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Autore: ELIOTbynight    03/05/2018    1 recensioni
Che la propria anima appartenga al Lato Oscuro o alla Forza, le emozioni sono così intense ed infinite, più dell'universo stesso, troppo per essere semplicemente ignorate o represse. Questi giovani promesse, Jedi, Sith, schiavi o comuni cittadini lo sanno, perché lo hanno sperimentato sulla loro pelle.
STAR WARS!AU, crossover su diversi fandom di gruppi kpop. Questa raccolta è scritta a quattro mani. Per ogni dettaglio in più, leggete le note conclusive del primo capitolo.
[SULAY] "Come osi tu venirmi a chiedere di venire via con te, dopo tutto ciò che ho passato per colpa tua?!"
[KAISOO] "Perchè mi sono lasciato soggiogare dalla magnifica sensazione che mi pervade solo standogli accanto?"
[CHANBAEK] "Hai mai pensato che … per il lato oscuro saresti perfetto?"
[HUNHAN] "Non mi abbandonerai anche tu, vero?"
[TAORIS] "Siamo soli, su un intero pianeta! Se ci dovessero scoprire, saremo finiti."
[XIUCHEN] "Non è stata colpa tua, vuoi mettertelo in testa?"
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Altri
Note: AU, Cross-over, Lemon | Avvertimenti: nessuno
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You are my Force


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- Dici che andrà tutto bene?-
Il viso del ragazzo è nascosto, voltato dall’altro lato. Non riesce a scrutarne l’espressione.
- Certo, perché non dovrebbe?-
- Beh, perdo spesso il controllo della Forza … Il maestro dice che sono troppo emotivo.- risponde e finalmente mostra i suoi occhi tristi.
- E per questo non dovrebbe andare tutto bene?- commenta una voce familiare e calma. - Io lo trovo un pregio.-
- Davvero?- quelle pupille luccicano ancora di più.
- Sì!-
Il ragazzo si stringe nelle spalle già piccole e ride, ride ed è il suono più dolce che ci sia.
- Non so se mi sarà utile in battaglia, però. Un po’ ti invidio, Minseok.-
- Nah, non devi. Anch’io ho i miei problemi … ma sono sicuro che se resteremo uniti andrà tutto bene, Luhan.-

