Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: Nirvana0809    26/04/2018    1 recensioni
Perché l’amore fugge.
Perché non sempre si fa prendere.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Eros è un dio, ma anche un bambino, e come tutti i bambini vuole giocare. Solo che lui gioca con i sentimenti, e con quelle frecce che sua madre, Afrodite, gli ha donato alla nascita.

Frecce che non ti feriscono il corpo, ma ti lacerano il cuore e ti annebbiano la mente. Frecce che hanno il potere più grande e antico del mondo: quello di diffondere l'amore.

Oggi Eros svolazza sopra un bosco, più annoiato del solito. Non c'è nessuno di interessante da spiare e da colpire,nessuno da far innamorare, solo le ninfe che giocose corrono fra gli alberi, ridendo cristalline, e qualche cacciatore che prova a portare a casa la cena.

Poi a un tratto il suo sguardo attento è catturato da una figura imponente, che da una rupe osserva con un sorriso beffardo la distesa verde ai suoi piedi, come se tutto gli appartenesse, come se tutto gli fosse dovuto.

Occhi grigi, una pelle scurita dal sole decorata da disegni armoniosi color dell'oro, una bellezza quasi accecante: Apollo, il dio splendente, il dio guaritore, il dio che non sbaglia mai un colpo con il suo arco d'argento, il dio che porta la luce sul suo carro.

Basta un solo sguardo a fargli venire l'idea.

Eros è sempre stato invidioso di Apollo, ma in fondo tutti gli dei si invidiano fra di loro, perché è fra i pochi sentimenti veri che riescono a provare: Era invidia Afrodite perché riesce a far suo un uomo solo con un battito di ciglia, mentre Efesto invidia Ares perché sua moglie ama lui e Poseidone invidia Atena perché si è preso la città che voleva.

Eros invidia Apollo perché tutti dicono che è il miglior arciere del mondo, e a lui la cosa proprio non va giù.

Solo che Eros è un bambino, e quando i bambini sono invidiosi di qualcuno tendono ad agire senza usare la ragione, tendono a essere cattivi quasi quanto gli adulti che hanno come esempio, ed Eros di cattivi esempi ne ha ben dodici.

Così decide di fargli prima qualcosa di brutto, e poi qualcosa di orribile: tocca il cuore di Apollo con la freccia dell' amore, e poi scaglia poco più lontano l'unica freccia difettosa del suo mazzo, la freccia dell' odio, e fra tutti colpisce una Naide.

Lei è Dafne, figlia del Dio dei fiumi e della Naiade Creusa, giovane e bella, ha la forza di mille correnti che le scorre nelle vene e la voglia di vita che solo una fanciulla può avere. 

E come tutte le vittime degli dei non ha nessuna colpa, se non quella di essere nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Non sa cosa è l'amore, ma non ha ancora voglia di saperlo. C'è tempo, e lei ne ha quanto ne vuole.

Non sa che da lì a poco la sua vita cambierà per sempre.

Quando Apollo punta il suo sguardo di falco nella sua direzione e vede quella figura magra e sinuosa che gioca fra gli alberi, sente il fuoco che ha dentro divampare con una forza sconcertante, avvolgergli il cuore e i polmoni, togliendogli il respiro e la lucidità.

Gli dei non possono provare l'amore umano, perché loro vanno oltre, loro hanno qualcosa che li rende superiori a quel sentimento, ma se Eros ti colpisce lo fa e basta, e niente, neanche un Dio, può fare qualcosa.

Confuso, impazzito, eccitato e innamorato, Apollo si butta in picchiata nella direzione di Dafne, come una cometa infuocata, e senza che lei possa anche solo provare a scappare se lo ritrova davanti, in tutto il suo divino splendore.

-Da vicino sei ancora più bella- dice lui, famelico- ti prego, dimmi come ti chiami! Devo saperlo! Io ti amo!-

Dafne lo guarda confusa. Non sa che dire, non sa che fare. Ha la schiena poggiata contro il tronco di un albero e non accenna a muovere un muscolo.

La voce di quel dio si insinua nella sua testa come la nota stonata di un accordo. Le da fastidio. Non solo la voce, ma anche la sua presenza, quel sorriso di chi la sa lunga, quello sguardo languido che la scruta senza pudore, quella luce che emana e che la acceca.

Tutto in lui le provoca ribrezzo.

