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Autore: Yume No Akuma    03/05/2018    0 recensioni
[modern!AU // old fanfiction // postata originariamente su Wattpad // Soukoku - DazaixChuuua // yaoi ]
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Chuuya Nakahara, Osamu Dazai
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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L'orario di chiusura era ormai in procinto di arrivare, fuori il Sole di quei primi giorni di primavera era già calato e le strade si riempivano di persone che tornavano dal lavoro o che, al contrario, uscivano insieme ad amici o compagni.

Dazai stava pulendo i tavoli del locale, ormai vuoto, per mettersi avanti e poter tornare a casa prima - anche Kunikida, suo collega, avrebbe gradito questa cosa.

Il ventiduenne aveva quasi finito, quando sentì la porta aprirsi; senza nemmeno alzare lo sguardo sperò che si trattasse di qualcuno che voleva soltanto una bottiglietta d'acqua, così non si sarebbe dovuto allontanare dalle pulizie per preparare uno stramaledettissimo caffè. Purtroppo, però, quando alzò lo sguardo notò con disprezzo che il tipo appena entrato era ora appoggiato al bancone, bancone che era appena stato lucidato. Con uno sbuffo che però non fu udibile al cliente, Dazai alzò la schiena dal tavolino e si diresse verso la macchina dei caffè dietro il bancone.

 

«Cosa le faccio?» chiese il castano, focalizzandosi sulla figura che aveva davanti mente aspettava la sua risposta: davanti aveva un ragazzo che sembrava della sua stessa età, con degli strani capelli sul rossiccio tenuti inaspettatamente lunghi che poco si abbinavano al suo abbigliamento da classico impiegato; la cosa più strana era il fatto che quel tipo di lavoratori, di solito, rientravano molto prima di quell'ora - che gli avessero fatto fare delle ore extra?

«Un caffè» rispose bruscamente l'altro, visibilmente affaticato e spazientito - anche se pure Dazai in quel momento lo era.

Il 'barman' evitò di perdere un cliente lasciandosi scappare un commento sgradevole e semplicemente eseguì gli ordini, presentando pochi momenti dopo un caffè fumante e in tazzina davanti all'uomo; dato che avrebbe dovuto comunque lavare ancora tanto valeva non sprecare del legno. 

 

L'uno non disse alcun "grazie" e l'altro non rispose con un "prego", così la sala del locale restò in silenzio, uno strano ed innaturale silenzio, e più tempo passava più l'odio di Dazai aumentava. 

Esso aumentò ancora di più quando quel tipo decise di pagare con la carta di credito, chi pagava mai un caffè con la carta di credito? Ma almeno, in quel modo, Dazai era riuscito a sbirciare il nome di quell'odioso individuo: Chuuya, Chuuya Nakahara.

 

I due si scambiarono uno sguardo, ed in entrambe le loro coppie di occhi era visibile la stanchezza di una giornata di lavoro; forse per questo Dazai non disse null'altro e l'impiegato se ne andò come se nulla fosse successo.

 

«SE LO RIVEDO LO UCCIDO! Ti pare sia normale entrare a quest'ora in un bar e ordinare un caffè e pagare con la carta di credito?!» urlò il castano, rivolto verso il suo collega mentre entrambi finivano il lavoro.

Però, pochi minuti dopo, i due riuscirono ad uscire dal loro posto di lavoro per dirigersi verso casa. Dazai non poteva immaginare che avrebbe rivisto "quel tipo" ancora parecchie volte, parecchie e parecchie volte, fino a non stancarsi mai di ciò.

 

— • —

 

Qualche giorno dopo, Dazai Osamu stava affrontando l'orario della mattina - ovviamente il più faticoso di tutta la giornata. Era stanco ed indaffarato, in quel momento un bel suicidio sarebbe stata la cosa migliore, dato che quella parte della giornata era davvero peggio della morte stessa. Stava procedendo a ritmo veloce, cercando di non perdersi nessun ordine e coordinando al meglio dei modi i suoi colleghi; essere uno dei più esperti era davvero faticoso.

