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Autore: 50shadesofLOTS_Always    03/05/2018    2 recensioni
Dal testo: “« Sei felice? ». Tony si ricordò che Babbo Natale era già arrivato nelle case. E quel regalo lo ripagava dei precedenti mai arrivati."
La vita del genio, filantropo, plurimiliardario ed ex-playboy Tony Stark continua e, stavolta non è solo. Al suo fianco Pepper, l'unica donna di cui gli sia mai importato davvero, in mezzo agli ostacoli della quotidianità. Non senza un po' di azione...
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Al contrario della precedente ff/prequel "Take me Back To the Start", questa raccolta sempre senza una precisa trama è nata adesso, frutto della mia nostalgia per questi due adorabili zuzzerelloni. Quindi la parola la chiave è ancora una volta PEPPERONY!
[ancora probabile OOC di Tony/ perchè l'attesa di nuovi film porta speranza eheh/ dannatamente song-fic]
Genere: Angst, Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James 'Rhodey' Rhodes, Nuovo personaggio, Tony Stark, Virginia 'Pepper' Potts
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Iron Family'
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Two Girls and a Man

Settembre 2014
Il sole quella sera era particolarmente rosso. Rosso come i capelli di Pepper, che sventolavano al vento, mentre guidava con la capotta abbassata. L’estate era tornata frizzante sulla California ed era sempre un piacere lasciarsi accarezzare da essa. Non vedeva l’ora di buttarsi sul divano e osservare Maria disegnare sul tavolino dopo essere tornata da scuola.
Ogni mattina Happy la lasciava lì per poi andare a riprenderla e riportarla a casa da Tony, che fino a quel momento restava chiuso in laboratorio. Nell’arco di tutta la sua intera vita, ogni volta che aveva messo piede in quella Villa, Pepper aveva assistito alle scene più disparate. Dalle feste più oscene alle esplosioni di congegni, che se solo li avesse trovati il Pentagono…
Ne aveva viste davvero di cotte e di crude, soprattutto prima che lei e il suo attuale marito cominciassero una relazione seria. Ma niente di tutto ciò che aveva visto fu paragonabile allo spettacolo che gli si presentò al suo ritorno dalle Industries. F.R.I.D.A.Y le diede il benvenuto e Pepper dopo aver ricambiato, lasciò borsa e cappotto sul divano per poi dirigersi direttamente al piano inferiore. Scese le scale e quando digitò il codice, restò immobile sulla soglia.
La stanza sembrava essere stata sparata in aria. Da una parte Ferro Vecchio con in testa uno strano copricapo fatto di carta stagnola e una coperta verde appoggiata addosso, come una mantellina. Tra le tenaglie reggeva il manico di una scopa su cui era stata fissata, con dello scotch, la pallina blu di gommapiuma siliconata che il marito usava come antistress.
« Oh no! Ha preso lo Scettro » esclamò Maria, esaltata come al solito.
Pepper non si sconvolse quando la vide con indosso la copia, abbastanza interattiva da divertirla ma non da costituire un pericolo, del casco di Iron Man. Era stato uno dei tanti regali della serie “Papà, ti prego. Ti prego, ti prego”.
Ciò che la sconvolse si trovava poco distante, perché se c’era una cosa che ancora non aveva avuto il piacere di osservare, era il marito così coinvolto nel gioco.
« Dobbiamo trovare una soluzione, Iron Girl » rispose Tony altrettanto eccitato, col proprio elmo e un paio di guanti finti. Non che fosse la prima volta che passasse il tempo con Maria, che aveva trovato in lui un perfetto compagno di avventure. E lui aveva trovato in sua figlia una valida reggente durante le sue cosiddette Happy hour.
