Anime & Manga > Card Captor Sakura
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Autore: steffirah    23/04/2018    3 recensioni
"La principessa sospirò, poggiando una guancia su una mano, mentre l’altra ancora riposava sulla balaustra in marmo. Non aveva mai provato emozioni e sentimenti simili prima di allora, per cui ormai era convinta che si trattasse di amore. Forse era l’amore vero, quello che nelle favole raccontatele dalla regina sconfiggeva ogni male, quello in cui lei aveva sperato sin da quando era bambina."
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AU in cui Sakura è una principessa e Syaoran un principe che, con il loro incontro, trovano l'amore, ritrovandosi a vivere una fiaba.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sakura Kinomoto, Syaoran Li | Coppie: Shaoran/Sakura
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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細く甘く歌う my fairytale
- Kalafina, “Fairytale” -
 
 
 
My Fairytale



 
Affacciata al balcone del suo palazzo, guardava in silenzio quel mare di ciliegi che anni addietro erano stati piantati in suo onore.
Era notte fonda ormai, tutti dormivano e lei era riuscita a sgattaiolare via dalla sua camera da letto senza che le guardie se ne accorgessero. Col desiderio di prendere una boccata d’aria giunse qui, in questo posto nascosto che in pochi conoscevano, nell’ala est del castello dove di rado vi si recavano, ma che per lei rappresentava una delle zone più belle di esso. Era la meno illuminata, la più in ombra, e ciò permetteva di rimirare le stelle, vedendone tutto il loro splendore.
Quel balcone in particolare affacciava su tutto il giardino. Si ricordò di quando sua madre, la sola ed unica regina di quel reame, la portava qui quand'era ancora con loro. Le raccontava tantissime storie, fiabe di mondi lontani, vite non sue ma che, per una ragione o per un'altra, sembravano coinvolgerla come se si trattasse della sua stessa esistenza.
Quando desiderava risentirla vicina giungeva qui, e questo era uno dei casi. Ma stavolta non era stata la tristezza, né la nostalgia a guidarla. Al contrario, era per comunicarle che qualcosa era accaduto. Qualcosa era cambiato, da circa due sere. Finalmente, dopo innumerevoli vani tentativi del padre di farle trovare un consorte, era riuscita ad innamorarsi. E si trattava proprio di un principe.
Avrebbe potuto essere tutto perfetto, tutto idilliaco, e se avesse potuto scegliere lo avrebbe sposato seduta stante. Non aveva alcun dubbio su ciò che provava: dal momento in cui aveva incontrato i suoi occhi d’ambra aveva sentito i palpiti del suo cuore accelerare nel suo petto. Quando lui le si era inchinato innanzi chiedendole di poter danzare lei era arrossita all’inverosimile, sorprendendo tutti con quella timidezza. Era sempre stata un po’ sfacciata, e raramente accettava di ballare con gli sconosciuti. Meglio dire, non era mai successo. Tutti gli altri principi che le erano stati presentati non le erano mai andati a genio, chi per una ragione chi per un'altra, e dovettero rassegnarsi all’idea che non sarebbero mai riusciti ad avvicinarsi a meno di un metro da lei. Nessuno di essi le suscitava nulla, per cui cominciò anche a preoccuparsi di essere troppo pretenziosa. Forse doveva rassegnarsi e decidersi una buona volta, per poter risollevare il re dalle sue ansie.
Fatto sta che proprio allora, in occasione del suo compleanno, ebbe modo di conoscere il principe Li Syaoran. E quando accettò il suo invito, facendo scivolare le sue dita sulla sua mano, si sentì talmente tanto emozionata che le bruciavano gli occhi.
Sentiva che era giusto. Che quello era il contatto che le mancava, che le sue mani su di lei erano fatte apposta per cingerla, e mentre volteggiavano scomparvero tutti. Rimasero solo lui, lei, il calore benefico che li avvolgeva, il lieve rossore sulle loro gote mentre i loro sguardi si perdevano del tutto l’uno nell’altro.
La principessa sospirò, poggiando una guancia su una mano, mentre l’altra ancora riposava sulla balaustra in marmo. Non aveva mai provato emozioni e sentimenti simili prima di allora, per cui ormai era convinta che si trattasse di amore. Forse era l’amore vero, quello che nelle favole raccontatele dalla regina sconfiggeva ogni male, quello in cui lei aveva sperato sin da quando era bambina.
