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Autore: Jasmine_dreamer    19/04/2018    1 recensioni
"Quando subisci violenza fisica in casa, fin da bambina ti convinci in qualche modo che sia normale, capisci che non è così solo crescendo.
Vedere i modi che gli altri hanno di vivere ti fa realizzare che la normalità non è violenza, tutto ciò rappresenta quello che, al contrario, non lo è.
Non esiste solo un tipo di violenza, ne esistono varie sfaccettature: fisiche, sessuali, verbali… io le ho subite tutte."
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando subisci violenza fisica in casa, fin da bambina ti convinci in qualche modo che sia normale, capisci che non è così solo crescendo.
Vedere i modi che gli altri hanno di vivere ti fa realizzare che la normalità non è violenza, tutto ciò rappresenta quello che, al contrario, non lo è.
Non esiste solo un tipo di violenza, ne esistono varie sfaccettature: fisiche, sessuali, verbali… io le ho subite tutte.
Mamma, tu sei stata forse la persona che mi ha fatto più male al mondo, non penso ci sia nessun altro che mi ha provocato lo stesso dolore che TU mi hai causato.
Tu che avresti dovuto amarmi, coccolarmi, proteggermi, hai devastato completamente la mia intera esistenza, mi hai resa un’estranea in casa mia, mi hai fatta sentire per tutta la vita sbagliata, stupida, fuori luogo, indegna.
Con le botte che mi hai dato, i lividi che mi hai procurato, il sangue che hai fatto uscire dal mio corpo.
Le lacerazioni peggiori, però, sono quelle che hai lasciato nel mio cuore.
I pugni, i calci, gli schiaffi hanno lasciato un incolmabile e indicibile vuoto dentro di me, come le tue parole.
Mi hai urlato addosso svariate volte di odiarmi, di volermi uccidere, di pentirti di avermi fatta nascere… se te ne sei pentita mamma, allora perché mi hai fatta nascere?
Il punto è proprio quello, madre. Non sono stata io a chiederti di venire al mondo, TU hai deciso di darmi la vita.
Ora sono cresciuta, ti capisco e ti perdono, tu hai avuto tanta sofferenza nella vita, ma ciò comunque non ti consentiva di riversarla su di me e rovinare anche la mia.
Anche se sei malata, anche se i tuoi occhi si trasformavano e non erano più tuoi in quei momenti, avresti potuto farti aiutare, ma quando te ne parlavo la situazione peggiorava.
Mi sono trascinata per anni sensi di colpa pensando di essere io quella sbagliata, di scatenare in te reazioni così forti.
Per anni mi sono portata dietro rancore, odio, senso di colpa, ma ora ti ho perdonata.
Il punto, però, è che i segni che mi hai lasciato me li porterò dietro per sempre, per quanto non abbia più ferite sulla pelle, quelle del mio cuore non cicatrizzeranno mai, mamma.
Poi ci siete voi, che mi avete rubato insieme a lei l’infanzia e la pre-adolescenza.
Mi facevate sentire brutta, inadeguata.
Il vostro bullismo ha causato in me tantissima sofferenza, in prima elementare i miei si sono accorti che una sera non riuscivo a respirare, ho iniziato ad avere degli attacchi di panico.
Tra la mia famiglia e voi, a sei anni mi chiedevo soltanto perché ero nata, perché esistevo se nessuno mi voleva bene.
A otto anni ho avuto un esaurimento nervoso per colpa vostra.
Ma dei bambini che ne sanno di quanto male possono fare?
Che ne sanno di quali danni creano quando si coalizzano tutti contro la stessa persona?
Io che l’odio non lo conoscevo, io che vedevo tutti uguali, io che non consideravo strano nessuno soffrivo per la vostra cattiveria.
Alle medie la storia si è ripetuta fino a quando improvvisamente la pubertà e un paio di tette hanno deciso di bussare alla mia porta.
Mio Dio, non lo sapevo quanto le avrei odiate quelle tette.
