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Autore: capmirez98756    02/05/2018    1 recensioni
Ci sono persone, attimi, respiri, odori, sguardi, cieli, sorrisi che si incastrano proprio in quel punto di cuore dove devono incastrarsi. E non c'è accordo e musica più perfetta.
Il destino, però, si diverte a giocare con queste persone.
Callie si è trasferita a New York con la sua bambina e la compagna, vive la sua vita felice.
Arizona è a Seattle e da poco sta rimettendo insieme i pezzi del suo cuore distrutto qualche anno prima.
Ma se le carte in tavola cambiano?
Genere: Drammatico, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Altri, Arizona Robbins, Callie Torres
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro, Più stagioni
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Per alcuni la felicità consiste nella ricchezza, per altri nella fortuna, altri ancora credono felici chi è sano, chi non ha dolori, contrasti, problemi e avversità. Sono considerati felici gli individui forti, padroni di sé e dotati di un proprio carattere. Io credo felice chi non si fa affossare dai momenti difficili, chi riesce a trovare serenità nonostante tutto. La felicità sono le piccole cose, siamo noi stessi. La felicità vera è rara, consiste in una condizione interiore e non dalle cose materiali, consiste in piccoli gesti che in realtà si rivelano grandi. Io, ad esempio, sto sorridendo come un ebete davanti la scena che mi presenta davanti perché mi ricorda tanto la mia vita prima di essere stravolta.
“Calliope, cosa fai? Non dovevi andarci piano?” chiedo raggiungendo immediatamente
“Zitta, prendi sto caffè perché mi viene difficile tenerlo e camminare con questo coso” dice indicando il girello
“Subito” afferro il caffè e le sorrido “una settimana e già ti aggiri per l’ospedale in piedi, sono progressi notevoli”
“Non ancora completamente sulle mie gambe e poi non ti crede che il caffè sono andata a prenderlo io”
“Piano piano camminerai senza quello, stai tranquilla. Il caffè a chi l’hai rubato?”
“E spariranno anche questi dolori? Perché ogni sera mi trovo a pregare le infermiere di darmi una dose di morfina. Il caffè l’ho rubato a Meredith” dice facendo una smorfia di dolore
“Aspetta un attimo” mi allontano in cerca di una sedia a rotelle e appena la trovo torno da lei
“No, non voglio tornare lì…voglio mantenere i miei progressi”
“Ma lo farai, Calliope” dico scuotendo la testa “siediti, non devi sforzarti troppo. Sei sempre la  solita testarda”
Da quando si è rimessa in piedi non la ferma più nessuno ma non ha capito che non le fa bene stare troppo in piedi.
“Io voglio andare via, se seguo quello che mi dice il fisioterapista qui ci resto per altri tre mesi”
“Si ma se ti fai male è peggio, questi dolori non li avresti se rispettassi ciò che ti viene detto”
“Preferisco i dolori”
Scuoto la testa in segno di resa.
“Almeno adesso puoi sederti? Sei venuta fino al mio reparto, hai fatto abbastanza”
“Capirai, con l’ascensore” dice alzando le spalle “E poi non sono stanca”
“Peccato” dico scostando la sera “Stasera sarai in preda ai dolori e non potrai vedere ciò che ho preparato per te”
Inarca un sopracciglio. Non così Calliope.
“Che hai preparato?” mi chiede curiosa
“Non te lo dico” dico alzando le spalle
“Perché fai sempre così?” dice mettendo il broncio “Mi siedo, ok?” e lentamente si avvicina alla sedia e io l’aiuto a sedersi
“Ecco, così va meglio” dico soddisfatta
“Spero che ne valga la pena, Robbins” e io sorrido
“Con me ne vale sempre la pena”
“Ti pavoneggi troppo per i miei gusti, poi mi avevi promesso che mi avresti riportata su quella panchina e non l’hai più fatto”
“Lo so, Calliope…non l’ho dimenticato, ci torneremo quando tu potrai stare del tutto sulle tue gambe”
“E stasera che facciamo? Speravo in un’uscita clandestina da queste quattro mura”
“Non è stato possibile, ho chiesto ma mi è stato detto che è meglio di no”
Lei sbuffa e abbassa la testa.
“Ricordi quando tre giorni fa ti ho fatto assaggiare le lasagne di un ristorantino italiano?”
“Si, Arizona. Lo ricordo…non darmi false speranze, ti avevo detto che volevo andarci ma non è possibile” dice triste
“Se Maometto non va dalla montagna, è la montagna che va da Maometto” dico con aria beffarda
“Quindi?”
“Quindi ora tu vai in stanza, ti riposi, io finisco il turno e ti mostro una cosa”
“Si, magari tu hai preparato una stanza di ospedale facendola sembrare un ristorante italiano, con tanto di cibo per me.” Dice sarcastica. Farei anche di più.
“Andiamo” rido e ignorando la sua predica la riporto in stanza.
 