Chiuse gli occhi, lasciandosi carezzare dai petali di ciliegio che le fluttuavano attorno, inalandone il dolce profumo che si mescolava a quello fresco della notte. Li riaprì soltanto quando sentì dei passi nel corridoio, ma non udendo rumore di ferraglia escluse si trattasse di una guardia. Probabilmente era suo padre o suo fratello, che la avevano scoperta e, conoscendone le abitudini, si erano diretti in questo piccolo luogo solitario.
Si voltò con un sorriso innocente, ma la sua espressione mutò in sorpresa quando si accorse della persona che le stava innanzi. E anche questi si bloccò, ma una volta superato lo stupore le rivolse un sorriso gentile, che fece involare il cuore della fanciulla.
«Principessa Sakura, buonasera.» la salutò, facendole una piccola riverenza.
Lei ricambiò un po’ impacciata, non aspettandosi di incontrarlo, imbarazzandosi nel notare il suo stato impresentabile. Era vestita con un abito semplice e comodo per potersi muovere con più facilità rispetto a ciò che era solita indossare di giorno, e proprio per questo non aveva nulla della sfarzosità delle sue vesti quotidiane. Probabilmente la sua era una preoccupazione inutile, visto che anche il principe non indossava abiti ufficiali, bensì una giacca coi decori reali che lasciava intravedere una maglietta al di sotto e un semplice pantalone in degli stivali. Ciononostante, per quanto lo trovasse bello anche così, non riusciva a non arrossire, vergognandosi delle sue condizioni.
Gli voltò le spalle, sebbene le dispiacesse non poter più vedere il suo viso, ma era necessario per tornare a respirare normalmente. Cercò il controllo in sé, trovandolo però difficile, quando la voce di lui le giunse, domandandole se poteva restare lì. Dato che riteneva impossibile provare fastidio dalla sua vicinanza glielo concesse e, non appena il suo corpo affiancò il suo, affacciandosi a sua volta sul giardino, si pietrificò, sentendo le cosiddette farfalle svolazzarle nello stomaco. Sapeva che doveva calmarsi, ad ogni costo. Non poteva tradire così la propria agitazione.
Prese un respiro, sbirciando nella sua direzione, trovandolo con uno sguardo meravigliato.
«Che giardino stupefacente.» sussurrò, temendo di spezzare la quiete di quell’istante.
Lei lo ringraziò, col cuore in tumulto, soprattutto quando notò il come i petali dei fiori che la rappresentavano sfioravano il suo corpo. Lui li ammirò come estasiato, lasciando poi che uno cadesse sulla sua mano.
«Non avevo mai visto prima questa tipologia di alberi.»
«Non fioriscono nel vostro regno?» chiese lei, sorpresa da quella notizia.
«No. Come si chiamano?»
«Sono ciliegi.»
Lui ne seguì il contorno con l’indice, riflettendo. Si voltò di poco a guardarla, osservando: «Hanno il vostro stesso nome.»
A quel sorriso così dolce lei si sentì quasi sciogliere come neve al sole. Si domandò se era mai stata guardata così prima, con tanto affetto e cura, ma eccetto che per i membri della sua famiglia l’unica risposta che trovava era negativa.
«E hanno anche la vostra stessa bellezza.» aggiunse sottovoce, sperando che lei non lo sentisse. Ma purtroppo per lui il silenzio era immenso e, per quanto lui parlasse in tono basso era impossibile che a lei sfuggissero le sue parole. Le parve che il fuoco le pervadesse le guance e sviò lo sguardo, troppo imbarazzata per riuscire a ribattere. Di complimenti ne aveva ricevuti tanti nella sua vita, ma nessuno le era mai sembrato così sincero, come se fosse la voce del suo stesso cuore. Avrebbe voluto replicare qualcosa, continuare a parlare con lui, ma nessun suono sembrava voler uscire dalla sua bocca. E pensare che solitamente era una gran chiacchierona, dovevano sempre essere gli altri a zittirla. Ma poi c’era l’eccezione, c’era il principe Syaoran che la metteva a tacere con la sua sola presenza, che le bloccava la voce in gola soltanto guardandola. Aveva un ascendente incredibile su di lei.
«Non siete stanca?»
Al suo tono preoccupato si schiarì la voce, pensando che meritasse una risposta.