Avevo dodici anni quando avete iniziato a molestarmi sessualmente, forse senza neanche capire quello che stavate facendo, per voi era solo un gioco.
Mi trascinavate in fondo alla classe, tenendomi ferma e mettendo le mani ovunque, in gruppo, perché così era più divertente, vero?
Non vi importava che io urlassi chiedendo aiuto ai professori, tanto quelli si facevano gli affari loro, mica gliene fregava qualcosa.
Ma se ci fosse stata vostra figlia, vostra sorella o vostra madre al mio posto, allora che cosa avreste fatto?
La situazione in classe è andata avanti per un anno scolastico, perché poi, grazie a Dio, il mio essere diventata scontrosa con chiunque (prof compresi) ha fatto in modo che venissi bocciata e che cambiassi scuola.
In estate scoprimmo che mio padre tradiva mia madre, questo la devastò totalmente.
Io adoravo mio papà.
Iniziai a bere e azzerai i miei sentimenti, mi sentivo svuotata, apatica.
Ero come un robot, facevo da madre a mia mamma, facevo la spesa, le preparavo da mangiare, la mettevo a letto quando beveva e lanciava le bottiglie vuote contro il muro.
Mai una lacrima, mai un lamento.
Dentro di me c’era il buio.
Poi iniziai le medie nella mia nuova scuola.
Nell’altra scuola ho conosciuto persone meravigliose, se qualcuno non si piaceva al massimo ci si ignorava, ma tutti avevamo rispetto per tutti.
Dopo un po’ mio padre tornò a casa e io ritornai a provare qualcosa.
Però mamma non lo perdonò mai e vederlo tornare per andare via più e più volte, mi logorò.
Nel corso degli anni, non ho mai detto una sola parola su quanto successo ne in casa, ne a scuola, mai.
Sono poi arrivate le superiori, il primo anno è andato bene, ho capito presto però che quella non era la mia strada.
Volevo cambiare scuola ma, mamma, ancora tu… non me lo hai permesso.
Dopo varie litigate violente ho deciso di arrendermi e arrivare fino al terzo anno.
In seconda però le cose hanno iniziato a cambiare, piano piano ho perso amiche (palesemente false) isolandomi da quasi tutte, su venti che eravamo io andavo d’accordo con due.
Ho iniziato ad isolarmi perché all’inizio dell’anno scolastico tu bastardo hai deciso di rovinare la mia vita, mi hai rubato la verginità.
Hai rubato la mia vita, non mi hai chiesto il permesso, hai solo deciso di entrare senza mai neanche chiedere scusa.
Tu che eri un amico per me, la tua ragazza era un’amica per me, uscivamo ogni giorno, te lo ricordi questo?
Ti ho implorato di smettere e tu mi rispondevi di starmene zitta, che mi piaceva, che ero una troia.
E ho iniziato a piangere urlandoti di fermarti, ti ho perfino chiesto per favore, ma tu non smettevi.
Era il 18 settembre 2013, il giorno più brutto della mia vita, quella che mi hai portato via.
Ad un certo punto, visto che tu non avevi intenzione di fermarti, ho deciso di isolarmi dal mio corpo, pensavo alle parole di una canzone di Vasco Rossi, che ad oggi non riesco più ad ascoltare perché la tua faccia mi compare davanti.
Ma lo sai quanti danni mi hai causato?
Lo sai che ho pianto per quasi un’ora dopo che te ne sei andato?
“Dovremmo rifarlo.” 
Questo mi hai detto dopo aver rubato un paio di sigarette dalla mia borsa.
Dopo essermi asciugata le lacrime, mi sono alzata in piedi e, in silenzio, sono andata in bagno a lavare i miei vestiti sporchi di sangue.
Il silenzio in quel bagno era assordante.
Per mesi quel silenzio è stato la colonna sonora della mia vita.
Te lo ricordi quando una mia amica venne a prendermi a casa per farmi uscire forzatamente dopo mesi?
