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Autore: Najara    18/04/2018    7 recensioni
In una terra di cavalieri, magia e alchimia, tutti conoscono la Maledizione dei Luthor, ma pochi ci credono e nessuno ne conosce davvero il contenuto. Kara spinta dal bisogno di provare di essere degna del prode cavaliere Kal El, ignora il divieto del suo maestro e scala la torre del castello dei Luthor scoprendo che le maledizioni, a volte, possono contenere meraviglie.
Una favola SuperCorp.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Kara Danvers, Lena Luthor
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Un cuore maledetto

 

“Non me la porterete via!”

“Oh, povera illusa.” Alta, algida, bella, eppure terribilmente fredda, sorrise. “L’ho già presa e voi, siete già morta.”

La sua vittima si portò la mano al petto strabuzzando gli occhi, per poi fissare inorridita la coppa dalla quale aveva bevuto.

“Sì, veleno: e sarà lento e sarà doloroso e sarà terribile.” Sorrideva ancora, ma i suoi occhi brillavano di rabbia. “Non avreste dovuto espormi al ridicolo.” Le disse.

La donna, la sua vittima, si trascinò verso la camera nella quale aveva lasciato la sua bambina addormentata, la culla era vuota, la finestra aperta. Occhi pieni di rabbia si fissarono su di lei e una voce terribile uscì dalla gola di quella madre defraudata e tradita da colei che aveva accolto credendola una viandante.

“Il seme dei Luthor io maledisco…”

 

Fu la corsa più folle della sua vita, i suoi occhi lacrimavano per il vento freddo e la cavalcata, ma anche perché aveva paura, così tanta paura di averla persa per sempre, di averla, in qualche modo, uccisa.

“Altolà!” Urlò la guardia, agitando la mano, mentre altri uomini sulle mura del castello puntavano le balestre.

El!” Urlò lei e bastò perché le guardie esitassero. Le oltrepassò in corsa fino a giungere direttamente nel grande prato dove si teneva il banchetto, molti uomini avevano messo mano ai pugnali, visto che nessuno portava le spade ad una festa.

“Aiutatela!” Implorò lei, frenando bruscamente il cavallo. “Non so cos’abbia, vi prego aiutatela.”

Vari nobili riconoscendo lei si fecero avanti, aiutandola a scendere da cavallo mentre ancora stringeva Lena tra le braccia.

“Cosa hai fatto?!” Urlò una voce tra la folla e Kara, malgrado la paura fosse tanta, riuscì a rabbrividire, mentre Lillian Luthor fendeva la folla e arrivava davanti a lei. “Cosa hai fatto, piccola sciocca!”

“Madre.” La richiamò Lex facendosi avanti e prendendo la sorella tra le braccia.

“Aiutate vostra sorella, vi prego, aiutatela.” Supplicò lei e udì appena i mormorii sorpresi tra la folla, ma non poté impedirsi di notare le reazioni quando gli occhi dei signori e delle dame si posarono su quel volto che tanto avevano immaginato trovandolo, oltre ogni aspettativa, bellissimo.

Lord Maxwell si passò la mano sul viso, pensieroso, Lord Spheer batté le palpebre, impallidendo, lady Anna svenne, rovesciando un’intera caraffa di vino e dovette essere soccorsa, Alex strinse la mascella e poi si fece avanti a spintoni fino ad arrivare a lei.

“Cos’è successo?” Chiese con voce tesa, gli occhi che non si fermavano su nulla, pronta all’azione.

“Non lo so… io… volevo solo renderla felice e…” Scosse la testa, incredula, poi nel vedere l’erede dei Luthor allontanarsi cercò di seguirlo, ma le guardie le bloccarono la strada.

“Prendetela.” Ordinò Lillian e gli uomini con le casacche verdi estrassero le spade.

Alex in un secondo aveva due pugnali in mano e non fu l’unica, accanto a lei Winn, J’onn e Sam, stavano facendo fronte comune. Probabilmente anche Mon-El lo avrebbe fatto se non fosse stato ubriaco fradicio sotto un tavolo.