«No, ho l’abitudine di venire spesso qui durante la notte quando non riesco a dormire. È un posto pieno di dolci ricordi e, come avrete notato, anche di una veduta mozzafiato.»
Alla vista di quel sorriso sbocciato spontaneamente sulle sue labbra fu lui a sentirsi mozzare il fiato. Spostò lo sguardo su quei fiori col suo nome, “sakura”, deglutendo a fatica. Si stava agitando, di nuovo. E con quella principessa bastava veramente poco a sconquassarlo.
Tutto era cominciato quando durante le celebrazioni per il suo compleanno incontrò il suo sguardo. E in quel momento si smarrì, del tutto, in quegli occhi che rifrangevano il suo amato verde. Poi la vide tutta, nella sua interezza, pensando che mai prima di allora aveva conosciuto una fanciulla di cotanta bellezza. E quanto più si guardavano, quanto più si avvicinavano, quanto più si toccavano, sentiva che quella era la ragione  per cui esisteva. Per stare con lei, lei e nessun'altra; l’avrebbe protetta, l’avrebbe amata, sarebbe stato capace di farle dono di tutto se stesso. I suoi pensieri divenivano sempre più sdolcinati e si chiese come fosse possibile con una persona appena conosciuta, di cui non sapeva assolutamente nulla, eccetto la sua età e il fatto che fosse la principessa di quel reame in cui era ospite. Eppure, una parte di lui aveva l’impressione di conoscerla da sempre, di sapere alla perfezione ogni suo pregio e difetto e quanto più scopriva di lei tanto più si sorprendeva di quel suo “intuito”, come aveva deciso di chiamarlo.
Era una fanciulla così umile, semplice, genuina. Aveva ben poco dei vizi di tante altre principesse che aveva conosciuto, anche se talvolta mostrava un caratteraccio, soprattutto quando si rivolgeva a suo fratello maggiore - il quale sembrava non averlo per niente in simpatia. Non riusciva a capacitarsi del perché sembrasse essere tanto diffidente nei suoi confronti. Che il principe Touya fosse particolarmente affezionato alla sorella era palese, ma quelle feste erano organizzate appositamente affinché giovani come loro potessero trovare la loro anima gemella, quel pezzo in loro mancante, e finalmente sposarsi. Certo, non sempre andava così, ma lui vi aveva sempre creduto e sua madre stessa, che aveva inculcato da sempre simili speranze in lui, gli aveva rivelato che quel frammento mancante della sua anima lo avrebbe ritrovato proprio in quel regno del Giappone. E qui, l’unica a farlo sentire totalmente completo, era stata quella principessa. Sakura.
Era tuttavia piuttosto insicuro, non di ciò che provava, bensì della possibilità di poter non essere ricambiato. In fondo, cosa gli assicurava che non la infastidisse la sua presenza? Si era fermato qui per più giorni, sotto insistenza della principessa stessa quando aveva scoperto che proveniva da un regno talmente lontano che richiedeva più di un giorno di viaggio. E il sovrano, re Fujitaka, non aveva avuto nulla da ridire, anzi se ne era mostrato entusiasta, per cui aveva fatto sì che lui e la sua scorta potessero essere ospitati per qualche giorno.
Ma adesso, adesso aveva quasi invaso il suo spazio, intrudendosi inconsapevolmente in quello che aveva compreso essere il suo piccolo segreto, il suo posto preferito.
«Siete sicura che non disturbo?»
Il suo tono indugiante si fece largo nella mente ingarbugliata della fanciulla e, ad esso, ella scosse vigorosamente la testa.
«Affatto, è piacevole avervi accanto.» si lasciò sfuggire. Quando se ne rese conto arrossì fino alla punta dei capelli, riflettendo la sua stessa espressione attonita.
«Ne sono lieto.» Lo sguardo del principe si rasserenò, il suo animo tormentato si pacificò all’idea che, dopotutto, non doveva trovarlo poi così spiacevole. Guardò per un istante quei petali che gli scivolavano tra le dita, alzando poi il viso verso il cielo, incontrando una luminosa notte stellata. Trovava tutto spettacolare con quell’aria rosa e celeste, ma si chiese se non fosse grazie alla persona alla sua sinistra. «Anche per me, è piacevole avervi al mio fianco.» mormorò, rilassandosi alla sua presenza, lasciandosi avvolgere da essa.