Ti ricordi che ti sei vantato dicendo: “Ti ho scopata per bene, dovremmo rifarlo!” 
Davanti a tutti, la tua ragazza era una delle mie più care amiche, la persi a causa tua.
Sono entrata in un baratro senza via di uscita, non vedevo la luce, mia madre se n’era andata via per le continue litigate, papà lavorava sempre rincasando tardissimo, ero sola al mondo.
Solo Dio sa quanto desiderassi morire.
Cominciai a bere assiduamente, a sedici anni divenni un’alcolista, fumavo erba e bevevo alcolici ogni giorno, da quando mi svegliavo, fino a quando andavo a dormire.
Bevevo per scappare, per non pensare, per non sentire più il male che da tutta la vita mi accompagnava.
Tu mi avevi distrutta totalmente, mi hai fatto sentire sporca.
Mi hai fatto vergognare di me.
Tu hai peggiorato tutto, mi hai fatto sentire una merda quando per strada mi urlavi che ero una puttana.
Ma perché mi hai fatto tutto questo?
Io non ti ho mai giudicato, io volevo solo ricominciare a vivere.
Non riuscivo ad avere rapporti sessuali con i ragazzi che ho avuto dopo a causa tua, mi immobilizzavo e piangevo.
Io volevo solo essere felice, tu me lo hai impedito.
Voi tutti me lo avete impedito.
Voi mi avete reso un mostro.
Ho difficoltà a relazionarmi con chiunque, ho difficoltà a credere che esiste gente che possa amarmi davvero.
Ho paura di provare emozioni, anche a distanza di anni, sono una persona con una forza apparente che farebbe invidia a chiunque, ma sono una donna totalmente devastata all’interno perché chi doveva amarmi ha deciso di distruggermi.
Ho paura di diventare madre, ho paura di diventare una moglie, ho paura di non riuscire mai ad essere felice, ho paura di non avere mai una vita normale.
Mi sento logorata, sola, insicura.
Spesso sento di non valere nulla.
Mi dicono che è passato, ma nella mia testa è tutto presente.
Avete rubato la mia vita, vi siete presi gli anni migliori della mia vita.
Io non sono viva, io esisto.
Per anni non ne ho parlato con nessuno, ho sempre tenuto tutto dentro pensando di meritare tutto ciò che mi era successo.
Ma non è colpa mia, la violenza non può mai essere colpa della vittima.
Ma questa è una magra consolazione.
Mi avete svuotata.
Si può superare la violenza? Forse.
Ma nel mio caso credo di no.
Spesso mi sono sentita anche chiedere perché non ho denunciato.
Avevo sedici anni e nella vita avevo conosciuto soltanto la violenza, mi son sentita in colpa per più di un anno, non avevo neanche il coraggio di andare a denunciare.
La prima cosa che mi hanno chiesto quando ho detto a degli amici di essere stata vittima di stupro, è stata: “com’eri vestita?”
Perché mai dovrebbe dipendere da cosa indossavo in quel momento?
SE DICI “NO”, VALE SIA IN MINIGONNA CHE IN JEANS.
Ho costruito un muro attorno a me, vorrei abbatterlo, ma la realtà è che non ci riesco.



SPAZIO AUTRICE: avevo bisogno di uno sfogo, tutto ciò che ho scritto è realmente accaduto, spero che la mia storia sia di ispirazione per persone che hanno subito più o meno ciò che ho passato io stessa. La colpa non è mai della vittima.
Io ho avuto la fortuna (nella mia sfortuna) di avere un cane fantastico, per quanto assurdo possa sembrare, lei è stata la luce in fondo al tunnel per me, ma mi rendo conto che per tante non è così, per tante persone la luce non c'è.
Purtroppo le vittime di violenza sono tante, troppe, ma non siamo sole e denunciare è utile, dobbiamo farlo sperando che un giorno le cose cambieranno e chi ci fa del male capirà che non siamo oggetti, ma persone.
   
 
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