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Autore: Lady R Of Rage    03/05/2018    7 recensioni
Parte della 26 Prompts Challenge, aggiornata a cadenza più o meno settimanale.
Perché anche in una terra violenta e complessa come Lordran, è ciascuno di noi a fare la differenza. E come i fili di un arazzo, le storie degli eroi e dei dannati si intrecciano a vicenda: l'unica cosa che rimane quando tutto svanisce.
Dall'ultimo capitolo.
La Fiamma trema, ormai sottile come un cero funerario, e i miei morti si tengono per mano e applaudono alla loro vittoria.
Le Creature della Vita sono testarde, bisogna dargliene atto. Un giorno, piccole fiamme torneranno a danzare nella tenebra – quella Guardiana del Fuoco sa il fatto suo, e qualcosa mi dice che presto ci conosceremo – e qualcuno sarà lì ad accoglierle. Una nuova Anor Londo, una nuova Drangleic, una nuova Lothric, e mille nuove occasioni per imparare dagli errori del passato.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Quelaag, la Strega del Caos, Seath, il Senzascaglie
Note: Lime, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza
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Questa storia partecipa alla 26 Prompts Challenge, introdotta sul gruppo chiuso su Facebook Hurt/Comfort Italia - Fanfiction & Fanart
Così viene descritta dall'organizzatrice: "Ogni settimana, per 26 settimane, pubblicherò un prompt - t
anti quanti le lettere dell'alfabeto - e per ognuno di essi, troverete due definizioni che vengono generalmente attribuite a quel determinato termine. L'obiettivo della challenge è scrivere o disegnare un'opera che contenga al suo interno, uno dei due significati proposti."
Ho scelto di partecipare con il fandom di Dark Souls, per sbizzarrirmi a trattare un po' i personaggi dopo che ho apprezzato come mi è venuta Uti Et Frui. Le storie saranno angst e hurt/comfort e ci saranno spoiler, tematiche delicate, trigger warning e forse scene di sesso esplicito, che riceveranno i warning del caso e che cercherò di trattare con rispetto. 
Sto inoltre scrivendo una long su dei personaggi di DS2 ambientata prima del gioco, che pubblicherò solo quando sarà finita e cercherò
di aggiornare in contemporanea a questa. 
Orbene, direi che è il caso di cominciare con il primo capitolo. 

 
Sole Notturno 

Prompt #01: Sonno
Definizione Scelta: n.2, "Stato di silenzio o d’immobilità"
Personaggi: Seath il Senzascaglie; Gwyndolin, il Sole Oscuro
Setting: Pre-Dark Souls I, Era del Fuoco 
Lunghezza: 2.297 parole 
Warning: Pensieri suicidi accennati, forte self-hate, PTSD 

 
"No I can't help myself, no I can't help myself, no, no, no
Caught up in the rhythm of it

Maybe I'm looking for something I can't have"
(Justin Timberlake & Chris Stapleton, Say Something)



Ci sono i momenti buoni, quando riesci a spegnere tutto almeno un po’, a trasportarti per un tempo che vorresti durasse per sempre in un luogo diverso da dove ti trovi. Sono più rari della titanite scintillante, ma quando ne trovi uno sei felice almeno un po’. 
E poi ci sono le notti in cui i tuoi denti si stringono fino a far dolere le mascelle, le dita fremono, le tue orride alucce da insetto che tanto facevano ridere gli altri draghi vibrano come la corda di un arco, e rimani sveglio a chiederti perché. 
La cosa peggiore è che il perché lo sai già. Perché tu sei tu, perché tu hai fatto ciò che hai fatto, perché sei un abominio e un traditore e sarebbe stato meglio se non fossi mai uscito dal tuo uovo. 
Accettalo, dici a te stesso, volgiti avanti: sembra così facile, a parole. 
E stai lì da solo a pensare, non muoverti, non muoverti, perché sai di avere paura, di non poter scappare, di non poter nemmeno immaginare il tuo ripugnante viso bianco riflesso su qualche specchio senza strillare la tua rabbia cieca al cielo, mentre i frammenti ti si conficcano in quelle schifose appendici molli che hai al posto delle zampe. 
Perché sei nato, Seath? 

