Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: Sagitter    05/05/2018    2 recensioni
Incapaci di mettere nero su bianco qualcosa, si rimane a fissare la pagina bianca in attesa dell'ispirazione. Ma se lo scrittore, o aspirante tale, non fosse l'unico coinvolto in questo processo?
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Non saprei neppure dire quante volte io sia rimasta bloccata con la matita in mano, la punta di grafite che a malapena sfiora la pagina ancora immacolata, quasi solleticandola, senza mai osare intaccare quel candore, come se ne avesse paura.
Nella mia mente prendono forma centinaia di idee, ma da qualche parte tra il cervello e la mano esse si disperdono, si intrecciano tra di loro e s’ingarbugliano, sfuggono al mio patetico tentativo di fissarle su un foglio con una linea di matita.
Forse sono idee troppo egocentriche, e pensano che la grafite per loro sia troppo poco, perché basta una passata di gomma per cancellare ogni traccia, e anche il tempo fa schiarire i segni.
O è la matita ad essere troppo umile? Forse è lei che non si ritiene degna di scrivere qualcosa che sarà sottoposto allo sguardo e al giudizio degli altri.
Tentenno ancora un po’, lascio che la punta di grafite tocchi la pagina, che le lasci un segno sopra… ma non succede nulla, nessuna lettera seguirà quell’isolato puntino grigio che adesso si vede al centro del foglio.
Provo allora con l’inchiostro.
La penna sostituisce la matita.
Si intravede qualcosa che viene lentamente scritto… due o tre parole, quelle che potrebbero costituire l’inizio della prima frase, l’inizio del primo paragrafo del primo capitolo.
Delle parole importanti.
Sembrano uguali a tutte le altre, ma queste due parole iniziali hanno una responsabilità sulle loro spalle, e lo sanno. Saranno disposte ad assumersela?
All’improvviso, prima che le parole possano decidere della propria sorte, la stessa penna che le ha scritte le cancella, e non solo con una semplice linea orizzontale: no, le taglia più e più volte, furiosamente, le fa diventare uno scarabocchio all’interno del quale non si riconoscono più, le distrugge senza pietà.
Perché? La penna non riteneva quelle parole all’altezza del ruolo per cui erano state designate?
Ritento. Forse stavolta la penna sarà più clemente con le parole che le si presenteranno, ma capisco fin da subito che è una vana speranza: se la matita è troppo timida, la penna è troppo crudele, implacabile. Inizia a spaventare le mie idee, e le parole non vengono più da me. Se prima scappavano per farmi dispetto, ora scappano perché sono terrorizzate dalla distruzione che hanno visto poc’anzi. Non si fidano più di me, io che ho portato alla morte le loro compagne.
Getto via la penna e faccio un ultimo, disperato, tentativo.
Mi rivolgo a lui, il mio amico in tanti pomeriggi e sere passate con la sola abat-jour accesa per rischiarare la stanza. Lo accendo, e il familiare rumore della ventola sembra rassicurarmi, mentre il monitor s’illumina.
Quando tutto è pronto, piano piano, quasi con prudenza, avvicino il puntatore al documento che ho sul desktop. Quando ci clicco su, esso si presenta con tutta la sua accecante luce bianca, una semplice imitazione della pagina bianca su formato digitale.
Ma il computer non ha bisogno di penna, né di matita.
La sua tastiera permette alle mani di andare alla stessa velocità della mente, e le parole sembrano essere meravigliate da questa novità. Forse si presteranno anch’esse al gioco… e, in fondo, senza di loro non posso fare nulla.
Per un po’, la cosa va bene.
Dieci, venti pagine.
Mi sembra un sogno.
Poi le parole si arrestano, all’improvviso.
Le dita indugiano sulla tastiera, indecise su quali tasti pigiare, quali parole chiamare in causa per portare avanti il discorso, a quali frasi appellarsi per far terminare il periodo rimasto incompiuto.
Gli occhi fissano il foglio bianco ed accecante fino a bruciare, guardano le parole già scritte come se le accusassero perché non riescono a convincere le compagne ad unirsi a loro su quel documento digitale.
Ma niente.
Ancora una volta, le parole mi hanno abbandonato.





Angolo Autrice
Ho scritto questo breve racconto di getto, alle 23 passate (tanto che sul mio desktop è ancora memorizzato con il titolo di "23.22", a memoria dell'orario), dopo aver trascorso due ore in attesa della fantomatica ispirazione per iniziare un altro tipo di storia. Spero comunque che possiate gradire questa pagina, ogni recensione sarà ben accetta. In ogni caso, grazie anche solo a chi la leggerà.
-Sagitter.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: Sagitter