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Autore: TeamFreeWill    16/04/2018    8 recensioni
Solo un gesto estremo di Jared, fa capire a Jensen, che cosa turba nel profondo il suo compagno. :)
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jared Padalecki, Jensen Ackles
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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'Con questo mio scritto, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere o dell'orientamento sessuale di queste persone, nè offenderle in alcun modo'

 

 
 
 
 
"Jared,  ho sopportato molto in questo anno per colpa delle tue ingiustificate crisi di gelosia e la tua possessività! Ma la pazienza umana ha un limite e io, quel limite, l'ho superato da un pezzo! Sono stanco!” Disse implacabile Jensen ad un Jared completamente privo di energia, in piedi, in mezzo alla soggiorno di casa sua. Ucciso da quello che stava sentendo. 
 
“Mi dispiace amore mio” riuscì a dire, ma sapeva che quello che aveva combinato era gravissimo. Aveva superato il limite, davvero. L’ennesimo.
 
“Ti dispiace? Ti dispiace mi dici?” gridò il biondo verso il compagno che si ritrovò a sussultare. “Hai idea di quello che hai combinato? Collins era un mio nuovo cliente! Se non avessi rovinato tutto piombando come un pazzo nella villa che gli stavo facendo visitare, gliel’ avrei venduta!”
 
“Scusami! Ho perso la testa!” ripeteva come un mantra Jared, ma Jensen era infuriato.
 
“Che cazzo hai nella testa? Se continui così mi farai chiudere l’agenzia immobiliare! Se Collins o gli altri che hai offeso pesantemente non ti hanno denunciato è solo perché li ho convinti e pregati io a non farlo. Solo per quello! Ogni fottuta volta è così! Ti paro il culo! Non volevo arrivare a tanto, ma è meglio che non ci rivediamo più. Io non so cosa fare con te…non ti riconosco più! Mi spii, mi segui, mi accusi di tradirti con ogni cliente con cui esco per mostrare le ville! Basta!” disse duro. 
Si voltò, uscì e lasciò il minore solo.

“Jensen no!” gridò. Nelle orecchie l’auto del compagno che sfrecciava via, facendo stridere le gomme al suolo.

Il ragazzo si sentì sprofondare. Inghiottire. Schiacciare da un peso troppo enorme per essere sostenuto.
Le gambe cedettero, e inginocchiatosi, scoppiò a piangere convulsamente, disperato. 
 
Era rimasto solo senza l'amore della sua vita. L'uomo della sua vita.
Di nuovo ferito. Di nuovo! Però questa volta , era colpa sua. Sola sua. 
Dio! Per colpa del suo trauma aveva rovinato tutto! Tutto!
Il dolore al centro del petto faceva molto male ed era certo di non riuscire a superarlo.
No! Non l’avrebbe superato. Questa volta non ce l’ avrebbe fatta.
 
Non seppe quanto passò sconfitto in quella posizione, ma decise di alzarsi, prese il cellulare e mandò un messaggio a Jensen, poi andò verso il bagno come in trance.
 
Il maggiore non sapeva del messaggio perchè, appena era uscito dall’appartamento di Jared, aveva spento il cellulare. Furioso com’era non voleva sentire l’ennesima supplicca del minore che lo chiamava in lacrime.
Corse a casa e una volta arrivato si precipitò in camera. Si sedette sul bordo del suo letto, i gomiti appoggiati sulle ginocchia, schiena curva, sguardo basso. 
Sospirò e inspirò e, alzando appena la testa, lo sguardo si posò su una foto di lui e Jared, incorniciata da un piccolo quadretto d’argento posato sul suo comodino. Immediatamente vedere il sorriso del minore lo calmò.
“Piccolo” sussurrò sorridendo.
Nonostante tutto amava ancora Jared, lo amava molto. Dio sa solo quanto, ma comprendeva che quelle scenate di gelosia erano diventate un problema.
Lui non gli aveva mai dato motivo di un simile comportamento. 
Mai una volta! 
Quindi non capiva come potesse dargli così poca fiducia. 
 
