Il rumore del vento che soffiava intorno era assordante. Spazzava via la neve che scendeva dolcemente in tutte le direzioni, senza un'apparente logica.

Osservavo il tutto immerso nella più profonda oscurità e nel più rigoroso silenzio in una posizione impossibile da determinare: potevo essere in piedi, seduto con le gambe strette al petto o come sdraiato su un lato.

Un'ombra incorporea si avvicinò alle spalle. Non aveva fatto il minimo rumore eppure percepii istintivamente la sua presenza.
Non dava sensazioni spiacevoli... anzi, non ne dava nessuna: non paura, terrore, disperazione ma neppure sicurezza o tranquillità.
Era immobile perché si era posizionata alle spalle e da lì non si era più spostata ma, quasi sicuramente, la sua forma continuava incessantemente a cambiare, come un fuoco che arde e trasforma la legna in cenere.

"Cosa desideri diventare?"

Da dove provenisse quella domanda non lo si poteva capire. Era come se quella avesse viaggiato nell'oscuro spazio per anni luce per poi arrivare alle mie orecchie.
Orecchie? Non è forse più corretto dire che fosse arrivata alla mente direttamente, come un dardo scoccato da lontano da un arciere, con legato dietro un messaggio scritto elegantemente con una piuma?
Chi è poi che pone domande così articolate a qualcuno che non sa neanche identificarsi in quel mondo?
Ignorai la domanda. Non che non potessi rispondere... semplicemente la voglia non c'era.

"Cosa desideri diventare?"

Altro dardo. Altro rumore che disturbava la quiete della tempesta. Ancora silenzio in risposta.

"Cos-"
"Shhh. Stai zitto. Voglio vedere la neve che scende."

Stavolta la risposta arriva verso l'ombra come un fendente di un cavaliere che, scoperta la posizione dell'arciere grazie al percorso dei dardi lanciati, si era avvicinato tanto da poterlo colpire con la spada.

L'oscurità non ribatté più nulla.
Perché non mi rispondi? Non ti è piaciuta la risposta? Te ne vai?
L'ultima domanda sapeva di lacrime amare.

Non vidi nulla ma sapevo che l'oscurità se ne stava andando. Per sempre. Perduta. Perduta nel nulla.
Una lacrima scese silenziosamente e andò a scontrarsi con la nuvola nera che faceva da pavimento. Un rumore secco, nemmeno seguito da un singhiozzo o da una parola.
Chiusi gli occhi. Non sapevo perché ma il fatto che l'ombra stesse andando via non mi sembrava la cosa giusta.
Li riaprii quando sentii un qualcosa di estremamente freddo appoggiarsi alla spalla e avvolgersi attorno al collo.
Arricciai le labbra in un sorriso e chiusi gli occhi. Stavolta definitivamente, cosciente di non avere perso per l'eternità l'ombra.