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Autore: LoneFox    25/04/2018    1 recensioni
'Come potevano fornire energia infinita? Perché la materia oscura si concentrava negli angoli dell’universo più lontani dalle stelle eteree? Come, come poteva essere ancora vivo lui?'
Sto pensando di farne una storia in più capitoli, cosa ne pensate?
Genere: Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nel silenzio, nel buio, il dolore si acuiva. Non era dolore, non proprio, non più. Era una sorta di fastidio, come quando si ha prurito e non ci si può grattare. Così era da tanto tempo. Da quando oramai tutto il suo corpo era diventata un protesi.

Osservare le stelle era sempre di conforto, eppure la malinconia sembrava non abbandonarlo mai. Negli ultimi 25 anni quanto tempo aveva passato nella cupola esterna? Forse metà del tempo. Ma dopotutto gli svaghi all’interno di una nave spaziale erano pochi, pochi se oramai avevi già visto tutto, già fatto tutto.

Il suo equipaggio non lo capiva, non potevano comprenderlo. Quasi lo temevano, pur rispettandolo, ma non potevano neppure lontanamente sapere cosa si provava ad essere lui.

Il viaggio si era rivelato fallimentare. Gli ultimi due pianeti visitati erano abitati da forme di vita primitive, non evolute e decisamente poco interessanti. Ma i suoi scienziati erano entusiasti, dopotutto lo scopo almeno apparente della missione doveva essere quella di studiare forme di vita diverse da quelle terrestri.

Eppure, nessun sollievo per lui. Abbandonò la cupola, passeggiando per i ponti più interni arrivò senza neppure notarlo nel settore energetico. Una parte dell’astronave preclusa alla maggior parte dell’equipaggio, ma lui poteva entrare ovunque, ovviamente. Nascosto dietro molte porte, barriere e campi energetici c’era il nucleo pulsante di tutta la nave. Più si avvicinava più sentiva pulsare dentro di lui il suo cuore.

C’era un motivo. Quel cuore non era più propriamente umano. Ricordava vagamente i giorni in cui percepiva ancora gli acciacchi del suo corpo. I giorni in cui era “vecchio”. Poi tutto il suo corpo venne modificato, denaturato, fino a quel fatidico giorno in cui divenne quello che era. Un essere quasi di pura energia e tecnologia. Tutto grazie a quello che ora sostituiva il suo vecchio cuore. La stella eterea. Così l’aveva voluta chiamare. Quel mistero dell’universo, ancora non totalmente compreso, che alimentava il suo corpo e la sua nave. Le uniche due stelle eteree a portata di uomo erano proprio lì in quella stessa nave. L’unica parvenza di mistero su cui ancora non era riuscito a fare chiarezza.

Come potevano fornire energia infinita? Perché la materia oscura si concentrava negli angoli dell’universo più lontani dalle stelle eteree? Come, come poteva essere ancora vivo lui?

Quasi trecento anni erano passati dalla prima volta in cui si era posto queste domande. Così era nato il progetto di esplorazione dell’universo. Cercare altre forme di vita, magari più evolute di quella umana che avessero una maggiore conoscenza di quei fenomeni. Ma l’universo era grande e a quanto pareva le forme di vita ben poche. Ma lui aveva tempo. Tutto il tempo che serviva.

Osservo ancora per un po’ la struttura che conteneva la stella. Una gabbia metallica gigantesca, ogni pilastro grande quanto un palazzo, raggi di contenimento talmente potenti da poter distruggere un intero piccolo pianeta senza alcuna difficoltà, magli di convergenza circondavano il tutto incanalando l’energia della stella nelle bobine di trasformazione e poi a tutte le apparecchiature della nave.

Tutta la conoscenza della razza umana unita al suo intelletto erano riusciti a malapena a creare quel contenimento. Eppure per lui, per la sua stella, fu diverso. Gli bastò toccarla, da subito riuscì a controllare, a fare suo quel flusso di energia, senza che lo danneggiasse.

Quale divino dono, quale eterna maledizione.

   
 
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