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Autore: eliseCS    30/04/2018    5 recensioni
[Questa ff resta fedele alla serie tv fino alla prima stagione, già sul finale ci sono cambiamenti]
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Eleven vince contro il Demogorgon e viene successivamente trovata da Hopper ma i due sono poi costretti a lasciare Hawkins.
Nessuno sa che lei è ancora viva e per undici anni la vita di tutti va avanti normalmente finchè dopo un brusco risveglio l'incubo sembra cominciare di nuovo.
Perchè a quanto pare anche l'Upside Down stava solo dormendo, recuperando le sue forze per l'attacco successivo.
E poi... beh, per sapere cosa succede dopo dovrete leggere, no?
-
[Primo tentativo di scrittura in questo fandom - nel quale non mi sarei mai immaginata di scirvere.
I capitoli saranno pubblicati ogni due settimane, probabilmente il lunedì.
Auguro buona lettura sperando che a qualcuno possa piacere questa "cosa".
E.]
Genere: Fantasy, Generale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jim Hopper, Mike Wheeler, Un po' tutti, Undici/Jane, Will Byers
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Non mi piace e non escludo di poter apportare qualche (minima) modifica in futuro, spero in ogni caso che non sia un completo disastro.
E.





 
[Raggiunse la sua camera buttandosi di peso sul letto, chiudendo gli occhi quasi sperando di non svegliarsi più]
 
 
 
Epilogue
 
 
 
Qualcosa lo disturbò invece nel cuore della notte.
Era lo stesso rumore che aveva fatto la radio quel pomeriggio, solo più forte visto che riusciva a sentirlo distintamente dalla sua camera da letto.
Cosa diavolo stava succedendo? Magari si stava solo sognando tutto.
L’opzione venne tempestivamente scartata quando urtò il fianco contro la maniglia della porta e una scarica di dolore si irradiò dalla parte lesa fin giù lungo la gamba.
Era decisamente sveglio, stabilì.
Quello però non gli impedì di rimettere la cosa in discussione quando finalmente arrivò in salotto.
La radio di Dustin, ancora sul tavolo, stava effettivamente emettendo il caratteristico rumore di quando veniva sintonizzata, ma non era l’unica.
Anche la televisione versava nelle stesse condizioni e pure dal telefono appeso alla parete proveniva il tipico suono di elettricità statica.
Non capiva.
Si avvicinò lentamente alla tavola, allungando incerto una mano verso la ricetrasmittente.
Gli bastò sfiorarla e il silenzio cadde nella stanza.
A quel punto la prese in mano cercando di dare un senso a quello che stava succedendo: l’interruttore della radio era ancora in modalità di accensione, com’era possibile che non emettesse più alcun suono?
Esaminò la tv che appurò essere effettivamente spenta, ma fu quando si avvicinò al telefono, sulla stessa parete della porta d’ingresso vicino al citofono, che la radio riprese vita.
Mike si fermò stranito.
Tornò sui suoi passi verso la televisione e di nuovo fu silenzio.
Si diresse nuovamente verso il telefono e la radio ricominciò a fare rumore, che si manteneva se andava verso la porta d’ingresso, affievolendosi invece se tornava indietro.
Che stesse in qualche modo cercando di guidarlo da qualche parte?
Afferrò la giacca al volo e uscì di casa.
 
Sembrava che la radio si stesse comportando da bussola: sapeva che stava andando nella giusta direzione se restava accesa, se il suono cominciava a scemare doveva aggiustare la rotta.
Non represse il brivido che gli corse lungo la schiena quando realizzò che stava procedendo dritto verso il bosco, ma qualsiasi cosa stesse succedendo non poteva tirarsi indietro adesso.
Aveva appena superato i primi alberi cominciando ad addentrarsi nella vegetazione quando cominciò a piovere.
Un tuono lo fece sobbalzare mentre cercava come poteva di proteggere la radio - che ancora emetteva segnale - dall’acqua, e si rese conto che quel sentiero non tracciato che stava percorrendo non gli era del tutto nuovo.
Era la stessa zona dove, undici anni prima, lui e i ragazzi erano andati a cercare Will dopo la sua scomparsa disubbidendo agli ordini dei loro genitori.
Avrebbe potuto scommettere che quella fosse esattamente la stessa strada che avevano percorso cercando di ritrovare il loro amico sotto l’acquazzone, finendo invece per trovare...
 
Un lampo squarciò il cielo illuminando il bosco per un istante, ma fu sufficiente.
Seduto sotto l’albero a qualche metro davanti a lui c’era qualcuno.
 
Era seduta con le gambe incrociate, le mani in grembo, la schiena appoggiata al tronco e la testa buttata all’indietro.
Le fronde dell’albero non erano abbastanza fitte per impedire il passaggio della pioggia che le bagnava capelli e viso colando lungo il collo, lavando via in parte il sangue che vi si era seccato.
Un secondo lampo schiarì la notte per una frazione di secondo permettendogli di distinguere la sua espressione contratta come se, nonostante le sue condizioni, si stesse ancora sforzando di fare qualcosa.
Avanzò di un passo, ancora incredulo di quello che vedeva, lasciando cadere senza neanche accorgersene la radio che ormai sembrava impazzita.
La ragazza davanti a lui emise un gemito, una goccia di sangue le colò dal naso e l’impasse che si era creata si ruppe al rombo di un altro tuono.
 
