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Autore: G RAFFA uwetta    30/04/2018    2 recensioni
In amore siamo vittime e carnefici, lo sa bene Harry che cede alle lusinghe di un delicato fiore.
Dal testo: "Era doloroso dover comunicare solo con gli occhi, era come smaterializzarsi senza conoscere la Destinazione, con il corpo fremente di aspettativa e paura, aspettando di scoprire se si era perso un po’ di se stessi per strada."
Genere: Introspettivo, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Rose Weasley, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Smetterà di piovere?

Pensi smetterà di piovere? — chiedi improvvisamente a Hermione, seduta raggiante accanto a te, nella prima fila di sedie tutte color oro; hai gli occhi cupi come il fondo del mare in tempesta.

Che bizzarro colore l’oro, non era rosso ma nemmeno giallo; indossato da lei, lo notasti quella sera, riluceva e strane forme si animavano quando veniva accarezzato dalle fiamme del camino. Fuori nevicava, tutti si erano già avviati dietro il capanno per assistere ai fuochi, ma tu eri rimasto indietro, richiamato come una sirena da quel colore cangiante. Abbassasti gli occhi e lei ti era affianco intenta ad allacciare l’ultimo bottone del cappotto. Ti piegasti verso di lei e ti ritrovasti, senza nessun perché, a baciarla. Ricambiato.

Hermione ti osserva preoccupata, poi volta il capo attorno, i capelli crespi domati in una acconciatura alta: c’è il sole che splende sereno in un cielo limpido, senza nuvole. Apre e richiude la bocca un paio di volte, indecisa su cosa dire. Infine scuote la testa ricciuta e, con un gesto affettuoso, ti scosta i capelli dalla fronte per poi ritornare a fissare trepidante davanti a sé, in attesa.

Era semplicemente splendida: leggiadra e delicata come un petalo di rosa sbocciata a fine maggio. L’osservavi attento, nascosto dietro le tue spesse lenti, mentre lei, inclinando appena il capo, prestava la giusta attenzione a ogni cosa facevi; i vostri sguardi si rincorrevano al di sopra di un prato tappezzato di rosso, sempre vigili. Era doloroso dover comunicare solo con gli occhi, era come smaterializzarsi senza conoscere la Destinazione, con il corpo fremente di aspettativa e paura, aspettando di scoprire se si era perso un po’ di se stessi per strada.

Ti avvicini e la baci sulla guancia, attirandola in un abbraccio: — È un giorno speciale, — sussurri accomodante, — perdona le mie stranezze. — Ed è vero, lo ammetti nella tua testa, però lo è per tutti tranne per te; in fondo, sei un Giuda che ha ben speso i suoi trenta denari. — Sai, qualcuno, tempo fa, mi disse che se vedi volare una coccinella la vita ti sorride, — butti là, poi insisti nel chiederle di nuovo, — credi smetterà di piovere? — Hai il volto placido, quasi inespressivo, se non fosse per le mani tremanti che nascondi nelle tasche dei pantaloni dal taglio impeccabile, potrebbero tranquillamente scambiarti per una statua di sale.

Le sfioravi spesso un braccio, una ciocca di capelli sfuggita alla treccia, una guancia delicata, sempre attento a non farti scoprire, ma dentro di te morivi di un lacerante desiderio che ti opprimeva i lombi. Sotto l’ombra fresca dei tigli ti sorrideva innocente, con le fossette ai lati della bocca che si schiudeva peccaminosa al suono del tuo nome. Pensavi fosse solo uno strano sogno, il tuo, invece hai macchiato quell’angelico candore. Eccome se l’hai fatto ed ora il cielo piange lacrime vermiglie. A causa tua.

Ti scosti di poco per poter raggiungere con le dita una ghirlanda di candide rose che adorna la colonna in gesso al tuo fianco. Prendi a martoriare distratto i petali: li trovi impalpabili, eterei, lisci e imperfetti come la pelle rosata di un bimbo.

