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Autore: x_Secrecy_x    02/05/2018    1 recensioni
AU || Engineer!Steve || Stony || forse un po' OOC ||
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– Ma cosa sono questi? – chiese confuso l’ingegnere tornando a guardare il suo superiore. Sperava che quello fosse uno scherzo.
- In realtà sono io che dovrei chiederlo a te, Rogers. Sei tu quello che me li ha consegnati. – ribatté quello divertito.
- Ma – incominciò Steve – non capisco. Questi sembrano progetti per qualcosa di tecnologico, non possono certamente essere miei. –
- È quello che ho pensato anche io. Insomma, fino a ieri il tuo telefono cellulare era un Nokia a conchiglia dell’anteguerra e oggi mi progetti un dispositivo super hi-tech? Mi sembrava troppo strano. –
Steve si picchiò la fronte con il palmo della mano. – Merda. – Non ebbe bisogno di ragionarci troppo per trovare la risposta, lui pensandoci l'aveva già: Tony Stark.
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Agente Phil Coulson, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Oversight 


 
Manhattan al tramonto era uno spettacolo mozzafiato. La luce del sole che stava scomparendo dietro gli alti grattacieli colorava tutto di un pittoresco rosa arancio rendendo il paesaggio leggermente nostalgico, come se fosse uscito da una vecchia cartolina. 
 
Steve guardava fuori dalle ampie vetrate del suo ufficio contemplando le strade affollate dell’isola. Da quell'altezza le macchine sembravano i modellini di un plastico, mentre le persone che camminavano frenetiche sul marciapiede non erano altro che puntini agitati che sfrecciavano impazziti di qua e di là.

 All’inizio, quando la S.H.I.E.L.D. aveva cambiato quartier generale - che in realtà poi era solo la sede centrale, ma chi ci lavorava si divertiva a chiamarlo così - qualche anno prima, lui aveva tentennato: quel vecchio edificio che cadeva un po’ a pezzi nei pressi di Brooklyn era ormai diventato per lui una seconda casa. Non poteva neanche enumerare la quantità di notti che aveva passato chino sulla sua scrivania a finire progetti perché in ritardo rispetto alla data prefissata per la loro consegna; o tutte le volte che si era addormentato sui verbali riguardanti l’ultima riunione amministrativa svolta. Per non parlare del fatto che ormai conosceva bene tutti i negozianti dei dintorni, tanto che Joyce, l’anziana proprietaria del diner dall'altra parte della strada, quando non lo vedeva seduto ad un tavolo del locale per pranzo, gli mandava qualcosa da mangiare direttamente in ufficio. Insomma, per Steve la vecchia sede andava più che bene, ma, come gli aveva fatto notare Phil Coulson, il suo capo dipartimento, la loro azienda era diventata troppo grande e prestigiosa per stare in un posto come quello e poi, abbiamo bisogno di modernizzarci, Rogers: il  clienti non ci prenderanno certo sul serio se vendiamo tecnologie militari avanzate in un rudere

Ed era così che la S.H.I.E.L.D. si era trasferita e lui, che nonostante i suoi trentacinque anni dimostrava dentro si sé l'indole di un vecchio, aveva passato una buona parte del primo periodo nel nuovo ufficio a lamentarsi. Ormai però, doveva essere onesto, si era abituato a quel grattacielo tutto vetro e metallo e alla fine era arrivato alla conclusione che non era così male come dapprima sembrava. E poi la vista era notevole. 
Qualcuno bussò alla porta della stanza interrompendo il suo flusso di pensieri e la contemplazione delle strade di Manhattan. Lentamente Steve ruotò la sedia girevole in pelle nera su cui era seduto riportandola a guardare la scrivania. Sull’uscio c’era Phil, che, come al solito, era entrato senza aspettare che gli fosse dato il permesso.

– Rogers. – disse facendo un cenno di saluto con la testa. – Ti posso parlare un momento dei progetti che mi hai consegnato stamattina? – domandò agitando a mezz’aria il rotolo di fogli che teneva in mano.

Steve corrucciò le sopracciglia. – Certo. – rispose – Dimmi pure. –

Ci doveva essere qualcosa che non andava: non gli era mai capitato, in quasi sette anni di carriera, che Phil si presentasse da lui così presto per discutere delle bozze che gli aveva dato.

 Iniziò a preoccuparsi un po'. Se lo sentiva che i suoi ultimi disegni non sarebbero piaciuti: aveva voluto usare dei vecchi modelli di motociclette militari come base per una serie nuova. Lo sapeva che sarebbe stata una cosa rischiosa da fare, ma dopotutto era uno dei migliori ingegneri meccanici che la S.H.I.E.L.D avesse, quindi alcuni azzardi poteva anche permetterseli. O almeno così sperava.

– Stavo guardando i tuoi lavori e credo che tu mi debba delle spiegazioni. – disse il suo capo con un mezzo sorriso mentre iniziava a togliere gli elastici attorcigliati intorno alle tavole.

 – Se ti riferisci alle motociclette, io lo sapevo che… - iniziò pervenuto Steve, ormai convinto che si trattasse di quello, ma non riuscì a finire la frase perché fu interrotto dall’altro, che si era messo a ridere. L’uomo lo guardò sempre più perplesso. 