Cominciarono ad architettare un piano per riprendersi lo spazzolone… Ehm… Lo Scettro, di cui si era impadronito Ferr… Loki. Si appoggiò con una spalla contro il muro, godendosi la rievocazione meno triste degli eventi di New York. Tony non ne parlava più così come non nominava Steve. E se lo faceva, si assicurava rispettivamente che fosse un dialogo veloce, come la maggior parte delle gitarelle con gli Avengers – che di tanto in tanto bussavano alla porta – e, con distaccata ironia.
Maria d’altro canto era cresciuta con le imprese eroiche di Iron Man e dei suoi compagni, divenendone così la prima fan, e sembrava invece trovare in quei dialoghi e in quegli eventi un nuovo aspetto positivo. Forse perché il suo vero eroe non era un alter ego di latta, ma suo padre. Il salto dalle princesse ballerine ai supereroi era stato breve. Era bastato un giorno qualunque di tre anni prima, quando aveva appena imparato a camminare e tutta da sola, era arrivata nel semiinterrato per poi cercare di aprire la teca della Mark V.
Trattenne una risata nel vederli lanciarsi contro il nemico mentre Maria – che di anni ne aveva già sei, anche se non sembrava vista la statura minuta – imitava il suono dei propulsori. Per rendere il tutto ancora più credibile, Tony le aveva fatto dei guanti uguali ai propri ma più leggeri e con dei pacifici led al centro delle palme, che aveva sistemato anche su di una T-shirt rossa. Sì, un altro ”papino” ben assestato e un’intensa espressione da cucciola.
Alla fine i due sconfissero il povero robottino, unendo i loro invisibili fasci di energia. Tony afferrò Maria per i fianchi, facendola volare alla conquista dello Scettro.
« Abbiamo vinto! »
« Mi pare il momento giusto per una danza della vittoria » concluse il miliardario e a quella frase l’AI fece partire la sigla dei Black Sabbath. Maria sollevò lo Scettro quando tornò al piano terra.
I due cominciarono a dimenarsi e mai prima di allora Pepper si sentì così in imbarazzo. Il più grande genio, miliardario, filantropo e playboy...
Erano così distratti dai festeggiamenti che riuscì a sedersi sulla scrivania, accanto cui si era rintanato Ferro Vecchio. Si portò una mano sulla fronte, come se fosse sul punto di svenire e si calò nella propria parte.
« Cielo, aiuto! Loki mi tiene prigioniera nella sua fortezza… Chi potrà mai salvarmi? » esclamò fingendosi disperata. Mentre la musica si affievoliva, Tony e Maria si volsero.
« Sembra la tipica DID – esordì la bambina – Io distraggo Loki mentre tu, Iron Man, porterai la fanciulla in salvo ».
« Ottimo piano, Iron Girl » la assecondò Tony e mentre Ferro Vecchio indietreggiava sotto lo sguardo minaccioso di Maria, raggiunse Pepper con una breve corsa.
La sollevò, reggendola tra le braccia a mo’ di sposa per poi portarla verso la pedana, dove adesso i due avevano stabilito il loro quartier generale fatto principalmente di scatoloni vuoti. La visiera si spostò e Pepper fu in grado di guardarlo direttamente negli occhi. La breve gelosia che aveva sviluppato per la figlia era stata cancellata subito dopo il colloquio col Dottor Kleiner.
Dopo aver sbrigato alcune faccende irrisolte alle Industries e parlato col Consiglio di Amministrazione, era scesa dalla propria Audi argentata. Non aveva chiamato Happy, sia perché si era meritato ventiquattrore di vacanza sia perché, se lo avesse fatto, Tony gli avrebbe sicuramente estorto qualche informazione. E lei doveva salvaguardarsi dall’indiscrezione del marito che, impertinenza a parte, sapeva essere premuroso anche se a modo proprio. E non propriamente normale.
Si era scostata un ciuffo di capelli dagli occhi, riprendendo al volo la borsa che stava per caderle dalla spalla.
« Buonasera, Signora Stark » l’accolse l’AI.

