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Autore: ninety nine    19/04/2018    8 recensioni
[One shot, 699 parole, contesto: Resistenza]
22 dicembre 1943.
Piove.
Un ragazzo cammina tra i boschi.
I polsi e la testa gli fanno male, ma lo fanno sentire vivo.
Sa dove sta andando. O meglio, sa dove lo stanno portando.
Pensa alle stelle, che sembrano così libere in cielo.
Pensa alla sua famiglia, alla sua infanzia in una cascina con 17 pecore.
La sua mente rimbalza tra passato e presente, tra ricordi, numeri e sensazioni.
Il ragazzo ha tanti sogni e la stoffa per diventare un grande poeta.
Ma, durante il Fascismo, non tutto va come previso, nè come sognato.
DAL TESTO:
18 anni.
Così incredibilmente giovane. Braccia forti e scarponi consunti. Ideali e sogni ormai, lo sai, senza futuro.
17 pecore.
Questo la tua famiglia possiede, in una cascina sperduta fra i monti. Si respira un'aria buona lassù, in quel mare di verde e azzurro.
16 volte.
Ti hanno detto spesso che saresti potuto diventare un poeta, i tuoi amici. Peccato che i tuoi famigliari non credano nell'arte lirica, e nemmeno Mussolini lo faccia.
Genere: Angst, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Guerre mondiali, Novecento/Dittature
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Piove

 









Passano alcune musiche
Ma quando passano la terra tremerà
Sembrano esplosioni inutili
Ma in certi cuori qualche cosa resterà
Non si sa come si creano
Costellazioni di galassie e di energia
Giocano a dadi gli uomini
Resta sul tavolo un avanzo di magia


 



Cammini.
Non sai nemmeno da quanto tempo.
Cammini e pensi.
Sulla tempia ti scorre un rivolo di sangue.
Sai dove ti stanno portando, ma non puoi che continuare ad avanzare.
I tuoi piedi affondano nella terra bagnata.
Piove.

18 anni.
Così incredibilmente giovane. Braccia forti e scarponi consunti. Ideali e sogni ormai, lo sai, senza futuro.

17 pecore.
Questo la tua famiglia possiede, in una cascina sperduta fra i monti. Si respira un'aria buona lassù, in quel mare di verde e azzurro.

16 volte.
Ti hanno detto spesso che saresti potuto diventare un poeta, i tuoi amici. Peccato che i tuoi famigliari non credano nell'arte lirica, e nemmeno Mussolini lo faccia.

15 anni.
Ancora più giovane eri, quando la guerra è calata come un velo nero sulla tua vita, lasciandoti speranze infrante e idee da coltivare.

14 costellazioni.
Le sai riconoscere nel cielo di dicembre. Non sono tutte, ma tu non hai memoria. Però ti affascinano, le stelle. Sono così libere.

13 rintocchi.
Il vecchio orologio di casa spesso li batte. Forse, è un segno che l'anticonformismo è parte della vostra famiglia.

12 anni.
Più giovane ancora eri, quando per la prima volta hai baciato un'amica. Chissà dov'è, ora? Ti ha mandato delle cartoline da Fossoli. Poi, più nulla.

11 spari.
Li hai sentiti, una notte, dalla stalla. Nemmeno un grido li ha seguiti. Chissà chi erano le vittime. Di loro, al mattino era rimasta solo una chiazza di sangue.

10 fratelli.
Vuole bene a tutti e dieci, tuo papà, ma a te in modo particolare, perché sei il maggiore, e sei uguale a lui. Chissà cosa pensa, ora.

9 anni.
Giovane, sempre più giovane, eri, quando hai fatto a pugni per la prima volta. Allora, tuo padre ti ha insegnato a difenderti. Ti è servito tante volte.

8 lire.
La tua paga, da operaio semplice, nella fabbrica di armi in cui lavoravi. A casa servivano soldi, per quell'assurda guerra che si stava protraendo per anni.

7 chilometri.
Questo distava il paese dalla vostra casa. In bicicletta ci vuole ben poco. I sassi sul sentiero e le forature sono parte del divertimento.

6 anni.
Giovanissimo te ne sei andato nei boschi la prima volta. Tua madre aveva atteso il tuo ritorno: sapeva che l'avresti fatto. Anche ora ti starà aspettando. Invano.

5 amici.
Ci sei cresciuto insieme, tra avventure e sigarette. Ti hanno sempre appoggiato. Ora, due sono morti. Gli altri ti danno del pazzo.

4 soldati.
Hanno bussato alla tua porta e hanno buttato tutto all'aria. Cercavano cibo e vino. Non c'era rispetto nei loro gesti, solo tanta violenza.