“Lady Zor-El è sotto la mia protezione.” Affermò deciso J’onn. “Non permetterò che venga arrestata.”

“Queste sono le mie terre.” Dichiarò Lillian. “Sovrani sono la mia legge e il mio volere.”

“Il torneo porta con sé la tregua del re. Le vostre terre sono quelle del nostro sovrano, almeno fino all’alba di domani.” Dichiarò l’uomo e Lillian fece una smorfia.

“Molto bene, ma la legge del re non vi proteggerà se mia figlia muore.”

Quelle parole strinsero il cuore di Kara ben più che la minaccia negli occhi e nelle parole della donna.

“Posso restare con lei?” Chiese alla donna che si stava già allontanando. Lillian si voltò, fissandola con uno sguardo di puro odio.

“Non credete di aver già fatto sufficiente danno?” Domandò e poi ruotò su se stessa rientrando all’interno delle mura del castello.

 

Kara si ritrovò in ginocchio sotto il cielo stellato a pregare, pregare Rao, il dio dei suoi antenati, affinché le concedesse quel miracolo. Avrebbe dato qualsiasi cosa per poterla salvare, ogni minuto temeva di veder arrivare i soldati dei Luthor, non per la minaccia che avrebbero rappresentato, ma per la verità che avrebbero portato con sé: la morte di Lena.

“Dobbiamo andarcene.” Dichiarò per l’ennesima volta Mon-El che sembrava aver recuperato un po’ di sobrietà.

“Non andiamo da nessuna parte.” Rispose decisa Alex. “I Danvers non sfuggono alle loro responsabilità.”

“E nemmeno i J’onz.” Dichiarò l’uomo, lanciando al ragazzo uno sguardo di fuoco.

“Uccideranno Kara e, probabilmente, anche noi nel mentre.” Replicò il ragazzo.

“La giovane Luthor potrebbe vivere.” Commentò J’onz.

“Lady Zor-El.” Kara balzò in piedi.

Lex, attorniato dai suoi uomini la guardò appena fuori dal cerchio di luce creato dal fuoco.

Kara sentì il cuore tremare, ma l’uomo scosse la testa.

“Respira ancora.” Dichiarò e Kara lasciò che un poco di paura scemasse.

“Cosa volete?” Intervenne, dura, Alex.

“Ho bisogno di parlare con voi, di mia sorella.” Kara fece un passo verso di lui, ma Alex si frappose.

“Non verrà da sola.”

“Lo farà se tiene a Lena. Quello che devo dire potrà essere ascoltato solo da un paio di orecchie e, la mia, è una grande concessione.”

“Sì.” Disse allora Kara, poi con gentilezza posò una mano sul braccio di Alex e le sorrise, triste. “Devo farlo.” Mormorò. La donna si morse il labbro preoccupata, ma la lasciò andare.

Assieme all’erede dei Luthor e alla sua guardia armata, Kara si allontanò dal campo dirigendosi verso il castello.

“Mia madre vuole uccidervi.” Le disse l’uomo, quando oltrepassarono le porte.

“Lo so.” Lex la fissò per un lungo istante.

“Eppure siete qua, non siete partita.”

“Sì, ditemi quello che devo fare, qualsiasi cosa e la farò.” Dichiarò. Lex annuì piano, poi la guidò fino ad una stanza elegante, uno studio, probabilmente proprio quello del giovane padrone di casa.

“Sedetevi.” Invitò. Nel vederla rimanere in piedi annuì. “Siete sempre così sinceri nelle vostre emozioni, voi El… così intensi…” Nel vedere la sua perplessità l’uomo sorrise amaramente. “Conosco vostro cugino. Abbiamo amato la stessa donna… ha vinto lui il suo cuore.” Si versò una coppa di vino e poi la sorseggiò, pensieroso, Kara aveva rinunciato alla sua con un cenno negativo della testa.