Chen aprì gli occhi naturalmente, adagiato nel buio della sua stanzetta, sotto le coperte. Si mise seduto e nascose il volto nelle mani.
Avrebbe dovuto aspettarsi un sogno del genere, anche se aveva sperato che non accadesse. Non poteva tornare a dormire dopo aver avuto quella visione.
Si alzò e con calma si diresse in corridoio, fino a giungere alla stanza di Xiumin. Non bussò, sapendo che non sarebbe certo stato cacciato fuori, e non si sorprese di vedere il suo amico sveglio, seduto sul letto, con gli occhi puntati verso le più lontane stelle dell’universo.
Aveva sentito che poteva fare sogni strani. La Forza giocava sempre qualche scherzo ai cavalieri Jedi più sensibili, mostrando loro dei segreti inconfessabili o dei ricordi impossibili da cancellare. Il sogno di Chen non poteva proprio venir definito un incubo, ma era pieno di amarezza e adesso si sentiva come se l’intero tempio gli fosse appena crollato addosso, premendogli sulle spalle e sul cuore. Il petto era stretto in una morsa anche quando entrò piano, senza fare troppo rumore, e si avvicinò al letto.
Se lui si sentiva così, chissà che cosa provava Xiumin … di sicuro, qualcosa di molto più profondo.
- Posso stare qui con te?- sussurrò Chen.
L’altro lo guardò, sorpreso di vederlo ma non troppo, ed annuì con un sorriso appena accennato. Titubante, Chen si mise a gambe incrociate al suo fianco e per un lungo minuto alternò lo sguardo dal cielo al volto di Xiumin, come per cercare di capire se stesse accadendo qualcosa. L’amico restò fermo e silenzioso, accettando la sua presenza accanto a sé.
- Domani abbiamo allenamento presto, Jongdae.- ruppe il silenzio lui. - Non dovresti tornare a dormire?-
- Ho fatto un brutto sogno, non penso di riaddormentarmi facilmente.- scrollò le spalle Chen.
Xiumin spostò finalmente gli occhi sull’amico e pensò che non avesse esattamente l’espressione di chi aveva appena fatto un brutto sogno. Pareva piuttosto molto felice di essere lì, in una stanza non sua e su un letto non suo. Ma quel sorriso che a stento Chen tratteneva era talmente adorabile da contagiarlo un pochino e dunque sospirò, facendo finta di bersi quella scusa.
- E tu? Perché sei sveglio?- chiese il visitatore, facendo a sua volta finta di non sapere la risposta.
Il viso di Xiumin si oscurò nuovamente e lui si accomodò con la schiena contro la testiera del letto con gli occhi bassi.
- Diciamo che anche io ho fatto un sogno.- si limitò a borbottare. - Un sogno ricorrente e … un po’ triste.-
Chen non si aspettava una risposta diversa, ma vedere Xiumin in quello stato non gli piaceva, non gli piaceva per niente.
- Non è colpa tua.-
Quelle parole gli sfuggirono dalle labbra senza accorgersene e lo capì solo quando vide gli occhi dell’altro allargarsi dalla sorpresa. Chen fece lo stesso, ma si strinse poi nelle spalle e distolse lo sguardo. - È da quando siamo stati attaccati, che ti vedo giù di corda … - continuò, anche se timidamente.
Xiumin non avrebbe mai potuto odiare Chen, per come si preoccupava per lui e per come avesse puntualizzato sul suo stato d’animo, cogliendo nel segno. Non avrebbe potuto neanche smettere di odiare se stesso, però.
Sospirò e aggrottò la fronte, massaggiandosela con le dita. - Non posso farci niente.- confessò con un filo di voce. - E poi l’hai visto, no?-
Chen impallidì e trattenne il respiro, e Xiumin poté vederlo anche al buio. Non erano mai stati bravi a mentirsi l’uno con l’altro.
- Lo sai come eravamo, prima che … - si morse un labbro. - Prima che lui passasse al Lato Oscuro.-
- E per questo sarebbe colpa tua?- ribatté l’amico, e quella scena era così dannatamente simile a quella del sogno, o meglio del ricordo, da dare a entrambi i brividi.
Passò un momento di silenzio pesantissimo, rotto sempre dalla stessa persona che aveva osato romperlo all’inizio. - Non puoi capire, Jongdae.- mormorò Xiumin con tono freddo. - Non hai visto tutto, per fortuna.-
Con quelle parole, si sistemò seduto di lato, volgendo le spalle al cielo stellato e al suo amico. Era evidente che non aveva più intenzione di parlare e a Chen si spezzò silenziosamente il cuore.
Tuttavia, non tornò in camera sua finché Xiumin non si riaddormentò con una coperta addosso.