3 anni.
Giovane, sempre più giovane eri, quando è nata la tua prima sorellina, morta pochi giorni dopo. Già allora, avevi capito che solo i più forti sopravvivono. Oggi, tu sei tra i deboli. Tra quelli che non vedranno l'alba.

2 addii.
Uno alla tua ragazza, bella come un fiore di montagna, e uno ai tuoi genitori, forti come quello stesso fiore. Sussurri al vento, e lasci che sia lui a portare loro quelle poche sillabe di saluto. 

1 parola.
Suona leggera, quando la pronunci. È quella per cui hai iniziato a combattere e, ora, è tutto quello che conta.

0 anni.
22 dicembre 1925. Tardo pomeriggio. In quella cascina dispersa tra i monti si sente un vagito. Sei tu. La tua storia ha inizio. Piove.
  


 

Le scarpe piene di passi
La faccia piena di schiaffi
Il cuore pieno di battiti
E gli occhi pieni di te

(Libertà)

 


 
22 dicembre 1943.
Le tue spalle toccano un gelido muro di mattoni.
Avete raggiunto il luogo che sarà la tua tomba.
Accanto hai due compagni con gli abiti macchiati di terra e sangue e i polsi legati.
Tutti e tre sapete che combattere non è stato vano.
Tutti e tre sperate che il futuro farà germogliare quei valori in cui credete.
Tutti e tre, silenziosamente, dite addio alla vita.
Di fronte, le SS ridono mentre puntano i fucili.
Si dice che, dinnanzi alla morte, tutta la vita ti scorra davanti.
Ma a te, che muori da partigiano, una cosa sola passa per la testa.
Una parola.
Libertà.
I soldati sparano.
La camicia consunta si macchia di sangue e tu cadi a terra.
È tardo pomeriggio.
Piove.

A volte, i momenti migliori e peggiori della vita coincidono: è questo il paradosso di un addio.


 



Sbocciano I fiori sbocciano
E danno tutto quel che hanno in libertà
Donano non si interessano
Di ricompense e tutto quello che verrà
Mormora la gente mormora
Falla tacere praticando l'allegria
Giocano a dadi gli uomini
Resta sul tavolo un avanzo di magia







 

 

***



NdA:

Io non so cosa tutto ciò sia. Io dovrei star studiando latino, non scrivendo storie sulla Resistenza. Ma avevo questa storia in testa da parecchio e, oggi, ho deciso di scriverla e pubblicarla. Voleva essere una flashfic, ma ho sforato di parecchie (300) parole, e mi sono resa conto che più scarna di così non potevo renderla. È scarna ed essenziale per scelta, voleva essere composta di flash che passano nella mente del giovane partigiano mentre cammina dopo essere stato catturato dai tedeschi, perfettamente consapevole di star camminando verso la sua morte. Trattandosi di flash, mancano- se non in alcuni casi- precisi riferimenti spazio/temporali. Ma anche questo, è voluto. Magari, più avanti, tornerò a raccontare qualcos'altro di questo giovane italiano.
Ho aggiunto la ''cornice'' di apertura e chiusura per rendere la storia in sé più comprensibile.
Per quanto riguarda i- di nuovo pochi- riferimenti storici, ho provato a essere il più precisa e storicamente corretta possibile.
A una storia già di suo sperimentale, ho aggiunto il tentativo- primo per me- di adattarla ad un contest con precise richieste. Da questo tentativo derivano la riduzione di parole dalle quasi 800 che erano alle 699 che sono ora (un'impresa!), l'inserimento della canzone di Jovanotti (Le tasche piene di sassi), che puro trovo calzantissima, nelle strofe scelte, alla storia, e in generale al movimento partigiano, e della frase finale, riadattata dalla seguente: 
"A volte i momenti migliori e peggiori della vostra vita possono coincidere. Questo è il paradosso di un addio." [Fragmentarius].
Insomma, questa storia è un esperimento dall'inizio alla fine: fatemi davvero sapere che cosa ne pensate.
A presto!
99

Specchietto per la partecipazione al contest (di cui sopra parlavo):


Nickname: sul forum, katniss_jackson
Prompt/Citazione/Canzone scelti: prompt n°9 (libertà)/ citazione n°7 (
"A volte i momenti migliori e peggiori della vostra vita possono coincidere. Questo è il paradosso di un addio." [Fragmentarius])/canzone n°3 (Le tasche piene di sassi [Jovanotti])
Fandom scelto: Originale
Avvertimenti: nessuno
Eventuali note: vedi note dell'autore in fondo alla storia

 

 

  
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