Una caratteristica di Seath – una delle mille che odia – è quella di pensare dopo aver agito. La ragione per cui la odia è la stessa per cui detesta nel profondo tutto sé stesso. Eccetto il proprio corpo – quel corpo che non vede ma che conosce bene, quel collo viscido, quella zampe bianche come la morte, la schiena molliccia e liscia, nulla a che vedere con le squame dei veri draghi: quello l’ha detestato appena è nato, con la pelle ancora appiccicosa per l’albume del suo uovo. 
Seath era stato impulsivo quando aveva volato da Lord Gwyn e ai suoi alleati, quando aveva accettato il castello e il titolo di duca – anziché chiudersi in qualche monastero ad espiare, lo sai che devi, Seath, anche se non basterebbe un milione di cicli per espirare quello che hai fatto –, quando aveva ricevuto la lettera di Gwynevere che diceva sì, stasera, e ai giorni impulsivi erano seguite le notti in bianco. 
Seath odia anche quelle – dubita che ci sia qualcosa in sé stesso che non odia. 

Gwynevere gli aveva raccontato della sua famiglia, quella notte. Aveva trascurato la parte su Lord Gwyn – lo conosceva fin troppo bene, quel vecchiaccio – e quella sul suo fratello maggiore, esiliato mesi prima per una ragione probabilmente importante, ma irrilevante per il drago albino. 
Poi aveva detto Gwyndolin, e Seath si era illuminato. 
-Voglio conoscere tuo fratello.- un gesto impulsivo, tanto per cambiare. Ma sempre più spesso Seath medita di non pensarci neanche più. Se qualunque cosa tu faccia, cominciando dal venire al mondo, risulta in un disastro che ti tiene sveglio la notte, tanto vale smettere di riflettere e fare soltanto come ti pare. 
-Non gli piaceresti.- aveva detto Gwynevere senza nemmeno guardarlo. 
Nulla di strano, aveva pensato Seath. -Forse sarebbe lui a piacermi.- 
Gwynevere aveva sospirato, il tintinnio dei suoi bracciali seguito dal fruscio delle lenzuola di seta. Cosa abbia visto in lui per concederglisi, Seath non lo capirà mai. 
-Non potrebbe piacerti nemmeno lui.-
-E perché mai?-
Gwynevere aveva sospirato: -Gwyndolin sa che cosa vuole.- 
E tu no, era sottinteso: così dolorosamente vero che Seath non aveva osato arrabbiarsi. Non davanti a lei: appena era rimasto solo aveva abbattuto uno scaffale di libri in una sfuriata.  
Sei ripugnante dentro quanto lo sei fuori, Seath il Senzascaglie. 
DI quel Gwyndolin non aveva più saputo nulla – poi Gwynevere era divenuta gravida, e aveva dato alla luce quella cosa, e Seath aveva passato notti intere a rigirarsi su sé stesso pregando che il soffitto del suo antro si frantumasse su di lui e sistemasse tutto senza fatica.
Poi, un giorno, il silenzio si frange in un ovattato rumore di passi. Seath lascia cadere a terra il tomo che teneva in braccio – che lo raccolgano gli Invocatori – e allunga il collo verso la fonte del suono.
-Chi va là? Ti avverto, potresti non uscire mai più di qui.- 
-Allora non intendo entrare.- Una voce acuta, altezzosa, dal tono fermo. Non la riconosce. -Vieni tu a me, Senzascaglie. Voglio parlarti.- 
Seath sghignazza: -Chi, o cosa sei?-
Silenzio, poi una seconda risata risponde alla sua. -Io sono Gwyndolin, figlio di Lord Gwyn. Ti aspetto. Vieni fuori, non amo essere lasciato in attesa.-
Seath allunga il collo. Gwyndolin: ricompare nella sua vita come un cadavere dal fondo di un lago, con la voce di una giovane donna e i passi lenti e regolari di un perfetto principe. La curiosità supera lo sdegno, ed ecco che Seath obbedisce al suo richiamo, la testa e il collo che scivolano attraverso la porta e si fermano dove le narici del drago sentono un pungente profumo di fiori. 
Si prepara per un urlo e un rumore di passi in corsa: invece, la voce di Gwyndolin è pacata come quella di un infermiere. -Le miniature avevano ragione. Sei colossale.- 
-Non hai paura di me?- 
-Sono figlio di Lord Gwyn. Non temo nulla al mondo.- 
Seath mugugna. Ecco perché riesce a guardarlo: non teme nulla. Evidentemente persino i suoi fratelli draghi temevano qualcosa, se la sua sola vista suscitava il dileggio di un condannato alla gogna. Ma Gwyndolin ha sangue divino e nemmeno un orrore come lui basta a intimorirlo. 