Sono tornata a casa dopo aver definito gli ultimi dettagli e aver chiesto gli ultimi favori a Owen, Meredith, April e Amelia. Non mi resta che trovare un abito adeguato e prepararmi per questa serata, voglio farle dimenticare che si trova in ospedale, voglio che sia felice come quando l’ho portata sulla nostra panchina. Avrei voluto portarla fuori ma Owen mi ha detto che l’avrebbe stancata troppo allora ho deciso di organizzare altro.
“Allora, hai capito April?”
“Arizona, so badare ad una bambina. Poi Sofia ormai è grande, diglielo tu” si rivolge alla mia piccolina, che sta davvero crescendo molto. Mio padre è andato via da tre giorni e mi manca la sua presenza nonostante questo sto cercando di mandare avanti tutto. Mi divido tra il lavoro, ovviamente ridotto negli ultimi periodi, Sofia e Calliope. Credo di riuscirci a meraviglia.
“Si, mamma. Ormai sono grande” mi dice soddisfatta
“Tu sei sempre la mia piccolina” sorrido e l’abbraccio
“Siete bellissime” dice April commossa e so a cosa sta pensando
“Anche tu e la tua bambina lo siete”
“Grazie” mi sorride
“Adesso io finisco di prepararmi, voi fate ciò che volete senza distruggere casa”
“Vai” mi urla April facendo ridere la mia bambina che indica la porta
“Mi state mandando via”
“Vai, mamma” mi dice dolce Sofia e io annuisco.
Armadio a noi due.
 
Vestito rosso.
Trucco leggero e capelli mossi. Credo che potrebbe andare, spero che non si spaventi Calliope e pensi male, forse ho esagerato.
“Ho esagerato secondo te?” chiedo ad April
“Sei bellissima” sorride “Non hai esagerato, poi questo vestito piaceva da matti a Callie”
“Lo so” sorrido agitata
“Sei agitata. Sembri una ragazzina al suo primo appuntamento, ti ricordo che è tua moglie e i suoi gusti sono rimasti uguali”
“Ho paura di spaventarla, lei non sa di noi. Non voglio che mi allontani”
“Non lo farà, stai tranquilla”
“Meredith ha fatto ciò che le ho chiesto?” chiedo ansiosa
“Arizona, mi fai paura. Stai calma, è tutto al suo posto.”
“Grazie” sussurro e l’abbraccio
“Ce la farete, ne sono certa”
Annuisco.
“Saluto Sofia e vado via, mi raccomando non una parola su Calliope. Sofia sa che sono ad una cena noiosa con alcuni miei vecchi colleghi”
“Tranquilla, lo so.”
So che non si deve mentire ma non potevo fare altrimenti, Callie non è pronta e nemmeno Sofia lo è ma presto le farò incontrare.
“Amore, io vado. Fai la brava e a letto presto”
“Si mamma” dice presa dalla tv
“Buonanotte piccola” dico baciandole la testa
“Ti voglio bene, mami” sorrido
“Ti voglio bene anche io, piccola”
Saluto April ed esco di casa. Speriamo bene.
 
Entro in ospedale, sono impacciata perché non uso molto le scarpe con il tacco, lo ero prima della protesi e adesso ancora di più però per fortuna ho imparato a gestirle.
Salgo al piano dove Calliope di certo mi sta aspettando, Meredith mi sorride complice e annuisce. Io ricambio e la ringrazio da lontano. Entro in camera e trovo Callie seduta sul letto con il suo abito nero che devo ammettere mi fa un certo effetto, le sta benissimo.
“Oh Arizona, finalmente. Spiegami il significato di questo” dice indicandosi
La guardo.
“Mi stai ascoltando? Eri cosi abituata a vedermi in vesti ospedaliere che così faccio schifo?”
“Assolutamente no. Sei bellissima” dico mordendomi la lingua subito dopo ma lei sorride
“Tu non scherzi…cioè davvero. Sei una bomba” mi dice squadrandomi
“Grazie” dico cercando di non mostrare l’imbarazzo anche se penso che sia evidente
“Andiamo?” chiedo
Annuisce e l’aiuto ad alzarsi.
“Niente sedia però”
“Niente sedia, a fine serata se hai dolori ho un metodo mio per farteli passare” quasi rido ripensando alla sua varicella soltanto che questa sera mi limiterò ad un massaggio.
“Andiamo” mi sorride.
 
