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Autore: Pareidolia    02/05/2018    1 recensioni
Un'entità sconosciuta si ritrova a viaggiare tra diversi corpi in diverse dimensioni, alla disperata ricerca della propria identità. A guidarlo, creando intervalli tra i cambi di corpo e dimensione, saranno delle misteriose visioni dalle immagini ricorrenti.
Genere: Erotico, Horror, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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La sala di un cinema. Sono seduto in mezzo a un oceano di gente il cui lento scrosciare è un brusio confuso e privo di parole interessanti. Poco a poco le luci si spengono, eppure qualche faro nel buio, sparso qua e là fra le poltroncine scomode e troppo alte, rischiara questa oscurità che cala annunciando l’inizio della proiezione. Il silenzio si è affievolito, ma non abbastanza da non risultare un disturbo mentre ovunque si aggirano l’odore e il rumore di pop-corn masticati.
Le prime immagini cominciano a susseguirsi sull’enorme schermo; semplici trailer, poco interessanti e totalmente privi di particolarità. Ognuno ha qualcosa di nascosto, però, qualcosa che vuole emergere ma non sembra riuscire a farlo. Sembra bloccato, questo elemento, sotto palate di particolari discordanti, di errori o, semplicemente, di banalità. Appena finiscono li segue una breve pausa in cui lo schermo si oscura nuovamente, prima di dar vita, poco a poco, a una scena completamente blu.
L’obbiettivo di una fotocamera, dietro la quale si trova la testa dai capelli radi di un uomo dalla pelle leggermente unta e grassoccia, del viso si vede solo la fronte, il resto è coperto dal grosso apparecchio. Sta inquadrando una donna che lo osserva in silenzio, il suo sguardo è immobile e sembra nascondere innumerevoli sentimenti sopiti e contrastanti. Cosa starà pensando? Forse vorrà dire qualcosa o fare qualcosa...eppure continua a rimanere immobile, senza dire niente. Nel suo sguardo si percepisce la rabbia ma anche un sentimento più intimo e ben nascosto.
L’uomo parla ma la frase non è diretta alla ragazza, si rivolge a qualcuno in un altro luogo e in un altro tempo, mentre le foto iniziano a susseguirsi inframmezzate dal suono dello scatto e dal flash che divide le inquadrature della ragazza che si spoglia e quelle dell’uomo che continua a scattare, focalizzandosi su più punti.
Accanto a me è seduta una coppia ma le loro forme non sono che un’indefinita sagoma scura che mi rende difficile comprenderne persino l’età. Nonostante questo, però, il movimento che compiono è chiaro ed esplicito: Scuotono la testa. Non gli sta piacendo ciò che hanno davanti.
Sussurro dell’uomo: “Ma che roba è?
Sussurro della donna: “Non lo so, me lo ha consigliato Francesca. Non so nemmeno di chi sia, sinceramente.
Altro sussurro dell’uomo:”A me sembra solo una porcheria. Dimmi tu se è il modo di iniziare un film.
Comincio a capire che non andrà a finire bene.
Ancora un sussurro della donna: “E io che ne so? Mica sono il regista. Però sono d’accordo, è una porcheria. Io l’avrei fatta diversamente una scena così. E poi cos’è questo blu? E’ orrendo da vedere, assolutamente.
Mi passo una mano sul volto, cercando di far finta di non sentire e concentrandomi su quello che ho davanti. Ora la camera si è recata altrove, in un ufficio dove il fotografo parla con quello che è sicuramente il suo redattore.
Il redattore: “Una nuova macchina e un nuovo flash, giusto?
Davanti a lui si estende una lunghissima e alta pila di fotografie e riviste pornografiche, ammassate le une sopra le altre in un’apparente disordine azzurrino mentre, poco più in là sulla scrivania, sono presenti grossi schermi di vecchi computer, cassetti minuscoli e altri fogli disordinati.
Il redattore continua: “Ah, ho trovato un buon ristorante, dovremmo andarci un giorno o l’altro.” Il suo sguardo sottile e allungato sembra perdersi nel vuoto mentre si solleva dalle fotografie che ha in mano, perdendosi nel vuoto dietro alla telecamera. A sua volta è immerso nel blu, come se l’intero film si trovasse in un mondo subacqueo. Poi, con un sorriso, si posa sul volto del fotografo che lo saluta e si alza, andandosene.
Il redattore posa le fotografie sulla scrivania e quando l’inquadratura torna a mostrarlo a tutta la sala, davanti a lui c’è un altro uomo.
E ancora: “Signor Iguchi, perché non lavora a un nuovo progetto?
Prima che io riesca a scoprire quale sia la risposta del fantomatico signor Iguchi, la coppia torna ad attirare la mia attenzione verso il loro dissenso, questa volta più intenso di prima.
La donna: “Oh no, non dirmi che è quel tipo di film. E’ iniziato da non so quanto e non ho nemmeno sentito un nota di musica.
L’uomo: “Sì, si vede proprio che è gestito male. Come si può apprezzare una roba simile? Non esiste più il cinema di una volta.
Sono apatici nei loro commenti. Il tono delle voci si è fatto più alto ed è stizzito, eppure allo stesso tempo è freddo come un enorme pezzo di ghiaccio che crolla lentamente sull’intera sala. Il nervoso che mi hanno lanciato addosso si è ormai fatto intenso. Sto per voltarmi e urlargli addosso tutta quella rabbia che mi si è addensata nel cuore ma mi fermo a metà dell’azione, impietrito da un improvviso cambiamento nel mondo circostante. Tutto si è bloccato e dallo schermo proviene uno strano rumore intermittente. Mi giro per vedere di cosa si tratti e, nello schermo, vedo innumerevoli persone sedute sulle poltrone di un cinema. Ognuna di esse ha il mio volto ma i lineamenti sono addormentati in diverse espressioni, alcune pacifiche, altre rabbiose e altre ancora sono…strane, contorte in smorfie buffe o inquietanti.
Ci saranno in tutto una trentina di posti, ma solo una ventina sono occupati. Sul lato sinistro, illuminato da una debole luce rossa, ci sono sette mie copie, da quello opposto, tinto di un blu intenso, ce ne sono otto mentre dietro, su una fila unica e totalmente in ombra, le restanti cinque.
Due dal lato sinistro aprono gli occhi, sguardi angelici e bocche leggermente aperte. Mi osservano sorridendo mentre la vista si abitua alla luce circostante ma non parlano, si limitano a fissarmi dall’altro lato dello schermo. Uno dei due afferra una confezione di pop-corn dal sedile accanto e inizia a mangiarli piano. Dal lato opposto se ne svegliano tre, occhi di fuoco, bocche contorte in una smorfia di rabbia che è difficile da prendere seriamente. Digrignando i denti e stringendo furiosamente gli angoli della propria poltroncina, le tre figure mi osservano come cani arrabbiati.
Dalla fila in fondo si sveglia la prima delle cinque figure. Il suo è uno sguardo impassibile. Mi osserva  con le gambe accavallate, le mani sopra le ginocchia e una candela lunga e sottile fra le dita della destra. Piano la alza, avvicinandola al proprio volto e questa si accende all’improvviso, da sola.
-Fine prologo, inizio dell’atto primo. Scena prima, il cadavere sotto la pioggia.- Dice con voce flebile e tutta la sala in cui io mi trovo si oscura, prima di lasciar spazio a una nuova scena. Là, nel rettangolo dello schermo, le figure identiche a me continuano a osservare il film che sta per iniziare.
Scena 1 – Esterno
Il cadavere è steso a terra in mezzo alla strada.
   
 
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