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Autore: mystery_koopa    27/04/2018    9 recensioni
1939
Lawrence Wargrave era sicuro di aver attuato il suo piano alla perfezione ma, incredibilmente, una degli ospiti di Nigger Island sopravvisse alla sua trappola. Emily Brent, ossessionata dal proprio passato e dal "fantasma" di Beatrice Taylor, avrebbe cambiato il futuro di quella macabra storia.
Dal testo:
"Emily si sentiva inviata da Dio, scelta per liberare il mondo dall’anima di quel demonio: era sopravvissuta a un avvelenamento e ora doveva finire l’opera che aveva iniziato quella sera di maggio, quando il corpo ormai inanimato della ragazza si era lasciato cadere nelle gelide acque di un fiume".
✠ Settima classificata al contest "Scegli il tuo Premio!" indetto da Setsy sul Forum di EFP e vincitrice del premio "There's No Business Like Show Businnes" per il miglior IC tratto da una pièce teatrale.
✠ Terza classificata al contest "Zodiac Game" indetto da Emanuela.Emy79 sul Forum di EFP.
✠ Seconda classificata al contest "Cuore d'Ombra - II Edizione" indetto da Laodamia94 sul Forum di EFP.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il lieve ma costante ronzio di un’ape riempiva tutto lo spazio della stanza. La donna, sdraiata sul letto, riaprì faticosamente gli occhi: non riusciva quasi a muoversi, bloccata da una sensazione mai sentita prima, un fortissimo intorpidimento di ogni parte del corpo che la costringeva a letto come un invisibile legame. Così come il suo corpo era immobilizzato, la sua mente era annebbiata; Emily Brent si guardò intorno, spaesata, cercando di capire dove si trovasse: alla sua destra, al centro della parete bianca, campeggiava un’ampia finestra, coperta da una tendina scarlatta mentre, alla sua sinistra, una fragile lampada a stelo illuminava la stanza, insieme al chiarore della luna. Era convinta di essere già stata in quella stanza e di aver dormito su quel letto, ma non riusciva a ricordare né come né quando ciò fosse accaduto; poi guardò davanti a sé: sopra a un grande caminetto, ora spento, era incorniciato un foglio, quel foglio, l’elemento che le fece ricordare tutto. Sforzando la vista, iniziò infatti a leggere quelle inquietanti parole, che negli ultimi giorni erano risuonate più e più volte nella sua mente:
 
“Dieci piccoli negretti se ne andarono a mangiar:
uno fece indigestione, solo nove ne restar.
[…]
Sei poveri negretti giocan con un alvear:
da una vespa uno fu punto, solo cinque ne restar.”
 

Emily Brent, rileggendo quel testo, si ritrovò proiettata nella macabra situazione che vi era descritta: ricordava perfettamente il momento in cui quel giudice, Wargrave, le aveva penetrato la pelle del collo con una siringa, mentre riposava sulla poltrona del salotto di quella sperduta villa a picco sul mare. Poi non aveva percepito più nulla, finché l’insistente ronzio di un’ape, un chiaro riferimento a quella canzonetta, non l’aveva risvegliata. Doveva essere stata trasportata nella sua camera, come era stato fatto con tutti gli altri naufraghi che gli occupanti della casa avevano ritenuto morti. Ci pensava, ci ripensava, ma non ci poteva credere: non poteva davvero credere che il colpevole di tutto ciò fosse il giudice, uomo probo e giusto, dedito alla legge e ligio al dovere… ma la signorina Brent, in fondo al suo cuore, sapeva che non era Wargrave, l’assassino; quel corpo non apparteneva più al giudice: l’aveva preso Lei. Sì, era Lei, era tornata: Beatrice Taylor era entrata nel corpo di quell’uomo sciagurato, cercando vendetta. Ma quale vendetta? Come poteva voler vendicarsi quando era lei, la peccatrice?

Ricordava perfettamente quando Beatrice era venuta da lei, con il volto sfigurato dal pianto: l’aveva implorata in ginocchio e aveva cercato da lei il perdono, l’aiuto, la comprensione. Per Emily, però, tutto ciò era imperdonabile: rimanere incinta a diciotto anni, senza avere un marito… la morte era tutto ciò che meritava, non poteva compromettere la propria reputazione per salvarla. Aveva fatto solamente quello che sua madre le avrebbe detto di fare, quello che per una donna del suo livello sarebbe dovuto essere scontato: aveva solamente applicato quella regola che le veniva ripetuta ogni volta da bambina, dopo la Messa domenicale: “Non dovresti fare a pezzi te stessa per mantenere interi gli altri, Emily. Devi ricordartelo, sempre…”
Ora però la signorina Brent sapeva che avrebbe dovuto reagire, che avrebbe dovuto fermare Beatrice e la sua anima dannata. Quella sciagurata sarebbe dovuta giungere nei gironi infernali e sarebbe dovuta rimanerci per sempre, in quanto i suoi gravissimi peccati sarebbero stati impossibili da espiare. Emily si sentiva inviata da Dio, scelta per liberare il mondo dall’anima di quel demonio: era sopravvissuta a un avvelenamento ed era giunta l'ora di finire l’opera che aveva iniziato in quella sera di maggio, quando il corpo ormai quasi inanimato della ragazza si era lasciato cadere nelle gelide acque di un fiume.

Emily si alzò di scatto dal letto, spinta da un fervore che non aveva mai provato in vita sua: con il favore della notte scese in cucina, prese un coltello e, risalendo le scale, si presentò sulla soglia della camera del giudice. All’interno Wargrave dormiva un sonno profondo, che sarebbe durato per l’eternità: lo colpì violentemente alla gola con la punta della lama, facendo sgorgare enormi quantità di sangue sulle lenzuola; la sua missione davanti a Dio era finalmente compiuta. Un urlo agghiacciante proveniente dal corridoio la riportò alla realtà, distogliendola da quell’incantesimo che l’aveva animata fino a quel momento; Vera Claythorne, Edward Armstrong, Philip Lombard e William Blore si precipitarono nella stanza, trovando dinnanzi a loro l’orrendo. “Ormai non ha più scampo, signora Owen”, esclamò l’agente, estraendo la pistola dalla tasca, “il suo folle piano è giunto alla fine!”
Il rumore di uno sparo ruppe la tensione che aveva solidificato l’aria e uno sbuffo di fumo uscì dalla canna della piccola Mauser. Emily Brent, travolta dal proiettile, morì all’istante: la sua vita era giunta al termine per colpa di quelle quattro persone, ignare del fatto che sarebbero sopravvissute all’isola solamente per merito suo. Ma il Signore sapeva tutta la verità, e a lei importava solamente quello.
  
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