“Ma non importa ora, quello che importa è che il cuore di Lena non sta battendo.”

“Perché?” Chiese allora Kara.

“Tutti conoscono la Maledizione dei Luthor.” L’uomo fece ondeggiare il vino nel bicchiere. “Nessuno ne conosce il contenuto, è chiaro, a questo ci ha pensato mia madre, persino Lena non ha mai saputo.”

“Crede di essere brutta, le avete fatto credere di essere un mostro! Inguardabile, tanto che nessuno avrebbe retto nel posare lo sguardo su di lei.” Accusò.

“Sì.” Acconsentì l’uomo, senza il minimo rimorso. “Dovevamo darle una ragione… una qualsiasi ragione per non volersi mostrare, per non voler conoscere nessuno. Cosa poteva esserci di meglio se non la sicura repulsione che avrebbe generato nell’altro?” Domandò lui, il tono piatto. Kara strinse il pugno con rabbia.

“Perché le avete fatto questo?” Sollecitò.

“Per salvarle la vita.” La risposta secca di Lex la sorprese, ora l’uomo la fissava con rabbia. “Credete che siamo dei mostri? Credete che era quella la vita che volevo per mia sorella?”

“Io…”

“Voi non sapete nulla!” Dichiarò l’uomo agitando la mano in un gesto secco che tanto le ricordò la sorella.

“Allora ditemi.” Esigette lei. “Ditemi di cosa si tratta.”

“Mia madre vi ucciderà se saprà che siete a conoscenza di questo segreto.” L’avvisò Lex.

“Vostra madre vuole già uccidermi.” Precisò lei e lui annuì, piano.

“Molto bene.” L’uomo si alzò e le diede la schiena, osservando i lontani fuochi del campo dei cavalieri. “Quando avevo undici anni mio padre dovette partire, rimase lontano da casa molti mesi. Io non seppi mai cosa lo spinse a…” Scosse la testa. “Non importa, quello che conta è che mia madre scoprì che in quei mesi mio padre non era rimasto fedele al letto coniugale.”

Kara, malgrado la situazione, arrossì. Non era un segreto da poco, avrebbe portato vergogna ai Luthor, sminuito la loro influenza politica ed economica e reso Lillian Luthor uno zimbello per le malelingue.

“E da questa infedeltà era nata una bambina.”

“Lena…” Bisbigliò lei. Lex si voltò e annuì.

“Lena.” Confermò. “Mia madre la strappò all’amante di mio padre, affermando che se era una Luthor allora sarebbe stata sua, ma non si limitò a prendere Lena… uccise la donna con del veleno.”

L’omicidio era punibile con la morte che fosse un nobile a compierlo o un paesano, se ci fossero state prove di quel crimine Lillian avrebbe dovuto incontrare il boia.

“Ma la madre di Lena non era una donna qualunque, era una maga… nelle sue vene scorreva la magia e questa magia si legò al veleno. Le sue ultime parole furono una maledizione.”

“Perché maledire la propria figlia? Che colpa ne aveva lei?” Intervenne Kara, incredula che una madre potesse fare una cosa simile.

“Oh, la Maledizione non era per Lena, la Maledizione era per me.” Lex si passò la mano sulla testa, completamente priva di capelli. “Ma mia madre è una donna tenace ed è riuscita a spostare la Maledizione sull’altra erede dei Luthor, sull’altra figlia di Lionel: Lena.”

“Ha condannato una bambina in fasce.” Si rese conto, incredula.

“Per salvare suo figlio, l’erede al titolo e ai possedimenti di un’intera nobile casata.” Dichiarò con decisione Lex.

Kara scosse la testa, tutta quella storia confermava la pessima reputazione dei Luthor, ma non avrebbe mai immaginato che Lillian avesse potuto macchiarsi di crimini così grandi.

“Perché la Maledizione ha colpito adesso? Cosa diceva?” Chiese Kara, mettendo da parte i pensieri su Lillian, rendendosi conto che in quel momento solo Lena era importante.