-Cosa vuoi da me? Io non ti conosco- ribatte allora, alzando il mento indispettita e incrociando le braccia al petto - e non voglio conoscerti.-

Le sue parole sono veleno, non sono parole che le appartengono, ma la freccia dell'odio le ha incupito il cuore, e soprattutto le ha reso Apollo, che in questo momento la desidera più di ogni altra cosa, assolutamente insopportabile.

Lui si butta a terra e congiunge le mani al petto, più la guarda e più si innamora, e più si innamora più lei lo odia:

-Ti prego, sono pazzo d'amore per te, il mio cuore è tuo, sono tuo, ti prego, ti supplico, dimmi il tuo nome, vieni con me sull'Olimpo, ti farò dea, ti renderò potente, gli umani ti venereranno, costruiranno templi in tuo onore, e io ti amerò per la mia eterna vita celeste! Rendi me, Apollo, il dio più felice di tutto l’Universo!-

Prova a prenderle le mani ma lei si scosta agile, tremando come una foglia.

Il solo pensiero di essere toccata da lui le fa paura.

-Vai via! Sei come tutti gli dei, prima dici di amarmi e poi mi abbandoni a una fine orribile! Non voglio innamorarmi di te, non voglio essere la tua regina e non voglio andare via dalla mia foresta! -

Allora, come un animale in trappola, decide di scappare dal suo predatore.

Inizia a correre, fra gli alberi e gli arbusti, e poi lungo la spiaggia, e poi sempre più lontano, e Apollo è dietro di lei, che le urla di fermarsi, le urla di amarla, ma lei si sente ancora più spaventata e aumenta la velocità.

Il tempo sì dilata, perché Apollo non fa calare il sole, ma a lui non importa, lui deve averla, il resto non conta.

Corrono per giorni anche se i giorni non passano, quando lui sta per prenderla lei riesce a sviare da una parte e a prendersi del vantaggio, ma non sa dove andare, non potrà mai essere al sicuro, lui la troverà sempre, ed è stanca, perché è solo una piccola ninfa contro un Dio onnipotente.

Non sente più le gambe, la gola le brucia per quanto ha bisogno di bere e e i piedi sono feriti e doloranti, in più il sole perenne la sta disidratando e bruciando piano, uccidendola lentamente.

Ma un giorno, mentre cerca di nascondersi in un fitto bosco, vede la sua salvezza. 

Vede suo padre, vede un fiume, e con la consapevolezza di non poter correre per sempre invoca il suo aiuto in una preghiera disperata.

"Padre,so che mi senti, so che mi vedi fuggire, ti prego, aiutami, salvami da questo destino infame..." 

e il padre la sente, così, in un attimo, proprio quando Apollo sta per afferrarle la vita, un turbine di acqua si solleva dal fiume e le si getta addosso con violenza, plasmandola, cambiandola, ed ecco che il corpo sinuoso e delicato viene intrappolato nella ruvida corteccia, le braccia diventano rami, così come le onde dei suoi capelli dorati, che si coprono di verdi foglie.

L'ultima cosa che vede è il sole, o forse Apollo, poi pure i suoi occhi vengono inglobati e lei è albero.

Apollo è inorridito. La sua mano non tocca altro che il legno secco di un albero senza vita. 

Di Dafne restano solo le vesti sporche e rovinate che portava addosso, che ora giacciono ai piedi della pianta, e un’anima che dà linfa vitale all’albero.

L’unica cosa che Apollo riesce a fare è consacrare a lui la pianta, l’allora, che da allora sarà il simbolo dei poeti a lui devoti.

 

Dicono che gli Dei non piangono. Perfino Eros, il dio bambino, non ha mai pianto.

Eppure Apollo quel giorno sentì il cuore gonfiarsi di dolore nel petto e gli occhi bruciare, proprio come capita agli uomini che perdono qualcuno di importante.

Perché Eros sarà pure un bambino, ma Apollo è un ragazzo che ha trovato e perso il suo primo amore in un battito di ciglia, senza avere il tempo di goderselo, di capirlo, di sentirlo.

Perché l’amore fugge.

Perché non sempre si fa prendere.

 

Salve signori e signore.

Da grande mitologa quale sono non potevo non dedicare la mia attenzione a questo mito, che è fra i miei preferiti.

Ho sempre provato pena per questo povero Apollo, che ha amato davvero solo una volta ma che si è ritrovato col cuore spezzato.

Gli dei sono dei bastardi, soprattutto quel marmocchio di Eros (chi ce l'ha con lui alzi una mano).

Ok, penso di aver annoiato abbastanza, quindi mi dileguo e torno a Platone e ai suoi noiosi Dialoghi, spero vi piaccia quello che leggete.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Nirvana0809