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Autore: sakichan24    26/04/2018    0 recensioni
Takumi e Corrin sembrano la coppia perfetta: nonostante l'inizio del loro rapporto sia stato parecchio burrascoso, ora si amano più di qualunque altra cosa. Ma non tutti i momenti più belli sono destinati a durare a lungo.
Genere: Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Avatar/Kamui (F), Takumi
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Takumi si asciugò per l’ennesima volta gli occhi bagnati di lacrime e guardò l’orologio: le dieci e mezza. Fuori era buio.
Volgeva al termine un’altra giornata; una giornata senza di lei.
L’arciere si alzò dal letto troppo grande per accogliere una persona sola - vi era rimasto sdraiato forse per ore - e si diresse verso il bagno, tirando su col naso. Aveva bisogno di immergersi nell’acqua calda per pensare a quello che era.
A quello che erano.
Iniziò a riempire la vasca d’acqua e si spogliò, lasciando i vestiti per terra con noncuranza. Quando la vasca fu abbastanza piena, vi entrò, mettendosi semisdraiato.
Senza quasi che se ne rendesse conto, la sua mente fu invasa dai ricordi.
Si ricordò di quando la guerra tra Nohr e Hoshido ebbe inizio. Corrin aveva dovuto decidere da che parte schierarsi, e aveva scelto l’Hoshido.
Per Takumi era stato molto difficile accettarla: la considerava assassina della regina Mikoto e non voleva avere nulla a che fare con lei.
Po rivide se stesso insegnare a Corrin a tendere un arco e a scoccare una freccia senza farsi male, il loro rapporto che da freddo e distanziato diveniva sempre più caldo e amichevole.
Fino a quel bacio.
Dopo un allenamento assieme, Corrin gli si era avvicinata con un mezzo sorriso.
- Complimenti, Takumi. Facevo molta fatica a starti dietro, davvero! Sei un degno principe dell’Hoshido, sono sicura che saprai difendere la tua terra nel modo migliore.
All’inizio era rimasto interdetto. Non si aspettava dei complimenti così all’improvviso da lei. Sì, era molto gentile con tutti, ma non usava complimentarsi in quel modo. Perlomeno, non con lui.
- Takumi? Oh, scusa se ti ho infastidito...
La giovane principessa abbassò lo sguardo e fece per andarsene. Il principe hoshidese tornò di botto coi piedi per terra e le tirò un braccio prima che potesse allontanarsi.
- Ehi, aspetta! No, non mi hai infastidito... Anzi, mi fa piacere che tu pensi questo di me. Davvero.
Corrin alzò la testa, le guance leggermente rosse.
Dio, com’era bella.
Era da tempo che Takumi si era reso conto di provare una certa attrazione per quella ragazza, e la lettera dell’ormai defunta regina Mikoto gli aveva tolto ogni dubbio su cosa fare. Doveva solo aspettare il momento giusto per dirglielo.
- Sai, Corrin, io... Uh… Avrei una cosa da dirti.
- Cosa? Devo preoccuparmi?
- Oh, no, niente di grave, davvero... È che sai, ormai passiamo molto tempo insieme e... Ascolta, lo so che alle tue orecchie potrebbe sembrare sbagliato, ma io... Cioè, ho avuto i miei dubbi, eh, ma la regina Mikoto mi aveva lasciato una lettera e...
No, così non andava bene. Stava solo facendo la figura del cretino. Ammutolì e cominciò a dondolare da un piede all’altro, cercando di trovare qualcosa da dire che non suonasse infinitamente stupido.
- Takumi? Ti senti bene?
Corrin fissava perplessa il volto del suo fratellastro. Aveva una mezza idea di quello che gli passasse per la testa, ma un lato di lei lo considerava impossibile. Takumi non poteva, non doveva essersi innamorato di lei. Erano fratelli, non doveva essere.
- Io...
In quel momento l’arciere capì che a parole avrebbe solo fatto di peggio. Decise che si sarebbe lanciato, ci avrebbe provato in maniera diretta. Prese velocemente Corrin per i fianchi, l’attirò a sé e premette le labbra sulle sue.
La ragazza fu colta di sorpresa. Un lato di lei voleva rispondere a quel bacio, abbandonarsi tra le braccia di Takumi e non pensare più a nulla, ma la sua parte razionale le diceva che quanto stava accadendo non andava assolutamente bene. Comunque, non fece nulla per liberarsi dalla presa di Takumi.
