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Autore: Shireith    27/04/2018    1 recensioni
È poi di buona compagnia, Chat Noir: Marinette trova le sue visite occasionali sempre più piacevoli, perché esse sono contrario di solitudine e sinonimo di spensieratezza e allegria.
{Marinette/Chat Noir (accenni Ladybug/Chat Noir) // post Glaciator}
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Anche i suoi occhi parlano di lei



 Una fresca brezza primaverile striscia serpentina tra le vie della capitale francese, insinuandosi furtiva in ogni dove – lo spiraglio di un muro, i varchi tra le colonne di una balaustra: è silente, non fa rumore, ma la sua presenza è portata all’attenzione dalle carezze delicate che distribuisce sui volti delle persone lungo il suo cammino. Chat Noir accoglie con gradimento quel piacevole fenomeno, lasciando che l’alitare del vento gli sfiori i lineamenti gentili mentre gli scompiglia i ciuffi color grano.
 Marinette ha i capelli raccolti in due codini bassi, ma avverte anch’ella molteplici soffi d’aria carezzarle il volto mentre alcuni ciuffi neri che le ricadono ribelli sulla fronte ne seguono l’andatura imprecisa. E mentre è intenta ad ascoltare i racconti di Chat Noir, pensa che non ci sia serata di primavera più bella. Non le importa che il giovane di cui non conosce l’identità narri di storie che lei, al sicuro dietro una maschera che le dona anonimato, ha già vissuto in prima persona, perché esse si avviluppano con forza attorno alla lingua di Chat Noir e da essa se ne distaccano con incanto, perdendosi nell’aria mentre rapiscono l’attenzione di Marinette con il proprio fascino. È come un cantastorie, Chat Noir – un oratore dalle distinte capacità predicatorie, che cattura chiunque sia all’ascolto in una morsa di parole da cui non si vuole più uscire. Così Marinette si sente mentre si perde tra le sue storie, interessandosi al suo punto di vista, ridendo alle sue spiritosaggini.
 È poi di buona compagnia, Chat Noir: Marinette trova le sue visite occasionali sempre più piacevoli, perché esse sono contrario di solitudine e sinonimo di spensieratezza e allegria.
 Ora Chat Noir s’addentra in un territorio nuovo, finora a Marinette – non Ladybug – inesplorato. Racconta della sua collega, e alla bocca s’uniscono anche gli occhi: non parlano, quelli, ma è quasi come se lo facessero, perché una scintilla che prima non c’era guizza nel suo sguardo e quelli paiono come accendersi di luce nuova – sono intensi, passionali. Il cuore di Marinette, adesso, duole un po’, perché la ragazza sa di essere la causa delle speranze amorose andate in frantumi del giovane. E a fare più male è forse il fatto che Chat Noir non ne veda nemmeno l’ombra, di quella colpa: l’eroe parla di lei come la bella musa di tutte le sue storie, un nucleo attorno al quale orbita ogni singola vicenda che concerne la loro vita da supereroi. Così Marinette, ogni volta, riscopre in lui una genuina ammirazione nei confronti di una giovane ragazza che, senza una maschera a incorniciarle gli occhi dal colore dell’oceano, lui nemmeno conosce. Ma un nome e un volto non identificano la persona cui appartengono, dunque Chat Noir non si pone remore e racconta della giovane che gli ha rubato il cuore.
 Si sente sporca, Marinette, mentre gioca con lui il ruolo del carnefice fintamente benevolo che, nascosto da una maschera di finti sorrisi, medita come farsi beffa della sua inconsapevole vittima. Lei però gli vuole bene, e voler bene significa anche rinunciare ai propri egoismi in favore di coloro cui si decide di rivolgere il proprio affetto.
 Non è forse degno della verità che le sue labbra hanno da sempre taciuto, Chat Noir?
   
 
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