 

Stava procedendo tutto per il meglio, quando non vide entrare dalla porta d'ingresso un volto famigliare: era Chuuya. Non sapeva cosa lo spingessi a tornare, ma lo aveva fatto parecchie volte in quei giorni e il suo coetaneo non riusciva a spiegarsi come mai; che fosse qualche forza soprannaturale ad attrarlo? Dazai non se lo spiegava.

Ma quello non era il momento adatto, c'erano troppi clienti che volevano pranzare e intasare la fila e occupare tutti i tavoli e le sedie disponibili.

 

«Potrei avere un cappucc-»

«Vedi di aspettare un attimo, Nakahara» si lasciò scappare Dazai, come se fosse ormai in confidenza con quello che era in realtà solamente un cliente. Dannazione, gli era proprio scappato.

 

«Come scusa...?»

DANNAZIONE, DANNAZIONE; come poteva giustificare quella cosa? Cosa doveva dire? "Oh si, ti ho spiato un po', tutto qui, giusto per poterti rintracciare e ucciderti per sfogare la mia frustrazione". CERTO CHE NON POTEVA DIRLO!

«Ah, arriva subito» disse nuovamente il barista, cercando di uscire da quella situazione.

 

Il cappuccino arrivò poco dopo da parte di Atsushi, un altro dei colleghi di Dazai, mentre quest'ultimo stava continuando a coordinare il lavoro di tutti gli altri, anche se Chuuya lo stava ancora osservando curioso e leggermente spaventato allo stesso tempo, ma con la classica espressione da ragazzino un po' stizzito. 

Continuò fino a quando la gente nel locale non diminuì, fino a quando non si poté sedere ad un tavolo, fino a quando la frenesia diminuì e fino a quando proprio Dazai non andò a prendere la tazza davanti al rosso di capelli. Si guardarono entrambi, con un certo odio nello sguardo, ma anche con una strana e innaturale curiosità.

 

«Come conosci il mio nome?»

«L'ho visto. Per caso. L'altra sera. Quando tu sei entrato all'orario di chiusura.»

«Giusto, giusto...beh, non è il vostro lavoro servire i clienti?»

«...mancavano due minuti alle sette e mezza.»

«Ma non dovrebbe darti il diritto di spiarmi.»

 

Tra i due si stavano per aprire le fiamme dell'Inferno, uno stava per tirare fuori un martello gigante dalla valigetta di lavoro, l'altro sembrava voler materializzare un coltello da sotto il grembiule color panna; forse il loro destino era affrontarsi in una battaglia epica, come due nemici naturali — ma entrambi sapevano bene di non trovarsi per niente in un libro fantasy.

 

O forse non era semplicemente quello il momento ed il luogo adatto per lo scontro.

 

— • —

 

«Allora, ti hanno riempito di lavoro oggi? Spererei proprio di sì» commentò Dazai, mentre asciugava le ultime tazzine e gli ultimi cucchiaini della giornata. Davanti a lui, Chuuya, arrivato come sempre due minuti prima dell'orario di chiusura. Ormai erano due mesi o poco più che quella storia andava avanti, e i due si odiavano ogni giorno di più, ma stranamente continuavano ad incontrarsi e parlarsi.

Beh, Dazai trattava il suo "cliente" in maniera sempre peggiore e Chuuya arrivava sempre in quella fascia oraria. Insomma, entrambi si ripagavano con la stessa moneta.

E ogni persona sana di mente avrebbe potuto dire che in qualche modo stavano facendo amicizia, ma i due avrebbero smentito aggressivamente la cosa se glielo si fosse detto in faccia — loro volevano uccidersi silenziosamente e molto brutalmente.

 

«Sei fortunato, oggi è andata peggio del solito».