 

 “No!” Urlò Lillian afferrando il pugnale e uccidendo la donna, ma era tardi, troppo tardi.

Al suo urlò un uomo entrò dalla stanza, un pugnale che brillava nel suo pugno, pronto ad uccidere per la sua signora, anche con una bambina ancora in fasce addormentata tra le braccia.

“Era una maga! Non mi hai detto che era una maga!” Lo aggredì lei e lui scosse la testa, sorpreso.

“L’ho sorvegliata per tre mesi, non ha mai fatto nulla per mostrare…”

Gli occhi di Lillian si muovevano rapidi e poi si fissarono sulla bambina.

“Lei. Spostala su di lei.”

“Mia signora…” L’uomo esitò, ma gli occhi della donna brillavano terribili e lui obbedì, posò il fagotto per terra accanto al corpo della madre e intinse le dita nel sangue che macchiava il pavimento. Con un gesto deciso strappò la propria camicia esponendo l’amuleto verde che brillava al suo collo e tracciò rune magiche sulla fronte della neonata.

Esitò e fissò Lillian Luthor che annuì secca, allora chiuse gli occhi.

“Che ciò che il tuo sangue porta sia tua eredità.” Per un istante ancora l’amuleto brillò al petto dell’uomo, poi si spense.

“Questo è il mio dono per te, Lena Luthor.” Disse allora la donna, prendendola tra le braccia. “Tu laverai la colpa di tua madre portando la Maledizione dei Luthor.”

 

“Il seme dei Luthor io maledisco: se amore toccherà il suo cuore che quello stesso cuore freddo diventi e che gli ultimi momenti passati in solitudine siano lunghi e sofferenti.” La frase risuonò nell’aria carica di veleno, anche se a pronunciarla era stato solo Lex e non una maga che stava morendo. Kara rabbrividì malgrado la stanza fosse calda. Lex ora la guardava dritto negli occhi. “Lena non può amare”

Kara lo guardò per un lungo istante, in silenzio. Il suo cuore batteva veloce, mentre comprendeva cosa, quella semplice frase, significasse.

“L’abbiamo esiliata nella sua torre, impedendole qualsiasi contatto umano, assicurandoci che lei stessa lo reputasse impossibile a causa del suo aspetto credendo che, così, non avrebbe mai amato. Ma voi, lady Zor-El, siete entrata nella sua stanza, voi l’avete…”

“Fatta innamorare.” Mormorò Kara, le guance rosse, il cuore che batteva. “No… io…”

“Voi l’avete uccisa. Il veleno racchiuso nel suo cuore si sta espandendo nel suo corpo, lo stesso veleno con cui mia madre ha ucciso la sua. Un veleno senza antidoto che blocca il cuore, ma impedisce al corpo di morire se non dopo ore, giorni, di agonia.”

“No, no!” Si oppose Kara. “Deve esserci un modo per salvarla, c’è sempre un modo!”

“Volevo che voi lo sapeste.” Concluse Lex, ignorando le sue parole, le sue proteste. “Amo mia sorella, farei qualsiasi cosa per lei, ma so che il suo cuore non batterà più.”

Kara scosse la testa, avrebbe voluto poter cavalcare verso un artefatto magico, magari un’erba magica, un antidoto qualsiasi, avrebbe sfidato qualsiasi creatura, qualsiasi avventura pur di salvarla.

“Farò quals…”

“Abbiamo avuto ventiquattro anni per cercare un antidoto, volete spendere queste ultime ore con lei o alla folle ricerca di qualcosa che non esiste?” Il tono di Lex era duro adesso, ricordando quello della madre, così diverso da quello di Lena.

“Mi permetterete di…?” Chiese, Kara, esitante.

“Sì. Vi ama, questo è chiaro, e qualsiasi sia il sentimento che voi nutriate per Lena di certo tenete a lei.”

Kara trangugiò a vuoto torturandosi le mani.

