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Autore: Melisanna    18/04/2018    2 recensioni
È di nuovo estate. È sempre estate.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sognare? Dormire, morire forse.

 
Le tende filtrano una luce limpida. Nel calore dell’aria di mezz’estate, il peso umido dell’accappatoio è quasi gradevole.
Controlla l’acqua; non bolle, ovviamente, ha appena acceso la piastra a incandescenza.  Si appoggia al ripiano, in attesa. Guarda la pentola; non si annoia, il tempo è dilatato e calmo.
Passi. Mani grandi si appoggiano sui fianchi, delicatamente. Labbra premono una spalla scoperta, capelli sfiorano un orecchio, una guancia. “Che prepari di buono?”
Il sussurro le scivola lungo il collo.  Hanno appena fatto all’amore ed è sorpresa dalla scossa di desiderio. Inclina il volto contro il capo di lui. “Niente di che, una pasta”. Sta bene così, non vuole farlo di nuovo, solo godersi quell’eccitazione pigra e soddisfatta.
Le mani salgono e poi scendono; sotto i lembi dell’accappatoio, che si apre obbediente.  “ No, James, dai”. La bacia ancora sul collo, la volta e la bacia ancora, all’incrocio delle clavicole e lei pensa che, tutto sommato, sì, vuole farlo di nuovo.
Un suono acuto, penetrante.
 Apre gli occhi. È seduta tra la polvere di una camera buia, il capo riverso sul letto sfatto. È sola, non sa più da quanto.
Il telefono sta squillando, ma lascia che a rispondere sia la segreteria telefonica.
“Katy? Katy, rispondi, lo so che sei in casa. Per favore, ti devo parlare”.
Jean. È la sua migliore amica, le ha sempre risposto, prima. Ma non ha voglia di vederla, non ha voglia di vedere nessuno. Tranne uno. E per incontrarlo non deve muoversi.
Alza a fatica un braccio scheletrico e armeggia con l’alloggiamento sulla tempia fino a estrarre la capsula di memoria. La solleva davanti agli occhi, tentando di farle intercettare il filo di luce che si intrufola dalle persiane sbarrate. Forse l’ha usata troppo e si è consumata. Si possono consumare le capsule di memoria? Per troppa usura? O forse l’ha riposta male e si è rovinata. Non può vivere senza quel ricordo.
“Manchi da lavoro da due settimane, ho chiamato tua madre e non ti fai viva da giorni, dove sei finita?”
Forse dovrebbe rispondere,  altrimenti  Jean potrebbe preoccuparsi  e venire a cercarla a casa. O avvertire sua madre e lei non ha voglia di dover spiegare nulla, del perché non è andata a lavoro o perché ha smesso di rispondere al telefono. E non ha voglia di farsi vedere con i capelli sporchi e annodati e le occhiaie scure causate dall’uso prolungato delle capsule.
“Katy, cazzo! Ascoltami almeno! Ho perso la capsula di Greg, quella di quando siamo andati a LA. Devo averla lasciata lì da te, non c’è altra spiegazione. Katy, mi senti? Ho bisogno di...“
La segreteria telefonica tronca con il suo bip inappellabile il monologo di Jean.
Forse dovrebbe staccare il telefono, altrimenti richiamerà, soprattutto dato che si tratta di una capsula. Su Greg poi. Jean era stata felice con Greg. Almeno, le sembra.  Non ricorda bene. Non ricorda bene niente che non sia registrato.
Richiamerà, comunque, nessuno che abbia un po’ di sale in zucca abbandonerebbe la possibiltà di recuperare una capsula perduta. Ma se lei staccasse il telefono, Jean saprebbe che è chiusa in casa e a quel punto niente la tratterrebbe da venirla a cercare direttamente lì.
Quindi meglio ignorarla e continuare a non rispondere. Funziona quasi con tutti, anche se quando si tratta di una capsula…
Ha fame, ha finito da un pezzo tutti gli  stuzzichini che ha comprato prima di chiudersi nella stanza. Le buste giacciono intorno. Di acqua ce n’è ancora un po’, in una bottiglia appannata. Ne beve un sorso, sa di stantio.
Dovrebbe anche andare in bagno, ma è così faticoso. Può resistere ancora un po’. D’altra parte, se va in bagno avrà anche la possibilità di riempire un paio di bottiglie d’acqua e ciò le permetterà di non doversi muovere per molto più tempo, dopo. Per cui, tutto sommato, ne vale la pena.
Appoggia con cura la capsula sul bordo del letto, in un punto in cui non può cadere, ma è ben visibile ed è sicura di ritrovarla subito. Attraversa la stanza, incespicando tra vestiti sporchi e resti di take-away cinesi risalenti a quando aveva ancora energia per uscire di casa e arrivare al ristorante all’angolo.
Il telefono squilla di nuovo, è Jean di sicuro.
“Kat, senti... ci sei?... Non ci sei, oppure non vuoi rispondere”.
Non è Jean, è David, ma ha ancora meno voglia di rispondere a lui che a Jean. Il pensiero di David le causa nostalgia e senso di colpa e la fa sentire un fallimento.
“Ho rivissuto la capsula di quando ci siamo messi insieme, i primi giorni, sai, quando tutto sembrava perfetto”.
Per lui, forse; Katy è piuttosto sicura, per quanto possa esserlo riguardo a un ricordo che non ha mai riesaminato, di essersi sentita infelice e tormentata in quel periodo. Cercava di “affrontare la vita” come sembrava che tutti si aspettassero da lei, ma anche allora una serata in compagnia dei ricordi delle capsule sembrava preferibile a qualsiasi cosa le potesse offrire il presente.
“Ti ricordi quando siamo andati al mare insieme e tu avevi ancora i capelli lunghi?”.
O forse è ingiusta – forse – ci sono stati dei momenti in cui è stata davvero felice con David. Dovrebbe provare a rivivere qualche capsula di quel periodo.
In bagno la carta igienica è finita, ma per fortuna ha fatto scorta di fazzoletti di carta, così, ancora per un pezzo, non dovrà affrontare il problema.
“Ho pensato che, magari, dovremmo riprovarci. Non è che sia successo niente di preciso tra di noi... È solo che, verso la fine, non facevamo altro che stare distesi sul divano a rivivere capsule. E io credevo...”
La segreteria interrompe anche lui. È decisamente un sollievo, questo è il tipo di ricordi che preferisce rimuovere. È fantastico sapere che, appena inserirà una capsula di un periodo precedente, sarà come non aver mai vissuto quei momenti. Quanto a David, può continuare a rivivere capsule di quando loro due stavano insieme, invece di telefonarle.
Si lava e asciuga le mani non cura, non vuole rischiare di bagnare la capsula.  Riempie tre bottiglie d’acqua, così è a posto per un pezzo. Torna in camera e le appoggia vicino al letto.
Tocca con delicatezza le lenzuola intorno al punto in cui ha lasciato la capsula, per cercarla nella penombra, finché le dita non si chiudono sul cilindretto metallico.
Si siede sul letto e la studia, vuole capire se è rigata. Non può essere rovinata. È la sua preferita, l’ha vissuta centinaia di volte.
La strofina sulla maglietta sudicia. Forse è solo sporca. Altrimenti... altrimenti la sua non sarebbe più vita. I ricordi sono tutto ciò che ha.
Rinserisce la capsula, premendo lievemente con il pollice. La stanza ondeggia davanti a lei.
E poi è di nuovo estate.
  
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