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Autore: devil_may_cry_wrath_92m    01/05/2018    0 recensioni
La fine di un lavoro l'inizio di qualcosa di molto più pericoloso, un viaggio che segnerà profondamente Revy e Rock
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Revy, Rock
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
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“Cazzo, che male!”  Revy stava lamentandosi in quel modo da almeno un quarto d’ora, cioè da quando lei e Rock avevano abbandonato la zona del porto lasciando dietro di sé i cadaveri di Ginji e di Yukio, quest’ultimo nome e il ricordo della ragazzina a cui apparteneva scosse profondamente Rock; il pensiero di avere fatto tutto il possibile per evitare  quel tragico epilogo a una persona così innocente e di avere fallito lo feriva profondamente , anche di più, pensando sarcasticamente, di quanto fosse ferita Revy, che per bloccare la spada di Ginji e riuscire a dargli il colpo decisivo aveva dovuto usare la sua gamba destra come scudo e adesso lei doveva sorreggersi al suo compagno per riuscire a camminare. Rock non avrebbe mai detto quello che gli era passato per la testa in quel momento alla sua amica altrimenti, conoscendo il suo carattere, anche se era ferita e il sangue colava copioso dalla ferita alla gamba gli avrebbe tirato un pugno dritto in faccia e in quel momento non era proprio il caso. La polizia stava indagando sul massacro del boss del clan Kousa e anche se le indagini si concentravano sull’Hotel Moscov e sulla donna che era uscita dalla villa dopo la strage  Balalaika loro leader, Rock sapeva che i più in pericolo erano loro. Balalaika e i suoi erano già sicuramente al sicuro sulla nave con la quale erano arrivati in Giappone ma lui e Revy dovevano cavarsela da soli per raggiungere l’aereo e  andarsene dal Giappone  e in cuor suo era contento così, non voleva vere avere altri debiti con Balalaika, già l’aveva vista uccidere il boss di Kousa e uno dei suoi uomini davanti ai suoi occhi e questo era successo indirettamente per colpa sua; Era stato lui a in quel garage a chiedergli di colpire il clan Kousa e risparmiare Yukio e lei gli aveva risposto buttandolo contro la sua macchina con una mossa di karate e spianandogli una pistola in faccia. In quell’occasione Revy aveva cercato di difenderlo ma era stato lui a salvare tutti evitando una strage dicendo semplicemente  a Balalaika che tutto ciò non lo faceva per giustizia ma solo perché era il suo hobby, lei lo aveva trovato divertente e aveva messo via la pistola, dopo che la mafiosa se ne era andata gli era toccato prendersi una lavata di capo targata Revy “Two hands”, in quell’occasione aveva visto la sua amica non soltanto arrabbiata ma anche sinceramente preoccupata per quello che Rock aveva appena fatto. Quando andarono alla villa del consiglio di Kousa aveva parlato ancora con Balalaika chiedendogli di eliminare, questa volta, il clan Washimine in modo che Yukio, la ragazzina che lo guidava, potesse essere finalmente libera. Non so che cosa fosse scattato nella mente di quella donna, quello che Rock sapeva era che l’aveva vista piantare una pallottola nella testa di quelli con i quali avrebbe dovuto stringere un’alleanza e porgergli la pistola con la quale aveva sparato, lui gli aveva risposto che non avrebbe mai dimenticato che era lui che aveva premuto il grilletto.
