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Autore: Ely_Pommy    23/04/2018    3 recensioni
Esistono tante frontiere da superare nella vita: ostacoli, difficoltà, esperienze nuove, confini ecc...
E se la frontiera da superare fosse il nostro corpo?
Genere: Generale, Introspettivo, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Concentrati.
Il mio cuore batte fortissimo nel mio petto. Lo sento picchiare contro le pareti del mio corpo così velocemente ed intensamente, che temo anche gli altri lo sentano.
Sembra che esso voglia uscire dalla sua prigione fatta di carne e ossa, urlare e dissipare tutta l’adrenalina che scorre nelle mie vene.
Ogni battito sembra un’esplosione.
Concentrati.
Le mie mani sono poggiate al suolo. Sono già sudate. Bagnano l’arido terreno su cui mi trovo e premendo su esso, sprofondano fino a penetrare ogni interstizio.
Mi sembra di mettere le radici, ma devo stare attento. Anche solo un millesimo di secondo di ritardo sulla partenza determinerà il mio fallimento.
Concentrati.
Ogni fibra del mio corpo è tesa come una molla. Sono pronto a scattare e a riscattarmi nel mio intero essere.
Posso percepire ogni muscolo che mi compone prepararsi a lanciarmi in avanti.
Il sudore già mi imperla la fronte e lentamente forma una goccia che mi riga il viso.
Concentrati.
Il mio respiro si fa affannoso per l’agitazione ancor prima di partire. Devo sforzarmi per controllarlo: non posso permettermi di sprecare nemmeno un solo sospiro.
Mi forzo a prendere ampi e lenti respiri. Dilato le narici e inspiro l’aria carica di attesa e concentrazione. Pausa. Espiro e cerco di buttare fuori tutto il mio nervosismo.
Mi ripeto stai calmo, calmo.
Concentrati.
Chiudo gli occhi per cercare di isolarmi. Sono brevi attimi, ma la mia mente vaga come se fossero secoli.
Quanta strada ho percorso fin ora? Quanta fatica ho fatto per arrivare a quest’ultima sfida da vincere?
Sono pervaso dalla paura di non essere all’altezza delle mie stesse aspettative. Temo di non superare quel paletto, quella piccola e immensa frontiera che mi sono imposto di raggiungere.
Un tremito invade il mio corpo, la mia mente, le mie membra. Come una scarica elettrica, percorre il mio corpo facendomi venire la pelle d’oca.
Per un breve attimo, mi desto dai miei vaneggiamenti.
Mi sembra di non avere nulla dentro le ossa. Sento un’enorme sensazione di vuoto dentro di me.
Concentrati.
Devo imbrigliare i miei pensieri. Devo trasformare i miei timori e le mie emozioni in energia pura da utilizzare per superare questa nuova ed importantissima meta.
Devo pensare ad altro e rimanere attento, sembra questa la vera sfida.
Concentrati.
La mia mente vaga di nuovo e cerco di darmi forza.
Non posso arrendermi. Non è più il momento. Non mi sono buttato giù fino ad ora e non intendo farlo proprio adesso.
Ai miei occhi appare lucida l’immagine di mia madre quando, in quel giorno di ormai tanti anni fa, il dottore le disse semplicemente «Signora, dobbiamo amputare entrambe le gambe di suo figlio.»
Una sola frase ha cambiato la mia vita.
Sono nato in svantaggio. Avevo appena visto la luce del mondo, che subito si è posto davanti a me il primo, grande ostacolo da superare.
Peroni malformati.
In un attimo il mio corpo è diventato uno scoglio, un ostacolo da vincere.
Quanti quelli che mi compativano. Quanti quelli che mi deridevano.
Mi sono chiesto mille volte: perché a me? Come potrò farcela ed andare avanti?
Finchè ho sentito parlare di persone come me che partecipavano alle paralimpiadi.
Cominciai a seguire le competizioni e rimasi folgorato dai velocisti.
Avevo paura di non riuscire a camminare, figuriamoci di correre, eppure loro erano lì.
Fu così che decisi: quello sarebbe stato il mio obiettivo.
Mi feci comprare delle protesi e cominciai ad allenarmi.
Non mancarono mai le difficoltà da superare, ma nonostante ciò, ho superato il mio limite fisico e ora sono qui.
Il mio corpo non è più una frontiera, ma un guerriero che combatte con me.
Concentrati.
Le protesi in carbonio sono sui blocchi di partenza.
Ecco che comincia il conto alla rovescia.
3… Concentrati.
2… Concentrati.
1…è il momento di dare tutto.
VIA!
Il mio corpo, così teso ora scatta in avanti.
Corro e accelero come se da ciò dipendesse la mia intera vita e in un certo senso è così.
Secondi. Centimetri. Niente di più. Unità di misura così piccole, sembrano davvero infinite.
Il pubblico che assiste a questa competizione urla e incita noi corridori.
Voglio dare il massimo e distanziare gli altri concorrenti.
Ecco il traguardo. Sono in testa. Solo pochi istanti.
Il mio corpo sembra urlare anziché correre e darsi forza da solo per l’ultimo scatto.
Eccomi. Chiudo gli occhi.
Col mio corpo strappo il nastro d’arrivo, abbattendo anche questo limite.
Lo trascino. Rallento e finalmente mi fermo.
Apro gli occhi.
Impiego qualche istante per realizzare veramente quello che ho appena fatto.
Il pubblico scoppia in un fragoroso boato. Sono al limite della gioia.
Ho vinto le paralimpiadi.
Un ragazzino nato in svantaggio, che temeva di non riuscire a camminare, oggi corre e vince una medaglia.
Ho vinto un’altra volta una gara che mi fa sentire vivo.
Il mio corpo trema tutto, avvolto dall’agitazione e dalla felicità.
Ora un misto di sudore e lacrime mi bagna il viso. Fatica e felicità: il breve riassunto della mia vita.
Spero che ora, qualche bambino come me mi guardi e non perda fiducia in sé stesso, ma anzi trovi quella forza per riscattarsi e realizzi i suoi sogni.
   
 
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