Serie TV > Poldark
Segui la storia  |       
Autore: lady lina 77    26/04/2018    1 recensioni
E se nella scorsa fanfiction mi riagganciavo al finale della S2, ora mi aggancio a quello della S3. Tutto comincia in quella spiaggia dove Demelza, col cuore a pezzi, si concede a Hugh Armitage. E dopo? Se non fosse tornata a casa, cosa sarebbe successo?
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Demelza Carne, Elizabeth Chynoweth, Ross Poldark
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Bella aveva compiuto tre mesi ed Ellie quel giorno compiva tre anni. Era nata il primo giorno di primavera e quell'anno sembrava che la bella stagione avesse voglia di accelerare i tempi, regalando un piacevole tepore che di solito si avvertiva a maggio.

Il cielo era limpido e terso, la temperatura piacevole e i bambini passavano la maggior parte della giornata nell'aia o nella stalla a giocare.

L'inverno era stato rigido e duro, molti dei minatori che avevano perso il lavoro a causa della chiusura della Wheal Jared avevano sofferto la fame e Ross e Demelza avevano cercato di aiutarli coi pochi mezzi a loro disposizione, dando cibo ai loro bambini ed assumendo quanti più uomini possibili alla Wheal Grace. Ma non era bastato, non sarebbe mai bastato...

La miseria che aleggiava da mesi in quelle terre era qualcosa da togliere il sonno e la serenità e Ross, pur scervellandosi, non aveva trovato una via d'uscita.

Ma quel giorno doveva essere felice, era un giorno speciale! Non aveva mai festeggiato il compleanno di Eleanor, era la prima volta per lui. L'anno prima era passato senza quasi che se ne accorgesse mentre due anni prima... Beh, non voleva pensare a come fosse la sua vita due anni prima, a come odiasse quella bimba che ora amava e considerava sua figlia. Ripensandoci, riusciva ancora a vergognarsi di se stesso e del suo comportamento di allora...

Ellie, inconsapevole di tutto ciò, voleva semplicemente giocare. Alla richiesta di quale regalo volesse, aveva detto candidamente che voleva dei coniglietti nuovi per fare compagnia a quelli che avevano nella stalla e lui e Demelza gliene avevano regalati tre, come i suoi anni. Per il resto, era solo eccitata perché la sua mamma e Prudie le avevano promesso una torta di compleanno con le fragole e non sembrava minimamente interessata al fatto che sarebbe stata la festeggiata e la principessina di casa. Candidamente, quel giorno per lei era solo questo: una torta da mangiare coi suoi fratelli e dei coniglietti nuovi con cui giocare e da curare.

Era cresciuta molto in quegli ultimi mesi. Si era fatta più paffuta, i capelli le erano cresciuti in morbidi boccoli biondi che le arrivavano in vita, aveva iniziato a non svegliarsi più la notte e ormai sapeva parlare correttamente quasi quanto i fratelli. Ed era di una bellezza disarmante, tanto che Ross rimanveva incantato a volte, quando si fermava ad osservarla. Aveva un portamento a suo modo elegante che forse proveniva dai Boscawen, ma il suo animo era semplice. Amava stare all'aria aperta, giocare con gli animali, difficilmente la si vedeva fare i capricci e ci voleva sempre poco per renderla contenta. E in questo somigliava a Demelza, indubbiamente e meravigliosamente.

Mentre il profumo della torta invadeva la casa, Ross si mise a studiare le mappe dei tunnel sotterranei della Wheal Grace, alla ricerca di sbocchi per nuovi filoni. Demelza era al piano di sopra, intenta ad allattare Bella, le risate dei bambini nella stalla risuonavano allegre per la casa e in fondo, nonostante la difficile situazione di tanti, poteva definirsi felice.

Improvvisamente la tranquillità fu spezzata dall'ingresso di Prudie, giunta col suo passo pesante nella biblioteca. "Avete ospiti" – disse la serva, con aria seccata.

Ross parve esserne stupito. Avevano invitato Caroline e Dwight per il compleanno di Ellie ma loro avevano rifiutato a causa delle nausee della donna e quindi, non aspettavano nessuno. "Chi sarebbe?".

Prudie si voltò verso l'uscio e una donna elegantissima, sulla cinquantina, apparve davanti a lui. "Una lady di Londra" – disse la donna, prima di lasciarlo solo con la sua ospite.

Ross guardò la nuova arrivata, accorgendosi che non aveva idea di chi fosse! Aveva abiti ricercati e alla moda, indossava gioielli di gran valore, non aveva un capello fuori posto ma a parte questo, niente in lei gli diceva qualcosa. Anche se, osservandola, qualcosa di famigliare c'era, in lei... "Con chi ho il piacere di parlare?".

