Storie originali > Fantascienza
Ricorda la storia  |      
Autore: Fisico92    17/04/2018    2 recensioni
Un astronauta si ritrova bloccato nella sua cabina posta ai margini dell'astronave, al buio e senza che nessuno degli altri membri dell'equipagio dia segni di vita.
Disperato per una situazione che sembra irreparabile, non gli resta che affidarsi alle sue sole forze per uscirne.
Genere: Dark, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il buio era pressoché totale se si eccettuava l’unica flebile luce prodotta delle scintille del seghetto elettrico. Matt lo stava usando sopra la propria testa, per cercare di rompere la solida serratura che lo separava dai livelli centrali dell’astronave.
 
Il suo scompartimento era per qualche motivo rimasto senza corrente e tutti i portelloni automatici si erano chiusi, isolandolo ermeticamente; con ogni probabilità l’evento era correlato al forte rumore che Matt, ormai diverse ore prima, aveva udito mentre si trovava nella sua stanza, posta, come quelle di tutto l’equipaggio, nella parte esterna della nave.
 
All’improvviso tutte le luci si erano spente e le porte si erano bloccate: Matt era rimasto al suo posto, attendendo che qualcun altro risolvesse il problema. I contatti radio che aveva tentato con il resto dell’equipaggio, che in teoria doveva trovarsi tutto al lavoro al centro della nave, non avevano però mai ricevuto risposta. Si era anche ben presto reso conto che l’anidride carbonica non stava più venendo filtrata. Così si era presto convinto non vi fossero alternative che cercare di uscire.
 
Ed era quello che stava facendo ora, premendo con forza l’attrezzo contro l’entrata del suo piccolo scompartimento stagno.
Il seghetto continuava a fondere, molto lentamente, la parte del portellone su cui era puntato. Le possibilità di incendio erano molto alte ma l’alternativa era rimanere bloccato lì dove si trovava, e morire dopo qualche ora. Ogni tanto Matt sfruttava la fioca luce delle scintille per gettare un’occhiata al di là del piccolo e tondo oblò della porta, oltre cui si sviluppava il corridoio che, per quanto poteva vedere, non sembrava depressurizzato. Tuttavia, per ogni evenienza, aveva comunque indossato la sua tuta.
 
Il fatto che la nave fosse in quelle condizioni e che il resto dell’equipaggio non rispondesse non era segno affatto rassicurante. Con ogni probabilità c’era da pensare al peggio, tuttavia Matt, seguendo i dettami del duro addestramento a cui si era sottoposto prima di partire, non stava perdendo tempo a disperarsi ma stava invece agendo, facendo tutto il possibile per risolvere quella situazione.
Ad un certo punto un sordo e forte rumore coprì per un attimo l’incessante sfrigolare del seghetto. Matt chiuse subito il suo strumento: aveva ricevuto un segno che il portellone si fosse sbloccato, e non c’era bisogno di aumentare ancora le probabilità di incendio.
 
Con una mano Matt si fissò il più saldamente possibile ad un appiglio, unica garanzia che gli evitasse di essere risucchiato via se il resto della nave si fosse scoperto essere depressurizzata, mentre con l’altra mano si aggrappò forte alla maniglia, tirando verso il basso la porta che gli stava sopra la testa. Questa si aprì lungo un lato, rivelando il lungo corridoio che saliva verso il centro della nave.
Nessun risucchio, pensò l’astronauta, ringraziando nel frattempo la sua buona stella per la lieta scoperta.
Matt si aggrappo alla scaletta che cominciava subito dopo la porta e cominciò a risalire quel buio cilindro. Dove si trovava ora, il reparto esterno, l’apparente forza centrifuga indotta dalla rotazione della nave su se stessa era tale da schiacciare verso l’esterno chi vi si trovava con una forza simile a quella della gravità terrestre. Risalendo però verso il centro della nave questa forza andava via via diminuendo e presto Matt smise di arrampicarsi e comincio a volteggiare lungo il corridoio, spingendosi con gli appigli di cui questo era disseminato, via via con minor frequenza.
 
