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Autore: hiyoki_chan    04/05/2018    1 recensioni
"in questo mondo sono poche le persone che incontrerai, forse nulle, ma incontrerai migliaia di maschere, pronte a cambiare a seconda della compagnia e dell’occasione"
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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nota dell'autore: questa storia era stata scritta per un concorso di scrittura creativa; il testo in corsivo e grassetto è tratto da "L'Abisso" di Gianluca Morozzi, il resto del testo è interamente scritto da me.




Quasi l’alba, adesso. Tra ventiquattro ore mia madre si alzerà tutta giuliva, s’infilerà nel suo tailleur rosa confetto, farà colazione canticchiando, uscirà di casa camminando su nubi di soffice vapore. “Vado alla laurea di mio figlio!” ripeterà ai vicini di casa, logorroica come un nastro spezzato. “Vado alla laurea di mio figlio! Mio figlio diventa dottore!” […]
Tutto bellissimo. Quasi commovente. Se escludiamo il dettaglio che non ci sarà nessuna laurea, domattina.
Quasi l’alba, la mia ultima alba. Sento il vento accarezzarmi i capelli, l’aria fresca del mattino asciugarmi le lacrime che scorrono finalmente imperterrite, senza più vergogna di essere scoperte da occhi indiscreti.
La citta sotto di me pian piano si sveglia mentre i notturni e gli ubriachi ritornano nelle loro case in punta di piedi.
Vi chiederete perché sto guardando l’alba appollaiato sul cornicione della sala da pranzo come un gatto.
Non lo so, non so nemmeno io perché sono qui, o meglio, perché sono ancora qui, in una città che non mi accetta, in un mondo che non mi vuole, aspettando di vedere per un’ultima volta un’alba offuscata dai fumi di scarico di questa città di merda prima di lasciarmi andare e spiccare finalmente l’unico volo della mia vita.
A nessuno è mai importato veramente di me, forse solo a mia madre tanto orgogliosa del suo bambino che diventa dottore quanto imbarazzata da quello stesso bambino che rubava i tacchi e il rossetto della mamma per sembrare “bella”.
Ormai non mi importa più niente, immagino già tutte le persone che mi conoscevano fare i finti buonisti del caso, a dire che non si spiegano un tale gesto, che mi volevano bene… ah, sarebbe il colmo se proprio quelli che si divertivano chiamandomi mostro o dicendomi che per quanto mi possa sforzare non sarò mai completamente né un maschio né una femmina mettessero la loro faccia migliore per fingersi addolorati.
È cosi, in questo mondo sono poche le persone che incontrerai, forse nulle, ma incontrerai migliaia di maschere, pronte a cambiare a seconda della compagnia e dell’occasione.
È forse colpa mia se sono nata così? se sono nata in corpo che non mi appartiene? Se il mio aspetto non è quello che dovrei avere?
Continuo a pensare ciò e intanto resto qui appollaiata sui miei tacchi rossi, con il mio abito preferito e truccata di tutto punto ad aspettare il sorgere della mia ultima alba.
   
 
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