Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |       
Autore: Nina Ninetta    05/05/2018    9 recensioni
Viola è una ragazza disposta a tutto pur di conquistare il cuore della persona che ama, anche fare qualcosa di stupido come fraternizzare con il "nemico", ma talvolta ciò che noi detestiamo può rivelarsi un'autentica benedizione. La giovane si ritroverà a fare i conti con i problemi tipici degli adolescenti, un amore a due facce, un'amicizia persa e una madre emotivamente scompensata.
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Something stupid


 Capitolo 1
"Patti chiari"
 

 
 
«Facciamo un patto!»
Mi disse e alzai gli occhi su di lui, li sentivo gonfi e ancora pieni di lacrime.
«Vattene via, lasciami stare.»
Risposi, nascondendo il viso dietro le mani.
Fra tutte le persone che non avrebbero dovuto vedermi in quello stato, così vulnerabile, così inerme, lui era sicuramente fra i primi della mia lista.
Ma non il primo, assolutamente no!
In testa alla classifica c’erano quei due, quelli che avevano scatenato il pianto e quell’assurdo di dolore al petto. Non credevo che il dolore dello spirito potesse trasformarsi in dolore fisico vero e proprio, ma – ahimè! - dovetti ricredermi.
Al primo posto c’erano quelle due persone che avevo sorpreso abbracciate, a toccarsi il viso a vicenda, a guardarsi intensamente negli occhi, fino a cedere ad un lungo e coinvolgente bacio. A quel punto non ce l’avevo fatta più a guardare la mia migliore amica avvinghiata al mio migliore amico che, però, amavo.
Segretamente, ma lo amavo, e non è vero che i sentimenti non espressi siano meno forti di quelli gridati al mondo. Anzi, se ne stanno lì, a logorarti da dentro come un male incurabile, a rosicchiarti il cuore e la mente e tu spendi le giornate e pensarci su, a sperare di trovare una soluzione, una medicina, mentendo a te stessa che domani andrà meglio. Poi domani arriva e ti accorgi che è anche peggio di ieri.
Proprio loro due, continuavo a ripetermi aggrappata a me, le persone di cui mi fidavo ciecamente mi avevano pugnalata alle spalle.
In realtà, non era andata proprio così …
Forse più di tutti ce l’avevo con me stessa per essere stata artefice indiretta di quella love story. Li avevo presentati io; ero stata sempre io ad insistere perché uscissimo tutti e tre insieme, ed ero stata così contenta di trascorrere con loro - le persone più importanti della mia vita da adolescente - lunghi e caldi pomeriggi d’estate all’ombra di un albero, a lasciarmi gocciolare un gelato lungo il braccio, troppo presa dalle risate e dalla bellezza di quel ragazzo, il mio migliore amico, che conoscevo da quando ero in fasce.
Non avevo mai confidato a lei, la mia Jenny, di amarlo e venerarlo quasi, ma avevo in programma di farlo in quei giorni, dovevo solo trovare il coraggio. Per una persona introversa come la sottoscritta non è facile parlare dei propri sentimenti.
Ed ora era troppo tardi. Non potevo più prendere in disparte la mia amica e dirle:
«Senti, ascolta, io sono innamorata del tuo…» cosa?
Amico?
Ragazzo?
Fidanzato?
Il solo pensare a quei sostantivi mi faceva venire ancor più voglia di piangere.
 