Quando si separarono, Corrin aveva l’aria molto confusa e spaesata e faceva passare lo sguardo dagli occhi del principe a terra.
- Takumi, noi... Non dovremmo... Non possiamo... Non è...
- Sta’ tranquilla, - la interruppe, abbracciandola, - ti spiegherò tutto. La regina Mikoto mi aveva lasciato una lettera prima di morire, dicendomi di leggerla in caso avessi avuto dubbi sulla donna che avrei amato. Insomma, lei lo sapeva... Nella lettera c’è scritto che tuo padre non è re Sumeragi, ma che sei nata prima che si incontrassero. Quindi... noi possiamo.
Ormai erano sposati da tre anni. Per Takumi erano stati anni meravigliosi: era felice di poter stare accanto alla donna che amava, di sentirsi finalmente abbastanza per qualcuno. E amare era così facile e così bello... Era sicuro di non essere mai stato così bene nella sua vita. Lui e Corrin facevano progetti, parlavano dei loro futuri figli, si sbizzarrivano a cercare nomi.
Ma quella felicità non era destinata a durare.
Dopo la fine della guerra, Corrin cominciò a comportarsi in modo strano. Divenne via via sempre più fredda, chiusa e sfuggente. Takumi immaginava che per lei aver dovuto uccidere Xander non era stato facile. Non erano fratelli di sangue, ma avevano passato insieme gran parte della loro vita. Questo il principe dell’Hoshido lo capiva, e aveva cercato di starle vicino più che poteva, facendola sentire meno sola possibile. Ogni tanto cercava di intavolare una conversazione, di capire come potesse aiutarla a star bene, ma sembrava che lei non volesse parlare.
E poi cominciò a sparire.
Si allontanava dal castello anche per diverse ore al giorno, senza dire a nessuno dove andasse e cosa facesse.
Il principe hoshidese si sentiva tradito. Cosa avesse fatto per meritare quel trattamento, non lo sapeva. Corrin era così cambiata da quando l’aveva conosciuta e non si spiegava cosa le fosse successo. O meglio, in parte sì, ma gli rimanevano troppi dubbi. Lui le era stato vicino, anche prima della fine della guerra le aveva fatto capire che avrebbe supportato qualunque sua scelta. Non aveva voluto costringerla a fare nulla.
Più volte Takumi aveva fatto alcune domande per capire cosa stesse succedendo e come aiutarla, ma aveva ottenuto solo risposte vaghe e inconcludenti. Tuttavia, non si voleva dare per vinto: Corrin aveva dato un senso alla sua vita, era ora che lui facesse lo stesso per lei. Non l’avrebbe lasciata andare così facilmente.
Poi cominciarono a litigare.
Gli altri membri della famiglia reale hoshidese avevano cercato spesso di aiutarli, di riappacificarli, di scoprire cosa stesse accadendo in quella coppia che una volta era così armoniosa. Ma non ci riuscirono.
Andò avanti così per qualche mese, a litigate.
Finché, un giorno, Corrin si allontanò dal castello. Non tornò. Aveva lasciato solo un bigliettino sul letto che condivideva con Takumi scrivendo “Mi dispiace, è per il nostro bene. Non mi cercare. Addio.”
Nient’altro.
Per Takumi era stato il colpo di grazia: era rimasto chiuso per quasi una settimana nelle sue stanze da solo a piangere, permetteva solo ad Oboro e Hinata di portargli da mangiare. Poi aveva cominciato ad uscire, a cercarla dove riusciva, a chiamare il suo nome tra le lacrime.
Si era rialzato, piano piano, aveva cercato di lasciarsi tutto alle spalle. Aveva ripreso ad allenarsi col suo Fujin Yumi e ad uscire regolarmente.
Aveva ripreso a stare bene.
Ma capitava, soprattutto la sera quando era solo, che una miriade di ricordi e pensieri gli affollavano la mente e scoppiava a piangere come un bambino spaventato. I suoi incubi non avevano smesso di torturarlo, anzi, sembravano ancora più terribili da quando lei non c’era più.
Ogni tanto usciva ancora a cercarla, era anche andato in Nohr a cercare sue notizie. Ma né Leo né Camilla sapevano nulla.
Ancora immerso nell’acqua, Takumi emise un singhiozzo soffocato e alzò gli occhi verso il soffitto.
- Corrin, ti prego... Torna...
   
 
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