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Autore: Dihanabi    29/04/2018    2 recensioni
[BokuAka che potete vedere come brotp o ship a vostro piacere]
Tu esisti nei luoghi più impensati come il giallo di un fiore intravisto per un attimo, dal finestrino del treno, in un prato di di dicembre.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Shonen-ai | Personaggi: Keiji Akaashi, Koutaro Bokuto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Petali Gialli


 

Avverte il calore delle dita di Bokuto strette sul suo polso, che lo spingono leggermente in avanti, verso di lui, per tentare di compiere qualche passo sperimentale.

Vi è una benda scura legata intorno al capo di Akaashi, e qualche ciocca corvina la sovrasta morbida. Attraverso le maglie del tessuto riesce a scorgere soltanto qualche sprazzo di luce.

Akaashi sembra timoroso e incerto, così Bokuto lascia scendere le proprie dita fino a legarle alle sue e gli si avvicina lentamente. Seppur non vedendolo, Akaashi può percepire la sua presenza a pochi centimetri da lui. Sente la sua colonia, il suo respiro calmo.

"Fidati di me, Akaashi." e si può sentire, quel sorriso, nella sua voce.

È un'espressione apparentemente indecifrabile, quella del moro, ma che Bokuto conosce fin troppo bene. Vorrebbe dirgli "No che non mi fido." ma allo stesso tempo "Certo, l'ho sempre fatto." sia nel campo da pallavolo che fuori.

Akaashi, infondo, non si era mai stancato di quel bambinone troppo energico.

I passi sono ancora incerti, ma sembra non volersi tirare indietro.

Percorrono una strada in salita, lontano dal vociare chiassoso.

Akaashi pensa di sapere dove sono diretti, ma non proferisce parola.

Sembrano essere arrivati quando Bokuto si ferma con un sospiro eccitato e quasi ansioso.

"Posso toglierla, ora?" domanda Akaashi riuscendo a non far trasparire la curiosità nel suo tono.

"NO!" risponde in fretta Bokuto, forse troppo in fretta e troppo forte, tanto da far sobbalzare Akaashi.

"Scusa." borbotta il capitano, notando la reazione dell'altro "Aspetta solo un altro attimo." sussurra.

Akaashi si perde per quel lasso di tempo nella sensazione del vento che gli accarezza il capo e sposta piano le sue ciocche corte, il calore del sole che gli scalda la pelle pallida, rendendola luminosa, e dei rumori incerti provenienti da Bokuto, curioso di sapere cosa il suo capitano stia facendo.

"Ok... Ooook." sente borbottare Bokuto tra se e se.

Poi Akaashi sente qualcosa posarsi sul viso e artigliarsi dietro le sue orecchie. Il ragazzo si sposta indietro e le mani si posano sul nodo della benda . "Aspetta che io l'abbia sfilata completamente prima di aprire gli occhi, neh, Akaashi?". Il ragazzo risponde solo con un mugugno, in assenso.

Bokuto scioglie il nodo lentamente e fa scivolare piano il tessuto dal suo viso.

Quando Akaashi batte ripetutamente le palpebre non è in grado di riconoscere il mondo in cui si trova. Vede migliaia di sfumature che i suoi occhi non erano mai stati in grado di leggere, centinaia di sensazioni differenti dettate da queste si sovrappongono nel suo petto in un turbinio inconsistente di nulla e di tutto. Sospira e non so cosa dire, non sa cosa pensare. Vede un mondo nuovo a cui non è abituato, più bello che mai.

E c'è il tramonto, lì, sulla collinetta da cui si vede gran parte di Tokyo. E il giallo si fonde all'arancione, che tinge il rosso, troppo impegnato a fare l'amore con un pallido rosa e, se guarda in alto, più vedere le chiazze cerulee di un giorno che sta svanendo.

Ed è tutto troppo, per lui. È tutto troppo insieme per chi, come lui, da quando era piccolo vede soltanto poche sfumature di colore in un mondo troppo grigio.