«Davvero? Come mai?~»

«...è San Valentino. Tutte le coppiette dell'ufficio si sono messe a fare cose sdolcinate e io ero l'unico single, anche fuori dall'ufficio. Ma che lo racconto a fare, sono tutte stronzate.»

Era vero, era San Valentino! Era stato Kunikida ad occuparsi dei cartelli e dentro non avevano messo troppe decorazioni, quindi Dazai aveva ignorato tutto molto facilmente. Insomma, a lui non interessava granché, era single pure lui.

Però, per qualche motivo, sentiva che a causa della "festa" il rossiccio stesse peggio del solito e non c'era gusto nel tormentare qualcuno che non voleva ribattere. Senza sapere che l'altro lo apprezzasse tanto, il castano tirò fuori dal piccolo frigo una bottiglia di vino rosso e ne verso due calici, uno per lui e uno per Chuuya. Dopotutto l'orario di lavoro stava finendo.

 

«Grazie» disse l'uno.

«Prego» rispose l'altro.

 I due bevvero insieme quel vino dal gusto fruttato, di un rosso davvero accattivante e molto gustoso. I due bevvero velocemente, ma in maniera troppo elegante per la situazione. 

«Non ho nulla da fare, dopo il lavoro» disse Dazai.

«Nemmeno io, ma casa mia è troppo noiosa» rispose Chuuya, ridacchiando.

 

I due si guardarono negli occhi.

Erano alcuni mesi che si conoscevano ormai, quella sfida era durata troppo... o troppo poco? Nessuno dei due riuscì a capire quale delle due opzioni li spinse ad avvicinarsi, soli nel silenzio della stanza, per baciarsi delicatamente e in maniera talmente dolce che stonava con le loro due forti personalità.

Che diavolo stesse succedendo nessuno dei due lo sapeva, ma non era stato affatto male, affatto male.

«Grazie.»

«Prego.»

 

 

— seconda parte —

 

 

 

«A che ora ti sei svegliato per arrivare qua? Sei? Sei e mezza?» commentò con un velo di ironia Dazai, vedendo che Chuuya era stato il primo cliente della giornata. Era da due settimana che lo faceva, come se ci tenesse ad essere il primo a vedere il castano la mattina. «Se sei stanco possiamo provare un bel suicidio di coppia~» ridacchiò ancora. Erano passate due settimane da quando si erano baciati.

«Ah-ah, ti piacerebbe vedermi morto! Purtroppo per te sono riposato e tranquillo stamattina» ribatté l'altro, con una breve risata. 

 

Dopo quella sera di San Valentino i due si erano lasciati promettendosi che non avrebbero più parlato di quel delirio provocato probabilmente dal vino di alta qualità, e così stavano facendo, sebbene  entrambi pensassero spesso a quel bacio leggero.

 

Come sempre Chuuya ordinò un caffè o a volte un cappuccino, Dazai glielo fece e subito dopo tornarono ai loro rispettivi lavori, entrambi spesso stressati dalle persone da cui erano circondati. Qualche ora dopo i due si ritrovarono per la pausa del pranzo, che passavano stuzzicandosi come sempre a vicenda. Quella volta, però, Dazai si fermò a parlare più del solito.

 

«Chuuya, hai da fare stasera?»

«Beh, no, insomma, sono libero...perché?»

«È da tanto che non faccio un giro in città, ti va di accompagnarmi?»

«V-va bene...penso vada bene.»

Un appuntamento? Forse, o forse no. I due avrebbero fatto un giro per le strade come due normalissimi amici...vero? Forse entrambi speravano che non sarebbe stato così. O forse no.

 

 — • —

 

La sera stessa i due ventiduenni si diedero appuntamento proprio davanti al bar,  subito dopo l'orario di chiusura, che come spesso capitava toccava proprio a lui. Fortunatamente erano entrambi vestiti in maniera più decente del solito: Dazai con una camicia e un gilet, mentre Chuuya si era messo qualcosa di più sobrio, ovvero una felpa non troppo sportiva e spartana.