Oppure c’è altro? La curiosità scientifica pizzica sotto la schifosa pelle pallida del drago. Se Gwyndolin sa che cosa vuole – così aveva detto Gwynevere, e gli piace pensare che lei non gli mentisse, i sogni da sveglio sono gli unici che può permettersi – non è venuto da lui semplicemente in cerca dell’uscita dal palazzo ducale. 
-Cos’è che vuoi?- 
Il rumore di un passo improvviso, un fruscio di stoffe. -Cosa voglio? Mi tratti come un qualsiasi commerciante?- 
-Nessuno viene qui se non vuole qualcosa. Se credessi che questa è una visita di cortesia sarei un bell’ingenuo.-
-Eppure,- la voce di Gwyndolin è placida come quella di un maestro, -è proprio per questo che sono qui.- 
Seath drizza le zampe mollicce. La destra colpisce qualcosa di solido, un tonfo legnoso alle sue spalle annuncia la distruzione di un altro pezzo di mobilio. Non è la prima, non è l’ultima volta che accade. Ma che qualcuno lo cerchi è cosa nuova, e non suona piacevole. 
-Hai conti da regolare?-
Seath riflette, la testa che pulsa come sotto colpi di martello. È difficile pensare quando la notte non dormi. 
Ma se non ci riesco, dannazione, cosa posso fare?
Forse è quello che ti manca, Seath il Traditore. Non le scaglie, non le zampe, non la pace o l’amore per te stesso – lo diceva Gwynevere, lei ti ha trattato con riguardo e tu l’hai umiliata dandole una bastarda ibrida, rovini tutto quello che tocchi e lo sai – ma il sonno. Forse, tutto quello che desideri è poterti rannicchiare dove stai, al buio, senza sentire gli strilli dei tuoi simili che cadono dal cielo come meteoriti – quelli che hai tradito, lo sai, Seath, perché non lo dimenticherai mai, nemmeno se vivessi mille volte altri mille anni – ogni maledetta volta che provi a dormire.  
Forse hai solo perso il sonno, Seath. 
-Ho conosciuto Priscilla.- dice Gwyndolin. 
La bastarda ibrida, pensavo giusto a lei. -Allora dicevi il vero.- Seath si riscuote e sogghigna. -Non temi nulla al mondo.-
-Il tuo sarcasmo non mi tange, Senzascaglie. È una bambina dolcissima, di grande intelligenza e bontà. Merita di conoscere il suo vero padre.-
Ed è allora che Seath vorrebbe schiacciarlo – che suo padre e la famiglia tutta vadano alla dannazione, ci sono cose che non vanno dette. Solleva la mano sopra al punto dove sa essere il giovane dio, le dita rigide per nasconderne il tremito.
-Perché rifiuti le cose belle che fai?- Da come arriva la voce del ragazzo, egli ha sollevato la testa. Seath è perplesso: nemmeno un fruscio di capelli. 
-Cosa puoi. saperne di bellezza, ragazzo?- Seath ritrae la mano e cerca con essa il mento di Gwyndolin. Appare piccolo come un grano di miglio persino paragonato alla sua unghia. Quasi quasi lo graffierebbe - cosa diresti allora, piccolo Gwyndolin dalla voce sottile? Andresti ancora in giro a pronunciare il nome dell’unico abominio peggiore di lui? 
-Io dovrei aver paura di ciò che è diverso? Non sai nulla di me.- 
Sente Gwyndolin che si siede a gambe incrociate, il sibilo di due mani efebiche che ravviano una chioma di capelli lisci. -Non temo te, come non temo Priscilla. Ad Ariamis è al sicuro, è amata e vezzeggiata come una regina; è poco più di una bambina, ma possiede già un linguaggio forbito,  un portamento nobiliare, e una grande maestria nel duello. Eppure,- un fruscio di stoffe gli annuncia che Gwyndolin ha incrociato le braccia -le manca ancora qualcosa.-
È proprio figlia mia, pensa Seath con amarezza. Gli viene quasi da ridere all’idea che Gwyndolin gli stia chiedendo di fare il bravo babbo. Gli abomini si trovano bene con altri abomini, in fondo, e nulla esclude che la voce di una bambina non possa conciliare il sonno. È per questo che voglio vedere mia figlia: perché mi aiuti a dormire. Non ho la spina dorsale, oltre che le scaglie.
-È bene- mormora poco convinto -che lei non sappia.- 
Gwyndolin scrolla le spalle in uno scampanellio di monili. -
-È bene che non sappia.- ripete a voce più alta. Le zampe sbattono contro il pavimento alle sue spalle con il suono di mille tamburi da guerra. 
Sente Gwyndolin trasalire. Adesso scappa, pensa il drago, e sbatte le zampe più forte. Ma il ragazzo parla e il suo tono rimane freddo. 
-Smetti di strillare, Seath. Taci.-