La donna chiuse la porta, avvicinandosi alla scrivania. "Posso sedermi?" - chiese, senza rispondere alla sua domanda.

"Prego" – rispose lui indicandole la sedia, sempre più curioso.

La signora si accomodò, poi estrasse un plico di carta dall'elegante borsetta che aveva fra le mani. "Sono venuta fin quì per parlare di affari".

"Non so nemmeno il vostro nome, mia lady, e non ho idea di che genere d'affari potrei concludere con voi".

La donna sorrise. "Conoscete mio fratello, Lord Falmouth. Mi chiamo Dorothy, vedova Armitage... Sono la madre di Hugh".

Ross impallidì, nell'udire quel nome. "Cosa volete?" - chiese subito, freddamente, temendo che fosse venuta per Ellie. E soprattutto, turbato dall'averla in casa. I Boscawen, lord Falmouth e Hugh erano fonte di spiacevoli ricordi e a loro era legato il periodo più cupo della sua vita.

La donna parve capire i suoi pensieri. "Non sono quì per la piccola, sono quì per affari, come vi ho detto".

Ross si accigliò, non capiva. Cosa ci faceva lì quella donna? Che genere di affari voleva concludere con lui? E davvero, Ellie non c'entrava? "Che tipo di affari?" - chiese, osservando il plico che la donna aveva messo sul suo tavolo. "Cos'è?".

La donna accavallò elegantemente le gambe. "Le quote della Wheal Jared che ho acquistato al termine di una divertente asta che si è tenuta a Londra dieci giorni fa".

Spalancò gli occhi, le mani gli presero a tremare e il suo raziocinio andò in tilt. "Le quote della Wheal Jared? VOI avreste acquistato le quote della Wheal Jared?".

"Esattamente".

"Perché?".

Dorothy alzò le spalle. "Così, avevo un pomeriggio libero, nessun sarto a disposizione a cui dare il mio denaro per abiti nuovi e ho deciso di inventarmi qualche gioco nuovo. Dicono che il mondo delle miniere sia divertente".

Ross fece un sorrisetto sarcastico. Quella donna era sicuramente esperta di balli, pizzi e merletti ma in quanto a miniere, non avrebbe saputo distinguere un sasso da una vena di rame. "Congratulazioni per il vostro nuovo gioco allora, signora!" - esclamò alla fine, con tono ironico.

Lei rispose al sorriso con lo stesso sarcasmo. "Non mi chiedete perché ho comprato queste azioni?".

Ross si alzò dalla sedia, appoggiandosi al davanzale della finestra. "No! Non ritengo siano affari miei e continuo a non capire il motivo della vostra visita quì".

"Voglio che gestiate questa miniera per me".

"Perché dovrei farlo? Non sono io ad averla comprata, è vostra" - gli disse, diretto e brusco.

Lei non ne parve minimamente intimorita. "Perché io non so nulla di miniere mentre voi, dicono, siete esperto".

A piccoli passi, Ross si riavvicinò alla scrivania. "Appunto, voi non sapete nulla di miniere e quindi mi chiedo perché abbiate speso una cifra così considerevole per comprare queste azioni".

Lei allargò le braccia. "Spirito di solidarietà con quei poveri minatori, forse?".

Ross rise di nuovo con sarcasmo. "A voi non importa nulla dei minatori e nemmeno delle miniere".

Lei incassò il colpo con classe, non scomponendosi. "Vero, su questo vi do ragione".

"Vostro fratello sa di questa vostra spesa folle?" - chiese Ross, ricordando bene quanto poco importasse a Lord Falmouth del mondo delle miniere.

"Mio fratello gestisce il suo, di denaro. Io il mio... E onestamente, quarantamila sterline per me son cosa di poco conto, un capriccio... Mi potrebbe bastare vendere uno dei miei anelli per recuperare quella cifra" – rispose lei, osservando le sue unghie ingioiellate e perfettamente colorate.

Ross trattenne il fiato. Santo cielo, aveva davanti una delle donne più facoltose d'Inghilterra ed Ellie, se le cose fossero andate diversamente, sarebbe stata una delle bambine più ricche della nazione. Gli venne la pelle d'oca al pensiero realizzando quanto avesse perso quella bimba assumendo il cognome Poldark anziché Armitage. "Perché avete comprato quelle azioni? La verità, intendo!".

"Vendetta" – rispose lei in tono diretto, talmente diretto che quella non poteva che essere la verità.