– Magri fossero degli schizzi di moto, questi! – esclamò Phil mentre srotolava i progetti per farglieli vedere. – Ti giuro che non ho capito metà delle cose che ci sono qua sopra. – continuò mentre poggiava i fogli sulla scrivania, compito piuttosto arduo, data la quantità di oggetti e carte già presenti sul tavolo.

No, quelle in effetti non erano motociclette, anzi, ad essere sinceri quelli non erano proprio dei mezzi di trasporto. A prima vista potevano essere computer, forse qualche altro tipo di oggetto elettronico, ma sicuramente non erano disegni di veicoli.

 – Ma cosa sono questi? – chiese confuso l’ingegnere tornando a guardare il suo superiore. Sperava che quello fosse uno scherzo e cercava di trovarne indizi sul suo volto con però scarsi risultati.

- In realtà sono io che dovrei chiederlo a te, Rogers. Sei tu quello che me li ha consegnati. – ribatté quello divertito. 

- Ma – incominciò Steve – non capisco. Questi sembrano progetti per qualcosa di tecnologico, non possono certamente essere miei. – 

- È quello che ho pensato anche io. Insomma, fino a ieri il tuo telefono cellulare era un Nokia a conchiglia dell’anteguerra e oggi mi progetti un dispositivo super hi-tech? Mi sembrava troppo strano. – 

Se c'era una cosa che tutti sapevano era che lui e la tecnologia non andavano d’accordo, cosa strana da dirsi per qualcuno che faceva il suo lavoro, eppure vera. E poi, ne era piuttosto certo, se avesse mai fatto dei disegni simili, se ne sarebbe ricordato, quindi a quel punto le domande diventavano due: 1) dove erano i suoi progetti?; 2) a chi aveva rubato quelli che aveva effettivamente dato a Phil? 
Steve si picchiò la fronte con il palmo della mano. – Merda. – non c'era bisogno di pensare troppo, lui aveva già le risposte ad entrambe le domande, anzi, la risposta, perché ce n’era una sola: Tony Stark.

Si massaggiò le tempie mentre ricostruiva gli avvenimenti del giorno precedente per cercare di capire cosa fosse successo.

 
○◇○


Steve soffiò delicatamente sui fogli per eliminare i rimasugli delle cancellature e li sollevò leggermente per osservare meglio i disegni. Guardò l’orologio appoggiato alla scrivania: erano quasi le otto di sera e lui aveva finalmente concluso i progetti degli ultimi modelli di mezzi militari che Phil gli aveva richiesto, e ci era anche riuscito senza fare troppo tardi. Poteva ritenersi soddisfatto, anche se in realtà le bozze non lo convincevano fino in fondo. 

Sospirò. Ormai quello che era fatto era fatto, non poteva certo mettersi a cambiare tutto proprio ora.

 - Ehy! – 

Sobbalzò nel sentire qualcuno parlare. Alzò la testa dalle tavole in direzione della voce. Dalla porta semiaperta compariva la testa di Tony Stark.

Steve non sapeva con esattezza come fosse accaduto, ma da un anno a quella parte lui e quell’uomo avevano iniziato a frequentarsi con una certa regolarità. Il che onestamente faceva un po' ridere.

Nel primo periodo in cui la S.H.I.E.L.D. aveva iniziato a collaborare con le Stark Industries, parecchio tempo prima, i due non potevano proprio sopportarsi. Le riunioni erano diventate per lui un incubo e per il resto dei colleghi un vero e proprio spettacolo d’intrattenimento, tanto che un giorno Natasha Romanoff, il capo dipartimento della progettazione delle armi da fuoco e sua amica piuttosto stretta - o almeno così credeva prima di quel particolare episodio - , si era portata i popcorn nella sala incontri. Il miliardario non perdeva mai occasione di rimbeccarlo su qualsiasi cosa lui dicesse, ma c’era anche da dire che dal canto suo lui non si tratteneva dal rispondergli il più sarcasticamente possibile ogni volta che gli veniva data l’occasione di farlo. Ma forse, pensandoci, era possibile che quella tra i due fosse semplicemente tensione sessuale, come più volte gli aveva detto scherzandoci su il suo amico Bucky. 

– Ciao. – rispose al saluto accennando un sorriso e invitandolo ad entrare – Cosa ci fai da queste parti? Non mi avevi detto che saresti venuto. –

– In realtà – incominciò l’altro mentre si chiudeva la porta alle spalle – ti ho chiamato almeno tre volte, ma tu non mi hai risposto. – sotto il suo sguardo accusatorio Steve tirò fuori dalla tasca il telefono notando che sì, in effetti aveva una serie di messaggi e chiamate perse. Pigiò immediatamente sul display. Si era finalmente deciso a rimpiazzare il suo cellulare con i tasti con uno smartphone solo poche settimane prima e non si era ancora totalmente abituato a quello schermo senza bottoncini. 