Il cuore di lei sussultò, come fece tutto il suo corpo. Già si era sorpresa di se stessa per la sua onestà, poi anche lui contribuiva a mandarne lo spirito in tumulto.
Abbassò lo sguardo e, inevitabilmente, esso le cadde proprio sulla mano del principe, poggiata in maniera rilassata sulla superficie del parapetto. Le ritornò in mente la forte emozione provata quando i loro palmi erano uniti mentre danzavano e, desiderando riprovare una sensazione del genere, così nuova, così intensa, così speciale, provò a far scivolare una mano sulla sua. Vide le sue dita tremare, nel timore di un rifiuto. Anche se le aveva detto che gli piaceva la sua vicinanza, non poteva essere certa che lui gradisse anche quel contatto. Tuttavia, non appena esse si posarono sulle sue, sebbene lui sobbalzasse non prevedendolo, alla fine girò la mano, intrecciando le loro dita, facendole combaciare palmo contro palmo. Lui con lo sguardo rivolto in alto, lei guardando in basso, entrambi sorrisero sentendosi improvvisamente appagati.
Fu dopo qualche minuto di silenzio che il principe si decise a voltarsi verso di lei, trovandola a gioire silenziosamente, mordicchiandosi le labbra come a voler trattenere un sorriso, mentre i suoi occhi rilucevano di felicità. Trattenne il fiato, trovandola di una bellezza talmente splendente da sorpassare quella delle stelle, di una grazia talmente delicata da superare persino il fascino dei ciliegi che li circondavano.
Dimentico di tutto, smettendo di pensare, le si avvicinò impercettibilmente, ma proprio in quel momento lei alzò il capo, sorridendogli come se avesse avuto un’idea geniale.
«Principe Syaoran, ti va se facciamo un giro nel giardino?» Riascoltando le proprie parole impallidì, portandosi la mano libera sulla bocca, mortificata. «Ah, intendevo, le va se -»
Lui la interruppe, ridacchiando deliziato.
«Il “tu” va bene.» consentì, annuendo poi alla proposta. «Mi farebbe molto piacere.»
Lo guardò raggiante, quasi saltellando sul posto. Senza lasciare la sua mano lo guidò via di lì, verso le scale.
«Dobbiamo solo fare attenzione a non farci scoprire dalle guardie.» bisbigliò, avvicinandosi al suo orecchio nel timore di poter essere sentita da altri.
Dopo un attimo di esitazione lui annuì, comprendendo. Si lasciò condurre fino all’esterno, certo che in quel castello estraneo lei ne conoscesse i percorsi e le scorciatoie meglio di quanto potesse farlo lui. Già si sorprendeva che il suo vagabondare senza meta lo aveva portato proprio da lei. Ma forse erano destinati ad incontrarsi proprio quella sera, proprio su quel balcone, affinché potessero avvicinarsi l’uno all’altra, affinché potessero conoscersi meglio. E tale pensiero fluttuava nella mente di entrambi.
Quando giunsero a destinazione lui alzò lo sguardo su quegli alberi magnifici, dalle vaste corolle, restando a bocca aperta. Proseguirono in silenzio al di sotto di essi, uno immerso nell’adorazione del posto, l’altra nell’ammirazione del ragazzo, finché non arrivarono in uno spiazzale con un prato e fiorellini bianchi dalle corolle chiuse.
«Possiamo sederci un po’, se lo desideri.» permise, guardandolo di sottecchi.
Ancora una volta lui annuì senza parlare, accomodandosi sull’erba, alzando lo sguardo verso la notte, sorprendendosi. Qui le stelle erano persino più visibili e brillanti, tanto da avere attorno aureole turchesi, ed erano così fitte, concentrate in un unico punto, da creare una scia che in maniera serpentina ondeggiava in quel cielo scuro. Ed esattamente al centro di questo fiume sorgeva luminosa una falce di luna, più grande di come la scorgeva di solito. Che stranezza, era come se lì il mondo fosse totalmente diverso da quello che conosceva. Come se fosse intriso di magia, una magia diversa da quella del suo regno.
Sakura lo osservò sorridente nel vederlo tanto colpito, da ogni dettaglio che trovavano nel loro cammino, e poi si sedette alle sue spalle, appoggiandosi a lui.
«Posso?» ebbe la cura di chiedere, però solo dopo che lo aveva fatto.
