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Autore: Mikarchangel74    05/05/2018    0 recensioni
-"Legolas! In quanto mio figlio, sarai futuro Re. Già adesso circolano voci strane sul tuo conto. Non mettermi in ridicolo. Domani inviterò la figlia del capitano delle guardie di Lotlorien. Entro la fine di questa settimana dovrai sposarti." Concluse Thranduil
Legolas trasalì a quelle parole. Lanciò uno sguardo carico d'odio a suo padre e senza dire una parola se ne andò velocemente.-
Una scelta difficile ed un'improbabile nuova amicizia sono il perno di quest'avventura.
Genere: Avventura, Fantasy, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Elrond, Legolas, Tauriel, Thranduil
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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~~Legolas affondò il suo pugnale nel grosso corpo rotondo del gigantesco ragno che emise un suono stridulo, come un grido e cadde esanime sul dorso.
Ripulì la lama su una foglia di una felce e si terse la fronte con un braccio. Si guardò intorno riprendendo fiato, non si può dire che fosse soddisfatto, perché aveva ucciso delle creature.
Per quanto infestanti ed ostili, i grossi ragni erano pur sempre creature di Arda. Il loro errore era stato avvicinarsi troppo al reame boscoso.
Contemplò il sole, una palla infuocata di un rosso acceso, stava tramontando e prima che arrivassero altre creature, era meglio rientrare.
Quando arrivò a palazzo non vedeva l'ora di potersi ripulire e cambiare, visto che la sua veste era tutta sporca di terra e sangue scuro di ragno, ma fu bloccato da suo padre, il Re Thranduil.
"Legolas aspetta."
L'elfo si fermò "Dimmi padre."
"Quando ti deciderai a prendere quella decisione?" Il tono del Re era esasperato e spazientito.
Il principe sospirò "Ancora con questa storia.."
"Legolas!" Lo redarguì Thranduil severo.
"Padre. Non sono pronto e non voglio sposare chi non amo." Rispose mesto e riprese a camminare per andare nelle sue stanze.
"Legolas! In quanto mio figlio, sarai futuro Re. Già adesso circolano voci strane sul tuo conto. Non mettermi in ridicolo. Domani inviterò la figlia del capitano delle guardie di Lotlorien. Entro la fine di questa settimana dovrai sposarti."
Legolas trasalì a quelle parole. Lanciò uno sguardo carico d'odio a suo padre e senza dire una parola se ne andò velocemente.

Preoccupato e arrabbiato per la decisione di suo padre, non scese a cena e non riuscì a rilassarsi. Lui provava già dei profondi sentimenti e non per la figlia del capitano della guardia, per quanto bellissima. Amava un elfo silvano, amava Tauriel e non riusciva a provare questi sentimenti per nessun altra.
Seduto sul davanzale della finestra della sua stanza osservava le stelle e sospirava cercando una soluzione a quella situazione. Sospirò, chiuse gli occhi e scosse la testa avvilito.
D'impulso ebbe una gran voglia di andarsene. Saltò giù e corse via nel buio della notte. Corse per i sentieri del reame boscoso, corse oltre i confini, aspirando l'aria fredda e umida della notte. Ascoltava i suoi passi leggeri ed il suo respiro, cercando di far passare quella rabbia che sentiva ribollire dentro di se.
Non aveva una direzione precisa, ma ben presto si ritrovò sulla via che portava alla casa di Tauriel. Si fermò ansimante osservando l'ingresso del Regno e i due elfi di guardia. Si trovava su una collinetta e da lì riusciva a vedere la casa scavata nel tronco del grosso albero. Immaginò l'elfa dolcemente adagiata con la sua bellissima chioma rossa sparsa intorno al suo volto serafico. Un pò di rabbia svanì.
Pensò di chiamarla e scappare con lei. Non aveva paura. Già altre volte era stato via e lontano da Bosco Atro per molto tempo.
Ma stavolta sarebbe stato per sempre. Probabilmente quando suo padre avrebbe appreso della sua scomparsa lo avrebbe bandito dal regno e per quanto in grado di cavarsela, come potevano sopravvivere da solo? Chissà se avrebbe perso l'immortalità. ... Non poteva trascinare anche Tauriel in quella sua folle decisione, ma voleva rivederla, così silenzioso come un gatto, arrivò non visto dalle guardie, sul davanzale della camera di Tauriel e picchiettò delicatamente sulla finestra.
