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Autore: Imperfectworld01    21/04/2018    0 recensioni
Amore [a-mò-re] s.m.
1. Forma di amnesia che colpisce una persona facendole dimenticare che al mondo ci sono altri 7 miliardi di individui.
"I hate you, I love you. I hate that I love you. Don't want to but I can't put nobody else above you"
Tratto dalla storia:
«Puoi avere tutte le ragazze che vuoi»
«Me ne frego di tutte. È te che voglio»
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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«Posso entrare?» chiede e io sono davvero tentata di chiuderle la porta in faccia, considerando come mi ha trattata, ma poi penso che probabilmente me ne pentirei, quindi annuisco e la faccio entrare. 

 

«Che cosa è successo?» chiedo preoccupata. 

 

Lei non mi risponde neanche e mi abbraccia. 

 

«Mi... mi dispiace per... come ti ho trattata» dice fra un singhiozzo e l'altro.

«Sono stata scorretta con te e so che avrei dovuto dirtelo, ma davvero... non potevo» dice e scioglie l'abbraccio. 

 

«Perché sei venuta da me?»

 

«Perché sei l'unica che lo sapeva... di me e Davide. Io ci ho provato. Ci ho provato per almeno cinque mesi interi a tentare di dimenticarlo, e pensavo di esserci riuscita. Ma poi l'ho rivisto e... e il mio cuore ha ripreso a battere velocemente come la prima volta. All'inizio ho anche cercato di resistere, di ripetermi che non dovevo ricascarci un'altra volta. Solo che poi mi ha scritto, ci siamo parlati e l'ho perdonato» dice. 

«Ma lui non voleva dire niente di noi due e quindi ero obbligata a tenertelo nascosto... Però settimana scorsa tu ci hai visti e quindi mi ha lasciata, se così si può dire, visto che praticamente non stavamo neanche insieme»

 

«Mi dispiace, Fra»

 

«Sono solo una stupida, vero?»

 

«No, non è vero. Sei soltanto innamorata»

 

«Allora sono una stupida perché mi sono innamorata di quell'idiota» 

 

«Be', in effetti... stavo scherzando!» dico, dopo essermi resa conto di averlo detto ad alta voce. 

 

«Non voglio vederlo mai più»

 

«Allora cerca di eliminare ogni contatto con lui. Prima di tutto, cancella il suo numero»

 

«No! Voglio dire, sì» dice e prende il cellulare. 

 

«Fatto?» le chiedo e lei annuisce.

 

«Davvero?» alzo un sopracciglio. 

 

«Sì, fidati»

 

«D'accordo, d'accordo»

 

Francesca ha continuato a confidarsi con me e poi l'ho invitata a restare a dormire a casa mia.

 

«Eli, stai già dormendo?» mi chiede ad un certo punto nel bel mezzo della notte. 

 

«Che senso ha farmi questa domanda? Secondo te potrei risponderti nel sonno?» le rispondo. 

 

«Pure a quest'ora hai la forza di usare il sarcasmo?»

 

«Già»

 

«E comunque volevo solo scusarmi per...»

 

«Ancora? Nel giro di sette ore mi hai chiesto scusa almeno venti volte» ridacchio. 

 

«Sì, ma non mi sono scusata per quello che ho detto su te e Rovati... sono stata così stupida. Avrei dovuto fidarmi della tua parola invece che di quella degli altri»

 

«Non fa niente, l'ho già dimenticato»

 

«Va bene. Notte»

 

«Notte»

 

Il giorno seguente, non appena messo piede a scuola, mi sono ricordata che Vanessa sarebbe finalmente tornata dalle vacanze durate più di tutte le nostre e l'avrei rivista. 

 

Una volta arrivata in classe, io e Francesca l'abbiamo vista seduta al suo banco e le siamo corse incontro per abbracciarla. 

 

«Mi siete mancate!» esclama. 

 

«Guarda come sei abbronzata!» dico appoggiandole una mano sulla spalla.

 

Lei fa una smorfia di dolore. 

 

«Vorrai dire bruciata. Non pensavo che pure in inverno ci fosse così tanto sole in montagna» dice. 

 

«Almeno ti sei divertita?» chiede Francesca. 