Cosa provava per Lena? Neanche lei lo sapeva! Ma una cosa era chiara, voleva starle accanto.

Annuì all’erede dei Luthor che la condusse lungo i corridoio del castello, su fino alla torre che ormai aveva imparato a conoscere. Questa volta, però, la stanza era illuminata da molte candele e Lena non era solo un’ombra, ma una pallida figura stesa nel letto.

Una servitrice le stava accanto, ma al cenno di Lex si alzò e se ne andò.

“Non ha bisogno di cure particolari. Il veleno agisce lento, ma inesorabile, la vera sofferenza non è nel corpo, ma nella sua mente. Rimanetele accanto e, forse, soffrirà un po’ di meno.”

Lex guardò la sorella per un lungo istante, poi si piegò su di lei e le posò un delicato bacio sulle fronte.

“Avrei dovuto esserci io… credimi, vorrei poter essere io.” Mormorò. Poi si alzò di scatto e se ne andò, con passo deciso, la schiena ritta, l’espressione di ferro.

Kara si chiese se fosse sincero, poi scosse la testa, non era importante. Si inginocchiò accanto a Lena e le prese la mano intrecciandola con la sua.

“Sono qui.” Mormorò. “Non vado via, neanche l’alba mi scaccerà dalla tua stanza questa volta.”

Rimase in silenzio aspettando un miracolo, aspettando che gli occhi della giovane si aprissero.

Non li aveva mai visti, si rese conto all’improvviso. Saranno stai azzurri come quelli del fratello? Ma lui aveva gli occhi della madre, dunque scuri come quelli di Lionel? Ricordava di averlo visto, una volta, a corte. Oppure aveva gli occhi di sua madre? O, ancora, aveva occhi che solo lei possedeva? Kara era sicura che, comunque fossero stati, avrebbero illuminato il suo viso rendendolo la cosa più bella al mondo da guardare.

“Se solo tu sapessi quanto sei bella…” Mormorò, alzò la mano e le sfiorò le linee del viso, come non aveva mai potuto fare prima. “Darei qualsiasi cosa per poterti risvegliare.”

Sospirò, poi ricordò cosa aveva nella tasca ed estrasse lo strano attrezzo per sentire il cuore. Lo sistemò nelle proprie orecchie e poi appoggiò, con delicatezza, l’estremità sul cuore di Lena. Chiuse gli occhi e attese.

Nella sua mente poteva ricordare con facilità il momento in cui lo aveva sentito battere per la prima volta nel petto di Lena, andava già così veloce… Aveva paura che lei le togliesse il velo. Kara corrucciò la fronte, no, anche prima che lei le chiedesse di togliere il velo il cuore di Lena batteva veloce…

Innamorata.

Questo aveva detto Lex. Lena si era innamorata di lei. Sentì le guance scaldarsi, ma tenne gli occhi chiusi. Lei, cosa provava? Il suo cuore batteva rapido quando Lena rideva, batteva rapido quando le loro mani si sfioravano, anche solo per un istante, era così bello riuscire a…

No, non poteva essersi innamorata di…

Aprì gli occhi e guardò la giovane, era così bella, così perfetta, eppure lei l’aveva amata prima, prima di vedere quel viso magnifico, l’aveva amata quando era solo un’ombra tra le ombre.

Una lacrima le scivolò lungo la guancia, mentre Kara capiva, capiva che stava per perdere la donna di cui si era innamorata.

Sfilò dalle proprie orecchie quel curioso oggetto e lo sistemò a quelle di Lena poi appoggiò l’estremità al proprio petto. Sapeva che il suo cuore batteva regolare.

“Lena… lo senti?” Chiese. “Lascia che batta anche per te…” Mormorò. Cercò una traccia, una qualsiasi che indicasse che la giovane avesse sentito, ma non ci fu nulla che cambiò.

“Ti prego Lena, ti prego, il mio cuore è già tuo!” Le prese la mano e la strinse portandosela alle labbra e baciandone le nocche.