 

«Hai pulito tutto? Non è che ti sei scordato qualche macchia?~» disse Chuuya, stuzzicando il barista appena uscito dal locale. Dazai sbuffò teatralmente e si stiracchiò per bene, godendosi l'arietta frizzantina della sera. I due iniziarono a camminare lentamente verso le luci più intense della città, fermandosi ogni tanto a fare dei commenti stupidi davanti alle vetrine dei negozi. In effetti poteva sembrare un appuntamento, ma non lo era, non lo era. 

Dazai ovviamente si lasciava andare molto spesso le sue battutine sul suicidio, mentre Chuuya le faceva su qualsiasi altra cosa. Come immaginabile il tizio dai capelli arancio rischiò di litigare con più di un pedone lungo la strada, ma per fortuna non ci scappò nessun morto.

Il castano non poteva immaginare che il suo coetaneo fosse una persona tanto aggressiva; beh, lo era spesso anche quando si fermava al bar, ma Dazai immaginava che quella fosse solo una copertura! Beh, in effetti, copertura di cosa? Chuuya era così e basta.

 

La cosa più positiva della situazione era che entrambi avevano già cenato, anche se in maniera approssimativa, ma almeno non sarebbero nati altri fraintendimenti del tipo "mangiare insieme come una coppietta."

 

— • — 

 

Stranamente due ore passarono eccezionalmente in fretta, le strade si svuotarono piano piano, le luci diminuirono, il vociare si affievolì. Chuuya si sentiva stanco ormai, Dazai ancora di più e non c'era più tempo per un'ultima tappa: dal cielo iniziarono a scendere grosse gocce di pioggia inaspettata, che prese i due all'improvviso e non lasciò loro alcuna via di scampo. L'unico rifugio? La casa di Dazai, unico luogo accogliente nelle vicinanze.

I due corsero verso l'appartamento, inzuppandosi fino a midollo, ma almeno non restarono al freddo più del dovuto; la casa su un piano solo era disordinata ma calda, accogliente nonostante i libri e le cianfrusaglie sparse in giro. Non che la casa del pel di carota fosse tanto meglio.

 

«Mi aspettavo fossi più ordinato, dato come ti comporti a lavoro» commentò l'impiegato.

«Proprio per questo la mia casa è un disastro, ma dopotutto passo poco tempo qua ormai, fino a quando c'è un letto mi basta. Piuttosto, non sarebbe meglio che tu ti asciugassi? La metro è qua vicina, se ti serve.»

«Grazie...»

 

Quel tipo era più mansueto del solito, anche se manteneva la sua espressione da gatto pronto a graffiare e mordere tutto e tutti; che fosse stata la pioggia a calmarlo, come succede davvero ai gatti?

 

Dazai aveva preso un asciugamano, non voleva che l'altro lo denunciasse a seguito di un'orribile influenza; Chuuya si tolse quella specie di felpa, rimanendo con una maglia ormai aderente a causa dell'acqua che era passata sotto; proprio a causa di questo le "forme" del corpo del rosso erano messe ben in evidenza.

 

I due si guardarono, con un lieve imbarazzo, ma fu Dazai quello che subito  dopo iniziò a parlare, infrangendo quella promessa silenziosa.

«Riguardo alla sera di San Valentin-»

«Non farti strane idee! Non sono gay! Era la depressione da festa degli innamorati, tutto qui!» lo interruppe Chuuya, sbuffando e soffiando come un felino.

«...ah, è così?»

«Sì! È così!»

 

Dazai sorrise maliziosamente. Forse aveva trovato il momento e il luogo per lo "scontro" con quel tipo sempre più strano, ed era certo che lo avrebbe battuto. 

Si avvicinò lentamente, arrivando a pochi centimetri da Chuuya e guardandolo negli occhi con quel sorriso ancora stampato sul volto.

«Cosa vuoi far--!?»

