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Autore: sakichan24    18/04/2018    2 recensioni
Conosciamo Samina in Sole e Luna come una donna dal cuore freddo, dedita solo alla ricerca delle Ultracreature e di ciò che è bello. Ma cos'è successo perché diventasse così?
Genere: Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Samina
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
- Questa storia fa parte della serie 'Addictions.'
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Oggi è veramente una giornata splendida: il sole brilla alto nel cielo azzurrissimo privo di nuvole, ma non fa troppo caldo. C’è ancora quel tepore primaverile che rende piacevole stare all’aperto e non fa sudare.
La giornata perfetta per fare un picnic con la propria famiglia: proprio per questo motivo io, mio marito e i miei due figli siamo andati fino al Prato Mele Mele. Qui gli Oricorio e i Cutiefly sono abbastanza tranquilli: svolazzano intorno a noi desiderosi di qualche bocconcino, ma non insistono troppo.
I miei bambini stanno giocando rincorrendosi tra i fiori, chiamandosi e cercando di acchiappare qualche Pokémon con le mani.
- Lylia, fa’ attenzione! Non allontanarti troppo! Iridio, seguila e tienila d’occhio!
Non so nemmeno se quei due mi abbiano sentita. Forse mi preoccupo un po’ troppo, il Prato Mele Mele è abbastanza piccolo, è difficile perderli di vista. Li guardo giocare in mezzo ai fiori per un po’, prima di girarmi verso il mio amato Paver.
- Adoro queste giornate tutti insieme, sai? Dovremmo replicarle più spesso...
Avvicino la mia mano alla sua, cercando di prenderla.
Ma le mie dita gli passano attraverso.
Improvvisamente sento la paura crescere dentro di me: è come se avessi già vissuto quella situazione e sapessi che è il solo il preludio di qualcosa di ancora più terribile. Scatto in piedi, cercando di afferare Paver, ma non ci riesco. E lui non dice nulla.
- Paver? Paver, cosa succede? Paver, rispondi! - inizio a gridare, terrorizzata. Lui mi guarda come se fossi trasparente, senza dare cenno di avermi sentito.
Mi rendo conto che non sento più nemmeno le urla divertite di Iridio e Lylia. Forse si sono resi conto di quello che sta succedendo e si sono spaventati: mi guardo velocemente intorno per vedere dove sono.
Ma non li trovo.
Chiamo i loro nomi, sempre più forte. Ho paura, ho tantissima paura, non riesco a capire che cosa stia succedendo. Non era possibile: stava andando tutto bene fino a pochi minuti fa...
All’improvviso mi ritrovo seduta sul mio letto, mentre stringo le coperte in mano, col nome di Lylia che ancora mi esce dalle labbra. Mi guardo intorno: è tutto buio. La mia mano viaggia automaticamente verso l’interruttore della luce. Non ho neanche avuto bisogno di pensarci, oramai è un gesto impulsivo.
Lascio tempo ai miei occhi di abituarsi, poi mi guardo intorno: sono nella mia stanza, nell’Æther Paradise. Non c’è traccia né del Prato Mele Mele, né di Paver, né di Iridio, né tantomeno di Lylia.
Sono sola.
A quella constatazione scoppio a piangere, rigirandomi e affondando la faccia nel cuscino. È da tempo che va avanti così: sono stata abbandonata da tutti.
Non c’è più nessuno con me.
Il primo a lasciarmi è stato proprio Paver, ma non è stata colpa sua. Io l’ho convinto ad investigare sulle Ultracreature, ed è stato per un errore mio che lui è precipitato in un’altra dimensione.
È stata solo colpa mia.
Ho tentato di recuperarlo, ma invano: non sono più riuscita a riaprire quel portale per l’Ultramondo. E ho perso per sempre mio marito.
Nel frattempo, cercavo di tenere Lylia e Iridio più vicini possibile a me. Non avrei sopportato di rimanere senza di loro.
Ma quegli ingrati mi hanno abbandonata. Ho fatto di tutto per loro, li ho viziati, coccolati, trattati nel migliore dei modi. Ho cercato di far sentire loro l’affetto che io non ricevevo più.
Ma hanno dato retta al loro egoismo, non hanno considerato me: hanno rubato Cosmog e Tipo Zero, le uniche due cose che potevano riportare Paver a me, e mi hanno lasciata sola.
Non nego di essere entrata in una profonda crisi dopo questo episodio: li sognavo - e li sogno tuttora - ogni notte, e ogni notte loro se ne vanno da me, tutti quanti.
A volte penso che sia un peso troppo grande da sopportare.
Tuttavia, non mi sono arresa: riportare Paver forse mi aiuterà a riportare anche loro. Dunque ho continuato le ricerche sugli Ultravarchi e sulle Ultracreaure.
Mi asciugo le lacrime con un fazzolettino e mi soffio il naso. Poi mi siedo più composta sul materasso e mi guardo allo specchio montato esattamente di fronte al letto.
Faccio pietà: sono tutta spettinata, ho gli occhi gonfi e le guance rosse. Quasi con rabbia, afferro il pettine che tengo sempre sul comodino ed inizio a passarlo tra i miei lunghi capelli biondi.
Anche a notte fonda, Samina deve essere bellissima e perfetta.
Terminata l’opera, mi cade l’occhio sul Pikachu congelato alla destra dello specchio. Lo guardo per qualche secondo, poi sorrido. Mi alzo e inizio ad accarezzare il blocco di ghiaccio, osservando l’espressione vuota e immobile del Pokémon.
- Scusami, carissimo... Lo so, non sono da sola. Tu ci sei e non te ne andrai mai. Starai con me per sempre. Non è vero?
Dalla bocca di Pikachu non esce alcun verso, non potrebbe neanche, ma io sono certissima che mi abbia detto di sì.
Dopo la perdita di tutti i miei affetti, ho iniziato a riversare amore sui Pokémon. Ma d’altra parte è normale: chiunque sia solo cerca un po’ di consolazione in loro. Sanno essere molto più fedeli delle persone, alle volte.
A me però non basta che se ne stiano nella Residenza, assolutamente. Purtroppo molti di loro hanno il vizio di scappare.
Allora ho deciso di congelarli, in modo da averli sempre accanto a me. Loro non mi abbandoneranno e resteranno sempre meravigliosi, esattamente come lo sono io. A volte non riesco a soffocare la mancanza della mia famiglia, ma ormai è poco importante.
La ricerca sulle Ultracreature procede benissimo e, se non ritroverò Paver, amerò con tutta me stessa quella creatura che già si è manifestata qui. Come si chiamava? Ah, giusto.
Nihilego.
   
 
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