 
 
“Eleven?”
La ragazza sussultò ma non aprì gli occhi, al contrario sembrò concentrarsi ancora di più.
“Eleven, basta! Sono io. Sono qui” le si era inginocchiato davanti appoggiandole le mani sulle spalle.
“M-Mike?” domandò titubante. Aveva cominciato a singhiozzare, le lacrime che si mescolavano alle gocce di pioggia.
 
Quella voce, la sua voce, le diceva che era lì con lei.
Ma come poteva? Avrebbe avuto il coraggio di seguirla e scoprire che non era che l’ennesimo inganno dell’Upside Down, del Burattinaio?
Dopotutto era riuscito a farla tornare indietro, alla primissima volta in cui aveva cercato di mettere le sue grinfie su di lei: fino a quel momento era rimasta convinta che passare attraverso quella breccia nella scuola l’avesse portata in un’altra parte del Sottosopra, che il mostro avesse trovato il modo di imprigionarla per sempre.
E se invece fosse davvero riuscita a batterlo?
Se fosse stata lei a chiudere definitivamente il circolo tra passato e presente scendendo nell’Upside Down un’ultima volta, prima di lasciarselo definitivamente alle spalle?
Il ritrovarsi nuovamente undicenne solo l’ultimo disperato colpo di testa del Burattinaio per confonderla e trattenerla; un eco di quello che era stato anni prima che sarebbe dovuto servire a condurla direttamente da lui nella vana speranza che, se avesse rifatto tutto da capo cambiando le cose, i suoi amici sarebbero stati lasciati in pace.
 
“Sono qui El. Apri gli occhi” le accarezzò una guancia. “Siamo qui. Insieme. Niente più burattinaio, niente più Sottosopra. Solo noi” aveva appoggiato anche l’altra mano sul suo viso protendendosi appena verso di lei, i loro volti uno davanti all’altro.
 
La voce continuava a parlare, a cerca di indurla a lasciare quell’oscurità che per lei era diventata quasi rassicurante.
Suonava così convincente, e quel leggero tocco ai lati del suo viso pareva così reale...
Dimostrami che sei davvero tu, Mike. Dimmi qualcosa che quel mostro non può sapere, parlami di qualcosa che non può capire.
Provami che sei davvero tu e non l’illusione di una ragazzina che aveva appena cominciato a capire cosa vuol dire amare ed essere amata...
 
“Sta succedendo davvero, El. Non so come tu abbia fatto, ma sei tornata anche questa volta. Sei la persona più incredibile e forte che abbia mai conosciuto e io... io ti...”
Le parole si spensero prima che potesse concludere la frase nel momento in cui la ragazza, ancora con gli occhi chiusi, si sporse in avanti facendo combaciare le loro bocche.
 
La sensazione delle labbra del ragazzo non svanì come si era aspettata.
E allora, solo quel punto, Eleven spalancò finalmente gli occhi.
Era tutto vero.
 
Dopo undici anni, quattromila e sette giorni; dopo essere andati ancora una volta nel Sottosopra e averlo nuovamente sconfitto, quello che Eleven aveva sempre immaginato era diventato realtà.
Il bosco, la pioggia che stava lentamente cominciando a diminuire, lei e Mike che si abbracciavano promettendosi silenziosamente di non lasciarsi andare mai più: una realtà per cui aveva lottato e sulla quale non avrebbe più chiuso gli occhi.
 
 
 
 
 
 
 
Fine












 
Se devo essere sincera non so proprio cosa dire.
Scrivere questa storia è stato qualcosa di inaspettato quasi quanto il seguito che ha avuto.
Visto che quindi non so da dove partire inzio con i ringraziamenti.
Grazie a tutte le persone che hanno seguito/preferito/ricordato questa storia, ai lettori silenzioni e un GRAZIE di cuore a coloro che hanno dedicato qualche minuto del loro tempo per lasciare una recensione: HermioneRiddlethe winter soldierDemaDemaClarrianne DonavonElgul1BeatrixSinggfriendsdontlieSephila815HarukaTenoh27 e  MiMiMiki... sto parlando di voi. Potrà sembrare banale e ripetitivo ma i vostri commenti sono stati davvero di grande aiuto e motivazione.
Mettere la spunta sulla casellina "completa" è qualcosa a cui ancora non mi sono abituata nonostante abbia un paio di storie ultimate alle spalle, e ogni volta che ne concludo una e ripenso a quando l'avevo appena iniziata mi fa sempre uno strano effetto (che può variare tra "oddio quante cavolate ho scritto" e "sono fiera di me stessa per essere riuscita a portare a termine anche questo progetto).
Concludendo (mi sembro mio padre che lo dice e poi va avanti a parlare per un'altra mezz'ora...) spero che la storia vi sia complessivamente piaciuta (spererei anche il finale ma non vorrei chiedere troppo) e se qualcuno dovesse sentire la mia mancanza - sì, come no - è il benvenuto a dare un'occhiata al mio profilo.
Un ultimo, sentito grazie a tutti.
Alla prossima storia
Elisa


 
   
 
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