« Ciao, F.R.I.D.A.Y ».
Stava per continuare quando una risata infantile, seguita da una più profonda, aveva suscitato la sua curiosità. Una volta in salotto aveva beccato Tony sul divano intento a fare le smorfie per il diletto di Maria, distesa contro il suo braccio. Poi la piccola si era accorta del suo ritorno e aveva allungato le piccole braccia morbide verso di lei.

Pepper aveva provato un tenero calore al petto nel vedere la bambina cercarla e, si era accorta che lo aveva fatto un sacco di volte, pensando paradossalmente a qualche necessità vitale. Invece voleva solo la sua mamma. Non era stata Maria ad ignorare lei, ma lei ad ignorare Maria. Quanto era stata sciocca…
Per quanto riguardava suo marito, se lo sarebbero divise equamente.
Tony, vedendo di non essere più preso in considerazione dalla figlia, si era girato e le aveva rivolto un sorriso. Uno di quelli che a parer suo, da quando era diventato padre, parevano ancora più smaglianti.

« Ma che stai facendo? » gli aveva chiesto, perplessa.
« Ti prendevo in giro » aveva risposto lui mentre Pepper si era abbassata per prendere la bimba in braccio.
« Oh, ecco perché eravate così… » si ammutolì dopo aver guardato bene la tutina che indossava, diversa da quella di quel mattino. Non era affatto rosa e con un merletto attorno ai fianchi come se fosse un tutù, regalatale da Liza perché almeno una donna di famiglia, secondo lei, doveva diventare prima ballerina. Ufficiale o ufficiosa, non era importante.
« Che c’è? » aveva domandato Tony con fare innocente.
« Non ti sembra di esagerare con l’autocelebrazione? » aveva ribattuto, indicando col mento la tutina che riprendeva il design dell’armatura di Iron Man. Con tanto di cerchio azzurro per imitare il reattore.
Lui le aveva risposto con una linguaccia, notando con una certa soddisfazione che le due contendenti si erano “riappacificate”. Era infatti rimasto ad osservarle mentre si salutavano all’eschimese, strofinando le punte dei loro nasi.

« Ha già cenato » aveva mormorato distrattamente.
« Le hai riscaldato il biberon e la casa è ancora in piedi? » lo aveva schernito quando le si era accostata.
« Sono profondamente offeso » mettendo su il suo tipico broncio.
« Sarà il caso che mi faccia perdonare » aveva sussurrato suadente, prima di sporgersi e baciarlo.
Tony aveva desiderato caricarsela sulle spalle e chiudersi in camera. Le due settimane di cicatrizzazione erano passate, ma fra la gestione della Base e i nuovi progetti per le Enterprises – a cui si erano aggiunte le coliche della bambina – non avevano mai avuto un momento per recuperare il tempo perso, secondo lui, in futili chiacchiere.

« Assolta – di pari tono quando si era staccati – Com’è andata con Jekyll e barra o Mr Hide? »
« A quanto pare avevi ragione » aveva detto, scansandolo per adagiare Maria nel proprio box con tanto di coperta interattiva e pupazzi.
« Tesoro, io ho sempre ragione – lei gli aveva rivolto uno sguardo in tralice – Ogni tanto ho delle illuminazioni » aveva rettificato alla fine, prima di trotterellare alle sue calcagna, diretti in cucina.
« Su cosa però? » aveva chiesto, confuso.
« Che sono la donna perfetta » aveva risposto Pepper mentre la coda di capelli ondeggiava a ritmo del proprio passo. L’ultima cosa che avrebbe fatto sarebbe stato ammettere la propria debolezza a Tony. L’avrebbe presa in giro fino alla fine dei tempi e avrebbe dovuto sopportarlo.
« Oh, ma questo io l’ho sempre… – si era interrotto bruscamente per registrare l’insinuazione – Un momento… »
« Certo, potresti dirmelo ad alta voce » aveva aggiunto lei, fermandosi divertita davanti al frigo per aprirlo e dare un’occhiata al suo interno. Lo aveva sentito bofonchiare una minaccia circa il pagamento del Dottore mentre prendeva del petto di pollo e alcune verdure.
« Hai fame? » aveva proposto, posando tutto sul ripiano limitrofo e chiudendo il frigo un attimo prima che Tony la abbracciasse da dietro, facendo capolino oltre la propria spalla sinistra.
« Molta… » aveva soffiato caldo, le labbra a pochi millimetri dal suo collo.
Aveva immerso il naso fra i suoi capelli ramati per poi lasciare un bacio alla loro attaccatura appena dietro l’orecchio. Pepper aveva ridacchiato, sapendo che quella era una sorta di vendetta per le provocazioni che ultimamente gli aveva lanciato in qualsiasi momento. Aveva portato la mano sinistra dietro di sé, carezzandogli una guancia quando lui l’aveva afferrata, all’altezza del polso, per osservarne il palmo.

« Che c’è? » aveva chiesto perplessa, quando le fece ruotare la mano per studiarne il dorso.
Aveva passato un pollice su di esso, tracciando dei cerchi sulle nocche, con tenerezza.

« Non mi ricordavo dove avessi poggiato il cuore » le aveva bisbigliato, riferendosi al mini reattore sull’anulare.
I loro sguardi si erano incrociati e nel momento in cui Pepper aveva sentito il calore salire alle guance, si era nascosta nel suo abbraccio. Tony aveva sghignazzato per celare a propria volta l’imbarazzo, ma anche perché la reazione di lei lo aveva esilarato. Aveva cercato di stringerla mentre si batteva giocosamente per sfuggirgli, fingendo di essersi offesa. Aveva atteso di averne la possibilità per impossessarsi a tradimento delle sue labbra e come ogni volta che accadeva, aveva avvertito la possibilità di poter spiccare il volo. Pepper si era squagliata tra le sue braccia, girandosi verso di lui per ricambiare il bacio con più foga.