Seath leva la testa all’indietro, il lungo collo torto in un cerchio che gli pare un cappio. -Silenzio? Non conosco il silenzio da mesi, ragazzo.- 
-Perché non sai dove trovarlo.- 
Qualcosa cammina sul muso di Seath. Il drago spalanca la bocca per morderlo, poi lo riconosce. Una mano piccola come un mattone, soffice e fredda, dalla pelle liscia come la pagina di un libro. 
-Tu sai cosa significa, Gwyndolin?-
-Non sentire niente?-
Mugugna un verso di approvazione, la ributtante pelle senza scaglie che si tende sotto il tocco setoso delle dita del giovane. Vorrebbe poterlo vedere: gli Invocatori ne parlavano come un gioiello in forma di ragazzo, la pelle liscia come marmo, e labbra così soffici da sembrare i petali di una camelia. Indossa una tunica di pizzo così bianco da sembrare egli stesso luce, e il suo copricapo a forma di sole brilla come l’astro stesso. 
-Non vedere niente, non essere in nessun posto. Non avere corpo e pelle e nome.- Sentirsi completo, perfetto, lasciarsi alle spalle i propri limiti e la propria differenza. Quello Gwyndolin può capirlo, non è vero?
Alcune cose nascono diverse per essere ammirate, altre per essere nascoste e dimenticate – come quel forte cavaliere che aveva cercato di ucciderlo, se lo ricorda bene, a volte lo vede bruciare e piangere in mezzo ai draghi e quando la sua armatura si dissolve in farfalle di cenere si sveglia di soprassalto ruggendo al niente – altre ancora nascono per essere guardate e dileggiate, un bersaglio che possa assorbire tutto il marcio che anche i non-diversi dentro. 
Quello che Seath si chiede è se, e come, si possa cambiare il senso della propria esistenza. 
-Certo che lo so.- sussurra Gwyndolin. 
-Sai sempre tutto, tu.-
Ride, ma Gwyndolin non si unisce a lui. 
-Questo lo so perché l’ho imparato. Non cerchi conoscenza anche tu, Seath?-
No, cerco il sonno. Ma sibila un sì. 
-Alla fine imparerai quello che ho imparato io, allora: a tutti manca qualcosa. Non sentirti speciale per questo. Priscilla è là, e ti aspetta. -
Seath scrolla le zampe. -Come se fossi così ingenuo da credere che tu sia riuscito ad entrare ad Ariamis. È vietato, persino i topi delle profondità lo sanno.-
Gwyndolin lo accarezza di nuovo, e stavolta Seath non si ritrae. 
-Ho i miei sistemi. E tu ti fiderai di me.- 
Sghignazza. -E perché mai, sciocco ragazzo?-
La mano di Gwyndolin arretra per un attimo, poi si allarga di nuovo sul suo muso, ed è fredda e morbida e vorresti che non si staccasse più. 
-Perché noi ci capiamo. Entrambi non siamo come dovremmo essere, entrambi non riusciamo a riposare.- 
Una risatina sfugge dalla gola del giovane dio, la mano che si sposta lungo il muso del drago. Gli piace immaginarselo pallido come lui, con le sue stesse braccia troppo magre e gli stessi occhi che non ci sono. Forse Gwyndolin è più vicino a lui di quanto non sia mai stato un altro dei suoi fratelli draghi – perché ha osato avvicinarglisi e parlargli e vedere un riflesso di sé oltre quel corpo ripugnante e mal fatto.
Nella sua freddezza è dolce, Gwyndolin, come Seath pensa che siano i sogni; ha la sua stessa brama di qualcosa, ma a differenza di Seath ha già ottenuto una parte di ciò che vuole lungo la strada. Forse, spera il drago albino (sì, spera, sta diventando completamente idiota e non ci sta nemmeno a pensare) c’è una speranza anche per lui. Un sole che brilli di notte solo per lui e che illumini i sogni che spera di avere. 
Assenza di rumore, assenza di movimento. Il desiderio brucia sulla pelle di Seath, un eterno e insoddisfatto volere qualcosa che chiede a gran voce di essere compensato. La mano di Gwyndolin era fredda, come un linimento, e la sua carezza così simile a quelle di Gwynevere da fargli venire per un attimo un groppo in gola. 
Stanotte, lo sa, il sole brillerà durante la sua notte. Se riuscirà a dormire prega di sognare qualcos’altro. Non gli stridii e i pianti della sua specie sterminata dai fulmini, le scaglie bruciate dalle fiamme delle streghe, le bocche annerite dal miasma del Re Tombale: ma il viso di Gwyndolin che gli sorride, bello e altezzoso come il sole da cui prende il nome, che lo guidi fuori dal buio che gli riempie la testa. 

