la mia voce fredda la sorprende. – Il Manor non è adatto a imprigionare qualcuno che è stato abbastanza intelligente da evadere da Azkaban. Uccidilo. -.

Lei fa una smorfia contrariata.

- Che crudele che sei Lucius. Interrompere questa piacevole riunione familiare. – è Lord Voldemort a parlare.

Bellatrix sorride vittoriosa, sa già che potrà continuare a fare a pezzi il suo giocattolo.

- Tuttavia riconosco il senno nelle tue parole. Bellatrix, mia cara, procedi pure.

Lei corruccia un po’ la bocca, ma alla fine sospira, rincuorata da quel “mia cara”.

- Molto bene. Ultime parole, cuginetto? – lo deride Bellatrix.

Black esibisce il suo ghigno compiaciuto, quello di chi ha vinto, verso Voldemort.

- L’ho fatta ai Dissennatori. – si vanta, arrogante fino all’ultimo. – L’ho fatta a Silente e un giorno ti spiegheranno, Tom, perché l’ho fatta anche a te. -.

Il lampo di strafottenza malandrina che passa nei suoi occhi abbaglia la stanza per un momento e nemmeno l’Avada Kedavra riesce a spegnerlo.

E mentre esulto falsamente con gli altri, che si aspettano questo da me, guardo il suo corpo privo di vita, il suo sorriso spontaneo e quasi sono felice per lui: finalmente ha trovato la pace.

---

La guerra è finita. Sono sulla tua tomba, quella che i tuoi amici ti hanno fatto quando il fu Signore Oscuro ha avuto cura che il tuo cadavere dilaniato ritornasse a loro.
Ti assicuro che sono stato io stesso a rivelargli in che modo tu gliel’avessi fatta, un momento prima che Potter lo uccidesse. Mi sembra di sentire la tua risata dall’Oltretomba.
Il cielo è plumbeo, ma i narcisi gialli che ti ho portato conferiscono un po’ di colore.
Continuo a sognarti. A volte sono sogni dolorosi, più spesso sogni poco casti. Il sesso, il dolore, la redenzione: la loro malata logica consequenziale te l’ha insegnata Azkaban, a me l’hai insegnata tu.
Azkaban. Vuoi sapere come l’ho evitata? Grazie a te, Black. Dopo la tua morte ho capito che continuare il tuo lavoro era la cosa giusta da fare. Ero stanco di morti sul mio tappeto.
Mi hanno fatto un processo veloce e ho testimoniato contro gli altri. Ho taciuto ciò che si è consumato in quella cella: non voglio rievocare quei momenti, non voglio rievocare il ricordo di quella guerra tra noi due, sfociata in passione.
Ovviamente ho rinnegato pubblicamente il mio credo per proteggere me e la mia famiglia dalla prigione. Ma con te non devo fingere, non ho mai dovuto farlo.
Sistemo meglio i narcisi e ti faccio l’ultima confessione: vorrei che tu fossi vivo per farci ancora violenza.
Per darci ancora pace.

  
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