Dopo che Jedi e Sith si scontravano, gli Anziani erano soliti organizzare delle sessioni di allenamento congiunto tra cavalieri già affermati e piccoli padawan, per consolidare il benessere della Forza nelle membra dei primi e trasmettere gli insegnamenti più profondi ai secondi.
Chen era bravo con i bambini. Bastava un sorriso e lo seguivano tutti senza battere ciglio, affascinati dalla sua passione. Qualche volta rischiava di fare troppa forza sulle loro spade di legno, ma se commetteva qualche errore finiva sempre tutto con una risata.
Xiumin lo osservava da lontano e pensava di essere davvero fortunato ad essere schierato con lui in battaglia. Chen si distraeva facilmente, certo, ma altrettanto facilmente si riprendeva e trovava il modo di vincere. Xiumin era più riflessivo di lui, ogni suo combattimento era segnato da tante, forse troppe capriole mentali.
Erano così diversi, eppure si sentivano a loro agio insieme. Forse era per questo che facevano gli stessi sogni.
Quando Chen congedò i padawan, Xiumin si avvicinò e lo sorprese con una pacca sulla spalla.
- Come va, Chennie Chennie?-
- Stai zitto!- ribatté l’amico, non aspettandosi proprio di sentirgli usare lo stesso nomignolo che gli avevano affibbiato i bambini. Rise d’imbarazzo e l’altro lo fece con lui, sentendosi il cuore stranamente in pace.
- Allora, che cosa stiamo aspettando?- esordì Xiumin di nuovo, estraendo la spada laser.
Chen aveva in mano ancora quella di legno e senza porsi troppe domande la tenne in posizione di guardia, fronteggiandolo.
- No, no. Prendi la tua spada vera, Jongdae.-
Quest’ultimo allargò gli occhi e fu sorpreso da quella scelta. Xiumin voleva un duello vero d’allenamento, glielo si leggeva senza difficoltà su quel sorriso lieve ma beffardo. Lo adorava.
Mise da parte la piccola spada di legno ed estrasse la propria, attivandola insieme a quella dell’amico.
- Che la Forza sia con te.- sorrise Chen, prima di attaccare.
Xiumin era pronto e rispose perfettamente all’attacco. Il ronzio delle loro armi echeggiò intorno come un forte vento. Più gli attacchi di Chen venivano bloccati o respinti, più lui desiderava riprovare, sfidarlo fino in fondo come aveva fatto Xiumin all’inizio. Energia pura passava da una spada all’altra, da un corpo a un altro, da una mente all’altra.
Arrivò un momento in cui Chen riuscì a respingere un attacco dell’amico e gli fece perdere l’equilibrio. Entrambi ridevano, senza pensieri che li distraessero, e Chen con un lieve colpo di piede al ginocchio lo spinse a cadere all’indietro. Xiumin non sembrò sentire dolore ed emise solo un lamento di sconfitta, mentre l’altro posava un piede sul suo petto in segno di vittoria.
- Ti arrendi?- lo provocò Chen, sorridendo ancora.
Xiumin stava per rispondergli … ma all’improvviso la sua risata si spense. I suoi occhi si allargarono e il suo respiro si fece irregolare.
Sopra di lui rivide il viso delicato ma disgustato e rancoroso di Luhan, che lo minacciava in quella stessa posizione l’ultima volta che si erano scontrati.
Confuso da quel cambio di reazione, Chen imitò a poco a poco la sua espressione ed aggrottò le sopracciglia, spegnendo la propria spada laser. - Tutto bene?- domandò soltanto, ma fu come scatenare nell’amico una reazione esplosiva.
- Devo andare.- mormorò Xiumin con un filo di voce tremante, scrollandosi malamente di dosso il piede dell’altro e alzandosi in piedi con foga, lasciando sul pavimento la sua spada già spenta. Era stato colto da un ricordo e da una miriade di sensazioni troppo pesanti perché potesse affrontarle. Doveva scappare.
Tuttavia, sottovalutava Chen.
- Aspetta …!- fece quest’ultimo senza capire e temendo già di aver fatto qualcosa di sbagliato. Fece per raccogliere la spada di Xiumin, ma non appena la toccò trasalì ed emise un verso di dolore, come se si fosse scottato.
Strinse il manico della spada in mano, cadendo in ginocchio con gli occhi nel vuoto.
Vide qualcosa. Vide il bagliore freddo di quella spada di fronte al proprio naso. Una linea luminosa che tagliava a metà un’immagine. Un volto. Un volto conosciuto, il volto minaccioso di un amico. E dietro di esso, un altro con espressione spaventata e piena di dolore.
Chen sentì lo stesso lancinante dolore lacerargli il petto. Sbatté gli occhi e li strizzò con forza, pur di allontanare quella visione dalla mente, e quando sollevò lo sguardo Xiumin era ancora a qualche passo di distanza a dargli le spalle ed esse si muovevano su e giù con agitazione, seguendo un respiro impanicato.
- Minseok … - lo chiamò. Quello cominciò a camminare per andarsene e allora Chen si rialzò per seguirlo, mollando entrambe le spade laser sul pavimento. - Minseok!-
Aveva compreso il motivo per cui ora il suo amico voleva andarsene, ma no, stavolta non sarebbe rimasto lì a guardare. Stavolta si sarebbe imposto, perché tutta quella sofferenza era insopportabile.
- Minseok, non è colpa tua!- esclamò allarmato, raggiungendolo e costringendolo a voltarsi prendendolo per una spalla. - Non è stata colpa tua, vuoi mettertelo in testa?!-
Per poco non vacillò: Minseok aveva gli occhi lucidi e le labbra strette, come a trattenere inutilmente delle parole velenose.
- Lasciami in pace, Jongdae. Sai anche tu che non è così!-
- Non è vero!- lo riprese Chen, prendendolo per entrambe le braccia. - Maledizione, non sopporto più di vederti soffrire in questo modo!-
- Non posso farci niente, okay? Tu non sai com’è andata!- sbottò l’altro con rabbia, allontanandosi dalla sua presa.
Chen avrebbe voluto scoppiare a piangergli in faccia, ma era lui a dover essere forte in quel momento.
- Ma so quanto fa male!- disse scuotendolo ancora, a sua volta sull’orlo delle lacrime. - Mi fa male vederti così … Percepisco la tua sofferenza e non finirà se non cambi idea!-
Dannazione, Chen era sempre stato un gran testardo. Sarebbe stato crudele, ma forse per farlo desistere era necessario metterlo davanti alla verità una volta per tutte.
- … che cosa hai visto?-
Alla domanda appena sussurrata di Xiumin, l’amico tremò. Deglutì e, come se stesse rivelando il più intimo dei segreti, evitò il contatto visivo con lui e rispose:
- Ho visto Sehun … Sehun che proteggeva Luhan.-
Gli occhi di Xiumin si fecero grandi ed ebbe la conferma di dover spiegare, pur di convincerlo che quel dolore aveva un senso. Sospirò e mosse qualche passo lontano da lui, dandogli le spalle nuovamente.
- Era il mio migliore amico, Jongdae.- esordì. - Sono io ad aver tradito lui, non viceversa.-
Ciò non combaciava, secondo Chen, con quello che era realmente successo: Luhan si era unito ai Sith perché non aveva avuto scelta, dal momento che durante una missione di vitale importanza era stato lasciato indietro su decisione dei cavalieri Jedi più anziani. Era la prima volta che si scontrava davvero con i seguaci dell’Impero e non ce l’aveva fatta. La sua delicatezza d’animo l’aveva spinto nelle spire del nemico e nessuno aveva tentato di salvarlo. Spinto dal rancore e dalla delusione, Luhan aveva trovato nel Lato Oscuro il suo vero modo di esprimersi, una filosofia di vita che si sposava con la sua emotività. Aveva tradito i suoi compagni nell’attimo in cui lui stesso si era sentito tradito.
Chen sapeva già tutto questo, ma sapeva anche che quel giorno loro non avevano potuto nulla contro le decisioni dei loro maestri Jedi. Avevano scoperto del tradimento di Luhan troppo tardi, perché potessero intervenire.
- Non l’hai tradito, nessuno di noi ha potuto fare niente e lo sai.- ribatté quindi Chen, stringendo i pugni fino a ferirsi i palmi pur di non concentrarsi sulle lacrime che pungevano per uscire fuori.
Xiumin si voltò di scatto e per lui ormai era troppo tardi: sui suoi zigomi perfetti scorrevano le sue gocce di rimpianto. - Sì, invece! Avrei potuto tentare di convincere Luhan a tornare da noi, invece di attaccarlo!-
Quello era un dettaglio di cui Chen non era ancora a conoscenza. Dunque il laser nella sua visione era proprio quello dell’amico?
- Ero … ero distrutto.- spiegò ancora Xiumin, con la voce che tremava. - Aveva abbandonato tutti noi, aveva abbandonato me e anche … - si morse il labbro, stentando a pronunciare quel nome. - E … E io forse l’avrei ucciso, li avrei uccisi entrambi, se lui non … -
Era impossibile continuare a parlare, il dolore era troppo. Il cuore di Chen andò in mille pezzi, mentre finalmente comprendeva il vero motivo per cui Xiumin si sentiva così in colpa.
La visione che aveva appena avuto, il ricordo più pesante legato a quella spada, era il momento in cui Xiumin aveva ceduto al rancore e alla tristezza e stava per uccidere il suo migliore amico. Tuttavia, Sehun si era messo di mezzo ed aveva protetto Luhan.
Sehun, certo. Solo adesso Chen se ne accorse.
Lui era stato l’ultimo a diventare cavaliere Jedi. Prima era un padawan curioso e di talento, ben voluto dai compagni e dai maestri e affascinato da un cavaliere più grande e maturo: Luhan. Egli gli aveva insegnato forse ciò che di più importante potesse esserci per un Jedi, prima di venir tradito da quegli stessi ideali che avrebbe dovuto seguire e insegnargli a seguire. Per Sehun, il tradimento di Luhan era stato un trauma pesante, che alla battaglia successiva aveva dimostrato di non saper superare.
E quando aveva visto Xiumin muoversi in preda alla rabbia e attaccare Luhan, ai suoi occhi era stato chiaro da quale parte avrebbe dovuto stare.
- Adesso capisci?- mormorò Xiumin, ultima frase che si concesse sull’argomento prima di tornare nel suo freddo guscio di orgoglio e senso del dovere, quel pilastro che gli permetteva di essere un cavaliere Jedi degno di tale nome. Prese un respiro profondo e si asciugò le lacrime, ignorando l’addolorata sorpresa negli occhi del suo amico.
- Minseok … - tentò debolmente Chen di fermarlo, impotente sotto le lacrime che iniziarono a uscire anche a lui. - Minseok, ti prego, non portarti ancora dentro questo peso … -
Ma ormai i suoi tentativi di restare forte erano inutili. Xiumin non lo ascoltò e lasciò velocemente l’enorme stanza, odiandosi ancora e ancora per quella colpa che lo perseguitava e adesso anche per aver respinto Chen, colui che gli aveva letto dentro, gli aveva teso una mano che lui non aveva voluto accettare.
Dietro di lui, Jongdae scoppiò a piangere, accasciandosi nuovamente.