Si coricò sbuffando e guardò il soffitto, dove le ombre dei rami facevano strani giochi di luci e ombre.
Si tirò su e, girandosi appena, fece sprofondare la testa nel cuscino. Chiuse gli occhi, mettendosi il braccio sulla fronte.
Senza rendersene conto la sua mente ricordò la prima volta che amò il suo compagno. Come Jared si fosse donato a lui tremando di paura e gioia, sussurrandogli frasi dolci e pregne d’amore.
Il moro gli si stringeva con tutte le sue forze, aveva un disperato bisogno di sentirlo il più possibile vicino, di aggrapparsi a lui mentre insieme raggiungevano il punto di non ritorno.
 
“Tu non mi farai del male. Lo so. Ti amo” gli disse Jared dolcemente all’orecchio. 
Jensen gli sorrise radioso e gli rispose “Puoi stanne certo piccolo. Ti amo anch’io” incatenando gli sguardi.
Un’emozione grande lo investì in pieno e ricambiò quella dichiarazione suggellando, infine, il tutto con un bacio mozzafiato, che li lasciò vivi, felici e in paradiso. 
 
Una lacrima scese quando si voltò verso la parte di letto dove di solito Jared dormiva quando si fermava da lui. Gli mancava. Gli mancava il suo piccolo.
Forse era stato avventato a lasciarlo. In fondo se era geloso e possessivo con lui era perché lo amava molto.
Si tirò su, si passò una mano sul viso per togliere la tensione e si sporse verso il comodino per prendere il telefono.
Lo accese e immediatamente ricevette un messaggio. 
 
Quando lo lesse rimase sconvolto.
“Jensen…mi hai lasciato…mi hai lasciato….ed è solo colpa mia…la mia stupida gelosia. Tu non sei come Mark, ma io…la mia paura ...io sono diventato possessivo e ora ti ho perso…aveva ragione Mark quando mi disse non valgo nulla… mi dispiace ….ma stavolta andrò fino in fondo. Ti amo. Addio”. 
 
"Ma che cazzo significa?!" Gridò mentre tentava di chiamarlo, ma il ragazzo non rispondeva.
Preso dal panico corse giù dalle scale e si mise alla guida, imprecando a chiunque andasse piano, pregando che Jared non avesse fatto niente di avventato.
"Mio Dio. E’ colpa mia" e suonò l'ennesimo colpo di clacson sorpassando l’ennesimo automobilista ignaro della tragedia che, forse, si stava per compiere. 
Arrivò alla casa del suo ragazzo e buttò giù la porta d'ingresso con tre spallate. 
"Piccolo dove sei?!! Non fare cazzate. Sono qui. Non ti lascio. Ti amo troppo. Scusami se non sono stato in grado di cogliere il tuo disagio" gridò girando per le varie stanze dalla casa, poi dal bagno sentì piangere convulsamente e quando s'avvicinò alla porta socchiusa, la spalancò.
 
Si congelò sul posto vedendo Jared, immobile, sguardo fisso sul suo riflesso disperato, gli occhi arrossati.
Un polso era tagliato e il sangue colava sul lavandino goccia dopo goccia, lentamente, costantemente.
"Jared, fermati ti prego". La voce cercava di mantenerla calma, ma dentro stava morendo di paura.
Il moro sembrava perso. Non lo sentiva. Non lo vedeva. Era in piena crisi psicotica.
 
Come aveva potuto non accorgersi dell'enorme disagio in cui viveva il suo ragazzo?! 
Che razza di fidanzato era?!
"Mi ha lasciato. Non valgo niente" sussurrò e fece per tagliarsi l'altro polso quando Jensen, accorgendosene, con un balzo gli fu dietro e gli fermò il braccio, costringendolo a voltarsi. 
Jared lo fissò sbarrando gli occhi e dalla sorpresa fece cadere la lametta per terra.
"Sono qui visto?." disse il biondo attirando a sé il moro in un abbraccio avvolgente, protettivo e dandogli tanti piccoli baci sulla testa
"Sei qui amore mio" rispose in lacrime Jared, nascondendo la testa nell’incavavo del suo collo.
 