Sbatté le ciglia, tornando alla realtà e ricordandosi che il gioco non era ancora finito.
« Oh, mio bellissimo eroe – cinguettò, le braccia dietro al collo di Tony – Come potrò mai ringraziarti? »
« Te lo mostrerò più tardi, donna » rispose roco, avvicinandosi al suo orecchio.
Scoppiarono entrambi a ridere, scambiandosi comunque un bacio casto dopo che il marito l’ebbe messa giù. Si sorrisero reciprocamente mentre Maria li raggiungeva trionfante, scettro alla mano.
« Com’è andata? »
« Ancora una volta, ho salvato la tua azienda » mormorò Pepper, sollevando il mento con aria d’orgoglio.
« Nostra » specificò lui con un sorrisetto obliquo.
Una vibrazione attirò l’attenzione dei due coniugi e della bambina.
Pepper allungò una mano sul tavolo e gli porse il cellulare.
« E’ lo SHIELD » sussurrò con tono grave.
Tony afferrò il dispositivo, continuando a tenerla vicina con un braccio attorno alla vita.
« Pronto? Sì… – disse, senza distogliere lo sguardo da quello della moglie – Okay. Mi preparo » espirò.
Pepper lo scrutò, trattenendo il sospiro di preoccupazione che le veniva ormai spontaneo ogni volta che Fury si affacciava nella loro quotidianità. Dato che la missione Nomade era ancora aperta, seppur in una modalità meno frenetica, il marito era spesso via con il gruppo e lei passava il resto della nottata a rassicurare sé stessa e Maria che, nonostante l’età, era perfettamente in grado di comprendere i rischi decretati dalla scelta paterna di continuare con la vita da supereroe.
« Devo aspettarti per cena? » chiese, aiutandolo a liberarsi dei guanti di stoffa.
« Per il dolce magari » rispose Tony, facendole l’occhiolino.
« D’accordo » mormorò lei, cercando di nascondere i suoi meri pensieri.
Tony la superò per chinarsi con un ginocchio davanti a Maria, che pungolava la pallina blu dello scettro improvvisato.
« Vai via, papi? »
« Sì, amore » disse con espressione contrita quando percepì la nota di delusione nella voce di sua figlia.
« E torni? »
« Certo. Quando vado via, rimetti a posto qui e aiuta la mamma come puoi – si raccomandò, sollevandole la maschera frontale del casco – Ehy! Cos’è questo musetto? La DID è in salvo » aggiunse quando si scontrò con un paio di occhioni da cerbiatta intristiti.
« Stai attento » mugugnò Maria, da sotto la visiera con la stessa determinazione materna.
« Sì, Signorina – sorrise, accostando il volto al suo – Ora dammi un bacio ».
Maria lasciò cadere lo scettro e con le braccia attorno al suo collo, lo accontentò. Tony le lasciò una carezza sulla guancia, poi la osservò salire le scale verso il piano superiore. Drizzandosi in piedi, alcuni bracci robotici iniziarono l’assemblaggio dell’armatura mentre Pepper lo raggiungeva.
« Te l’ha già detto lei, ma te lo ripeterò: sta’ attento »
« Sì, Signora – disse con un cipiglio ironico, fissandola dall’alto quando entrò coi piedi nell’armatura  – Non è che… »
« Cosa? » domandò lei, fingendo di non sapere.
« Mi daresti… – balbettò, indicandosi le labbra – Sì… Vorrei un baciotto ».
Pepper sorrise mentre saliva sulle punte dei piedi per raggiungerlo.
« Ti amo » soffiò sulle sue labbra prima di premerle su quelle del marito.
« Anch’io – rispose lui di pari tono, abbassando il capo per andarle incontro – Mmh… Mi aspetto una ricompensa per averti salvato la vita ».
Alla cieca, Pepper scacciò un’appendice meccanica che cercava di chiudere il casco di Tony, che ridacchiò per il gesto e riprese a baciarlo.
« Puoi contarci, Iron Man » bisbigliò, incurante del gelido metallo che la cingeva con delicatezza.
Tony a malincuore, si staccò dalle sue labbra e non appena indossò il casco, partì con uno slancio verso l’alto dove una botola si era già aperta per permettergli di raggiungere, in pochi secondi, il cielo chiazzato dalla notte con le prime stelle.
Pepper si sporse e aspettò di veder sparire la scia rossa, poi si strofinò le braccia e incassando la testa nelle spalle, raggiunse Maria che la stava chiamando.