I suoi lineamenti sono ancora così delicati e dolci, la sua voce ancora così sottile. Il suo aspetto non è cambiato e forse nemmeno la sua anima.
Forse non è mai riuscito a capirlo davvero, in fondo. Non come il suo allievo più giovane che, se l’aspettava, col tempo è anche diventato il suo amante. Tra loro c’è sempre stata della chimica particolare. L’intesa è chiara nei loro occhi ancora così limpidi, nonostante ora il loro cuore sia più nero del mantello che portano.
Si scambiano brevi parole con i visi vicini, non troppo da toccarsi, ma abbastanza per infondersi sicurezza a vicenda. E poi, insieme, si voltano. La paura è dominante, lo invade ovunque e non c’è via di fuga.
A un secondo sguardo, forse il suo viso non è così gentile come lo ricordava. Non può esserne certo. Ormai, ogni certezza è svanita come uno sbuffo di fumo nell’aria.
- Ha fatto soffrire anche te?- echeggia inquietante la sua ironia. - Non cambierà mai, proprio come me.-
Solo ora si ode un respiro pesante, basso e costante, insieme al battito di un cuore agitato. Ma nient’altro. Solamente il ghigno di Luhan riempie la sua mente.
- Spero che tu sia pronto, perché non mi tratterrò … Jongdae.-

