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Autore: FireFistAce    21/04/2018    1 recensioni
In quel momento chiuse gli occhi, richiamando alla mente come Marco, Ace e anche Jozu gli avessero detto una volta del sapore terribile che ogni frutto del diavolo condivideva, ma non appena i denti giunsero alla polpa si sprigionò un sapore d'incredibile dolcezza, decisamente l'opposto dei racconti che gli erano stati forniti.
{FanFiction partecipante al 1° Contest indetto dal GDR One Piece Caffè - Cambia la scena}
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Thatch
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Subjugatuion
 
Il sole che splendeva alto nel cielo era quasi soffocante, pensò Thatch mentre metteva piede nel sottocoperta di quella nave nemica che avevano appena conquistato, e gli faceva venir voglia di ripartire alla volta di qualche isola primaverile dove la brezza sarebbe soffiata e gli avrebbe accarezzato il corpo con leggerezza, regalando sollievo dal sole impietoso. Ma cosa, poi, aveva da lamentarsi? In fondo, era stato proprio lui a proporsi per essere mandato a prendersi cura di quel raid ed Oyaji aveva accettato di buon grado, in fondo ogni divisione avrebbe saputo prendersene cura, quindi perché no?

Utilizzando la manica sinistra per asciugarsi il sudore che aveva preso a colare dalle proprie tempie, indirizzò i propri compagni ad ispezionare nelle stanze presenti con l'intento di recuperare qualunque cosa avrebbe potuto far loro comodo, mentre lui si sarebbe occupato di controllare la cabina del capitano, e si sorprese quando, entrando nella stanza, adocchiò il letto e lo scrigno su di esso.

Dunque era uno di quegli uomini che tenevano i tesori importanti in cabina e non in una stanza comune, probabilmente credendoli più al sicuro in questo modo.
Meglio così per il comandante in quarta, che si avvicinò e si mise a sedere sul morbido materasso, afferrando lo scrigno posato sul cuscino e mettendoselo in grembo per poterlo osservare meglio.

Era chiuso a chiave, ovviamente, e dubitava che essa fosse in un posto facile da trovare, così fece scivolare una mano al di sotto della camicia da cuoco per poter afferrare una forcina nascosta in una tasca interna, ringraziando mentalmente Izou per avergliela cucita prima di mettersi a scassinare la serratura.

Non ci volle molto tempo prima che un click si facesse sentire ed il castano sorrise vittorioso, alzando finalmente il coperchio solo per ritrovarsi di fronte ad un frutto dall'aspetto di un enorme lampone di colore violaceo, ma ciò che lo lasciò senza parole furono gli inconfondibili motivi a spirale, chiaro segno che quello che aveva appena trovato non era un frutto normale, bensì un frutto del diavolo.

Le iridi smeraldo si soffermarono a lungo sul profilo di quel frutto, mentre con le dita della mano destra ne sfiorava i contorni, in totale silenzio.

Era strano.

Non conosceva quel frutto, avrebbe dovuto chiedere a Oyaji oppure a Marco se avevano idea di quali poteri desse, e l'idea di mangiarlo non lo convinceva affatto, eppure si sentiva come attratto da esso.

Lo estrasse cauto dallo scrigno, sollevandolo dal cuscinetto di nero velluto sul quale era posato con cura, e lo avvicinò al proprio volto per poterlo esaminare meglio, osservando i pezzi violacei simili a gocce, le spirali e le foglie d'un verde vivace che spuntavano dalla cima.

Dire che era affascinato sarebbe stato riduttivo. Era stregato da quel frutto, e, ad osservarlo meglio, gli sembrava di cogliere filamenti neri accarezzare leggiadri la sua figura tondeggiante.

Incerto, se lo portò alle labbra e ne saggiò la durezza della scorza, poi schiuse la bocca e lasciò che gli incisivi ne ferissero la superficie, che si rivelò sorprendentemente morbida.

In quel momento chiuse gli occhi, richiamando alla mente come Marco, Ace e anche Jozu gli avessero detto una volta del sapore terribile che ogni fruttio del diavolo condivideva, ma non appena i denti giunsero alla polpa si sprigionò un sapore d'incredibile dolcezza, decisamente l'opposto dei racconti che gli erano stati forniti.

Nello stesso istante nel quale buttò giù il primo morso, una serie di colpi si fece strada tra i suoi pensieri, risvegliandolo da quello stato di profonda ammirazione nel qual'era finito, e lo sguardo smeraldo, di nuovo aperto, si posò sulla porta di quella cabina nemica.

"Thatch, abbiamo terminato la nostra ispezione. È ora di tornare alla nave!"

La voce di Jason, il suo fidato vice-comandante, risuonò attutita dal legno spesso che lo teneva chiuso fuori, ed il castano si alzò di scatto, lo scrigno a terra provocò un rumore sordo ma non ci fece caso, la mente correva a briglia sciolta mentre le iridi tornarono a puntarsi sul frutto non più intero che stringeva tra le dita callose, quei filamenti oscuri che tanto l'avevano catturato non più presenti tra le scaglie a goccia.

Cos'aveva fatto? Aveva appena mangiato un frutto del diavolo senza nemmeno sapere di che tipo si trattasse!

Per un mero istante vagliò la possibilità di battere la testa contro al muro fino a perdere i sensi da quanto si rese conto d'esser stato stupido, ma poi si disse che sarebbe stato inutile. Ormai era fatta.

Chiudendo di nuovo gli occhi, deglutì appena.

"Jason. Avverti gli altri che arrivo e tornate alla Sea Storm, devo solo finire la mia ispezione qui, poi chiameremo la Moby per farci dare le coordinate della loro posizione."

Il tono era fermo, tranquillo come sempre era con i suoi uomini, e si stupì quando, cercando dentro di sé, non trovò più quel panico che lo aveva colto poco prima.

La calma aveva fatto da padrona, ed un negativo stupore si palesò di fronte al sapore schifoso che aggredì le sue papille gustative quando diede un secondo morso al frutto.

Si sentiva un po' confuso sulla questione, e non aveva dubbi che lo avrebbero preso per il culo per le settimane a venire per il suo comportamento estremamente sconsiderato, ma ormai era fatta e sarebbe stato inutile piangere sul latte versato.

Meglio affrettarsi a raggiungere i suoi compagni, aveva proprio voglia di tornare alla Moby e scoprire a quale potere diabolico avesse appena venduto la propria anima.

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Angolo autrice

Adoro Thatch, se per caso non si fosse capito, e non potevo propri evitare di sfruttare questo contest per scrivere questa piccola What If.
Che dire? Lo Yami Yami no Mi è così strano e diverso dagli altri Rogia che nella mia testa il primo morso è dolce, e non schifoso come ormai sappiamo essere tutti gli altri frutti del diavolo, e propri per via del potere che dona lo immagino incredibilmente attrattivo.
Non ho niente da dire, se non sperare che la storia vi sia piaciuta e sperare in una recensione o due.


Alla prossima~

FireFistAce

 
  
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