Era disperato. Fragile. Pronto a spezzarsi di nuovo, ma Jensen stavolta non l’avrebbe più permesso. Gli sarebbe stato acconto. Lo avrebbe seguito e lo avrebbe riportato alla luce.
 
"Ora però ti devo portare al pronto soccorso" Disse staccandosi e accarezzando il dolce viso del compagno bagnato dalle lacrime, poi si allontanò e prese dal mobiletto del bagno un asciugamano.

Ritornò da Jared e delicatamente gli prese il polso tagliato e premette sulla ferita per cercare di fermare l’emorragia.

“Ho…bisogno d’aiuto…” constatò guardando il disastro che c’era nel lavandino e sul pavimento, ma un capogiro lo fece barcollare. 
Jensen lo afferrò per le spalle prontamente e lo sostenne.
“Non ti lascio…ti tengo…ci sono io” gli sussurrò mentre lentamente lo faceva uscire dal bagno e dalla casa e con estrema delicatezza lo faceva sedere in auto.

Il tragitto verso l’ospedale fu silenzioso a tratti. Jared aveva appoggiato la testa sulla spalla del suo salvatore e ogni tanto, il silenzio era interrotto dal suo pianto. 
A un certo punto gli sussurrò la sua colpa.
“Scusami per tutto quanto…Hai così tanta pazienza con me!”, ma Jensen lo tranquillizzò stringendoselo addosso dicendo “Ssshhh...tranquillo. Basta ora, piccolo mio” e Jared si calmò subito.
 
Finalmente, dopo 15 minuti, giunsero al New Hospital e come da prassi il minore fu medicato al polso con dei punti di sutura e quando spiegò cosa avesse provato a fare, immediatamente il medico di turno lo fece ricoverare nel reparto psichiatrico per accertamenti.
 
Una volta nella stanza, Jared, si guardò la fasciatura al polso e la toccò. Si sentiva stanco. Psicologicamente e fisicamente. 
 
Tutto lo schifo che sentiva dentro per colpa di Mark gli aveva rovinato la vita e stava rovinando la sua relazione con Jensen.
 
Era ora che anche il maggiore sapesse. Si era tenuto dentro tutto quello schifo per tropo tempo. 
Per vergogna? Forse si! Ma ora basta. Doveva riprendersi la sua vita.
 
Il biondo, che era seduto accanto a lui sul bordo del letto, si era accorto di quella momentanea assenza e per farlo ritornare alla realtà si era sporto verso il compagno posando le sue labbra in quelle del minore. Fu un bacio dolce. Delicato. Casto. Ma dalla potenza di un uragano nel cuore di Jared. 
 
Il minore sorrise nel bacio e accarezzò il viso di Jensen, che si beò di quel tocco. Poi all’improvvisò tornò serio e fissò i suoi occhi in quelli di Jensen.
“Jensen ti devo parlare di una cosa importante” gli disse. 
 
Gli occhi del minore erano tristi, non erano brillanti, le occhiaie scure che aveva ora erano un colpo per il maggiore. Solo ora notava questo. Notava come gli occhi di Jared fossero velati di tristezza. Non lo aveva mai notato, preso anche dal lavoro. Dalla vita di tutti i giorni. 
Se ne dispiacque molto. Si riprese sospirando.
 
“Jared sei sicuro? Hai provato troppe emozioni per oggi…per colpa mia” si sentì dire anche perchè si sentiva in colpa per il gesto che aveva compiuto il suo compagno per causa sua.
“Non è colpa tua…è solo colpa mia che non ti ho mai detto niente. A nessuno l’ho detto.” disse, e il biondo fece no con la testa, ma Jared era irremovibile.
“Fammi parlare!” si agitò e Jensen si zittì all’istante, poi gli prese la mano stringendogliela nella sua per infondergli conforto.
 