Ross la guardò, sorpreso. "Vendetta? Contro chi?".

"George Warleggan".

"Cosa vi ha fatto, signora, se mi è permesso chiedere?". Non ci stava capendo un accidente... Fra lui e George non era mai corso buon sangue e fra loro era in atto da anni una guerra, ma che aveva fatto a quella ricca signora che, conoscendolo, non aveva sicuramente fatto altro che elogiare per essere ammesso nei suoi salotti?

Lo sguardo di Dorothy perse la sua sicurezza e in un attimo divenne apparentemente più fragile e meno pronta a sostenere la conversazione. "Le voci che lui ha messo in giro l'estate scorsa su mio figlio, vostra moglie e la piccola Eleanor potevano portare a conseguenze molto pericolose e voi lo sapete meglio di me. Per il semplice gusto di gettarvi nel fango, quell'uomo avrebbe distrutto la vita della mia nipotina senza pensarci due volte e io non glielo perdonerò mai. Ho aspettato per mesi l'occasione giusta per vendicarmi e quando ho saputo della vendita della Wheal Jared, ho immaginato che lo avesse fatto per cercare di colpire nuovamente voi che, a sua differenza, vi siete sempre battuto per il bene dei minatori. Vederlo sbiancare nel corso di quell'asta, quando ho fatto la mia offerta, è stata la mia soddisfazione più grande".

Ross, in silenzio, l'aveva ascoltata attentamente, rendendosi conto di aver davanti una donna combattiva, molto più terrena e molto meno sognatrice di suo figlio. Una donna che sicuramente amava il lusso ma che la vita, negli ultimi anni, aveva temprato e reso una guerriera vendicativa forse più di lui. "Quindi, in un certo senso, avevo ragione io! Lo avete fatto per la bambina".

Lei scosse la testa. "L'ho fatto per vendetta, UNICAMENTE per vendetta".

Ross si risedette alla scrivania. "Non prendiamoci in giro, mia lady! Comprendo e condivido le motivazioni che vi hanno spinta a comprare delle azioni il cui prezzo, per ognuno di noi della Cornovaglia, era proibitivo. Ma se non fosse stato per Eleanor, non vi sarebbe importato nulla di quello che George diceva di me e mia moglie a Londra, giusto?".

"Giusto"- ammise lei. Dorothy prese il plico di azioni, spingendoli nelle sue mani. "Signor Poldark, volete sapere la verità, la VERA verità?".

"Certo".

Lei sorrise, stavolta dolcemente. "Non mi piaceva vostra moglie, all'inizio. La tolleravo perché Hugh desiderava averla vicina ma io, a differenza di mio figlio, avevo capito che lei era incinta e che questo avrebbe potuto rappresentare un problema. Avrei voluto che interrompesse la gravidanza, le offrì dei soldi per comprare il suo silenzio ma lei li rifiutò, promettendomi che non avrebbe tradito la memoria di mio figlio. Mantenne la promessa, sparì dalle nostre vite e da sola si prese la responsabilità della bambina. E così iniziai ad ammirarla e a capire perché Hugh ne era così innamorato. Era coraggiosa, affascinante e selvaggia ma matura, sapeva prendersi le sue responsabilità e soprattutto, senza ascoltare nessuno, ha messo al mondo quella bambina che è tutto quello che resta di mio figlio. Non la ringrazierò mai abbastanza per questo e ammirerò per sempre la grande dignità che ha dimostrato fin dall'inizio".

Ross la bloccò. Faceva male sentirla parlare di Hugh e di Ellie, faceva male sentirla dire che quella bambina era... era... "Eleanor è mia figlia! Mi spiace darvi questo dispiacere ma Hugh non ne è mai stato padre né mai lo sarà".

Lo disse seccamente, facendola sussultare. "Signor Poldark, so benissimo che è vostra e che non ho alcun diritto su di lei. Ma niente, nemmeno voi potrà impedirmi di pensare, ovunque io sia, che nel mondo c'è una mia nipotina che cresce felice con una famiglia meravigliosa che la ama. Questo è per me motivo di gioia, dopo la morte di mio figlio. La mia consolazione... E devo ringraziare vostra moglie per questo! Non interferirò mai nelle vostre vite, voglio solo che abbiate queste quote della miniera che ho comprato e che la facciate fruttare talmente bene da far venire una gastrite cronica a Warleggan. Solo questo. Vostra moglie rifiutò il mio denaro e di voi si dice che siate altrettanto ostinatamente orgoglioso e quindi sapevo che donarvi le quarantamila sterline per partecipare all'asta sarebbe stato un errore. Non vi do denaro, quindi, vi do una miniera! E la miniera è il vostro mondo! Accettela come un dono e date una speranza di vita a quei minatori... Trovare vendetta facendo del bene, in fondo, non è una cosa caritatevole?".