“Ti amo…” Bisbigliò e il suo cuore batté veloce. “Ti amo!” Disse più forte, più sicura.

Il suo cuore ebbe uno spasimo. Kara annaspò, poi si portò la mano al petto, sorpresa. Un secondo spasimo più forte la fece gemere di dolore. Ma un altro gemito la sorprese, alzò la testa e vide Lena che si stringeva il petto, gli occhi sgranati.

“Lena!” Riuscì a dire. “Ti amo!” Ripeté e fu attraversata da un terribile dolore.

“Morirai anche tu!” Le disse allora la giovane, ansimando di dolore, gli occhi cha la fissavano spaventati. “Ti prego, smettila.” Supplicò, poi si rese conto della luce e si portò le mani al volto, sconvolta all’idea che lei l’avesse vista.

“Ti amo.” Dichiarò allora Kara con tutta la forza e la serietà che poté esprimere anche con quell’atroce dolore al petto. “Ti avrei amato anche se tu fossi stata bruttissima e, oh, credimi, non lo sei! Il tuo viso Lena è bellissimo!” Strinse i denti sopportando un’altra fitta. Lena era sveglia, se era sveglia, forse poteva salvarla.

“Ti amo, Lena, ti amo.” Ogni parola portò con sé nuovo dolore, Kara ora giaceva a terra gli occhi chiusi. “Ti amo.” Disse i denti stretti dal dolore.

Due mani si strinsero attorno al suo viso e lei aprì gli occhi specchiandosi in quelli di Lena. Erano belli, pieni di paura e terrore, ma belli, belli come non avrebbe mai potuto immaginarli.

“Ti amo.” Bisbigliò e fu presa da un altro spasimo.

“Smettila, Kara!” Intimò Lena.

“No. Ti amo.” Il dolore fu tale che attorno a lei la stanza divenne buia, ma due labbra si appoggiarono sulle sue e Kara rinvenne.

“Io amo te, sciocca e pazza ragazza!” Dichiarò Lena. Aveva le lacrime agli occhi, ma stava anche sorridendo. Kara vide il dolore che quelle parole le procurarono e scosse la testa.

“Lena, permettimi di salvarti.”

“No.” Affermò allora la giovane. “Non mi importa di morire.”

“Mi dispiace tanto… se avessi saputo che quello che proviamo ti avrebbe uccisa non avrei…” Lena le appoggiò le mani sulle labbra scuotendo la testa.

“Non dirlo, grazie a te ho potuto vivere, grazie a te ho potuto assaporare cosa significasse esistere. Tu mi hai vista dentro un’ombra e quell’ombra hai illuminato… se devo morire per aver avuto il privilegio di innamorarmi di te, allora, così sia.”

“Lascia a me questa Maledizione” Le supplicò Kara.

“No.” Lena sorrise, dolcemente. “No, perché ti amo.” Il suo pugno si strinse nel dolore, ma lei non cedette.

“Kara!” La voce di Alex sorprese entrambe, la giovane colpì il vetro della finestra, lo ruppe e si precipitò nella stanza. “Cos’è successo, cos’hai?” Le domandò, aiutandola a sedersi, gli occhi che passavano da lei a Lena.

“Credo di aver detto o fatto qualcosa che ha passato la Maledizione anche a me.”

“Tu hai cosa?” Chiese Alex e il suo viso si scurì di rabbia. “Lo sapevo che non dovevo lasciarti andare!”

“Ho cercato di impedirglielo.” Specificò Lena. Alex la guardò e poi aiutò anche la giovane a sedersi, la schiena appoggiata al letto.

Kara ruotò la testa e sorrise, poi tese la mano e la intrecciò con quella della giovane Luthor.

“Sono innamorata di lei.” Ammise e io suo cuore si torse di dolore.

Alex scuoteva la testa, incapace di comprendere.

“Sono venuta a portarti via.” Disse, ma era chiaro che non era più sicura neanche lei.

