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Autore: mononokehime    19/04/2018    1 recensioni
Talvolta ciò che ci rimane più impresso della realtà sono i dettagli che la compongono.
Questo è particolarmente vero per Carter Mason, accanita osservatrice del mondo che la circonda; proprio questa sua ossessione per i particolari la legherà indissolubilmente ad uno sconosciuto sulla metro, che farà di tutto per ritrovare.
DAL TESTO:
In quel momento la metro frenò bruscamente e Carter, non più appoggiata ad un sostegno, perse l'equilibrio sbilanciandosi all'indietro contro il corpo di una persona che la afferrò per il fianco sinistro, colta alla sprovvista.
Ancora frastornata, nel tentativo di recuperare l'equilibrio la ragazza abbassò lo sguardo sulla mano che la stringeva. Era una mano grande, giovane e maschile, le dita affusolate ma non per questo sottili.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Carter odiava prendere la metro.
Stare a stretto contatto con decine di completi sconosciuti, le luci al neon giallognole e tremolanti, l’odore acre di sudore, quello polveroso dei sedili, quello grasso del fritto – misteriosamente in grado di arrivare sottoterra dai vari fish and chips in superficie – e quello chimico dei materiali sintetici che tappezzavano i vagoni.
Le grandi cuffie nere che le coprivano le orecchie riuscivano ad isolarla solo in parte da quell’ambiente sgradevole, ma se non altro rendevano il countdown delle otto fermate meno insopportabile.
Chiuse gli occhi con un sospiro stretto tra i denti, aggrappandosi più forte al palo verticale giallo che stringeva nella mano destra e dondolandosi avanti e indietro sulle sue vecchie Dr Martens nere. Mancavano solo due fermate – appena pochi minuti di viaggio – e già non vedeva l’ora di precipitarsi fuori da quel vagone soffocante.
Erano da poco passate le otto e mezza di sera; Carter era distrutta da una giornata di lavoro più intensa del solito. L’impiego al Beatles Coffee Shop vicino Abbey Road era quanto di meglio avesse mai potuto sperare di trovare, da amante della musica quale era, ma in certi giorni diventava semplicemente tutto… troppo.
Era sempre stata affamata di conoscenza, aveva mille interessi dei più disparati che germogliavano dentro di lei senza controllo, ma quando tentava di tirarli fuori per farne qualcosa di concreto si scontrava con la dura realtà delle proprie difficoltà economiche. Un corso di fotografia analogica, un ciclo di seminari sull’universo, un’esperienza di volontariato in Kenya, un abbonamento al cinema, delle lezioni di pittura creativa… tutto aveva un prezzo, e quel prezzo era sempre troppo alto. Carter lavorava febbrilmente nella speranza di potersi prima o poi permettere di inseguire tutti i propri sogni capricciosi, ma per il momento quelli avrebbero dovuto aspettare.
Cullata dai sussulti maldestri del treno liberò il sospiro che tratteneva, seguendo mentalmente l’accattivante linea melodica del basso di Colin Edwin in Strip the Soul, e puntò lo sguardo su uno dei pannelli pubblicitari sopra la sua testa. Mentre leggeva distrattamente i prezzi dei nuovi modelli di Kindle lasciò la presa sul palo per alzare ancora di più il volume già alto della musica, tramite il piccolo microfono incorporato al cavetto delle cuffie.
In quel momento la metro frenò bruscamente e Carter, non più appoggiata ad un sostegno, perse l’equilibrio sbilanciandosi all’indietro contro il corpo di una persona che la afferrò per il fianco sinistro, colta alla sprovvista.
Ancora frastornata, nel tentativo di recuperare l’equilibrio la ragazza abbassò lo sguardo sulla mano che la stringeva. Era una mano grande, giovane e maschile, le dita affusolate ma non per questo sottili. Le nocche erano appena arrossate dal freddo di quella serata di fine ottobre, e creavano un piacevole contrasto con la pelle chiara. Portava due spessi anelli argentati, probabilmente di scarso valore, e appena sopra l’incavo tra il pollice e l’indice spiccava il tatuaggio di una semplice croce nera.
