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Autore: felinala    04/05/2018    15 recensioni
Decisione presa, e quindi in questa storia si torna indietro, molto indietro, a prima che la storia di Son Goku cominciasse, anzi, alle... origini del mito.
what if dei pensieri ipotetici di un interessante eretico che da poco si ritrova a scontare la sua eterna pena dantesca...
*partecipa al contest "il diavolo e l'acqua santa" indetto da Ssjd e Vegeta_Sutcliffe sul forum di efp*
Genere: Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Bardack
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
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STRIDE LA VAMPA



 
Di rosso si tinge la città desolata al mio sguardo, cupi sono i muri della città di Dite che a malapena si intravedono... Ma i pensieri sono permeati da ben altro.
Un calore indescrivibile si irradia dall'interno del mio corpo. Pare trarre energia da quello che era il mio ki. Dovrei essere puro spirito, ma lo spirito pare corporeo perché fa dannatamente male… il fuoco.

Non credevo a un qualsiasi aldilà, ho sempre fatto quel che mi aggradava,  uccidendo per lo più gente di altri pianeti com’era consuetudine per la mia specie guerriera. Mi attendevo di finire infatti tra i violenti, come avevo visto accadere agli altri, ma così non è stato. Hanno preferito separarmi dalla mia gente perché avevo visto più di loro e più di loro avevo osato quando alfine avevo compreso.
Così questo sepolcro sarà la mia ultima eterna casa, incendiata dal fuoco perenne della conoscenza e delle scelte che essa implica.

Striscia tra le mie membra si irraggia in ogni fibra di questo mio spirito corporeo, corrode crepitando allegra, liquefacendo la pelle e gli organi interni danzando: stride, la vampa, identica la sua sensazione bruciante al colpo che tentai invano di fermare, il colpo che pose fine alla vita mia e del mio pianeta, quasi estinguendo la mia razza.
Freezer, che sia dannato: lo avevamo servito fedelmente per molti anni, noi sayan, conquistando e rivendendo pianeti per lui; ingenuamente ci siamo fidati della sua parola, poco altro in effetti potevamo fare contro la sua forza, ma molti di noi credevano fermamente che l’accordo con lui fosse un vantaggio per entrambi, non mera schiavitù.  I compiti che ci erano affidati inoltre, consistenti in conquista e distruzione, erano in linea con la nostra natura guerriera, e  così non ci ponemmo mai veramente il problema di una ribellione, atta a sovvertire un sistema che stava stretto ai soli regnanti, umiliati e sminuiti nel loro ruolo.

Ingenui e stolti, pagammo tutti con la vita.

Ma io, io vidi prima cosa sarebbe accaduto in virtù del potere della preveggenza che  quello strano kanassiano mi trasmise a tradimento prima di venire ammazzato.
Vidi la nostra morte in faccia per mano  di quel dannato verme albino e non accettai quella verità rivelata, troppo distante da quel che pensavo, troppo irreale il fatto che potessi prevedere il futuro; ignorai quelle visioni di morte in cui il mio pianeta esplodeva in un tripudio di energia…  finché non fu troppo tardi.  
Trovai i miei compagni di squadra, partiti senza attendere la mia guarigione per un'altra conquista,  uccisi; il loro sangue impregnava  per sempre terre lontane dalla nostra rossa e arida patria, seppure il paesaggio fosse a suo modo simile; erano stati massacrati da quella palla di lardo ambulante che faceva da leccapiedi alla lucertola e dai suoi sottoposti.
Prima di morire però, Toma mi aveva raccontato i piani di Freezer che Dodoria gli aveva furbescamente narrato, aprendomi gli occhi sul fatto che quelle visioni sarebbero presto diventate realtà. Affrontai  quei traditori, vendicai la morte dei miei compagni, ma il braccio destro del tiranno spaziale era troppo forte per uno come me.