Tony rientrò dalla missione. La – non più – luccicante Mark giaceva smontata sul pavimento del laboratorio, sostanzialmente semidistrutta. Pepper, come al solito, cercava di medicare il marito come poteva vista la sua ostinazione nell’evitare l’ospedale. Inoltre la sua non collaborazione le rendeva tutto ancora più difficile, se non impossibile.
« Se la smettessi di muoverti, a quest’ora avrei già finito » gli fece notare, un po’ spazientita.
« Ma brucia! » si lagnò lui, cercando di ritrarsi a quella tortura.
« Abbiamo già una bambina » lo riprese lei, ricevendo un’occhiataccia indignata.
Un lieve rumore di passi ovattati da calzini antiscivolo attirò la loro attenzione.
« Mammina? » esordì la voce flebile di Maria mentre scendeva le scale, stropicciandosi gli occhi con una mano. Nell’altra, vicina al petto, stringeva il pupazzo di Iron Man.
« Angioletto, che fai in piedi? » chiese Pepper, voltandosi.
« Non riesco a dormire… » mugolò con uno sbadiglio, avvicinandosi con un’andatura ciondolante.
Si svegliò in un lampo quando Tony si affacciò oltre la figura della moglie con un sorriso. Maria corse immediatamente verso di loro mentre Pepper constatava per l’ennesima volta di non essere la sola in quella casa con un minimo di buon senso.
« Papi! Sei tornato » trillò, arrampicandosi sulle gambe paterne.
Tony, seduto sulla poltrona medica, la afferrò da sotto le ascelle e la sollevò con facilità, portandola a sedersi sul proprio grembo.
« Iron Man mantiene sempre le promesse » mormorò, facendo gli occhi da triglia a Pepper che per tutta risposta riprese a medicarlo, sfruttando la presenza della figlia a proprio vantaggio.
Finalmente il miliardario collaborò, ma non certo di spontanea volontà. Pepper sapeva – dall’alto del suo infallibile intuito di donna – che se c’era una cosa che Tony detestava erano le minacce alla sua virilità. Specialmente se fra gli spettatori c’era la sua prima fan, Maria. Perciò fu costretto a non lamentarsi tanto che dovette mordersi la lingua per trattenere tutte le peggiori imprecazioni. Una volta terminato il lavoro, Pepper rimise a posto la cassetta del pronto soccorso e prese in braccio Maria che reclamò le sue attenzioni, allungando le braccia verso di lei. Non potè resistere e la prese su di sé, permettendole di abbandonare la testolina sulla sua spalla.
Tony le fece cenno di avviarsi e prese a salire le scale verso le camere, sempre aspettandolo il tempo necessario perché la raggiungesse. Erano praticamente davanti alla stanza della piccola quando Maria ebbe il bisogno di assicurarsi di una cosa.
« Papi? »
« Sì? »
« Puoi controllare l’armadio? » chiese e Pepper sorrise con indulgenza mentre la adagiava sul letto a forma di Helicarrier, che Clint le aveva costruito e regalato per il suo quarto compleanno.
Tony si diresse verso il mobile e ne aprì entrambe le ante, spostandosi per mostrare alla bambina l’interno privo di estraneità. Era un rituale che si presentava sempre più spesso, ma Kleiner aveva detto loro di non preoccuparsi perché rientrava nella norma. Soprattutto se si considerava la mente precoce del soggetto e la loro agenda piuttosto impegnata.
Maria lo fissò dubbiosa, non ancora del tutto convinta mentre si infilava sotto le coperte.
« E se i cattivi arrivano mentre dormiamo? »
« F.R.I.D.A.Y non farà entrare nessuno » le assicurò Pepper, togliendole i capelli dal viso con tenerezza.
« E poi io li manderei via » aggiunse Tony, avvicinandosi.
Maria sprofondò nel giaciglio e chiuse gli occhi dopo che entrambi i genitori le ebbero augurato la buonanotte con un bacio.
Dopodiché uscirono, socchiudendo la porta e si diressero nella loro camera mentre fuori all’ombra della notte, un banco di nuvole scure si addensò. Pepper ordinò all’AI di provvedere all’imminente temporale, poi osservò Tony abbandonarsi sul materasso. Si sedette dal proprio lato e lo udì mugugnare con la faccia schiacciata nel soffice cuscino.
Lui spostò lo sguardo dal soffitto a quello serio della moglie. Sapeva a cosa stesse pensando, così si tirò su a sedere, appoggiando le spalle contro la testata imbottita del letto.
Comprendeva la sua ansia e spesso si trovava in conflitto con Fury e Wilson, che volevano trovare Steve a tutti i costi. Nat si era invece arresa un paio di anni addietro, come lui. Soprattutto perché aveva delle nuove priorità, nuove responsabilità nei confronti di Maria e di Pepper che, più di una volta, aveva trovato in piedi alle tre di notte a bere thè con una teglia di biscotti nel forno, appisolata in un angolo del divano davanti alla tv oppure in laboratorio a rimettere in ordine fogli ed attrezzi.
« E’ stata solo una scaramuccia in un parcheggio. Ho preso qualche botta, ma ho la testa dura – disse, aggiungendo un sorriso – Dovresti saperlo ».
Ma non aveva mentito a Maria. Sarebbe sempre tornato per i suoi abbracci e le sue risa, per i baci e sorrisi di Pepper che, dopo averlo valutato, gattonò verso di lui.
« Penso che sarebbe meglio se controllassi di persona… » sussurrò, sporgendosi fino a far scontrare le punte dei loro nasi.
Tony si mise comodo e la lasciò fare, completamente assorto dalla sua figura, appena rischiarata dal bagliore emesso dall’anello di fidanzamento. La luce azzurrina del reattore scivolò sul raso della canotta e dei pantaloncini del pigiama di Pepper, che si accomodò a cavallo sul bacino dell’uomo. Gli incorniciò il volto, scrutandone i dettagli che ormai sapeva disegnare a memoria e sorrise prima di chinarsi a baciarlo.
Tony ricambiò, senza fretta e si diede a lei.
 
