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Autore: NanaLuna    15/04/2018    2 recensioni
In teoria, senza sapere quando - o se, s'intrudeva un pessimismo malizioso - l'avrebbe rivista, non avrebbe dovuto fare il saltimbanco pur di trovare un dannato telefono? Beh, evidentemente era proprio fatto così e c'era poco da cambiare, nemmeno se a provarci fossero state quelle mani abili e sorprendentemente gentili per appartenere a una meccanica; se fosse stato un uomo migliore, le avrebbe parlato più spesso.
[Edward!centric ] [Edwin] [608 words] [Prompt: If by Pink Floyd]
Genere: Generale, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Elric | Coppie: Edward/Winry
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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If I were a good man



Era una situazione in cui, suo malgrado, Edward si ritrovava periodicamente da che lui e suo fratello avevano cominciato il loro viaggio. Tanto tempo faceva passare prima di telefonare di nuovo a casa di nonna Pinako - casa loro - che, quando finalmente si trovava davanti all'apparecchio, si domandava con quale faccia di bronzo, anzi d'acciaio, si sarebbe presentato all'anziana donna e a Winry, e a come avrebbe giustificato quel ritardo indegno. E così, piuttosto che alzare la cornetta, molto spesso optava per trasmutare quei pensieri in qualcos'altro, immergendosi con tutta la testa in quelle avventure e in quegli scontri avvolti da pagine fitte di parole e formule all'apparenza indecifrabili. 
Dopo i primi tempi era diventato davvero più facile fare in quel modo, anche perchè quell'ardua - alcuni avrebbero impossibile- missione - alcuni avrebbero detto impresa - non era certo una mera scusa per non telefonare a casa. Tuttavia, anche quando si ritrovava con del tempo vacante fra le mani, il telefono dell'albergo rimaneva spesso a prender polvere in attesa della cameriera la mattina dopo, e lui si figurava Winry e sua nonna alzare le spalle e concludere che, in fondo, Ed è fatto così. 
Eppure era da qualche mese che, sempre più spesso, si sorprendeva in piedi davanti al telefono, a recitare a memoria il suo numero a braccetto con la tavola periodica. Certo, che negli ultimi tempi di congiure e tafferugli di grandi cattivi, quel telefono se lo stesse spesso immaginando, era un semplice dettaglio, abbastanza insignificante da potersi perdere nel quadro generale di quel complotto su scala nazionale, fra una casella e l'altra. 
Dopo l'ennesimo tentativo di rimettere in ordine e dare un senso a quei sentimenti inaspettati, appena realizzati, con una patina lucida nuova di zecca, Edward si chiese con un colpo alla nuca se, finalmente, fosse davvero diventato pazzo. Si chiese anche se, dopo essere stata la causa di quel danno, Winry avrebbe potuto porvi rimedio sistemandogli fra le meningi cavi colorati e dei nuovi ingranaggi. Da quel poco che poteva saperne di amore - la parola stessa sembrava ancora accompagnare un concetto quasi sconosciuto, che aveva tenuto relegato ai libri e ai fotoromanzi delle signore nelle sale d'attesa, e di tanto in tanto in qualche programma radiofonico improbabilmente fantasioso pur di apparire struggente - non avrebbe dovuto fremere alla sola idea di sentire la sua voce, rimanendo per ore dentro una cabina telefonica a svuotarsi le tasche del soprabito dagli spiccioli, o  a collezionare fatture del servizio in camera tanto lunghe da poterle servire da velo da sposa? 
(Si diede mentalmente dello stupido, cancellando quell'immagine troppo candida con la sfilza rapida di elementi che gli uscivano dalle labbra in un indistinguibile borbottio.)
In teoria, senza sapere quando - o se, s'intrudeva un pessimismo malizioso - l'avrebbe rivista, non avrebbe dovuto fare il saltimbanco pur di trovare un dannato telefono? Beh, evidentemente era proprio fatto così e c'era poco da cambiare, nemmeno se a provarci fossero state quelle mani abili e sorprendentemente gentili per appartenere a una meccanica; se fosse stato un uomo migliore, le avrebbe parlato più spesso.
Alla fine, però, arrivava sempre un momento in cui, anticipandosi un suo muto rimprovero, Edward afferrava di scatto la cornetta e faceva finta di non contare i lunghi beep prima che una voce giovane, dolcemente familiare scandisse "pronto?".
Che in tutto quel tempo ci avesse capito qualcosa o meno, trovandosi da solo in una stazione deserta con un'ora vuota, figlia dell'imprevisto, ad attenderlo prima del suo treno, provò ancora una volta a rassettare gli scaffali affollati del suo cervello, prima di infilare l'indice della mano destra, fatto di carne e sangue, nel disco dell'apparecchio.


Note dell'autrice:
E' stato un lampo di genio sul tragitto fermata-scuola, sulle dolci note dei Pink Floyd: quel dannato verso che ho usato come titolo non poteva fare altro che ricordarmi del tappo più amato dai bambini e del suo vizio di non telefonare mai. Non ho potuto resistere e ho gettato una prima bozza quel giorno stesso, ma ho aspettato le ere geologiche prima di pubblicare. Because reasons.
Si ringrazia Arya Tata Montrose per essere stata beta e madrina di questa shot in ogni sua fase, la mia amica Asia per averla letta nonostante a) non abbia mai visto FMA e b) non le piacciano le fanfic. Sorry not sorry :V
Grazie anche a voi che siete arrivati fino a qui :3
Stay alive, kiddos.




   
 
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