– Scusa, è che stavo lavorando e…- tentò di giustificarsi lui, ma Tony fece un gesto con la mano per far capire che non ce n’era bisogno e si avvicinò un po' di più al tavolo per sbirciare i fogli che nel frattempo aveva riappoggiato sul piano. 

– Tranquillo, mi hanno chiamato all’ultimo per rivedere alcuni progetti, tutto qui. – spiegò - Lo  sai, - disse poi indicando gli schizzi delle motociclette - i tuoi progetti sono un po' come te: sono abbastanza old-fashioned, ma a modo loro sono fighi. – 

L’ingegnere lo guardò di sbieco senza capire se quello fosse una specie di insulto, un complimento o solamente una terribile battuta da rimorchio. L’altro in risposta rise. 

– Comunque io qui avrei anche finito. – annunciò il miliardario cambiando argomento – Ormai è ora di cena e so che qua nei dintorni c’è un ristorante che fa una carne argentina eccezionale. – 

Lui lo guardò in modo divertito mentre incominciava ad arrotolare i fogli e sistemarli nel loro contenitore cilindrico. Li avrebbe consegnati a Phil l’indomani – Mi stai per caso invitando a cena fuori, Stark? – 

– Non lo so. – rispose quello con un mezzo sorriso – Cosa ti sembra? – chiese ironicamente. 

E fu così che, come capitava per la maggior parte delle loro serate, i due si ritrovarono nell’attico della Stark Tower, avvinghiati l’uno all’altro sul letto di Tony, i loro vestiti sparsi sul pavimento della stanza. E naturalmente Steve si era fermato a dormire là, cosa che del resto capitava sempre più frequentemente – era arrivato ad andare nel suo appartamento in maniera tanto sporadica che la sua vicina di casa, Sharon, un giorno l'aveva telefonato preoccupata perché non lo vedeva più in giro per il palazzo. Ma la verità era che ormai si sentiva più a casa in quel grattacielo che nel suo piccolo monolocale.

 
○◇○


A differenza di come capitava di solito però, nessuno dei due aveva sentito suonare la sveglia. A svegliarli fu la suoneria del cellulare di Tony, che a quanto pare stava facendo tardi ad un meeting. Entrambi si erano preparati in fretta e furia ed erano andati a lavoro il più velocemente possibile. Ed era stato probabilmente in quel momento che Steve si era confuso e al posto di prendere con sé i suoi progetti aveva erroneamente portato via quelli dell’altro. 

– Terra chiama Rogers. – lo richiamò alla realtà Phil sventolandogli davanti alla faccia una mano con aria un po’ preoccupata – Tutto bene? –

– Sì. – rispose quello mentre ancora si massaggiava le tempie – È solo che forse so dove sono i miei disegni. – spiegò. Si sentiva un vero idiota, oltre che essere nel più totale imbarazzo. 

– Davvero? Dove? – chiese il suo superiore incuriosito. 

L’ingegnere stava valutando se dirgli davvero la verità quando qualcuno comparve sull’uscio della porta. Era Tony, che appena vide Phil fece una smorfia – Ops, mi sa che sono arrivato troppo tardi. – 

Coulson si girò di scatto, quasi sobbalzando per la sorpresa – Signor Stark! – esclamò – Cosa ci fa lei qui? – l’uomo era visibilmente confuso e passava a guardare dal miliardario al suo collega cercando di capire cosa stesse succedendo. Steve sprofondò un po' di più nella sedia, quasi sperasse che potesse inghiottirlo e farlo scomparire.

– Oh, niente di che. – rispose vago quello – Ero solo venuto a portare questi. – continuò  mentre poggiava un tubo portadisegni nelle mani dell’uomo e si affrettava a riprendersi i suoi, di disegni, ancora aperti sulla scrivania. Poi, quasi in punta di piedi, si diresse verso la porta, ma prima di uscire si voltò un’ultima volta e disse: – È stato bello vederla, signor Coulson. – poi fece l’occhiolino all’altro e rivolto a lui aggiunse con molta nonchalance: - Io allora ti aspetto giù. – e scomparì per il corridoio lasciando nell’ufficio un Phil sempre più perplesso e uno Steve terribilmente mortificato.  
 
Note:
Ehilà 
Era da una vita che non pubblicavo qualcosa e, complice anche Infinity War, mi era venuta voglia di scrivere qualcosa sugli Avengers. 

Originariamente volevo scrivere un altro AU (per l’esattezza un Flower Shop!AU), ma alla fine ho avuto un ripensamento e ho deciso di fare un altro tipo di Alternative Universe (ma chissà che non ne potrebbe nascere una raccolta?) che non so se mi lascia totalmente soddisfatta: volevo scrivere qualcosa di fluff, ma come avrete potuto capire non è proprio il mio genere.

Non era mia intenzione scrivere così tanto (sulle 2000 parole!) ma è andata così, quindi amen. Spero solo di non essere sfociata nell'OOC. Comunque sì, il titolo è un po' a caso se non si fosse capito.

Ringrazio tutti quelli che metteranno questa storia in una lista o commenteranno in modo positivo o costruttivo che sia and you! che hai letto questo papiro e ne sei giunto alla fine! 
Grazie mille,
Secrecy 



 



 
  
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