Xiumin si ritrovò seduto sul suo letto, nel buio più totale e senza fiato. Pur aprendo gli occhi persi e spaventati al massimo, non riusciva a scorgere una fonte di luce che potesse dargli sollievo. A fargli compagnia aveva solo le terribili visioni che gli avevano appena fatto visita e i battiti velocissimi del suo cuore che gli impedivano di tranquillizzarsi.
Restò in quella posizione di terrore a lungo, prima che spontaneamente il nome del suo amico si impossessasse di lui e lo scuotesse, al punto da spingerlo ad alzarsi.
Corse fuori dalla stanza e si guardò intorno frenetico, alla ricerca di qualcuno, una persona qualsiasi che fosse sveglia. Andò giù lungo il corridoio come un forsennato, finché da un angolo non vide spuntare due suoi compagni.
- Junmyeon! Yixing!- gridò, e scoprì di avere la voce rauca e rotta da un pianto imminente.
Gli amici gli andarono incontro e lo sorressero da entrambe le parti.
- Minseok, che succede?- domandò Lay, toccandolo con un braccio solo dal momento che quello artificiale era steso lungo il fianco. - Hai bisogno d’aiuto? Hai visto segnali di un attacco dei Sith?-
L’altro scosse dolorosamente il capo, faticando a riprendersi fino a essere in grado di parlare.
- Forse Luhan non ha ancora- stava cominciando a dire Suho, ma fu subito interrotto da una mano di Xiumin sulla spalla, mentre questo gli chiese disperato:
- Dov’è Jongdae?-
- Jongdae? Non lo so, non è a dormire?- chiese ancora Suho, ansioso di fronte al panico dell’amico. - Che cosa è successo, Minseok?-
- Ho … ho visto Luhan … - esordì, seppur gli facesse male. - E parlava con lui … -
Suho aggrottò appena la fronte, non comprendendo subito. Lay, invece, allargò gli occhi in preda al terrore.
- Oh, no.-