Ross, a quell'affermazione, rise. In effetti era furba e sapeva cosa dire e come dirlo... "Credo che nostro Signore avrebbe qualcosa da ridire...".

"A suo tempo, ne discuterò anche con lui".

Ross annuì, osservando i fogli sulla sua scrivania. Era tentato, dannatamente tentato di accettare ma aveva paura. E se quelle azioni avessero dato vita a una sorta di pretesa della donna su Ellie? Dorothy cominciava a piacergli ma non avrebbe mai barattato la sua bambina, per nulla al mondo... "Signora, io non potrò restituirvi questi soldi. Sono troppi".

"Non li rivoglio indietro. Voglio che gestiate solo la miniera per mio conto".

"Questo però mi porrebbe in una situazione di debito verso di voi".

Dorothy guardò fuori dalla finestra e i suoi occhi si persero nell'azzurro del cielo sereno. "Queste risate infantili che si sentono, sono dei vostri bambini?".

"Sì, stanno giocando nella stalla. Abbiamo quattro bambini e questa casa non è mai silenziosa".

La donna sorrise dolcemente. "Beh, è una casa allegra e felice. L'ideale per crescere". Si appoggiò alla spalliera della sedia, sistemandosi con la mano una piega del vestito. "Sapete, io una volta l'ho vista Eleanor".

Ross parve esserne sorpreso. "Quando?".

Lei lo guardò negli occhi. "Aveva poche settimane di vita e la curiosità mi spinse ad andare in quel bosco di Illugan, a cavallo. Lì vidi Demelza, con la bambina. La teneva avvolta in una fascia, era talmente piccola ed indifesa... E bellissima e perfetta! Temevo che Demelza, dopo il modo in cui mi ero comportata con lei, si rifiutasse di farmela vedere ma invece lei mi permise di avvicinarmi, chiedendomi se volessi tenerla in braccio. Non ho mai dimenticato quel gesto e non l'ho mai ringraziata per averlo compiuto. Voi dite che se accettate quelle azioni, sareste in debito con me? Signor Poldark, sono io ad essere in debito con voi... Avete dato una casa e una famiglia ad Eleanor, amore, dei fratellini con cui crescere e giocare e voi... Voi l'avete accettata nel vostro cuore e nella vostra vita e io so, sono sicura che non esista al mondo un padre migliore di voi, per lei. Hugh non avrebbe mai potuto esserlo, non ne sarebbe stato capace. Voi sì e quindi, se permettete, quarantamila sterline non hanno alcun valore per me, se rapportate al valore della felicità di Eleanor".

Ross, colpito dalla profondità e dalla sincerità di quelle parole, sorrise mettendo da parte ogni preoccupazione. Ora, finalmente, non si sentiva più in pericolo dall'arrivo di quella donna e si sentiva certo delle sue buone intenzioni. "Una gastrite cronica a George Warleggan, dite?".

Lei fece un sorriso furbo. "Non sarebbe divertente?".

"Assolutamente" – le rispose, rendendosi conto di quanto fosse diversa da suo figlio.

In quel momento la porta si aprì e comparve Demelza con in braccio Bella. "Ross, Prudie mi ha detto che abbiamo osp...". La donna si bloccò, spalancando gli occhi. "Dorothy" – sussurrò, con un filo di voce, osservando Ross in cerca di risposte.

Dorothy annuì. "E' molto che non ci vediamo, signora Poldark. Vi faccio le congratulazioni per la nuova arrivata" – disse, indicando Bella.

Ross si mise fra le due per affrettarsi a dare una spiegazione a sua moglie che, attonita e timorosa, guardava la loro ospite. "Ora ti spiego tutto, non devi preoccuparti".

Dorothy si avvicinò. "Non sono quì con cattive intenzioni, sono venuta solo per parlare di affari" – disse, sbirciando la bambina che, perfettamente sveglia, muoveva le gambette. "E' bellissima. Somiglia a suo padre!".

Ross guardò la piccolina di casa con un moto di orgoglio. Aveva una massa bella folta di capelli neri, i suoi stessi occhi grigi ed era bellissima. Adorava mangiare, era curiosa e vispa, aveva un carattere meraviglioso ed era sempre col sorriso sulle labbra e piangeva raramente anche se, quando lo faceva, strillava talmente forte da far tremare le pareti di Nampara. "Vi presento Isabella-Rose, la nostra ultima arrivata".