“Non vado da nessuna parte senza Lena.” Specificò subito Kara.

“E mia sorella non si muove da…” Lex aveva aperto la porta e parlato con forza, ma ora si bloccò nel vedere la sorella sveglia, anche se dolorante. “Cosa…? Com’è possibile?” Chiese, inginocchiandosi.

“Mi avete mentito, fratello.” Kara strinse un poco la mano di Lena nel sentire un dolore, differente da quello fisico, nel suo tono.

“Volevo proteggervi.” Disse allora lui, scuotendo la testa.

“Proteggermi?” Insistette lei.

“L’amore vi avrebbe uccisa.” Spiegò Lex. Alex corrugò la fronte, passando lo sguardo dalla sorella adottiva a Lena, comprendendo un po’ meglio quello che stava accadendo.

“Non credete che avrei dovuto scegliere io?”

“Lena…” Lex scuoteva la testa, ma la donna, malgrado la sofferenza, lo fissava con aria ferma, decisa, il viso pallido, ma gli occhi che brillavano.

“Avrei scelto una vita vera, aspettando con gioia il momento in cui il mio cuore, fermandosi, mi avrebbe detto che avevo conosciuto l’amore, che era lei, lei la donna che aspettavo.” Una smorfia di dolore seguì le sue parole e Kara sorrise, perché, malgrado tutto quel dolore significava che era vero, che il loro amore era reale.

“Mi dispiace.” Mormorò Lex.

“Molto bene, ma adesso cosa facciamo?” Alex incrociò le braccia, decisa. “Non lascerò che mia sorella muoia.”

“Lena non dovrebbe neppure essere sveglia e non so come Lady Zor-El abbia spostato su se stessa parte della…” Si interruppe, corrugò la fronte e poi i suoi occhi scesero verso le mani delle giovani, intrecciate. “Voi l’amate!” Esclamò, sorpreso.

Luthor, tieniti i tuoi pregiudizi per…” Iniziò Alex, facendo un passo avanti, ma Lex scoppiò a ridere.

“Voi vi amate! Questo, questo non era qualcosa a cui avevo pensato. Posso?” Chiese, allungando la mano verso il petto di Kara.

Alex posò la mano sul pugnale, ma l’uomo aveva alzato entrambe le mani e ora guardava le due giovani sedute a terra in attesa del permesso.

Kara annuì e Lena la imitò, l’erede dei Luthor chiuse gli occhi e posò le mani sui cuori delle due donne.

Un sorriso illuminò il suo viso.

“All’unisono.” Mormorò, poi si tirò indietro. “Incredibile…” Disse, gli occhi che brillavano.

 “Possedete della magia, lady Zor-El?” Domandò poi.

“No, i miei genitori erano alchimisti.”

“Dunque…” Lex ruotò lo sguardo su Lena. “Oh, ma certo!” Sembrava entusiasta, come se un rompicapo sul quale ragionava da anni si fosse risolto sotto i suoi occhi, finalmente. “Il tuo sangue, la tua eredità, non solo la Maledizione dei Luthor, ma anche la magia di tua madre.”

“Di cosa stai parlando?” Lena fissava il fratello senza comprendere.

“Vi spiegherò ogni cosa, quello che conta, adesso, è che in qualche modo lady Zor-El vi ha offerto il suo cuore e voi l’avete preso, ma, non contenta, gli avete dato il vostro.”

“Potete dirmi cosa diavolo state borbottando?” Esclamò, impaziente, Alex.

“Hanno diviso i loro cuori, metà malato, metà sano in ogni petto: due cuori divenuti uno solo.” Spiegò, allora lui, un ampio sorriso sulle labbra.

“Vivranno?” Chiese Alex, arrivando al punto che più interessava loro.

“Non lo so, ma, ora, hanno una possibilità.”

Alex fece una smorfia, ma Kara ruotò il viso verso Lena e sorrise.