Era ironico come erano bastate le poche e semplici parole di Chen a riecheggiargli nella testa, per lasciar scivolare via gradualmente il rimorso che si era portato dietro per tanto tempo. Le accuse di Luhan, secondo cui lui e tutti gli altri sarebbero diventati spietati ed egoisti come i Jedi più anziani, non facevano nemmeno più così male. Di Luhan, ormai, restavano solo dei ricordi dolceamari che gli avrebbero procurato un po’ di nostalgia nelle sue notti insonni.
Quei rimasugli di male che percepiva ancora nel cuore erano legati a Sehun, a quel ragazzo così giovane e forte, amico puro e fedele che proprio per questa sua fedeltà non era riuscito a rinunciare all’affetto del suo compagno. Non aveva mai potuto biasimarlo per questo.
Ricordava ancora bene i dettagli di quella visione che a malincuore si era ritrovato a condividere con Chen. Luhan, da che era terrorizzato e distrutto all’idea di essere stato abbandonato, sembrava ora invincibile, come se nessuna spada laser avesse potuto scalfire la sua pelle. Xiumin lo stava inseguendo, quando da una via secondaria era arrivato Sehun. Era la prima vera missione di quest’ultimo e per ironia della sorte il suo avversario era stato colui che gli era stato più accanto nei suoi anni da padawan, colui che gli aveva insegnato ad avere cuore anche brandendo un’arma.
Xiumin non avrebbe mai immaginato di vedere Luhan perdere la sua corazza di odio e supplicare Sehun di non abbandonarlo anche lui, poiché il suo unico rimpianto era stato quello di non poterlo vedere diventare un Jedi, di non potergli più stare vicino. Le mani di Sehun avevano tremato forte intorno al manico della spada, i suoi occhi si erano fatti grandi, enormi. Xiumin non aveva potuto perdonare il gesto di Luhan, non aveva sopportato di sentire quelle parole dalla sua bocca, dopo aver ferito lui e tutti gli altri. Per questo gli si era lanciato contro e Sehun, proprio come Luhan, aveva seguito il suo cuore: si era frapposto tra i due ed aveva impedito a Xiumin di colpirlo.
Da allora il cavaliere Jedi non era più riuscito a vivere una vita degna di essere chiamata tale. Pur avendo il sangue freddo necessario per combattere dalla parte del bene, pur riuscendo a sopprimere i suoi sensi di colpa, pur scacciando dalla mente i ricordi di un Sehun distrutto dal tradimento di Luhan, Xiumin non riusciva a odiarlo per aver tradito il gruppo a sua volta e soprattutto non riusciva più a trovare una vera ragione per impugnare quella spada laser e combattere. Lo faceva perché doveva, niente di più.
O meglio … quel “di più” era sempre rimasto al suo fianco, devoto e prezioso, e l’aveva realizzato soltanto ora che l’aveva perso.
Chen era speciale. Condividevano i sogni, si incontravano nella mente grazie alla Forza. Ma non era solo questo: Chen aveva sempre tentato di incontrare anche il suo cuore, per quanto le regole dei Jedi non fossero sempre compatibili con una scelta simile. Chen gli sorrideva, gli parlava, curava le sue ferite in silenzio senza che se ne fosse mai reso conto.
Ora che era stato rapito dai Sith, con lui se n’era andato il senso della sua vita.
Non poteva muoversi. Era stato deciso che se ne sarebbero occupati i maestri più esperti; mandare i ragazzi o qualcuno che era stato vicino a Luhan sarebbe stato letale, stavolta. Tutto ciò che poteva fare Xiumin era aspettare e aspettare. Non aveva più avuto visioni che potessero suggerirgli la condizione attuale di Chen e la cosa lo snervava terribilmente. Nessuno osava rivolgergli la parola, né disturbarlo. Xiumin sarebbe tornato se stesso, solo una volta che Chen sarebbe tornato da lui.