Il minore si calmò subito, sospirò e cominciò a dire qual’era la causa di quelle sue crisi di gelosia, della sua possessività e di quel gesto estremo. O per lo meno, sperò di farglielo capire.

“Ti ho detto che con il ex è finita male. Molto male!” e si fermò chiedendo gli occhi, ricordando dolorosamente quel triste periodo della sua vita. “Ma non ti ho detto il motivo per cui è finita! Lui, come sai è stato il primo in quel senso. Ero proprio preso. Non mi accorgevo che mi prendeva solo in giro. Che ero solo un passatempo”. 
 
La voce tremava, il cuore batteva all’impazzata. Jensen, invece, stava fremendo di rabbia a sentire quel racconto orribile.
 
“Che figlio di puttana!” Sbottò, ma quello che disse poi Jared lo sconvolse. 
 
“Aspetta. Il bello deve ancora venire” disse amareggiato “Un pomeriggio andai a trovarlo a casa sua per una sorpresa perché era il suo compleanno. Dio Jensen! lo beccai in cucina a fare sesso con un ragazzo! Io lo affrontai immediatamente e l’unica cosa che fece fu ridermi in faccia insieme all’altro ragazzo. Mark mi disse che…io non valevo niente, che nemmeno per una sveltina ero bravo! Mi ha umiliato. Mi sono sentito morire”
 
“Cosa ti ha detto? Dimmi dove abita il figlio di puttana e lo uccido, insieme a quell’altro!!” gridò Jensen alzandosi di scatto, ma si zittì quando vide Jared nascondersi il viso tra le mani. 
Era in lacrime!
 
Il maggiore allora si costrinse a riprendere il controllo delle sue emozioni.
 
“Amore scusa…Piccolo, solo ora comprendo! Ora capisco quando mi hai detto “tu non mi faria mai del male”. Sono stato proprio un coglione a non capire niente del tuo disagio. Mi dispiace.” E abbracciò il suo compagno di slancio e rimanendo in quella posizione, il minore incominciò a raccontare il resto della storia.
 
“Non è ancora finita…Andai a casa e mi ubriacai, il giorno dopo corsi in bagno e mi guardai allo specchio. Ero uno straccio. Aprii l’armadietto dei medicinali e presi dei sonniferi. Erano di Mark. Li aveva dimenticati li. Non so quanti ne presi ma, una forza dentro di me, mi fece cambiare idea. Mi infilai un dito in bocca e vomitai tutte le pastiglie che avevo preso”. 
 
Jensen, quando si staccò lo guardò con gli occhi pieni di lacrime. “Mio Dio!!!” riuscì solo a dire, prima di baciarlo con trasporto e amore. 
Con quel bacio voleva fargli capire che lui non l’avrebbe mai trattato come quel porco. Mai!
“Amore mio” disse quando il bacio finì. 
 
Stavano per baciarsi di nuovo, quando qualcuno si schiarì la voce dietro di loro.
 
I due ragazzi, visibilmente provati dal racconto, si voltarono a guardare la dottoressa Cross che avanzava verso di loro con un sorriso gentile sul viso, tra le mani la cartellina di Jared.
 
“Se tutti i miei pazienti si aprissero così facilmente sarei senza lavoro” constatò ridendo.“Bando alle ciance! Salve Jared. Io sarò la tua psichiatra e vedrai che quando avrai finito questo percorso sarai di nuovo padrone della tua vita. Le paure non ti condizioneranno più!!” disse porgendo la mano al ragazzo che gliela strinse subito timidamente, poi la presa divenne sempre più sicura. 
Fece lo stesso con Jensen.
 
“Dottoressa Cross” disse il biondo e la dottoressa annuì. “Io voglio assistere alle sedute…voglio stargli accanto. Sempre. Non ripeterò lo stesso errore! Non voglio…che si perda di nuovo nelle tenebre!” disse, sperando che la psichiatra accettasse la sua proposta.
 