Non molte ore dopo un lampo saettò sul Pacifico, seguito quasi subito dallo scoppio di un boato che si propagò nell’aria fino a far tremare le finestre. Maria rintanata sotto le coperte, si affacciò oltre il bordo di esse fino alla punta del naso. Fissò, gli occhi sbarrati nel buio, il paesaggio tempestoso fuori dalla propria camera. Non era la prima volta che affrontava un temporale, ma adesso era diverso. Il nubifragio non era mai stato così intenso, non che lei ricordasse comunque.
La cosa che la faceva desistere ogni volta, dallo scappare verso la camera patronale, era l’idea di apparire piccola e indifesa. Lei non era così. Era Maria Liza Stark.
Il suo papà era Ironman, prendeva a calci i cattivoni quasi tutti i giorni ed era coraggioso.
Allungò una mano verso il pupazzo del supereroe e lo strinse a sé con forza, rannicchiandosi nel tentativo di tornare a dormire. Il suo udito si focalizzò sul fruscio della pioggia, ma proprio quando stava per rilassarsi, un altro fulmine spaccò la quiete e senza pensarci neanche una volta, guizzò via dalle lenzuola e quasi correndo, raggiunse la stanza dei suoi genitori. Mentre allungava una manina per raggiungere il pomello, ebbe il timore di svegliarli. La sua mamma era tornata molto stanca dal lavoro e il suo papà aveva affrontato una missione. Si guardò intorno, scrutando il corridoio buio del boudoir che in quel momento, le parve molto diverso da quel dì. Sentì crescere in sé una brutta sensazione e il cuoricino prese a battere sempre più forte mentre si schiacciava contro il battente, piagnucolando.
La porta si aprì dietro le sue spalle, facendola sobbalzare. Sollevò i grandi occhioni azzurri, incontrandone un paio uguali e Pepper ebbe appena il tempo di svegliarsi davvero, che Maria quasi le saltò in braccio come un gatto inseguito da un mastino.
« Che succede, angioletto? » bisbigliò, carezzandole la schiena.
Ma la bambina non rispose e quando un tuono riecheggiò per la casa, si strinse maggiormente a lei. Rientrò in camera, abbracciandola con fare protettivo. Raggiunse il bordo del giaciglio e si sedette, senza svegliare il marito che dormiva beatamente.
« Hai fatto un brutto sogno? – chiese, cercando un contatto visivo ma la bambina negò con la testa – Ti ha spaventato un tuono? ».
Maria guardò la madre da sotto le lunghe ciglia e deglutì sonoramente con aria colpevole.
Pepper decise di non farle pesare quel dettaglio, soprattutto perché sarebbe risultato un messaggio ipocrita: malgrado fosse adulta, i tuoni risvegliavano ancora in lei una paura infantile mai affrontata e debellata del tutto. Avvolse le braccia attorno alla figlia, che si rannicchiò nel suo grembo, e cominciò a cullarla nel tentativo di farla sentire al sicuro.
Sentendo un pianto ovattato, Tony aprì gli occhi come per istinto. Da quando era padre, svegliarsi nel bel mezzo della siesta faceva parte della propria memoria muscolare. Inspirò e si girò sulla schiena. Si chiese dove fosse quella maledetta macchina fotografica quando il suo sguardo scorse su Pepper, seduta al suo fianco e addosso, Maria raggomitolata su sé stessa come alla ricerca di quella sicurezza perduta al momento della nascita. Come se stesse cercando di tornare nel ventre materno, con la consapevolezza che non esista nessun luogo più tranquillo del corpo di chi l’ha aspettata per nove mesi.
Fuori la tempesta continuava ad imperversare in modo violento e non gli ci volle molto per capire perché la figlia stesse piangendo fra le braccia di Pepper, che sembrava non aver dormito molto. I suoi zaffiri lo colsero in flagrante e le sue labbra si piegarono a metà fra la sfida e l’offesa. Dopo aver scoperto quella sua “debolezza”, Tony aveva capito che c’erano più vantaggi a rassicurarla che a prenderla in giro. Infatti ricambiò il sorriso, lanciando un’occhiata preoccupata a Maria che ancora singhiozzava.
« Purtroppo Pointbreak non è raggiungibile. Starà salvando qualche pianeta a suon di martellate… » mormorò ironico e Pepper ridacchiò.
« Suggerimenti? » domandò mesta, carezzando la chioma scura della bambina.
Fu guardandole che a Tony venne in mente una scena molto simile, avvenuta anni prima.
Quella stessa sera infatti lui e Pepper avevano ripreso ad alternarsi per consolare Maria, che soffriva di coliche per la maggior parte del pomeriggio. Era stato il turno di Tony che, sbadigliando sonoramente, si era alzato e con le palpebre ancora socchiuse, si era diretto verso la culla. Si era sporto su essa e sollevando delicatamente la figlia, si era chiesto come dei polmoni così minuscoli le permettessero di strillare così forte. Da grande, ne era certo, lo avrebbe sgridato come la moglie. Le guance erano rosse come il resto del visetto e gli occhietti erano due condotti idrici impazziti. L’aveva presa in braccio, permettendole di appoggiarsi sul suo petto e a dondolarla, massaggiandole la schiena come soleva.
Pepper nel frattempo si era seduta sul materasso, passandosi le mani sul viso stanco per poi soffermarsi tra i capelli rossi. Per alcuni minuti aveva tentato di riprendere sonno, non riuscendoci. Tony si era girato, continuando a consolare Maria anche se inutilmente, e l’aveva vista poggiare i gomiti sulle ginocchia e la guancia su una mano. Le aveva sorriso mestamente, avvicinandosi per sedersi sul bordo del letto.

