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Autore: Mari Lace    30/04/2018    5 recensioni
SPOILER. Parte ispirandosi al capitolo 1011.
«Sei vivo!» esclama lei felice, vedendoti sveglio. «Lo sapevo, naturalmente, perché respiravi; ma non ti sei mosso per un po’, e hai tanto sangue… Stai bene?»
#2: «Ho alzato la temperatura», ti spiega. «Così finiamo prima».
Annuisci convinto; è un’idea geniale.

#3: Le prendi le mani. «Fidati di me, ci riusciremo».
Il suo sguardo si accende un po’. «Me lo prometti, Rei?»
Sorridi. «Solo se ti togli quest’espressione brutta dalla faccia».
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Akemi Miyano, Elena Miyano, Rei Furuya
Note: Kidfic, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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Bellissimi





«Non è vero! Non sono diverso!» urli, arrabbiatissimo.

Come si permettono? Solo perché non hai i capelli neri…

«Bugiardo!» ti urlano contro.

«Lo sappiamo benissimo che non sei giapponese! È impossibile!»

Sono in cinque, sei circondato. Si limitano a prenderti in giro, ma tu non ci stai.

Ti scagli su quello davanti a te, il bambino che ha cominciato, e gli assesti un pugno in faccia.

Gli altri quattro ti sono subito addosso; non ti limiti a subire, ricambi i colpi, ma alla fine chi resta per terra sei tu.

Ti lasciano lì solo, non trovi la forza di rialzarti. Non subito.

 

Riapri gli occhi. Per poco non lanci un grido; è la prima volta che al risveglio da una rissa vedi qualcuno accanto a te.

È anche la prima volta che una tua coetanea ti osserva tranquilla, senza traccia d’odio o paura nello sguardo.

«Sei vivo!» esclama lei felice, vedendoti sveglio. «Lo sapevo, naturalmente, perché respiravi; ma non ti sei mosso per un po’, e hai tanto sangue… Stai bene?»

«Chi sei?» mormori, cercando di tirarti su. Ti offre prontamente una mano, anzi, non si limita ad offrire: ti passa un braccio intorno al collo e fa lo stesso con il tuo, aiutandoti a rimetterti in piedi.

Poggiando su di lei, ci riesci.

«Mia mamma è brava ad aggiustare le persone; non preoccuparti!» ti dice, cercando d’incoraggiarti.

Non sa che a situazioni come quella sei fin troppo abituato, hai già imparato che dopo un po’ il dolore passa. Ti servono solo tempo e saliva.

«Lasciami», protesti. Non vuoi andare da un’aggiusta-persone o quello che è; vuoi restare solo. Ti hanno umiliato ancora una volta, eppure tu sei nato lì… non è giusto, lo sai.

«Perché fai così?» si lamenta lei, mettendo il broncio. «Stai tanto male? Mamma è vicina!»

«Non voglio andare da tua mamma!» urli. Che problemi ha questa bambina? Perché s’impiccia nei tuoi problemi?

Lei si piega sulle ginocchia per farti sedere a terra – siete arrivati in un parco – senza movimenti troppo bruschi; poi si rialza e, mani sui fianchi, ti affronta. «Perché fai così?» ti chiede; ti accorgi che sta per mettersi a piangere. «Io voglio solo aiutarti!»

È la prima volta che parli così da vicino con una bambina; non sai bene che fare.

Punti lo sguardo sul terreno, pensando che finalmente se ne andrà e ti lascerà in pace.

«Insomma, dico a te» insiste però lei, abbassandosi per guardarti negli occhi.

Alzi la faccia seccato; non la capisci proprio. «Perché lo fai? Vuoi prendermi in giro anche tu?»

«In giro? Perché?» sembra sinceramente stupita; è ancora un po’ arrabbiata, ma il suo tono si è addolcito.

«Perché… i miei capelli…» mormori senza guardarla. Ti tornano in mente le frasi cattive degli altri bambini e inizi a piangere lacrime di rabbia.

Lei si siede e ti osserva in silenzio per qualche secondo.

«Sono invidiosi dei tuoi capelli? Ma è normale, sono bellissimi!» esclama, cogliendoti totalmente di sorpresa. «Non devono mica prenderti in giro, però! Chi è stato? Ci parlerò io!» decide.

La guardi sconvolto; le lacrime si sono fermate.

«Be’? Che c’è?» ti chiede. «Hai uno sguardo strano, va tutto bene…?»

«Cos’hai detto… i miei capelli…» ti escono sussurri spezzati.

«Sono bellissimi», ripete lei con un sorriso. «Mi ricordano quelli di mamma. Vorrei averli anch’io» ti confessa felice.

No, è il tuo sorriso ad essere bellissimo.

La rabbia ti è passata del tutto; era inevitabile, di fronte all’ingenua bontà di quella strana bambina.

«Senti, come ti chiami? Io sono Akemi! Che dici, diventiamo amici? A casa sono sempre sola con mamma e papà… Ma presto avrò una sorellina, sai? Mamma dice che mi piacerà tantissimo, e io le credo! Non vedo l’ora… potrebbe anche essere un fratellino, però! Spero che non mi faccia i dispetti…»

Ti travolge con la sua parlantina, ma a te non dispiace. È la prima volta che qualcuno che non sia un adulto ti parla tanto senza insultarti. Non sei certo sia del tutto normale, però…

«…insomma, sì, potrebbe succedere, ma penso che… ehi, mi stai ascoltando?»

Improvvisamente scoppi a ridere.

Lei gonfia le guance, pensando che tu voglia prenderla in giro. «Non sei gentile», sbuffa.

«A te piace proprio parlare, vero?» le dici.

«Non c’è niente di male» si difende lei, offesa.

«Sì, lo so» confermi.

«Ah». Abbassa la guardia. «Quindi non ti sto antipatica?»

Scuoti la testa. «Mi chiamo Rei», l’informi. «Vuoi ancora che siamo amici?»

La sua espressione ti dice di sì prima ancora di sentirglielo esclamare.

 

 




NdA

 

Non ho molto da dire, leggendo il 1011 ho gioito internamente per tutto il flashback di Amuro, ho amato che conoscesse Akemi e che lei lo abbia trascinato da sua madre perché “Abbiamo un ferito!”. Dovevo riversare l’emozione da qualche parte o rischiavo di implodere.

Ho cercato di semplificare al massimo, trattandosi di bambini. Spero sia riuscito bene.

Se volete commentare gli ultimi avvenimenti del manga, la butto qui, a me farebbe piacere.

Alla prossima!

 

Mari

  
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