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Autore: Pedio Uichi    20/04/2018    1 recensioni
E' la storia di un mio recente viaggio a Roma, meta che ha ispirato e che mi ha suggerito la stesura di queste semplici righe che contengono al loro interno pensieri assai complessi.
Genere: Generale, Introspettivo, Poesia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Durante la nostra vita prendiamo delle decisioni, come se volessimo afferrarle e tenerle strette nel palmo della mano per poi lasciarle ricadere e vedere come reagiscono all'impatto con il suolo e da quest'ultimo decretarne la robustezza o l'estrema fragilità. A volte è proprio l'esatto opposto: sono proprio le nostre decisioni a sbatterci al tappeto, giusto per ricordarci che sono loro a comandare. Un po' come durante una gara di boxe in cui ci sei tu contro il tuo avversario, che non sono altro che le nostre decisioni che si coalizzano formando un'entità non visibile ma robusta, e sei lì lì ad un passo dal finire per essere schiacciato da te stesso ed essere giudicato al tappeto da un arbitro che in fondo non ha decretato altro che "bisogna essere decisi quando si intraprendono nuove azioni". Ah, dannate decisioni.

Ci sono però altri momenti, quelli in cui "il prendere qualcosa" si tramuta in uno strano bisogno, ma intendiamoci non mi sto riferendo al "bisogno fisico" come quello che i cani fanno un po' ovunque, ma piuttosto mi riferisco a quella strana voglia che si insinua in noi, che non è padrona di nessun tempo e che del tempo un po' se ne infischia: la "pausa".
La pausa per me è come: tirare il freno a mano della vita, posteggiarsi lungo una piazzola di sosta, aprire la porta del mezzo, prendere le chiavi, scendere, chiuderlo e lasciare che questo scivoli via lungo un burrone. La pausa è il mezzo, non è il fine, anche se ripensandoci non è che la vettura di poco fa abbia fatto una bella fine, però in sostanza: scendere, prendere fiato e stare soltanto con noi stessi, questo sì è un buon modo per aprire le danze.
Credo però che la definizione di pausa sia un po' soggettiva. Ogni qualvolta mi ritrovo a pensarci mi immedesimo in quelli che hanno dato la definizione che ritroviamo nel vocabolario e dico: chissà come hanno fatto a mettersi d'accordo? Ognuno vive questo periodo di sospensione, più o meno esteso, nel miglior modo in cui crede. Ad esempio se provassi ad immedesimarmi in un lettore MP3, il concetto di pausa diverrebbe un po' vago: play e pausa vanno sempre sullo stesso pulsante e forse chissà la pausa in fondo non è altro che ricominciare dallo stesso punto, con un ritmo diverso. Forse gli inventori dei lettori multimediali hanno trovato la giusta definizione di pausa, un momento in cui l'inizio e la fine coincidono.

E se invece questo periodo di sospensione fosse inteso come..

 
Viaggiare, spostarsi un po' più in là
per poi accorgersi che non si viaggia per fuggire
per nascondersi o per partire
per dimenticare o per sparire
ma per scoprire una parte di sé stessi
che altrimenti non poteva che apparire?

Potrebbe.

Beh, allora viaggiamo!



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