Forse stra tremando. Sicuramente lo sta facendo. Perché Bokuto posa i palmi sulle sue spalle, quasi a tenerlo ancorato lì in quel luogo, ancorato a lui e a quella visone che lo ha scombussolato così tanto.

Akaashi vuole voltarsi, vuole ringraziarlo, ma quasi non ci riesce, e allora continua a guardare stupefatto quel cielo che fino a quel giorno non aveva mai compreso.

"Sono occhiali per daltonici." gli dice piano Bokuto, quasi imbarazzato della sua trovata. "Ho pensato... che..." non finisce la frase perché Akaashi trova finalmente la forza di voltarsi e di guardarlo. Vuole dire "grazie" ma il verso gli esce strozzato, e decade nella sua gola, ma Bokuto lo sente comunque e sorride dello stesso sorriso di quando schiaccia il pallone, luminoso come la luce di mille stelle, semplice come quello di un bambino che di crescere non ne ha proprio voluto sapere.

Akaashi lo guarda così stupito, così incredulo, da non sembrare nemmeno più il ragazzo che conosce, il suo alzatore, il suo migliore amico, il suo Akaashi.

"I tuoi occhi..." mormora leggiadro, mentre una lacrima scende da sotto la montatura degli occhiali, correndo lungo il suo zigomo.

"Hey... Hey Hey..." dice Bokuto, portando il pollice ad asciugare quella lacrima, stupefatto di aver visto Akaashi in quello stato, così diverso dalla sua solita espressione apatica.

"I tuoi occhi, sono gialli." riesce finalmente a pronunciare.

E Akaashi si perde nel tramonto riflesso in quelle iridi così prossime alla luce, dorate e brillanti.

Piange veramente, ora, Akaashi. E non ci prova nemmeno più a trattenersi. È così assurdo che Bokuto non sa come comportarsi, quanto può osare e quanto no. Allora se ne esce con qualcuna delle sue solite battute per alleggerire quell'atmosfera insolita che si è creata tra di loro, quelle a cui Akaashi non ride mai. E sembra funzionare, tutto appare un po' più normale, se non fosse che Akaashi di togliere lo sguardo dai suoi occhi, proprio non sembra averne voglia, ma di certo al giovane Bokuto, sempre in cerca delle sue attenzioni, non gli dispiace.

Alla fine se ne stanno lì fino a quando il sole non dice addio, solo per poter salutare il mondo ancora la mattina successiva. Akaashi respira piano e parla poco, con Bokuto fin troppo rumoroso per entrambi. Eppure sono felici entrambi, come si è davvero poche volte nella vita.

Akaashi si perde in pensieri sciocchi mentre il sua capitano gli racconta cose assurde. Pensa che il giallo gli doni, fin troppo simile alla sua personalità giocosa e appariscente, invadente e profumata come le mimose che invadono le strade a marzo, impossibili da non notare, ma a loro modo calde e delicate

"Akaashi."

"Uhm."

"Buon compleanno." grida entusiasta Bokuto, ma Akaashi non risponde, semplicemente guarda quell'oro liquido chiedendosi come farà a concentrasi sulla pallavolo senza perdersi a pensare a quegli occhi.

 

Tu esisti nei luoghi più impensati come il giallo di un fiore intravisto per un attimo, dal finestrino del treno, in un prato di di dicembre.
(Fabrizio Caramagna)

 



NdA:

YO! Finalmente mi immergo in questa sezione! (Era ora)
Fatemi sapere cosa ne pensate di questa mini-roba scritta in decisamente troppo poco tempo.
Se questa sottospecie di esperimento dovesse andare a buon fine potrei postare un’altra a breve, altrimenti amen.

(per gli interessati posterò una semi-long su DgrayMan per la YulmaWeek i primi di maggio)

Alla possima

Dihanabi

  
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