“Ehi Rock, abbiamo un problema” aveva mormorato Revy al suo compagno, il giapponese si voltò alla sua destra e  guardò la sua amica. Il volto della pistolera sino americana aveva alcuni schizzi del sangue di Ginji, poi il suo sguardo si spostò alla gamba ferita e vide che lo stivaletto e  buona parte della gamba all’altezza del polpaccio erano coperti, anzi per essere precisi, zuppi di sangue. Era un guaio grosso come una casa; se non trovavano qualcosa per medicare la ferita Revy sarebbe morta. “Devo portarti in ospedale” Gli disse Rock “Sei stupido?! Se andiamo in qualunque  ospedale gli sbirri ci troveranno in un batter d’occhio. Ti ricordo che ti sei fatto vedere da loro quando sei uscito dalla villa di quegli yaukuza con la sorellona” Gli rispose Revy con un filo di voce. Il moro non poté fare a meno di fare cenno di sì con la testa, quello che la sua amica diceva era vero e doveva ringraziare Revy che lo aveva portato via in moto un’ attimo prima che i poliziotti lo catturassero ma purtroppo non aveva potuto impedire loro di vederlo in faccia e adesso non poteva nemmeno arrischiarsi di avvicinarsi a una farmacia per prendere qualcosa per aiutare la sua amica che stava soffrendo le pene dell’inferno e rischiava di morire per colpa sua. “Merda! Che schifo di situazione. E adesso?” Revy lasciò il suo compagno che lo aveva aiutata a camminare fin adesso e si sedette sul marciapiede “Vattene” “Cosa?” “ Ho detto vattene, cosa sei sordo?” disse Revy prendendo un pacchetto di sigarette e mettendosene una in bocca “Abbiamo zero possibilità di andarcene da qui insieme quindi lasciami qui e vattene. Prendi l’aereo  e torna a casa” “non è da te dire questo”  Revy fece un sorriso triste e rispose:“Mpf, non lo faccio mica perché sono diventata una eroina del cazzo, guardami la gamba, ho perso troppo sangue, tra cinque minuti sarò morta è inutile trascinarsi dietro un cadavere” Lentamente, Revy si accese la sigaretta con l’accendino che aveva preso dalla tasca della sua giacca e dopo una lunga tirata disse a Rock “Avrai più possibilità da solo” Rock non sapeva cosa dire, di certo non voleva e non poteva lasciare la sua amica morire così in mezzo alla strada ma era anche vero che se non faceva qualcosa per quella ferita quello che aveva detto Revy era l’unica strada da percorrere. Il cervello di Rock era sotto pressione al massimo, le stava pensando tutte per salvare entrambi. “Psst, ehi venite!” Rock e Revy si voltarono in direzione della voce che avevano sentito e rimasero allibiti quando videro a chi apparteneva: una bambina di otto anni con i capelli mori, tagliati a caschetto gli stava indicando di salire le scale su cui lei si trovava a pochi metri dal punto dove erano loro. “Andiamo” disse Rock rimettendosi sotto braccio Revy “Vuoi farti aiutare dalla quella marmocchietta?! Cazzo, sei proprio un’idiota” “Sarà sempre meglio che rimanere qui a girarci i pollici aspettando di morire” “Ti ho già detto cosa devi fare” “E io ti ricordo questo Revy. Tu qui sei solo la mia pistola” Revy aveva detto questo a Rock quando erano su un taxi e lui la voleva convincere a seguirlo fino a casa Washimine al suo rifiuto era cominciato un discorso in cui lei aveva provato a convincerlo a lasciarsi alle spalle  la  vita che aveva cominciato quando lei, Dutch e Benny, i restanti membri della Lagoon Company, lo avevano arruolato dopo averlo rapito. Da quel giorno era passato un’ anno e sebbene Rock si fosse rivelato un abile negoziatore e un membro indispensabile per la Lagoon Company, Revy aveva sempre pensato che questo era il suo paese e lui poteva ancora vivere la sua vita lontano da quello schifo che era Roanapur la città da dove erano arrivati lei e Balalaika prima che fosse troppo tardi per lui. Ma alla fine si era dovuta arrendere davanti alla testardaggine del suo socio e fare quello che voleva lui dicendogli che lei era soltanto la sua pistola, la sua guardia del corpo, doveva aiutarlo non ostacolarlo e adesso glielo stava ricordando ancora una volta “D’accordo socio facciamo come vuoi tu!” rispose Revy con ancora una volta quel suo triste sorriso.
La bambina risalì le scale dalla quale sembrava fosse venuta  seguita da Rock, che si stava trascinando Revy a peso morto e arrivati in cima quello che videro li lasciò a bocca aperta; in cima alle scale c’era un tempio uno di quei tipici tempi buddisti con tanto di pozzo dove esprimere i desideri e di campana sacra dove chiedere una grazia. “Incredibile” mormorò Rock poi sentì come se qualcosa gli scivolasse dalle spalle si voltò e vide che Revy aveva lasciato la presa ed era caduta come un sacco vuoto a terra. Rock si chinò immediatamente  sulla sua amica e vide che il colore della sua pelle era pallido, quasi cinereo, la voltò a pancia in su la chiamò più e più volte per nome tirandogli anche degli schiaffetti per farle riprendere conoscenza ma non servì a niente “Che cosa succede qui?” a parlare era stato un uomo vestito come un monaco buddista; probabilmente  è il guardiano del tempio pensò Rock “Mi aiuti la mia amica…” “La sua amica ha bisogno di aiuto mi faccia dare un’occhiata” disse il monaco con un tono calmo ma che non ammetteva repliche.                            
   
 
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