L'altro non ebbe il tempo di ribattere, il castano lo aveva baciato improvvisamente, in maniera più forzata rispetto alla sera di due settimane prima. Il rosso cercò di fare forza con le braccia sul corpo del padrone di casa, per allontanarlo, ma senza riuscirci; Dazai aveva fatto entrare la propria lingua nella  bocca dell'altro ed era come se lo stesse tenendo incatenato a sé. 

Si staccò qualche istante dopo, per riprendere fiato, entrambi avevano ora il respiro accelerato e le mani sudate, i loro corpi erano stati percorsi da una scossa non ben definita che aveva concesso loro più adrenalina del dovuto.

 

«Che cazzo fai...» ansimò Chuuya.

«Ti è piaciuto, non puoi negarlo.»

«Sei uno stronzo.»

«Pure tu, di solito, quindi adesso smetti di parlare e usa quella bocca per fare altro» sussurrò Dazai, senza però essere troppo cattivo.

Subito dopo, iniziò a slacciarsi i pantaloni.

 

— • —

 

Chuuya strinse la mano intorno ai capelli castani dell'altro, per fargli male o forse semplicemente per aggrapparsi a qualcosa. Ansimava e tremava, ma sapeva che il peggio stava ancora per venire. Dazai aveva appena preso un po' di lubrificante che teneva di riserva, ed era ora in procinto di finire ciò che aveva iniziato - o magari era proprio quello il principio.

Alzò la mano e prese quella di Chuuya, sorridendo un po' soddisfatto e un po' in maniera rassicurante, infine avvicinò il proprio membro al corpo del rosso fino a penetrarlo. Il castano si era preoccupato di far "abituare" l'altro, ma quest'ultimo si lasciò comunque scappare un urlo soffocato quando percepì l'altro dentro di sé.

 

 «S...smett...ila» cercò di ansimare il rosso, aggrappandosi ancora al corpo di Dazai, che però stava continuando a spingere. Non era pensabile il fermarsi in quel momento, ma il castano cercò comunque di calmare il suo compagno baciandolo nuovamente, questa volta in maniera meno aggressiva.

 

I gemiti riecheggiarono nella stanza fino a quando entrambi non arrivarono al culmine, ormai troppo stanchi per continuare.

Si stesero uno di fianco all'altro, di certo Chuuya non poteva andarsene dopo quel rapporto, era troppo passivo per poter resistere all'iniziale dolore. 

Dazai si mise con i gomiti poggiati sul materasso e sorrise malizioso, guardando l'altro che ancora cercava di riprendere fiato.

 

«...mi piaci.»

«EH?!»

«Non è questo che si dicono le persone quando iniziano a frequentarsi?»

«...fottiti!»

Il castano però si limitò a lasciare un leggero bacio sulla guancia di Chuuya, facendolo sbuffare teatralmente.

 

— • — • —

 

Il lavoratore entrò nel bar, quel dannatissimo bar. Si portò verso il bancone, sollevato del fatto che non ci fosse ancora nessuno. Sussurrò un lieve "buongiorno" quando vide quel barista che ormai conosceva bene davanti a sé.

 

«Ceniamo insieme stasera?» chiese speranzoso Dazai.

«Ti piacerebbe» soffiò l'altro.

«Daaai, cucino io.~»

«...mmh.»

 

Dazai sospirò e si sporse verso il bancone, per poter raggiungere le labbra di Chuuya e baciarle lievemente, anche perché il pel di carota si allontanò immediatamente.

 

«Che fai?!»

«Stiamo insieme da un mese, non è normale baciarsi?»

«S-stai zitto!»

Il castano si appoggiò al banco e sorrise soddisfatto. Lo odiava ancora, era vero: il suo coetaneo continuava ad arrivare a orari improponibili, lo tormentava in ogni modo e sporcava ogni volta che poteva, ma... ma gli piaceva.

E sotto sotto sapeva bene di essere ricambiato.

 

— Fine —

  
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