"Sono felice per voi" – disse la donna che, più di tutti, sapeva quali tribulazioni avessero affrontato loro due a causa di Hugh.

Demelza, come fece tre anni prima con Ellie, si avvicinò per fargliela toccare. "E' stata una benedizione per noi, questa bambina. La amiamo, i suoi fratelli la torturano un pò ma in fondo la adorano".

Ross le mise la mano sulle spalle, attirandola a se. E poi, con poche e semplici parole, le spiegò il motivo della visita di Dorothy.

Al termine del suo racconto, Demelza sbiancò. "Giuda, quarantamila sterline!? Avete speso tutto quel denaro per...".

Dorothy scrollò le spalle. "A volte, al gioco, perdo di più... Non ditelo a mio fratello però, se lo vedete...".

Ross e Demelza si guardarono negli occhi, increduli di sentirla dire con tanta leggerezza una cosa simile. Demelza deglutì, sfiorando il braccio del marito. "Che fai, accetti?".

Ross ci pensò su un attimo, sciogliendo le ultime riserve. "Tu che faresti?".

Demelza guardò Dorothy, poi sorrise. Era ora di dare fiducia a quella donna... "Io accetterei, c'è troppo in gioco. Non per George o per vendetta ma perché aiuteresti tante persone facendo una cosa che ti piace e in cui sei bravo. Però...".

"Però cosa?" - chiese Dorothy.

Demelza la guardò. "Però vorrei che foste voi la proprietaria della miniera, a tutti gli effetti. E Ross si dovrà impegnare a tenervi informata e a discutere con voi dell'andamento della miniera. Dovreste occuparvene, per quel che riuscite. Parlo per me ma conosco mio marito e so che è d'accordo con me su questo! Non vogliamo che la miniera ci venga regalata, accetteremo solo se voi ci considererete soci. Ross ci metterà passione ed esperienza, voi il denaro. Siete d'accordo?".

Ross guardò sua moglie con ammirazione. La proposta che aveva fatto era la più giusta e ragionevole per tutti. "E allora?".

Dorothy annuì. "Mi annoierò da morire a sentir parlare di sassi e dubito che vi potrò essere utile ma va bene, sono d'accordo". Si avvicinò alla porta, sfiorando l'uscio. "Ci incontreremo quando sarò quì in Cornovaglia e mi scriverete quando sarò a Londra".

Demelza le sbarrò la strada, impedendole di uscire. "Andate già via? Perché non vi fermate a prendere un té e a mangiare una fetta di torta?".

Ross rimase un pò interdetto da quella proposta ma poi decise che Demelza aveva ragione. Eleanor era sua figlia e niente avrebbe cambiato questo stato di cose e quindi non doveva temere che Dorothy la vedesse. "Mia moglie ha ragione, fermatevi un attimo ancora. L'unica cosa che vi chiedo è di trattare i miei figli tutti allo stesso modo. So che per voi Eleanor è speciale ma se saremo soci, vorrei che foste imparziale quando i miei figli saranno presenti. Eleanor cresce con loro, si sentono un'unica cosa e fare preferenze finirebbe solo per farla sentire diversa".

Dorothy, sopresa da quella proposta, tremò lievemente. "Non vedo Eleanor da quando era neonata".

Un chiasso che proveniva dal salotto, fece interromere bruscamente la conversazione. I tre bambini spalancarono la porta della biblioteca ed entrarono di corsa, attaccandosi alle gambe dei genitori.

Dorothy spalancò gli occhi e Demelza e Ross si misero le mani nei capelli. I loro tre figli, sudati, spettinati, con la paglia fra i capelli e i vestiti sporchi, sembravano usciti da una miniera.

Dorothy osservò la piccola Eleanor e Ross la vide tremare dall'emozione, sebbene fu capace di non darlo a vedere. La bimba aveva le guance arrossate, nei suoi boccoli biondi c'erano infinite pagliuzze di paglia e il suo vestitino azzurro era chiazzato di terra. Si inginocchiò davanti a lei, prendendola in braccio. "Sei la bimba che compie gli anni più sporca della terra" – esclamò, mentre Demelza rideva nel vedere i suoi figli conciati a quel modo.

Dorothy intervenne, osservando i bambini. "Direi che quì abbiamo tre piccoli bimbi che sembrano essersi divertiti molto".

Ross guardò la piccola Ellie fra le sue braccia e poi gli altri due bambini. Eleanor e Jeremy erano sporchissimi, Clowance lo era decisamente meno... "Come mai i tuoi abiti e i tuoi capelli sono quasi puliti? Non dovevate dar da mangiare tutti e tre ai vitellini?".