“Jensen…non sarebbe nell’etica dell’ospedale permettere una cosa così…ma siccome il reparto lo dirigo io, posso fare un’eccezione….Sono certa che con lei al suo fianco il percorso sarà più breve di quello che immagino” e dicendo così acconsentì a far partecipare il biondo alle sedute, che sarebbero iniziate il giorno seguente.
 
Come aveva dedotto la Cross, grazie a lei e anche alla presenza di Jensen, il moro si ristabilì completamente e fu pronto a lasciare la struttura dopo appena due mesi.
Il biondo non lo aveva lasciato solo un attimo e non lo avrebbe lasciato mai. Come aveva ripromesso, lo aveva condotto alla luce.

****
 
In questo momento i due amanti si stavano amando nascosti e cullati in quella che era diventata la loro camera da letto, il loro nido d’amore, visto che il biondo aveva chiesto al compagno di andare a convivere e il moro aveva accettato entusiasta. 

Jensen si muoveva lentamente nel corpo del compagno sospirando e gemendo con lui, stringendo ogni tanto le mani in quelle di Jared.
 
Lo accarezzava anche, lo baciava a volte piano, a volte più appositamente. Lo stringeva a sé, mentre il minore assecondava gli affondi e le carezze del maggiore sentendo che mancava molto poco a raggiungere il paradiso.
 
Jensen se ne accorse e, con movimento deciso iniziò a danzare più sensualmente, inarcando la schiena e affondando sempre più in quel magnifico corpo. Si spinse più affondo e raggiunse il punto magico di Jared che gridò un: “Oddio! Si! Si!”. 

Niente! 
 
Quella supplica fu la miccia che fece scoppiare l’incendio della loro passione in un modo che mai avevano provato prima.
 
Jensen perse la testa come pure Jared. Il minore fece di tutto per trattenersi dal lasciarsi andare e solo quando supplicò al biondo di fermarsi riuscì nell’intento. Voleva che quelle sensazioni durassero all’infinito.
 
Qualche secondo dopo sussurrò un’accattivante:“Muoviti” e Jensen lo fece. 
 
Entrambi iniziarono a muoversi andando incontro alle spinte dell’altro. 
 
Mani che stringevano ogni lembo di pelle accaldata e fremente di desiderio. 
 
Baci. Sospiri. Gemiti. Gridi. Suppliche.
 
Erano entrambi ad un passo dal paradiso, mancava davvero poco e quando il minore prese il viso di Jensen tra le mani baciandolo, insieme lo raggiunsero gridando “Ti amo” all’unisono, in quel bacio portatore di amore e vita. 
 
Jensen sorrise nel bacio e appoggiò la fronte a quella del minore, poi si sistemò accanto al corpo del compagno che era ancora affannato e cominciò ad accarezzargli i capelli scompigliati.
 
“Piccolo…i tuoi occhi…sono…meravigliosi!” disse posando un bacio leggero sulla guancia di Jared, che lo guardò dolcemente dicendo “Grazie.”, ma poi quello che disse Jensen lo riempì di felicità.
 
“E’ vero! Piccolo, i tuoi occhi era belli anche prima, se pur tristi …Ma ora! Dio!..ora brillano di una luce che abbaglia! E tu brilli di una luce tutta tua” constatò sincero.
Jared a quelle parole lo abbracciò di slancio. Felice.
 
A questo punto i due amanti ripresero a coccolarsi e a baciarsi, certi che mai più un dolore come quello che aveva vissuto il minore potesse ancora abbattersi sul suo cuore o nella sua vita. Non ora che c’era Jensen a proteggerlo.
La sua serenità si rispecchiava nei suoi meravigliosi occhi chiari, che si sa, sono lo specchio dell’ anima
Dalla tenebre alla luce, era ritornato alla vita.



#Always Keep Fighting Because You Are Not Alone
#I Am Enough



Note autrice
Grazie Cin75 di avermela betata. Grazie di cuore. 
E anche in questa storia, come nella tua "Terapia d'urto" la Cross aiuta Jared ^^ Grazie per avermela prestata Cin75. ^^
Grazie a chiunque ha avuto la pazienza di leggerla. Ciao a tutti. 
 
 
  
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