Accadde dopo tre giorni.
Era chiuso nella sua stanza, ormai come al solito. Udì delle voci concitate nel corridoio e, insospettito, si affacciò fuori. Non ebbe avuto nemmeno il tempo di farlo, quando si ritrovò davanti Baekhyun e Jongin a tirarlo per le braccia chissà dove, parlando in modo concitato e confuso.
E al fondo del corridoio, finalmente, come una visione paradisiaca, eccolo lì. Sano e salvo – e Xiumin si illuse per un attimo che fosse tornato per lui, come un angelo custode. In quell’esatto momento ritornò a vivere e si mise a correre a perdifiato per raggiungerlo.
Non disse una parola, e nemmeno Chen. Si strinsero forte, flettendo e impegnando tutti i muscoli del loro corpo per farlo. Xiumin affondò il volto sulla sua spalla e non seppe come fece a non piangere. Si aggrappò a lui senza riuscire più a lasciarlo andare, perché no, mai più l’avrebbe lasciato andare così.
- Sono felice che tu sia vivo.- sussurrò al suo orecchio con un filo di voce disperato, e mai una frase gli suonò così banale, soprattutto confrontata con quella apparentemente ancora più semplice di Chen.
- Sono qui.-
E a Xiumin non bastava davvero altro per tornare a respirare.
- Jongdae … - tentò di cominciare, districando l’abbraccio e guardandolo con il volto accartocciato dalla tristezza. - Jongdae, so che non dovrei dirlo, ma mi dispiace … ho-ho avuto paura che quella fosse la nostra ultima conversazione e-
- Dimenticala!- lo interruppe dolcemente Chen, passandogli più volte le mani sulle guance e tirandogli i capelli all’indietro. - Dimentica quello che è successo, ti prego.-
Xiumin annuì, non poté fare altro. Si sentiva così debole ora, come un bambino a cui doveva di nuovo essere insegnato tutto, ma era una sensazione talmente dolce ora che si trovava tra le sue braccia.
Lo costrinse a restare con lui per tutta la sera, ad ascoltare sottovoce le sue scuse e le sue preoccupazioni, i suoi pensieri e i suoi turbamenti. Mai aprì il suo cuore in un modo simile, dimenticandosi dei suoi doveri di guerriero e dando sfogo solo alla giovane anima tormentata che era. Chen lo tenne stretto a sé tutto il tempo senza smettere, a sua volta felice di essere tornato da lui e senza più alcuna sfumatura di paura nel cuore. Aveva superato delle torture psicologiche durante la sua prigionia, aveva superato cose veramente pesanti da sopportare per uno spirito leggero come il suo e, ora che aveva Xiumin tra le braccia, si sentiva potente.

La mattina dopo, Jongdae si svegliò con il tenero viso di Minseok addormentato a un palmo dal proprio naso. Era bello come era sempre stato e come mai avrebbe sperato di avere accanto.
Lo vide muoversi appena nel sonno e seppe che si sarebbe svegliato dopo pochi attimi. Approfittò di quel momento di sospensione, prima che la bolla intorno a loro scoppiasse, e d’istinto si spinse in avanti a sfiorargli le labbra con le proprie. Fu un tocco quasi impercettibile, ma bastò perché Minseok sollevasse le palpebre in preda alla più bella meraviglia.
- Che la Forza sia con te.- Jongdae gli diede il buongiorno così.
L’altro gli sorrise in modo semplice e innocente, come quasi non era più abituato a fare. Gli accarezzò il volto con le dita e rispose in un dolce sussurro.
- La mia Forza sei tu.-





*



Hiiii~
Here I am. Your NamjoonAddicted is Here~.
Già, se io sono qui vuol dire che questa piccola e meravigliosa perla l’ha tirata fuori dalla sua penna Eliot. Io non ce la faccio, voi non avete idea di quanto io sia orgogliosa di poter scrivere una serie che amo cosí tanto con una persona a cui voglio altrettanto bene. Sigh.
Lo so, divento emotional quando si parla di lei, Lo siento~ (nessun riferimento ai Super Junior giuro)
Niente~ Se vi è piaciuta quanto piace a me, lasciatele una recensione che la fate tremendamente felice, perchè se le merita.
Baci.

Vostra
NamjoonAddicted


E…Che la forza sia con voi~

   
 
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