Sua figlia maggiore si mise le mani sui fianchi, battendo il piedino. "Ma papà, io non mi voglio sporcare e visto che a Jeremy e a Ellie piace occuparsi degli animali, sono generosa e lascio fare a loro anche il mio lavoro. Loro son contenti e io son pulita, semplice!".

Dorothy osservò Clowance con ammirazione, dimenticando per un attimo di sciogliersi alla vista di Ellie. "Che bambina di classe! E già con le idee chiare, sono incantata e sinceramente ammirata dalla sua innata faccia tosta".

Demelza si avvicinò a Clowance, cingendole le spalle con le braccia. "Lei è Clowance ed è la più nobile e viziata della famiglia".

"Voglio fare la principessa, da grande! Anzi, la regina" – asserì Clowance, osservando con attenzione l'eleganza della loro ospite.

Dorothy le sorrise. "La regina? Sai che io la conosco?".

Clowance spalancò gli occhi. "Davvero?" - sussurrò, col fiato corto per l'emozione.

"Sì, certo! Ho partecipato a numerosi balli nel palazzo reale".

"E com'è?".

"Chi, la regina?".

"Sì".

Dorothy le strizzò l'occhio. "Noiosa! E' più divertente stare quì a giocare coi tuoi fratelli, te lo assicuro".

Clowance le si avvicinò, guardando il suo abito e i suoi gioielli. "Ma ci sono bambini che vanno ai balli della regina?".

"Sì, a volte".

"E quanti anni bisogna avere?".

Dorothy ci pensò su. "Otto, dieci... Tu quanti ne hai?".

"Quasi sei!" - disse veloce la bambina.

Jeremy la contraddisse, ridacchiando. "Non è vero, ne ha solo cinque".

Clowance, imbronciata, gli fece la linguaccia. "Cinque anni e quattro mesi, vero mamma? Vero che cinque anni e quattro mesi son quasi sei?".

Ross decise che era ora di mettere fine a quella disputa. Mise a terra Ellie e chiamò a se gli altri bambini. "Avanti, basta! Correte da Prudie e ditele di farvi un bagno e darvi abiti puliti o non solo non sarete mai ammessi al cospetto della regina, ma nemmeno alla nostra tavola per mangiare la torta di compleanno. La nostra ospite starà pensando che siete dei selvaggi".

Ellie si aggrappò alla sua gamba mentre Dorothy riprendeva a guardarla. "Papà?".

"Sì?".

"Andiamo al mare a fare il bagno?".

Ross rise davanti a quella domanda che nascondeva una notevole faccia tosta. "No, nella vasca da bagno! Avanti, correte tutti e tre a lavarvi".

Clowance osservò Dorothy e, desiderosa di fare buona impressione su di lei, ubbidì subito. "Io per prima".

"No, io!" - ribatté Jeremy cercando di spingerla da parte, imitato da Ellie che rideva.

I tre bambini, spingendosi, scomparvero alla loro vista e Dorothy sorrise dolcemente. "C'è molta allegria in questa casa. Gioia! Come dicevo prima, sono io ad essere in debito con voi...". Guardò Demelza, con gli occhi lucidi. "Lei è bellissima, perfetta come l'ho sempre immaginata. E felice... Si vede che è una bambina tanto amata da tutti voi. Io l'avrei riempita di vizi e merletti ma non avrei mai potuto darle ciò che ha quì. E nemmeno Hugh...".

Demelza rispose al sorriso. "E' una brava bambina, ha un animo gentile e ama tutti gli animali eccetto i cavalli, di cui ha paura".

Ross si appoggiò alla scrivania, pensieroso. "L'unico suo difetto è che non ama troppo dormire, la notte".

Dorothy rise, a quelle parole. "Come Hugh... Anche lui, da piccolo, aveva problemi col sonno".

Ross la fissò, desideroso di controbattere a quella divagazione su QUEL nome che non voleva sentire, in maniera sibillina. "Come dice mia moglie, Ellie è piena di pregi, presi tutti da sua madre. Ma come tutti gli esseri umani ha dei difetti e ora sappiamo da chi li ha ereditati".

"ROSS!" - lo fulminò Demelza.

Ross fece un sorriso falso e amabile e Dorothy fece altrettanto. Non se l'era presa ma, al contrario, ne sembrava divertita. In un certo senso erano pungenti alla stessa maniera...