 
A. A.:
Scrivere su Seath e Gwyndolin è qualcosa che sognavo di fare da quando ho deciso di scrivere su questo gioco, e questa challenge mi ha offerto l'occasione perfetta per farlo. Sono entrambi personaggi che adoro – e non riesco a pensare a quanto è stata brutta la fine del povero Dark Sun nel terzo capitolo – e in particolare sono sempre stata affascinata dalla scena nell'intro in cui Seath strilla mentre si parla del suo tradimento e si vede la guerra in corso. Noi lo vediamo pazzo e amorale, ma mi piace pensare che ci fosse di più dietro alle sue macchinazioni, e come ci viene detto in Dark Souls II "in the end, he never knew what he truly lacked". 
Come potete notare non descrivo ambiente e interlocutore: questo perché Seath è cieco, e senza i Channelers (Invocatori) nelle vicinanze non vede con chi parla, anche se lo capisce subito. Ho avuto la mezza idea di dargli una visione termica o qualcos'altro, ma ho deciso di scartarla, lo preferisco così e mi ha dato l'opportunità di scrivere in un modo diverso dal solito. Spero di essere stata rispettosa verso la sua disabilità.  
Gwyndolin è parecchio freddo, ma mi piace vederlo così. Sì, nella mia versione viene trattato bene e rispettato nonostante il suo aspetto non convenzionale. La trama dei ragazzi effemminati e/o transgender vittime di discriminazione da parte di genitori arretrati è bella che superata, trita e ritrita, il mondo di Dark Souls non dimostra possedere alcun pregiudizio di genere, non c'è nulla nel canone che ci indichi che Gwyn o chiunque altro vedesse Gwyndolin come un'abominio (se fosse così  credo che l'avrebbero scaricato senza grandi cerimonie ad Ariamis e chi s'è visto s'è visto, tieni, c'è qui tua nipote, te la trova lei una camera) e il fatto che gli abbia affidato un ruolo importante e delicato e gli abbia permesso di allenarsi e perfezionare i suoi poteri, vestendolo riccamente e crescendolo spocchiosetto e affettato come piace a noi non mi da l'idea di un padre schifato da un figlio uscito male. Piuttosto mi immaguino Gwyn confuso all'inizio, ma disposto ad adattarsi alla diversità del figlio, ascoltarlo e permettergli di esprimersi come preferisce, sviluppando i suoi poteri.  
I miei progetti futuri includono una shot su Najka lo Scorpione e Tark l'Uomo-Scorpione/Tarkas Ferronero – sì, sono di quelli che credono alla lore theory per cui sono la stessa persona –, una su Emma e Gwynevere, una sulla regina Mytha e il Demone della Cupidigia, una su Yorshka e Oceiros (a volte ritornano), una su Ornstein e Smough, e una su Elana e Velstadt. 
Grazie di tutto, e ci vediamo la settimana prossima. 
Lady R.
  
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