Si trattò solo di un lungo istante, perché la metro si fermò del tutto con un paio di sbuffi cigolanti e le porte si aprirono; la mano che l’aveva stretta si staccò da lei e Carter dopo essersi rimessa dritta si voltò per vedere a chi appartenesse, ma il ragazzo si stava già affrettando a scendere sulla banchina della stazione di Neasden; lei riuscì solo a cogliere il guizzo di un cappotto nero ed una massa di lunghi capelli castani prima che il treno fagocitasse altre decine di passeggeri e richiudesse le proprie porte per poi ripartire.
Carter mise in pausa la musica, per poter meglio riordinare nella sua mente i dettagli che aveva registrato in quei pochi secondi. Non sapeva dire cosa l’avesse scombussolata così tanto, ma non riusciva a schiodarsi dalla mente l’immagine di quella mano ed i tentativi di ricostruirvi intorno l’aspetto del suo proprietario.
Era fatta così; la sua memoria fotografica ed il suo naturale istinto di osservatrice la portavano ad immagazzinare particolari tanto irrilevanti quanto ricchi di fascino – solo per lei, spesso e volentieri. Talvolta camminava per le strade di Londra con la sua reflex appesa al collo, una Nikon entry-level di nessuna pretesa ma che per lei valeva più di qualunque tesoro al mondo, e fotografava qualsiasi dettaglio attirasse la sua attenzione; una crepa ramificata sull’intonaco scolorito di un muro, la ruggine su una ringhiera, un palo pieno di adesivi di gruppi metal locali. Qualsiasi frammento di mondo poteva passare attraverso le lenti dell’obiettivo di Carter ed imprimersi nel sensore digitale, per poi venire riesaminato dalla ragazza con una minuziosità ed una cura che lei non riservava nemmeno al proprio aspetto fisico.
Era così assorta nei propri tentativi di mettere a fuoco nella sua mente l’immagine di quella mano che quasi non si rese conto essere arrivata alla fermata successiva e di dover scendere dalla metro; riuscì ad infilarsi tra le porte appena prima che si chiudessero, non senza guadagnarsi diverse occhiate oblique da parte delle persone che aveva spintonato per poter uscire, ma non vi fece caso. L’aria umidiccia e pesante di Wembley le si riversò passivamente nei polmoni, e per diversi secondi la ragazza non riuscì nemmeno a ricordarsi di camminare per tornare a casa come tanto desiderava fino a pochi minuti prima.
Perché quando Carter Mason era ossessionata da qualcosa, per lei non esisteva più nient’altro.
Mentre si incamminava, riscossasi dal suo limbo, frugò disordinatamente nella tasca del giubbotto per recuperare il cellulare, che subito sbloccò e dopo alcuni rapidi tap sul display si portò all’orecchio.
«Louis, stasera da me. Abbiamo una persona da cercare»



Spazio autrice
Sorpresa(?)
Era da qualche mese che lavoravo a questa piccola minilong; oggi l'ho finita, quindi ho deciso di pubblicarla.
L'idea è partita da una foto della mano sinistra di Harry trovata per caso su Google; senza ben sapere perché ho aggiunto la scritta Details e mi è esploso il desiderio di costruire una storia intorno a questa immagine.
Ho lanciato la sfida anche alla mia immancabile socia
MonicaX1974, che ha scritto in un lampo una Details deliziosa. Sei meravigliosa, mia cara, non finirò mai di dirtelo <3 grazie per aver fatto questo piccolo viaggio insieme a me. I love you to the moon and back, e questa storia è tutta per te.
Vi lascio qua sotto l'immagine da dove è partito tutto :3 giovedì prossimo pubblicherò il primo vero capitolo. Ogni opinione è sempre gradita <3

Un abbraccio,
mononokehime


 
   
 
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