Dorothy sospirò, piegando fra le sue braccia la mantella. "Se davvero desiderate che resti per la merenda, vado ad avvertire il mio cocchiere di ripassare a prendermi fra un paio d'ore. Discuteremo di affari e chiacchiererò con i vostri figli. Ellie è meravigliosa ma anche gli altri due... E la piccola Clowance... Una vera perfetta lady che, se introdotta da qualcuno che se ne intende nell'alta società londinese, grazie alla sua bellezza e alla sua grazia saprà conquistare i giovanotti più ambiti della capitale, fra qualche anno".

Ross tossicchiò, non molto felice dell'idea. "Credo che dovreste andare ad avvertire il cocchiere, mia lady".

Dorothy annuì, ridendo sotto i baffi. E poi uscì, lasciando Ross e Demelza momentaneamente soli con Bella che, incuriosita, era stata buona e zitta tutto quel tempo fra le braccia di sua madre.

"Ross, non ti dispiace che le abbia proposto di rimanere per la merenda, vero?".

Lui le cinse la vita, attirandola a se e baciandola sulle labbra. "No, hai fatto bene. In fondo non ho niente da temere, Eleanor è mia per legge ed è mia figlia. Il resto non mi importa e in fondo, se ci imbarchiamo in questa avventura con la Wheal Jared, dovremo averci a che fare".

Demelza sorrise dolcemente. "Ma ci pensi? Quei duecento minatori riavranno il loro posto di lavoro e la loro vita, assieme a quella dei loro cari, è salva. E con te come capo, sicuramente vivranno un ambiente di lavoro notevolmente migliorato rispetto a quando c'era George Warleggan".

Ross si soffermò su quelle parole e sul significato che quell'impresa, grazie a Dorothy, avrebbe comportato per tanta gente. "Sai, mentre lei mi parlava delle azioni che aveva comprato, ho pensato a una cosa che mi hai detto un pò di tempo fa".

"A cosa?".

"A quando mi hai detto che nel tuo cuore hai sempre pensato che Eleanor sia nata per un motivo ben preciso e non per caso".

Demelza si accigliò. "Che c'entra la nascita di Ellie con la Wheal Jared?".

Ross le sorrise dolcemente, rendendosi conto che ora aveva tutte le risposte che a lungo aveva cercato. "Se Eleanor non fosse esistita, Elizabeth sarebbe comunque morta, George avrebbe chiuso in qualunque caso la miniera, ma Dorothy non avrebbe mai comprato quelle azioni per poi donarle a noi e tutte quelle persone sarebbero morte di fame o carestia. Nascendo, quella bambina ha donato a duecento minatori una nuova vita e una nuova opportunità. Sai, io credo che Dio a volte abbia dei fini nascosti che persegue attraverso strade tortuose e incomprensibili. Strade che ci temprano, che ci mettono alla prova, che ci fanno cadere ma che poi ci aiutano a rialzarci più forti e saggi di prima. Ellie non ha aiutato solo duecento minatori ad avere un lavoro ma ha migliorato me, mi ha reso un uomo migliore e ha arricchito la mia vita. Ha messo alla prova te e ne sei uscita più forte di prima e i nostri figli hanno una sorellina in più con cui affrontare la loro vita. Non c'è nulla da recriminare e niente di cui lamentarci, Eleanor è stata un dono e ha portato solo del bene ad ognuno di noi. E io sono orgoglioso di essere suo padre" – concluse, dando un dolce bacio a fior di labbra a sua moglie e poi un bacino sulla fronte a Bella.

Il dolore era alle spalle, così come la sensazione di essere stato tradito. Tutto aveva un fine e Demelza aveva avuto ragione per l'ennesima volta: no, Eleanor non era nata per caso e amandola e accettandola nella sua vita, aveva superato ogni prova che il destino e il cielo avevano avuto in serbo per lui e per ognuno di loro. "Ti amo Demelza Poldark".

"E io amo te, Ross Poldark". Lo prese per mano, sorridendogli. "E ora su, andiamo a recuperare i bambini dalla vasca da bagno e facciamo gli onori di casa con la nostra ospite che, se continuiamo a rimanere rintanati quì, si sentirà abbandonata".

Ross rise. E docilmente la seguì.


...


Era stata una bella giornata e il compleanno di Eleanor, festeggiato in maniera semplice coi bambini e con Dorothy e Prudie, era stato gioioso e spensierato.

Quando Dorothy se n'era andata, Ross aveva deciso di fare una passeggiata fino alla Wheal Jared e Ellie aveva insistito per andare con lui.

Il sole iniziava a tramontare e un cielo rosso fuoco accompagnava la loro camminata a ridosso delle scogliere.