“Dunque sei una maga… Ho sempre saputo che i tuoi marchingegni erano magia e non scienza.” La giovane Luthor rise, divertita, una mano che si stringeva il petto, l’altra ancorata a Kara. “Sopravvivremo.” Mormorò allora Kara.

“Perché ne sei così sicura?” Chiese Lena, osservandola, malgrado tutto, con un sorriso sulle labbra.

“Perché voglio passare tutta la mia vita a farti ridere.”

 

Il veleno non si lasciò sconfiggere facilmente, ma quando sorse l’alba Kara e Lena erano vive e il dolore si stava lentamente attenuando.

“Devo parlare con nostra madre.” Disse Lex, dopo aver compreso che sarebbero sopravvissute.

“E io devo parlare con J’onn.” Concordò Alex, entrambi si voltarono verso le sorelle, l’aria preoccupata.

“Sarebbe tanto chiedervi di non fare sciocchezze mentre non ci siamo?” Domandò Alex.

“Temo sia come chiedere al sole di non sorgere.” Sospirò Lex, un sorriso sulle labbra. “Ci terrei a precisare però, che è stata vostra sorella ad avere una pessima influenza sulla mia.” Mentre si allontanavano Kara e Lena li ascoltarono discutere su chi avesse la sorella migliore.

“Tuo fratello è bravo con i pugnali?” Chiese Kara, dopo un poco.

“Sì… perché?”

“Perché Alex è molto brava…” Il suo viso preoccupato fece sorridere Lena.

“Non si uccideranno.” La rassicurò. Rimasero in silenzio ancora un poco, poi Lena prese di nuovo la parola. “Ora che siamo sole… posso chiederti una cosa?” L’esitazione e la titubanza nel tono di Lena fecero corrugare la fronte a Kara, che annuì. “Hai detto che… quando hai visto il mio viso, hai detto che era… voglio dire…”

“Oh, Lena…” La ragazza aveva abbassato il volto, le gote leggermente rosse, ma ora alzò gli occhi incrociando i suoi. Kara sorrideva. “Lena Luthor, sei la donna più bella che io abbia mai visto e non lo dico perché sono innamorata di te e, adesso, a quanto pare, abbiamo lo stesso cuore, ma lo dico perché è l’assoluta verità.”

“Parola di El?” Chiese allora Lena con un ampio sorriso.

“Decisamente parola di El!” Assicurò Kara.

Rimasero in silenzio, a guardarsi, poi Lena si morse il labbro.

“Posso baciarti, lady Zor-El? Perché prima l’ho fatto mentre stavi per svenire e non credo che sia stato proprio…” Fu interrotta dalle labbra di Kara che si scontrarono con le sue.

Sorrisero entrambi, nel bacio, perché i loro cuori, in perfetta sincronia, iniziarono a battere veloci.

Kara si separò sconvolta da un’idea.

“Tua madre vorrà ancora uccidermi?” Chiese e Lena scoppiò a ridere.

“Probabile.” Affermò e poi prese il viso della giovane e lo attirò di nuovo a sé.

“Posso sempre scalare la torre…” Disse Kara, evidentemente persa nei suoi pensieri. Lena sorrise ancora di più.

“Non è una porta quella, lady Zor-El.” Bisbigliò.

Kara arrossì e sorrise, ricordando il loro primo incontro, poi le loro labbra si trovarono di nuovo e non ci fu più spazio per altro che non fossero i loro cuori e il loro amore.

 

 

Note: Anche questa volta la storia giunge al termine.

Inizio subito scusandomi per gli eventuali errori, non ho avuto il tempo di rileggerla, ma non potevo rimandare ancora la pubblicazione, avevo detto presto e presto doveva essere. ;-)

 

Vi aspettavate questa origine e questo contenuto per la maledizione? Cosa ne dite di questo finale?

Vi è piaciuto il ruolo dei due fratelli? E le nostre protagoniste?

Fatemi sapere!

 

P.S. Lady Anna, ti sei riconosciuta? ;-)

  
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