Era una bimba, quando tutto iniziò, o per lo meno tu la ritenevi tale; comunque i suoi baci non ti bastavano mai, nemmeno quelli rubati nei pomeriggi noiosi o quelli pigri davanti a una tazza di caffè in un bistrot Babbano. Sempre lo stesso e, rigorosamente, durante la pausa pranzo. Ti piaceva l’idea che lei fosse tua in quel modo così bizzarro, quasi distratto: la paura di essere scoperti aumentava il vostro piacere e vi induceva in continua tentazione. Ogni singola volta. Bevevi ogni suo respiro, ogni suo affanno, mentre sprofondavi in lei senza alcun riguardo, troppo impaziente per riuscire a raggiungere il letto, mentre la prendevi lì, sul mobiletto dove tua moglie teneva la vostra foto del matrimonio.

Ti mantieni distante dal cicaleccio degli invitati, sono tutti smaniosi di vedere e allungano il collo verso il finto sentiero di scricchiolanti sassolini bianchi; ogni tanto, per ingannare l’attesa, li calpesti con la punta della scarpa così lucida che puoi vedere specchiato il tuo disappunto. — Harry, — urla arrabbiata tua moglie da un punto alla tua sinistra, — finiscila. — Ti intima, e tu esegui in automatico. “Come fa a sapere sempre quello che faccio è un mistero.” Pensi, poi un sorriso maligno fiorisce sulle tue labbra, “Non tutto sa!” E ti ritrovi a vagabondare come un Augurey felice nel ginepraio che è la tua testa.

La felicità è una goccia d’acqua caduta dal cielo sul deserto rovente, — un giorno se ne uscì con queste parole, mentre le slacciavi la camicetta verde, i capelli un’aureola scomposta sul cuscino bianco. — è troppo preziosa per sprecarla. — Poi non fu in grado di aggiungere altro, troppo occupata a gemere sotto il tuo assalto. — Ho conosciuto un ragazzo, — esordì qualche sera dopo mentre infilava la testa dentro un maglione color senape, — mi piace, — continuò; tu, di lei, vedevi soltanto le fragili spalle, — è la mia goccia d’acqua. — Ti lasciò così, senza fiato, in bilico su una scopa troppo malandata per reggere ancora a lungo il tuo peso.

Ehi, — sbotti indignato masticando tra i denti un’imprecazione, — cosa contiene quella borsetta, qualcuno di quei tuoi famosi ‘tomi leggeri’? — Le lanci uno sguardo storto mentre massaggi piano la spalla. — Oggi solo sorrisi felici. — ti ammonisce Hermione, arrossendo appena. Indispettito, perché nulla di quel giorno baciato dal sole ti è congeniale, ti alzi e compi qualche passo verso il ragazzone, la sua goccia d’acqua, tutto sorrisi e spalle larghe, impacciato nell’abito elegante, che dispensa cuoricini dagli occhi di un marrone dozzinale. — Tutto bene? — azzardi, — Nervoso? — gli stringi rassicurante il braccio muscoloso. Lui ti guarda e per un attimo leggi nei suoi occhi la consapevolezza che conosce ogni cosa di voi; sotto le tue dita avverti contrarsi il muscolo e deglutisci a vuoto. Ma prima che possa trasformarti in una caccola di Troll… — Eccola! Eccola! — esclama qualcuno dal fondo del giardino. Ti volti di scatto e rimani impietrito: — È magnifica. — ti sfugge, in un sussurro arrochito dal desiderio, mentre guardi la futura sposa, raggiante, avanzare lentamente verso di te.

La vita continuò a scorrere uguale: il lavoro, i tuoi figli e le loro scelte, tua moglie, gli amici di sempre e ‘lei’. Lei che ti raggiungeva al bistrot umida di pioggia; lei sotto di te che ansimava, fradicia per colpa del temporale; lei che, mentre affrontava decisa la tempesta, era ormai pronta ad accettare il sacrificio di un futuro senza te. I tuoi occhi imploravano silenziosi, urlavano nella notte che avanzava, al gelo che che voleva dividervi. I suoi rispondevano sempre, con angoscia, ad ogni tuo richiamo. Abbattuto dal tornado che era diventata la sua vita oltre te, finalmente capisti che era troppo adulta per tenerla legata. Disperato, annegasti ancora e ancora in lei e, come in un sonetto stonato, vergasti le tue ultime note.