Finalmente raggiunse il secondo portellone che separava il corridoio dalla parte centrale della nave. Qui il buio che lo aveva accompagnato da quando aveva spento il seghetto fu per la prima volta spezzato. Da quello che era il compartimento centrale della nave Matt intravide provenire delle fioche e minuscole lucine. Sapeva che la sua pila non era carica, una sua sciocca dimenticanza, tuttavia ora aveva proprio bisogno di vedere meglio, quindi la trasse da una delle tasche della tuta e pregò che potesse funzionare almeno per qualche minuto.
 
Per prima cosa capì che i puntini luminosi che vedeva dall’oblò non erano altro che stelle, che chissà come facevano capolino da quel posto che avrebbe dovuto contenere la sezione più grande della nave. Poi, guardando di lato, viste lo scafo dell’astronave totalmente aperto a poco più di un metro dal portellone. Quella che fino a qualche ora prima era stata la sfera centrale dell’astronave ora era quasi del tutto assente, con ogni probabilità asportata, pensò, da un esplosione che aveva segato il corridoio qualche metrò più in là del portellone sul quale era appoggiato.
 
Quasi certamente tutti gli altri membri dell’equipaggio si trovavano in quel luogo al momento della catastrofe. Con esso era scomparso anche il computer centrale, e con quello ogni possibilità di ripristinare i sistemi di aerazione.
Infine notò, come se non bastasse, il corpo ormai gelato e senza vita di Maxim, uno degli uomini dell’equipaggio, incastrato in una paratia lacerata pochi metri al di là del portellone.
 
Matt rifece all’indietro il percorso che aveva fatto, prima fluttuando verso l’esterno della nave, poi aggrappandosi nuovamente alle barre poste a lato del corridoio quando la forza centrifuga lo rese necessario, scendendole come fossero una scala. Alla fine raggiunse il portellone che aveva forzato e da questi si lasciò cadere a due metri di distanza. Si tolse, perdendoci molto tempo, l’ingombrante tuta, prima di fare una rapida analisi di quanto aveva a disposizione nel reparto in cui era bloccato. C’erano i suoi attrezzi di emergenza, qualche razione di cibo disidratato, cosa ironica visto che a lui mancava l’acqua, e per finire una bottiglia mezza aperta di Tequila, che aveva condiviso qualche ora prima della catastrofe con Maxim.
 
Prese la sua sedia e la pose davanti all’unico oblò che aveva sull’esterno in quel posto.  Sforzandosi riusciva a vedere una piccola porzione della luna che avevano avvistato la prima volta qualche giorno prima, la luna di Giove ovviamente, Callisto.
 
La sua posizione era sbagliata, l’esplosione con ogni probabilità aveva deviato abbastanza l’astronave. Questa non avrebbe potuto sfruttare adeguatamente la fionda gravitazionale di Giove per rientrare verso il sistema solare interno, e sarebbe quindi stata sparata via da questo, lontano.
 
Non c’era più altro da fare, niente che potesse tenerlo occupato, quindi finalmente fu libero di considerare sinceramente la sua situazione. Visto il volume di spazio a disposizione sarebbe sopravvissuto un altro giorno circa, poi l’accumulo di anidride carbonica lo avrebbero asfissiato. Quello che restava dell’astronave, col suo corpo dentro, avrebbe probabilmente vagato a lungo nello spazio. Era impossibile che qualcuno dalla terra potesse fare qualcosa per recuperare la nave, e difficilmente, con probabilità astronomiche, questa sarebbe stata distrutta da qualche tipo di asteroide.
 
Matt aprì la piccola bottiglia di Tequila di Maxim e cominciò a sorseggiarla, con lo sguardo non più obliquo, a cercare la luna di Giove, ma dritto a fissare le stelle dal suo oblò. E già, con ogni probabilità avrebbe viaggiato senza incontrare ostacoli, con ogni probabilità non avrebbe fatto altro che vagare e vagare senza meta nello spazio profondo per chissà quanti milioni di anni. Chissà fin dove sarebbe arrivato con quell’ammasso di ferraglia che per lungo, lunghissimo tempo, sarebbe stata la sua tomba.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantascienza / Vai alla pagina dell'autore: Fisico92