 

«È stata una noia mortale. In albergo era pieno di vecchi e poi faceva così freddo che non avevo mai voglia di uscire e staccarmi dal camino, ma i miei mi obbligavano»

 

«E poi non potevo nemmeno usare il cellulare. Sapete come mi sentivo? Come un uomo delle caverne» aggiunge. 

 

«Moretti non ha bisogno di andare in Francia per sembrare un uomo delle caverne» dice qualcuno alle mie spalle. 

 

Eccolo. È arrivato. 

 

«Prima di tutto io sarei una femmina, nel caso non l'avessi notato. E secondo, io sarei un cavernicolo? Sbaglio o sei tu quello che ieri si è messo ad esultare come una scimmia sul mio divano quando la tua squadra del cuore di calcio ha segnato?» chiedo voltandomi nella sua direzione. 

 

«Bla bla bla. Sei una specie di macchinetta. Non ce l'hai un interruttore?»

 

«No. E tu?»

 

«Può darsi, vuoi provare a cercarlo?»

 

Arrossisco violentemente e sbarro gli occhi. 

 

«No, grazie. Sono a posto così»

 

Rovati mi fa un sorrisetto e poi esce dalla classe. 

 

«È venuto a casa tua ieri?» mi chiede Vanessa visibilmente confusa. 

 

«Sì, per fare il progetto di geografia»

 

«E invece che fare il progetto avete guardato la tv?» domanda Francesca. 

 

«Quello è stato dopo che abbiamo finito»

 

«Ok... mi sono forse persa qualcos'altro mentre ero via?»

 

«Solo che Eli e Rovati si sono quasi baciati a Capodanno» sorride Francesca. 

 

«Ancora con questa storia?»roteo gli occhi. 

 

«Che c'è? Ho detto quasi, perché mi fido di quello che mi hai detto»

 

«Potreste spiegarmi, per favore?»

 

«No! È... è imbarazzante e più ci penso più mi viene la pelle d'oca dal disgusto»

 

«Tanto me lo farò raccontare da Francesca più tardi» 

 

«Pensavo che quello che è successo alla festa dovesse rimanere alla festa...» tento di persuadere Francesca. 

 

«Non abbiamo mai detto questo» 

 

Sbuffo e poi vado a sedermi, vedendo la prof della prima ora avvicinarsi alla classe.

 

E un'altra settimana è volata. Oggi,  purtroppo, nonostante sia sabato, ho dovuto alzarmi presto, perché è finalmente arrivato il grande giorno: il matrimonio di mia madre e Giorgio. 

 

Dopo aver preparato una tisana per tranquillizzare mia madre (penso proprio di aver ereditato l'ansia da lei), sono andata a truccarmi e a vestirmi. 

 

E giustamente un meraviglioso brufolo ha deciso di spuntarmi sulla fronte questa mattina. Malgrado ci abbia messo sopra non so quanto correttore, quella specie di vulcano è ancora ben visibile sul mio viso. 

 

Che schifo. 

 

Spero che entro lunedì sia sparito, o almeno che nessuno che conosco mi becchi in giro questa mattina.

 

La cerimonia, svoltasi in comune, fortunatamente non è stata molto lunga, tuttavia è stata lo stesso romantica. Amo i matrimoni. E amo l'amore. Chissà come sarà il matrimonio fra me e Stefano... oh, giusto. 

 

Sicuramente inesistente. 

 

Sono davvero una sciocca. Ancora che mi faccio illusioni su qualcosa che non accadrà mai. Ho più probabilità di diventare amica di Rovati che di mettermi con Stefano. Questi giorni a scuola sono stati pesanti. Soprattutto perché non ho fatto che assistere a scene pietose e sdolcinate in cui Stefano e Sara fanno i piccioncini. 

 

Lo trovo ingiusto. 

 

Io amo l'amore, ma l'amore non ama me. Quando troverò il ragazzo giusto? Magari arriverà quando meno me l'aspetto. Magari è già sotto i miei occhi e io non me ne accorgo neanche. Magari ha ragione mia madre: ci si innamora più di una volta. 

 

E, dopo una grande delusione e dopo un cuore spezzato, arriverà colui che saprà ricomporlo lentamente, pezzo per pezzo e che mi farà sentire dieci, cento, mille volte meglio.

 

Be', comunque ora la cosa più importante è andare a mangiare.

   
 
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