Lui era stato da sempre abituato a quei ritmi, soprattutto quando doveva impegnarsi in laboratorio, ma lei non riusciva a sostenerli altrettanto bene visto il suo ritorno a lavoro. Benché non a pieno regime e non fuori dalle mura della Villa. Inoltre si era sentita impotente perché qualsiasi cosa facesse per alleviare il fastidio della neonata era stato un altro buco nell’acqua. Aveva sospirato afflitta, abbassando il capo. Con una mano, le aveva sfiorato una guancia mentre aveva domandato un suggerimento all’AI, che aveva risposto…
« La musica… – mormorò Tony, tirandosi su – Vieni con me » rivolto alla moglie, scalciando via le lenzuola.
Pepper strinse Maria al petto e lo seguì lungo le scale fin nel salotto. In un angolo più o meno isolato, affacciato sull’oceano attraverso l’enorme vetrata che si apriva su un terrazzo, un pianoforte regnava sul salotto. Lo raggiunse, sistemando la bambina su un fianco perché non cadesse e osservò attentamente i suoi movimenti.
Tony, saliti i gradini che portavano allo strumento, si sedette sullo sgabello imbottito. Le fece cenno col capo e Pepper gli si sedette accanto mentre Maria piangeva ancora più disperata contro una sua spalla.
« Più vicino » la esortò e lei obbedì, guardandolo sollevare una mano con un profondo respiro.
Tony suonò le prime note di quella canzone che aveva già sentito molti anni prima, ma che aveva rispolverato proprio in occasione della nascita di sua figlia.
« Come stop your crying, it will be alright – canticchiò e Maria volse lo sguardo verso di lui, singhiozzando – Just take my hand and hold it tight… – allungò la mano libera e attese che vi posasse sopra la propria – I will protect you from all around you. I will be here, don’t you cry ».
Pepper sorrise quando la bambina, afferrò la mano del padre per portarsela sul viso che ancora nascondeva nel proprio petto.  
« For one so small, you seem so strong. My arms will hold you keep you safe and warm »
« This bond between us, can’t be broken. I will be here, don’t you cry » lo precedette, carezzando i capelli corvini della figlia.
Poi i due coniugi presero a cantare insieme, sottovoce.
« ‘Cause you’ll be in my heart. Yes, you’ll be in my heart. From this day on, now and forever more – Pepper sentì i muscoli della bambina rilassarsi e la tensione abbandonarla  – You’ll be in my heart, no matter what they say. You’ll be here in my heart, always »
Tony sorrise e continuò a suonare finché, qualche minuto dopo, Maria non chiuse gli occhi. Terminò la canzone e sospirò nel notare che il suo visetto era premuto contro i seni materni. Non un lamento, si era addormentata profondamente mentre una manina stringeva mollemente un lembo del pigiama. L’ultimo rintocco si perse nell’aria con un debole eco sempre più lontano e Pepper, sollevando una mano, gli scostò un ciuffo di capelli dalla fronte.
« Credevo che avresti suonato i Black Sabbath – lui si lasciò sfuggire una risatina gutturale – Mi piace quando suoni » aggiunse, posandogli una mano sulla spalla.
