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Autore: Bubi    24/04/2018    1 recensioni
Pensieri messi assieme ed assolutamente autobiografici. E' uno sfogo un pò triste, ma a volte l'unica cosa che puoi fare per ordinare questi mesti pensieri è scriverli; se poi qualcuno li legge anche, ti senti meno solo. So di abusare della vostra attenzione e non sono neppure certa che il mio scritto sia comprensibile o che non sia contario alle regole del sito (sfoghi personali, opinioni, ecc...), nel caso mi scuso e mi rimetto a giustizia! Saluti B.
Genere: Comico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Di pentole, mestoli, modi di dire e cose della vita che capitano

Hai presente quando non capisci più niente di quel che ti succede, delle persone e, in genere della vita come la conoscevi fino a qualche tempo fa?

Quando perdi contatto con le certezze che avevi costruito, quando un gatto pazzo ti graffia a sangue un braccio e quando dubiti della speranza stessa?

Quando non puoi scappare in nessun modo e da nessuna parte e devi affrontare cose più grandi di te, cercando di capire eventi contro natura e per loro natura inconcepibili?

Quando la gente con cui parli prova davvero pena per te e non riesce a dimostrarlo sia per vergogna che per paura che un po' della tua disgrazia gli si appicicchi ad una scarpa?

Se hai risposto quattro volte si (la cosa del gatto pazzo però non è indispensabile), sei del mio club e, mio Dio, sei davvero sfigato.

Non entro nei dettagli un po' per pudore e un po' sperando di creare suspance nel lettore e farlo continuare, ma è come se fossi seduta nell'angolo di una cantina umida, nuda e legata come un arrosto, con dei fiammeriferi accesi tra le dita dei piedi, con una grande pentola rovesciata in testa e con uno sconosciuto sadico che ci batte sopra con un mestolo, ininterrottamente.

Articolando meglio sono una persona piuttosto normale a cui sono successe cose per nulla consuete e comunque molto, molto brutte; per questo sono confusa, impaurita, arrabbiata, vivo una situazione che mi fa piuttosto schifo e non so davvero – davvero – come venirne fuori.

Aiuto

Il fatto è che "E' capitato" ( le persone muiono, le cose capitano...)

E' desolante quando realizzi che questa è l'unica spiegazione verosimile.

“E' capitato” è la sola e più povera ragione che ho trovato nel cercare un nesso tra me, la mia vita e lo schifo che mi è, di fatto, capitato.

Alla fine con un bel “è capitato” dici tutto e non dici niente, perchè davvero non c'è nient'altro da dire: è capitato e te lo tieni.

La beffa è che il contesto melmoso in cui sono immersa è diventato ora parte integrante di me, senza essere dipeso neppur lontanamente da me, da cose che ho fatto o non fatto.

Capita

L'epifania che ne è scaturita è che la vita è una cosa che ti "capita", così come ti capitano molte cose della vita stessa, brutte ma anche belle - ma a queste non fai mai attenzione -, a cui mai avresti pensato e che sembrano finite nel tuo sacco per caso.

Vorrei tanto trovare qualcuno più intelligente di me che la veda diversamente - migliore - e mi speghi bene il perchè sa di aver ragione ma per ora, e sta diventando un “ora” molto lungo, non è successo.

Vedi un film e, se proprio non sei un delizioso quanto ingenuo sprovveduto e/o sognatore, dici: “è solo un film”....e invece no!

Il film è reale, sta capitando proprio a te e nessuno lo sa, quindi neppure avrai la soddisfazione del successo planetario se ne esci bene - vivo - apparendo pallidamente eroico solo per averla scampata.

La cosa surreale è che iniziano a diventare veri tutti quei luoghi comuni che senti da una vita e credi siano citati più per scaramanzia che per reale convinzione.

Mi spiego:

“Non ci sono più le mezze stagioni”

sia che la vogliamo vedere sotto ad un aspetto puramente meteorologico – mica è normale che ad aprile, in Primavera, ci siano 32 gradi – , sia che gli diamo un'accezione più filosofica – le stagioni della vita, adulti in crisi, maturi come adolescenti, genitori che sopravvivono ai figli, nipoti messi peggio dei nonni 103enni, ecc.....- il risultato è lo stesso: indubitabile verità.

“ Si stava meglio quando si stava peggio”

ohhhh....guardiamo in faccia alla realtà e ammettiamo di provare invidia per l'adolescente brufoloso, alieno e cafone che ti spintona perchè smessaggia con la sua tipa, che forse gliela darà o, molto più probabilmente gliel'ha già data con la maestria di una navigata baccante.

E ancora, chi non rimpiange almeno un po' il tempo in cui non avevi le chiavi di casa e dovevi render conto del resto che ti dava il fornaio, ma potevi giocare tutto il pomeriggio senza colpe e piangere per capriccio e non per il dolore di una perdita - anche se, lo ammetto, i miei capricci hanno sempre avuto basi molto serie -.