"Ti piacciono i coniglietti nuovi?" - disse Ross, tenendola per mano.

"Sì. Sai papà che Timmy e Tippy hanno fatto nascere i conigliettini piccoli?".

Ross sospirò. Timmy e Tippy erano due dei conigli portati da Illugan e sfornavano un numero impressionante di cuccioli. "Di nuovo?".

"Sì, cinque! Come noi" – rispose Ellie.

Ross rise, era evidente che non sapeva ancora contare. "Voi siete in quattro, Ellie".

La bimba lo guardò, seria. "Adesso! Ma poi diventiamo cinque".

Ross sbiancò, iniziando a temere che forse c'era qualcosa che Demelza non gli aveva ancora detto... Santo cielo, non era possibile, Bella era nata solo da tre mesi! "Come mai diventate cinque?" - chiese, col terrore nel cuore.

Ellie ci pensò su. "Quando poi nella pancia di mamma cresce un altro bimbo, poi nasce e noi siamo in cinque".

Ok, niente panico, doveva soffermarsi sulla parola POI. Ellie, aveva deciso, era stata mandata dal destino e forse aveva un sesto senso che prevedeva le cose MOLTO future. Un futuro lontano, ecco... "Ma adesso non c'è nessuno nella pancia di mamma, vero?".

"No, adesso no! Ma dopo sì".

Ross sospirò, sollevato. "Ok, ma mi raccomando, non dirlo alla mamma! Sarà il nostro segreto o mi ritroverò a dormire in cantina".

Ellie fece per replicare ma Ross si fermò improvvisamente, ammirando ciò che il suo sguardo aveva incontrato. Erano arrivati! Prese in braccio Ellie e, orgoglioso, gli mostro la Wheal Jared che, a pochi metri da loro, era pronta a riprendere vita. "Guarda tesoro, quella è la nostra nuova miniera".

Ellie, stupita, fissò l'ingresso. "Grande".

"Molto grande" – le rispose, sedendosi su un grosso masso e mettendosela sulle ginocchia. La guardò, era incantevole. Demelza le aveva messo un abitino rosa e un nastro del medesimo colore fra i capelli e i suoi lunghi boccoli biondi ora si muovevano nella brezza della sera, mentre il sole del tramonto donava loro tonalità color pastello. "La vuoi sentire una storia?".

"Sì".

Ross la baciò sulla nuca. "C'erano una volta due contadini, un uomo e una donna, che avevano molti figli, pochi soldi e tanti problemi. Vivevano in un posto povero dove vivevano solo persone povere, litigavano sempre e non riuscivano a parlarsi e a capirsi, a causa dei loro problemi. Anche se si volevano bene, erano sempre arrabbiati e tristi, distanti... Un giorno, nel bosco, trovarono una neonata piccola piccola che non sapevano da dove venisse e siccome non potevano lasciarla lì da sola, decisero di portarla a casa. Era incredibile e non capivano il perché una bambina sola fosse nel bosco. Non erano felici di averla trovata, erano troppo poveri e avevano troppi problemi e una bambina in più da sfamare era un grosso guaio.

Litigarono tanto a causa di questo e di tante altre cose ma però, siccome avevano il cuore d'oro, si presero comunque cura della bambina che crebbe assieme ai loro altri figli. Tanto che, alla fine, era una diventata anche lei la loro bambina.

E un giorno, la loro bontà venne premiata. Alla loro povera porta bussò una fata che gli disse che la bambina che avevano trovato era magica, che arrivava dal mondo delle fate e che, visto che l'avevano amata e se ne erano presi cura, sarebbero stati ricompensati. I due contadini furono sommersi da monete d'oro, talmente tante da non riuscire a contarle. E capirono così che quella bimba non era arrivata per caso ma cercava proprio loro per metterli alla prova ed aiutarli. Divennero ricchi e regalarono il denaro in più ai loro vicini che, così, poterono vivere una vita serena. Tutto grazie a una bambina che non era arrivata per caso e che aveva insegnato loro che l'amore, quando è sincero, vince su tutto. Smisero di litigare, smisero di avere problemi e vissero per sempre felici e contenti tutti quanti".

Ellie lo aveva ascoltato in silenzio, muovendo le gambette nell'aria. "E la bambina?" - chiese.

Ross le sorrise, stringendola fra le sue braccia e baciandola sulla fronte. "Beh, la bambina trovò nei contadini una vera mamma e un vero papà. E, circondata dall'amore della sua famiglia e da tanti fratelli, visse per sempre felice e amata".



  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Poldark / Vai alla pagina dell'autore: lady lina 77