La musica scema lentamente e il Cerimoniere, col suo buffo cappello arancio e azzurro, prende entrambe le mani dei due ragazzi che ha difronte e le lega con un nastro bianco. I tuoi occhi sono incollati alla bocca di lei:

la sua voce trema timida e un velo di eccitazione ti ghiaccia la schiena.

Ti accosti, circondato dalla vaporosa organza del suo abito, e due dita si aggrappano allo strascico per saggiarne la consistenza:

è ruvido come la soffice peluria del pube.

Ti serri più vicino, sei il testimone lo puoi fare, e, mentre allunghi gli anelli d’oro, le sfiori il ventre:

quante volte l’hai leccato.

Cari ragazzi, parenti, testimoni e amici oggi è un grande giorno… — Non vuoi ascoltare e disperato vorresti essere in grado di far cessare il nubifragio che sta sommergendo le tue emozioni. Nervoso, infili un dito tra il collo e il nodo della cravatta e lo strattoni un po’ finché la mano pallida di lei, in un cenno distratto, ti sfiora la coscia.

Il mondo esplose e la lava calda che fuoriuscì dal cuore asciugò ogni singola goccia. Tutto ebbe di nuovo senso; ora vedevi: il sole accendeva d’arancio i capelli di lei, la brezza estiva gonfiava la lunga gonna bianca a balze, la gioia illuminava gli occhi e un velo di stanchezza incendiava le gote candide. Esattamente come la prima volta che la facesti tua: era così gracile che l’hai divorata in un boccone.

L’abbracci, ti sei imposto di essere il primo a farlo, e la baci all’attaccatura dell’orecchio, piano, sfiorando l’epidermide con la lingua. Freme, lo senti.

La pelle è increspata e gli sfugge un dolce gemito.

Poi te la portano via e tu vuoi gridare a tutti di essere delicati, di non strattonarla troppo perché la creatura che porta in grembo è figlio tuo, sebbene ancora nessuno sappia della sua esistenza. — L’amore è una promessa che si rinnova nell’eternità di un vagito, — le dici romantico, mentre ore dopo la fai danzare tra le tue braccia sotto le stelle. — Oh, zio Harry, — ti sussurra, — l’amore è bestia, l’amore è poeta1, — cita, — è dolce e ingannevole ma nutre l’anima e io, senza te, sono il deserto che aspetta la pioggia. — Tu la guardi rapito, — Allora, Rose, farò in modo che questo fiore nato in un corpo di creta2 non appassisca mai.



Note dell’autrice: questa coppia, per qualche strana ragione, mi ha incuriosito a tal punto che ho voluto scriverci su. La trovo audace, ai limiti dell’incesto, la soluzione pratica alla crisi di mezza età di Harry. Rose è a portata di mano, è giovane e sicuramente rappresenta magnificamente l’eventuale sogno bagnato fatto su Hermione nell’adolescenza.

Tengo a precisare che entrambi i protagonisti sono adulti. Harry vede Rose ancora piccola perché è difficile distaccarsi dall’idea che sia cresciuta, che non è più una bambina, seppure sia ben cosciente dell’attrazione che li spinge uno tra le braccia dell’altra.

Nota dell’ultima ora: questa storia era nata per un contest ma, a lavoro finito, incuriosita ho cercato il testo della canzone a cui appartiene la citazione scelta ed è stata un’autentica sorpresa constatare che, in qualche maniera, il mio scritto aderisse all’idea della canzone stessa. Anzi, potrebbe benissimo passare per una songfic! Quindi, visto che un’altra frase mi ha colpito molto, perché spiega in modo chiaro l’ambivalenza del messaggio della storia stessa, ho deciso di adattarla a una frase già esistente, nonostante lo scritto fosse già concluso. Purtroppo questa coincidenza ha precluso la storia dal contest a cui era iscritta.

Buona lettura e sono graditi i commenti.

1Da una canzone di Mina

2Presa dalla stessa canzone citata prima.

   
 
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