Chocolat
“Vuoi un po’ di cioccolata calda, tesoro?”
“No, grazie mamma”
 A volte rifletto sulla capacità della mia mente di attribuire alcuni ricordi, luoghi e stagioni a oggetti della vita quotidiana. Ad esempio, sin da piccola, ho attribuito il Natale al sapore dolciastro della torta di mele e le vacanze estive col colore verde dei prati. Ora mi accorgo che alcuni abbinamenti possono cambiare col tempo. La cioccolata è uno di questi casi.
Pioveva e faceva freddo. M e lo ricordo bene perché nonostante avessi le galosce gialle ai piedi avevo i calzini completamente zuppi. Ad un certo punto la pioggia diventò più fitta. M i riparai nella prima incanalatura del viale: l’entrata di una cioccolateria. Entrai e mi sedetti su una poltroncina vicino ad un finestrone. Dopo poco mi accorsi che il piccolo era vuoto, fatta eccezione per me e un vecchio cameriere. Chiesi una cioccolata calda, che mi arrivò in poco tempo. L’odore dolce, quasi fino alla nausea, della cioccolata si diffuse nell’area. Iniziai a bere la bevanda melensa quando un rumore proveniente da fuori attirò la mia attenzione; un tonfo sordo da un vicolo buio di fronte alla cioccolateria. Nonostante il buio riuscii a distinguere la sagoma di un uomo steso per terra. Aveva un coltello da cucina che trafiggeva il suo torace all’altezza del cuore. Il sangue che sgorgava dalla ferita poco a poco colava sul terreno bagnato, diluendosi nell’acqua della pioggia. La strada si tinse di un rosso cremisi, mentre la pioggia continuava a cadere incessantemente sulla scena del delitto.
Ancora oggi, quando sento il dolce sapore della cioccolata nella mia mente si proietta l’immagine di quell’amara vicenda, come la replica di un famoso film al cinema, e il color bruno della bevanda mi sembra di un bel rosso cremisi.

Angolo scrittrice:
Questa storia è un po’ vecchia ma mi sembrava un buon modo per cominciare.
Spero che vi sia piaciuta e ditemi cosa ne pensate.
Saluti, Ali di argento