Mentre i miei amici erano presi l’uno dalla bocca dell’altra scappai via, correndo a perdi fiato, fino a quando un dolore acuto nel fianco destro – simile a mille aghi conficcati nella pelle - mi costrinse a fermarmi. Lasciai che la tracolla del borsone di nuoto mi scivolasse lungo il braccio, sentendolo atterrare sul terriccio con un tonfo sordo, allora mi accasciai al suo fianco.
Gli uccelli, che erano ritornati dopo aver trascorso l’inverno in posti decisamente più accoglienti, cinguettavano allegramente e io li odiavo. Il fiume che scorreva ai miei piedi emanava frescura e tranquillità, ma io lo odiavo.
Cos’avevano da rallegrarsi tutti quegli esseri che mi circondavano?
 Avevo il cuore a pezzi, letteralmente! Inoltre l’immagine di Jenny e di lui – del mio lui – che si sbaciucchiavano appassionati proprio non voleva abbandonarmi.
«Facciamo un patto.»
Udendo quella voce mi irrigidii. Ci mancava solo quell’imbecille che vedendomi piangere avrebbe iniziato a prendermi in giro, come faceva ogni qual volta che ci incontravamo/scontravamo, a causa della mia folta chioma infuocata, per non parlare delle lentiggini che mi spiccavano sul naso e sulle gote: “ciao Cappuccetto Rosso” oppure “buongiorno Pel di carota” o ancora “come ti butta Stellina Rossa?”
L’ultimo vezzeggiativo era quello che più di tutti detestavo e, come se non bastasse, il mio nome di battesimo – Viola – spesso e volentieri era un ottimo pretesto per schernirmi, chiedendo perché i miei non mi avessero chiamata Rossa e se poteva farlo lui con il nome di altri colori, quali Azzurra, Rosa, Bianca; poi cominciava con le assurdità: Verde, Marrone, Giallo.
«Facciamo un patto» mi disse, restandosene in piedi, con le mani nelle tasche dei bermuda a quadri.
«Vattene via, lasciami in pace» gli risposi, strofinando gli occhi e tirando su con il naso.
«No, dico sul serio» continuò piegandosi sulle ginocchia per guardarmi in faccia, il suo immancabile sorrisino a fior di labbra. «Facciamo un patto.»
«Senti, oggi non è giornata e non ho proprio voglia di farmi prendere in giro da te» feci per alzarmi, ma mi fermò agguantandomi per il braccio, ricordo che guardai quella mano come se fosse stato un arto alieno.
Perché mi stava toccando?
«Mettiamoci insieme.»
Scoppiai a ridere come una matta.
Fra tutti gli scherzi e gli insulti che quell’idiota mi aveva rivolto nel corso della sua vita, questo era il più assurdo di tutti.
«Fingiamo di essere fidanzati» proseguì con naturalezza, manco mi stesse dicendo la cosa più ovvia dell’universo. Riuscii a liberarmi dalla sua stretta per alzarmi, quindi mi scrollai l’erbetta umida che si era attaccata ai pantacollant neri, sentivo la rabbia crescere:
«Hai un pessimo gusto per gli scherzi, sai?» Anche lui tornò in posizione eretta, sovrastandomi di diversi centimetri e facendomi ombra con il suo corpo.
Improvvisamente mi resi conto che eravamo in un posto appartato, da soli, troppo vicini l’uno all’altra, tanto che se qualcuno ci avesse visti avrebbe sicuramente pensato ad un incontro romantico.
«Pensaci Bianca» ecco che cominciava, pensai. «Il tuo amato potrebbe ingelosirsi vedendoti con me, così si accorgerebbe dei sentimenti che prova nei tuoi confronti e magari lascerebbe la sua attuale fidanzata per mettersi con te.»
Mi strizzò l’occhio mentre lo fissavo a bocca aperta. Ma davvero mi stava dicendo quelle cose? E poi come faceva a sapere di chi fossi innamorata?
«Chi ti dice che io voglia stare con lui?»
Rise:
«Oh andiamo Celeste! Sei scappata via piangendo come una fontanella quando li hai visti amoreggiare. Almeno che non tu non sia innamorata di Jenny…»
«Imbecille!» Finiva sempre così: lui si rivolgeva a me con colori diversi e io lo insultavo. «Fammi capire bene: io e te dovremmo fingere di stare insieme in modo da farlo ingelosire e fargli capire che vuole me e non Jenny?»
«Bravissima! Sei una tipa sveglia, Stellina rossa»
In altre circostanze l’avrei già mandato a quel paese e mi sarei allontanata da lui, eppure quella proposta mi incuriosiva troppo e, soprattutto, iniziavo a vedere la luce in fondo al tunnel:
«E tu quale vantaggio ne trarresti?»
Lui sorrise, radioso:
«Questa situazione lo innervosirà così tanto da far calare il suo rendimento in squadra e io ne approfitterò per guadagnarmi un posto da titolare.»
Sbuffai, tutto ruotava sempre intorno al calcio per i ragazzi. Quei due poi, si erano dati battaglia fin dal primo giorno di scuola, entrando in una competizione personale che quasi emanava scintille elettriche tangibili quando stavano in contemporanea nello stesso posto.
«Cioè vorresti usare me per farlo innervosire e prendere il suo posto in squadra? Hai sbagliato persona. Non gliene frega niente di me!»
«Se ti vedrà con me gliene fregherà eccome, fidati. Allora lo facciamo o no questo patto?» Continuò porgendomi la mano; ci pensai su solo per un attimo, quindi d’istinto e contro ogni mia volontà gliela strinsi, fissandolo dritto negli occhi:
«Niente baci!» Iniziai e lui annuì con un sorriso. «Niente carezze, abbracci o cose così!» Assentì di nuovo. «E, ovviamente, niente sesso!»
«Ci mancherebbe solo che Christian venisse a sapere che Willy e la sua adorata Cappuccetto Rosso hanno fatto sesso. Allora la vittoria per me sarebbe scontata e non mi piacciono le cose facili. Non mi diverto.»
Ritirai immediatamente la mano.
Cosa stavo facendo?
Possibile che l’amore per Christian mi aveva resa una di quelle persone disposte a tutto pur di raggiungere un obiettivo?
Addirittura avevo accettato di diventare la ragazza – seppur fittizia – di quell’imbecille di William solo per i miei frivoli scopi personali?
Credevo che non ne sarei uscita viva…
 
  
Leggi le 9 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: Nina Ninetta