Da quando Maria era entrata nelle loro vite, Tony aveva ripreso a suonare. In modo sporadico e possibilmente, lontano da occhi e orecchie altrui. Le capitava spesso, tornando dall’azienda, di trovarlo davanti allo strumento con la figlia sulle ginocchia che ovviamente, schiacciava i tasti a casaccio. E più volte, Pepper coglieva quelle opportunità, elogiandolo – giungendo a pregarlo fino all’esasperazione – finché non cedeva. Adorava guardarlo suonare perché finalmente, scorgeva il vero Tony. Il brillante giovane studioso, il ragazzo appassionato di motori e tecnologia e il figlio affettuoso. Vedeva l’uomo, l’eroe, che era diventato.
« Lo terrò a mente nel caso in cui le omelette non funzionino » rispose e lei sorrise divertita.
« Mi insegneresti a suonare? » chiese, cogliendo il marito di sorpresa.
« Non credo di essere così bravo » sminuì lui, tornando a strimpellare di nuovo la canzone.
« Tony Stark che fa il modesto »
« In esclusiva »
« Sul serio » replicò Pepper, interrompendolo.
« Mi stai dicendo che »
« Mi piacerebbe che »
« …farai tutto quello che ti dirò? »
« …facessimo qualcosa insieme » mormorò, tenendogli testa.
Tony la scrutò, sapendo bene chi avrebbe vinto quella discussione. Ma lui era fatto così e gli piaceva battibeccare con Pepper. L’idea che fossero passati… Beh, tanti anni e che lei fosse ancora lì al suo fianco gli faceva girare la testa. A volte quando, uscendo dal laboratorio, la trovava in certe situazioni – come due giorni prima, in cucina mentre ballava fra le pentole con la musica di sottofondo e Maria a cavalcioni sul suo fianco – gli pareva di vivere in un mondo onirico, avvolto dal miele. A volte non gli sembrava possibile che fossero sposati e che avessero una figlia.
« La piccolina è la prova che »
« Intendo qualcosa che »
« …qualcosa insieme lo abbiamo fatto » ammiccò e sorrise di più quando vide le labbra di Pepper curvarsi verso l’alto.
« …comprenda i vestiti » concluse lei con tono trasecolato.
« Posso insegnarti anche senza vestiti – propose e lei arcuò un sopracciglio, in attesa di una risposta che almeno sembrasse seria – Non ho detto di no… »
« Grazie – Tony pensò che non avrebbe potuto negarglielo, non solo quello, neanche se lo avesse voluto
– Ora suoneresti qualcosa per me? »
« Sì, Madame » rispose e sotto i polpastrelli una canzone da dedicarle.

THE END

Angolo Autrice: Sì, finalmente ci siamo. Anche questa long è giunta al termine e per restare coerente, sono in orripilante ritardo. Questo perchè ho rivisto più volte il capitolo (che vuole essere un po' un epilogo più leggero e anche introspettivo, se volete): un po' perchè non ne ero mai soddisfatta e un po' perchè odio dover chiudere con una storia. Ve l'ho detto, sono una sentimentale e per questo motivo, rinnovo il mio invito a seguire i futuri spin off sulla famiglia Stark! Non so quando di preciso, ma ci saranno ;)
Vi chiedo ancora scusa per l'attesa, ma spero che questo capitolo sia stato di vostro gradimento :D
Come sempre ringrazio tutti quelli giunti fin qui <3 Se volete, lasciate pure un commento :*
A presto (spero xD), 
50shadesOfLOTS_Always

   
 
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