Stride la vampa, e avverto le mie ossa liquefarsi in questo calore alimentato dai refoli d’aria rarefatta e bollente.
In lontananza urli riecheggiano, ma non sono di dolore. Li ho visti, i guardiani di questo posto  lugubre: si aggirano per questa città desolata, passando attraverso gli spazi tra i sepolcri; si radunano tra queste mura  nelle pause dai loro compiti, giocano, intavolando pettegolezzi tra alcolici bagordi,  e non si fanno di certo remore nel manifestare  la loro condizione privilegiata a coloro che, secondo colui che emette il giudizio definitivo, non la meritano.
S’alzano al cielo le loro risate sguaiate; ci farai l’abitudine mi ha sussurrato il vicino sepolcro. Ma appaiono alle mie orecchie ancora sinistre, nel loro riecheggiare allegre tra queste lugubri  fiamme mentre tutto il resto tace. Mi ricordano quegli idioti, quelli che non hanno voluto ascoltare la verità che cercavo loro di rivelare, troppo impegnati a bere per comprendere, troppo assopiti nella loro ignorante assuefazione al sistema per vedere.
Avevo dato loro una possibilità, una possibilità per cambiare il destino, per sovvertire il sistema  e distruggere chi ci avrebbe distrutti altrimenti a breve, oppure  di morire con orgoglio e dignità quantomeno, se il tentativo si fosse rivelato inutile.
Ma non hanno voluto ascoltare, ciechi, sordi, mi hanno deriso, accusandomi di essere il visionario che fino a poco prima io stesso pensavo di essere, scegliendo una morte allegra ma priva di dignità e ideali.

Brucia la vampa sulle mie carni che si ricompongono subito dopo, all’infinito, come le mie spoglie mortali non hanno potuto fare; sono morto con dignità, scegliendo la lotta alla fuga.
Solo contro tutti, contro il rappresentante di quel giogo che non avevamo mai veramente ritenuto tale e che ci aveva traditi perchè eravamo diventati pericolosi; solo  contro quella sfera gigantesca che stava per decretare il destino di un’intera specie, ma non ero pentito delle mie azioni: la codardia non è mai stata caratteristica del mio popolo.

Ma grazie a quelle visioni avevo visto anche qualcos’altro, avevo visto il destino di mio figlio.
Kakaroth, ti ho incrociato mentre partivi alla volta di un piccolo pianeta dalla mite popolazione e, anche se ti ho disprezzato per quel tuo scarso livello di combattimento di soli miseri due punti, le visioni mi hanno smentito.
Perché io lo so, l’ho visto, ho visto il tuo destino:

non di regal stirpe e per questo fu mandato in esilio,
ma forte tra quelle genti crescerà,
 avversari potenti affronterà,
e infine, in una terra sconosciuta, tutti noi vendicherà
colui che fu di infimo livello, mio figlio…
 
Arde la fiamma, divora le mie carni… e la mia risata si mescola al suo crepitare, alzandosi sinistra nell’aria afosa  della città di fiamme e sepolcri splendenti.
 
 
***


NA: ricordo il significato di eresia (spero di aver fatto un buon lavoro chissà….)
ereṡìa (pop. tosc. reṡìa) s. f. [dal lat. haerĕsis (nel sign. eccles.), gr. αἵρεσις, propr. «scelta», der. di αἱρέω «scegliere»]. – 1. Dottrina che si oppone a una verità rivelata e proposta come tale dalla Chiesa cattolica e, per estens., alla teologia di qualsiasi chiesa o sistema religioso, considerati come ortodossi. 2. estens. e fig. a. Idea o affermazione contraria all’opinione comunemente accettata: e. poetica; e. artistica; un articolo, un discorso pieno di eresie; i suoi giudizî sul nostro Risorgimento sono grosse eresie; in riferimenti politici, atteggiamento che contrasta con i principî dottrinali e le linee direttive (di un partito, di un regime, ecc.). b. Grosso sproposito, richiesta esagerata: stai dicendo eresie; mille euro per la riparazione? ma è un’eresia! c. fam. Bestemmia: non mi far dire eresie! 3. ant. Discordia; con questo sign. anche nel prov. la prima è moglie, la seconda compagnia, la terza eresia. (fonte vocabolario)
RINGRAZIO I GIUDICI DEL CONTEST, I PARTECIPANTI E TUTTI I LETTORI
ALLA PROSSIMA
NALA
    
 
 
  
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