«Certamente, principessa.» acconsentì lui, anche se il lieve peso che percepiva contro la sua schiena gli fece salire tutto il sangue sul viso.
«Puoi chiamarmi “Sakura” soltanto. Oh, e naturalmente puoi usare il “tu” anche con me.»
Dinanzi a una simile concessione non aveva idea di come sentirsi. Non era come se avesse appena eliminato una barriera che li separava, abbattuto un muro che impediva loro di fare un passo in più l’uno verso l’altra? Stava forse sognando?
«D’accordo, Sakura.» Tacque per un istante, saggiando il sapore del suo nome. Era così dolce… E al contempo, anche lei gongolava, adorando già il come il suo nome suonava pronunciato da lui. «Anche tu, puoi chiamarmi “Syaoran”.»
«Syaoran!», esclamò spontaneamente, facendo un tentativo, in tono gaio. Lui sentì persino le sue orecchie andare a fuoco, probabilmente stavano fumando come una teiera. Il suo cuore accelerò, palpitando furiosamente nel suo petto. Si portò una mano alla bocca, realizzando quanto gli piacesse sentirsi chiamato dalla sua voce così cristallina, così infantile, così adatta ad una bambina più che a una fanciulla della sua età. Così adorabile.
Senza preavviso lei si staccò da lui, sgattaiolando di fianco, stendendosi a terra con le mani in grembo, gli occhi fissi sul firmamento. Si voltò poi alla sua destra per guardarlo, rivolgendogli un’occhiata che lui interpretò come un invito a fare altrettanto. Si stese allo stesso modo, girandosi a sua volta a destra per guardarla, rimanendoci quasi secco nel trovare il suo viso tanto alla portata del suo.
Sakura continuava a sorridergli, sentendosi serena come nelle situazioni più familiari, come se davvero lui fosse qualcuno di conosciuto da sempre, qualcuno cresciuto insieme a lei, con cui aveva condiviso parte della sua vita. Ma dato che non era così, si domandò se almeno avessero condiviso i loro sogni. Perché quella era una delle favole che la mamma le narrava, in cui un principe e una principessa si incontravano periodicamente nel mondo onirico, prima di riuscire ad incontrarsi nella realtà. E allora le disse che forse, tutte le volte che non ricordava quel che sognava ma si svegliava sempre felice avrebbe potuto trattarsi di un sogno del genere. Avrebbe potuto incontrarsi con la persona a cui era destinata.
Avrebbe voluto interrogarlo a riguardo, chiedergli se anche a lui succedeva qualcosa di simile, ma si rese conto che ne avevano di occasioni per raccontarsi delle loro vite. E ne avrebbero avute per molto, molto tempo.
Syaoran spostò lo sguardo nel suo, ricambiando in automatico il suo sorriso. Senza rendersene conto allungò la mano destra, togliendole un petalo che le si era impigliato tra i capelli. Allo stesso tempo lei fece lo stesso, ma per il semplice gusto di carezzarlo e provare a vedere cosa succedeva se lo avesse fatto. Come avrebbe reagito lui, come si sarebbe sentita lei. Le sue dita, quindi, si insinuarono tra le sue ciocche del colore degli alberi, e il sorriso di lui si allargò, facendo a sua volta scivolare la sua mano tra i capelli color miele di lei.
Si guardarono per un tempo che parve loro infinito, abbandonati contro quel lieve contatto, comunicando unicamente coi loro occhi. All’improvviso entrambi avevano capito che questo poco era sufficiente, che per quanto fossero dei piccoli gesti essi bastavano per poter dichiarare il loro amore.







Angolino autrice:
One-shot ispirata ad un disegno che feci a fine marzo, ascoltando una canzone delle Kalafina, "Fairytale" (da qui anche il titolo), dalla quale ho ripreso la frase iniziale, che significa: "Canto dolcemente e flebilmente la mia fiaba".
Questo è il mio regalo di compleanno per _fioredineve_, sperando che ti sia piaciuta e sia degno di te. <3 E possa così ricambiare tutto quello che hai fatto per me, soprattutto con le tue dolci parole che, in questi ultimi mesi, sono state un grande incoraggiamento.
Ringrazio anche chiunque altro la leggerà, augurandomi che possa essere di vostro gradimento.
Con tutto il mio affetto,
Steffirah
  
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