O quando più avanti ti arrabattavi per trovare un lavoro sottopagato e a Gennaio tenevi il maglione a letto e 17 gradi in casa per risparmiare un po' sulla bolletta del riscaldamento; a ben guardare, però, la capacità di spesa era inversamente proporzionale alla spensieratezza della semplice birra del venerdì sera.

Ora che, nel mio caso, la funzione si è invertita e posso spendere tantissimo per bere benissimo, la bevutà è più un bisogno che un piacere perchè a volte, sempre più spesso, – e dai con l'indubitabile verità – si “beve per dimenticare”.

Che altro:

“Carpe diem” perchè oggi ci sei e domani chi lo sa?…super-vero

“meglio andarsene in fretta che per una lenta agonia” …vero anche questo, ma a chi resta non ci pensa nessuno?

“i soldi non fanno la felicità ma aiutano nelle disgrazie” ….ohhhhhh, quanto è vero!

Solo che non è un vero bello, ma un vero orribile, freddo, tagliente e nauseante e in più ti senti in colpa! Sarà mai possibile che la vita ti vomita lava bollente addosso e tu hai ancora energie per sentiri in colpa

...ma “ d'altronde è cosi” e non c'è altro da dire.

 

Tornando alla pentola in testa, alle mestolate e alla costrizione melmosa di cui sopra, sono ad un punto morto – oddio, non lo capirà nessuno, ma questa è davvero una battuta macabra e di pessimo gusto, della serie “ho visto cose che voi umani...”- sono disallineata e sono sconosciuta a mè stessa.

Le circostanze mi hanno forgiato in una nuova triste persona e non è mica vera quella storia che rinasci dalle ceneri come la Fenice, che ricominci e sei nuova come un seme di mela, no!

Se ti capita di uscirne, per prima cosa, tutta quella cenere ti soffoca e poi sei pesantemente ustionato, emotivamente fratturato e ti fa male anche solo bere un bicchier d'acqua.

Come super potere acquisisci il cinismo, un umorismo macabro e che disgusta la gente, una rabbia incontrollollata - che quando la lanci su qualcuno sembri pazza e ti da comunque poca soddisfazione - e l'instabilità emotiva: ti commuovi per un cane con tre zampe ma resti indifferente alle disgrazie altrui perchè hai finito, su te stessa, la scorta di compassione.

Vuoi aiutare il prossimo ma ti incavoli brutalmente se la vecchina ti passa danti alla cassa.

Ti emozioni per una canzone ma credi che la vicina, anziché spendere soldi nelle crocchette nutriceutiche per il felino diabetico, farebbe meglio a sopprimerlo, il gatto.

Soffici agnellini... morbidissimi calzettoni.

Teneri maialini... gnam! le bistecchine.

Unicorni dal manto arcobaleno.... ma davvero?

Io vorrei davero, davvero, davvero, voltare pagina, andare avanti, camminare verso l'orizzonte o quelle cose lì, ma non ci riesco perchè sono legata in una cantina con una pentola in testa e uno sconosciuto sadico che brandisce un mestolo...

Di nuovo: aiuto

So che tutto quello che penso dirò alla fine di questo discorso ha una sua verità e che dovrei seguire il mio stesso consiglio, ma è faticoso fare un passo avanti e ancora la forza per cercare di sfuggire al pentolame molesto non ce l'ho.

Per ora mi nascondo dietro ad un vigliacco “niente nuove, buone nuove”.

 

Al Caro Lettore chiedo scusa per lo sfogo ma, come si dice: “meglio fuori che dentro”.

Lo prego di essere ascoltata come atto di gentilezza verso una sconosciuta in difficoltà, seduta in una panchina al parco, che piange e parla da sola lanciando briciole alle anatre (è successo e continua a succedere, qualche volta).

Capisco che il tempo è un bene preziosissimo e non so quanto riflettere sulle disgrazie altrui possa contribuire a capitalizzare il suddetto bene, ma già “riflettere” potrebbe essere una svolta nella vita di qualcuno e potrebbe mettere in moto muscoli un po' assopiti, che danno per scontate fortune, possibilità, persone, affetti o cose in genere, che non lo sono affatto! Credetemi!

Il consiglio a cui accennavo prima e che rivelo ora è il più banale e vero del mondo:

guarda con serietà questo attimo e se non ci trovi qualcosa di oggettivamente ed inconfutabilmente terribile e disastroso, allora tira un sospiro, inala una quantità spropositata di ossigeno, sballati un pò e goditi la pace del momento:

dai, dai, dai...non farti paranoie sul nulla, sii sereno, sii felice!

E così me vò.

 

  
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