Si guarda intorno incredula, guarda me e poi la stanza e lo fa per circa tre o quattro volte.
“Tu sei pazza, io scherzavo oggi”
“Io invece non scherzo, volevi andare al ristorante italiano? Eccolo qui”
Ho chiesto che la saletta di noi strutturati fosse allestita in modo da poter sembrare un ristorante, è stata dura convincere la Bailey ma ci sono riuscita alla grande, Amelia ed Owen mi hanno aiutata nell’impresa e ora ecco la stanza pronta. Al centro della saletta un tavolino, ben apparecchiato e una bandierina italiana al centro. Tutto ciò che riguarda noi medici è stato coperto da quadri e decorazioni del tutto italiani, volevo andare sul messicano ma mi è sembrata molto entusiasta sulla cucina italiana e quindi ho preferito accontentarla, avremo tempo per altro.
“E’ bellissimo” dice felice e continua a guardarsi intorno
“Sono contenta che ti piace” sorrido
“Sei stupenda”
La guardo e sorrido. Sto per risponderle ma forse è meglio di no quindi l’accompagno a sedersi.
“Ci sono i menù” le faccio notare
“Ma come hai fatto?”
“Se te lo dico ti svelo i miei super poteri. Adesso arriva il cameriere per ordinare”
Diciamo che ho la fortuna che il ristorante si trova non lontano dall’ospedale e quindi con la loro collaborazione e grazie ad Owen che conosce il proprietario siamo riusciti ad organizzare tutto
“Cosa vi porto, signorine?” ci distrae una voce
“Dottor Hunt?” chiede Callie incredula e scoppia a ridere “Non ci credo”
“Callie non essere scortese con il cameriere” scoppio a ridere anche io
“Divertente” scuote la testa Owen
“Quando ti ho chiesto un cameriere intendevo uno del locale” dico ridendo ancora seguita da Calliope
“Erano tutti impegnati” sussurra a denti stretti “E’ colpa di Amelia, lei mi ha convinto”
“La vedo meglio medico” ride Callie
“Ordinate o vado via?” chiede stizzito “Ah e Robbins niente più favori”
“Ordiniamo, ordiniamo” dico cercando di tornare seria.
 
“Fantastico, davvero tutto buonissimo” sorride soddisfatta, finendo la sua porzione
“Hai ragione” sorrido
“Aspetta” allunga il braccio verso di me e la sua mano tocca l’angolo delle mie labbra, il mio cuore perde un battito “Avevi una briciola” si giustifica vedendo il mio sguardo confuso
“Oh…grazie” annuisco
“Grazie a te, di tutto.” E gli occhi le si fanno lucidi
“Ehi. Ti ho portata qui per vederti felice e non per farti piangere” dico alzandomi e avvicinandomi a lei
“Sono felice…solo che non so come sdebitarmi con te”
“Non devi, Calliope” sorrido “mi basta vederti felice”
“Perché?”
“Perché...non mi piace vederti triste” e perché ti amo ma questo lo tengo per me
“Grazie” dice alzandosi e guardandomi, siamo cosi vicine, le mie mani tremano e il mio cuore ha voglia di uscire dal mio petto.
Si avvicina e io chiudo gli occhi, prima di farlo vedo che anche lei fa lo stesso. Sta succedendo davvero? E dopo che cosa accadrà? Sento le sue labbra sfiorare le mie e subito dopo le sento sulla mia guancia, apro gli occhi e capisco solo adesso che cosa stavo combinando, stavamo per andare oltre la linea da non superare, quando le sono vicina non capisco nulla e a quanto pare nonostante tutto anche per lei è così.
“Io…io scusami ma sono stanca” dice staccandosi velocemente e abbassando la testa
“Ti accompagno in stanza?” le chiedo timidamente
“Si, andiamo” annuisce e silenziosamente l’aiuto ad andare verso la sua stanza.
Spero di non aver rovinato nulla, non è stato un bacio anche se le mie sensazioni sono state le stesse, ho ancora lo stomaco sottosopra.
 
“Buonanotte, Calliope” sussurro e le lascio un bacio sulla guancia
“Buonanotte, Arizona”
Ora chi dorme? Domani cambierà qualcosa?


Buonasera, eccomi qui con il capitolo, a me piace molto spero anche a voi...questo a parer mio è un capitolo importante mi farebbe piacere sapere che ne pensate, grazie sempre a chi legge sia in silenzio sia a chi recensisce.
A presto con il prossimo ;)
   
 
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