Flint
Beati i marinai, cui le stelle,
Benigne, sussurrano d’infiniti
Tesori, cui portano nella notte
La dolce eco delle voci di casa;
Beati, essi per cui la musica
Dell’universo ancora risuona.
S’io fui tra costoro, adesso non più.
A me gli astri rifiutano il consiglio.
Muti rimangono e chiusi in sé stessi,
Splende la loro alterigia sul remo
In frantumi – così per Odisséo
Fu stabilito dai divi del mare.
Allora perché, mie amate stelle,
Lo spirito ancora non trova pace?
Perché, quand’io vi osservo, non più
Capace d’intendere i vostri enigmi,
Mi muove al pianto il penoso ricordo?
Ahimè, esse non parlano, e tuttavia
Mi attraggono a sé, nel vuoto infinito.
Da lontano, l’oceano mi chiama:
Disperso io sono, forse perduto.