L'elfa aprì gli occhi e quando lo vide sorrise e si avvicinò alla finestra, poi però il suo sorriso scomparve vedendo il viso teso e amareggiato del principe biondo.
"Legolas, cosa ci fai qui a quest'ora? ... E' successo qualcosa?" Chiese preoccupata.
Lui sospirò, le sorrise cercando di celare la sua frustrazione "No, volevo solo vederti e salutarti ..." Lasciò vagare lo sguardo per qualche attimo nel silenzio della notte e tornò a guardarla ".. Devo partire per una missione e starò via per un pò."
Tauriel lo osservò perplessa "Che missione dovrai svolgere?"
"Non posso dirtelo" Tagliò corto l'elfo distogliendo nuovamente lo sguardo e lei vide un velo di tristezza oscurare la luce dei suoi occhi che solitamente erano luminosi e sereni.
Gli poggiò delicatamente una mano su una guancia costringendolo a guardarla "Legolas...Cosa c'è che non và?"
"Niente. ... Ho solamente litigato con mio padre. ... Ma si sistemerà tutto." Fece un sorriso forzato, cercando di apparire tranquillo e sincero poi allungò una mano spostandole una ciocca di capelli rossi dietro l'orecchio e carezzandole dolcemente la guancia prima di ritirarla "Tornerò presto." Mentì e scomparve nel buio tra gli alberi.
Tauriel uscì sul balcone e rimase lì a riflettere preoccupata per lo strano comportamento del suo amico.... Doveva esser successo qualcosa. Ma cosa? Legolas non aveva voluto raccontare niente.
Non le rimaneva che una cosa da fare. Seguirlo.
Si cambiò d'abito velocemente, mettendosi un abito comodo, di colore grigio. Prese il suo arco, le frecce ed i suoi pugnali e proprio come aveva fatto poco prima Legolas, uscì dal balcone e scomparve nella notte. Era brava a seguire le tracce e sicuramente avrebbe ritrovato il suo amico.
Troppi pensieri e troppe emozioni si affollavano nella mente del principe. Non andava bene, perché erano motivo di distrazione ed era meglio non distrarsi. Tra poco avrebbe cominciato a salire sulle Montagne nebbiose e i percorsi erano impervi e pericolosi anche per la sua agilità di elfo. Secondo i suoi calcoli avrebbe cominciato la traversata con la luce, quindi scacciò quei pensieri e continuò la sua corsa.
Tauriel perse più volte il percorso che aveva fatto Legolas, purtroppo l'oscurità non aiutava in più lui, era un elfo e le impronte che lasciava erano leggere, non c'erano rami rotti, o altre tracce che una qualsiasi creatura non elfo, avrebbe involontariamente lasciato. Stava perdendo terreno e più tempo passava e più quelle poche tracce visibili sarebbero svanite.

Il sole era già altro in cielo quando finalmente Legolas si fermò per riposare un pò. Era finalmente giunto sul crinale delle Montagne nebbiose adesso non restava che scendere dall'altra parte e poi? Chissà, magari poteva andare nella Contea, non c'era mai stato, ma da come ne avevano parlato i suoi amici Hobbit, doveva essere un bel posto, pacifico e con clima piuttosto mite. Magari avrebbe potuto stabilirsi lì.
Si voltò indietro, in direzione Bosco Atro. Una volta sceso dall'altra parte non avrebbe più visto la lussureggiante distesa di alberi sempre verdi del Reame. Sospirò e prese dalla tasca il Lembas masticandone un pezzetto. Un venticello gelido gli accarezzò il viso. Chiuse gli occhi ispirando l'aria fredda.
No, piuttosto che sposare qualcuno che non amava, preferiva restar solo a vita! Pensò nuovamente assillato da quei pensieri. Sì alzò e con calma s'incamminò tra le rocce cercando il percorso migliore per scendere quando incappò in una grossa voragine nel terreno, vi si affacciò: all'interno era molto buio, forse c'era stato un crollo, considerò l'ipotesi che fosse più prudente cercare un'altra strada ma forse sarebbe riuscito ad attraversarla con un salto. Esaminò l'apertura, era piuttosto ampia ma poteva farcela, così fece qualche passo indietro, prese la rincorsa e spiccò il salto mettendo il piede proprio in cima al bordo, che purtroppo crollò cosicché il suo slancio non fu abbastanza energico e non raggiunse la sponda opposta precipitando nel buco. Sbatté più volte contro le rocce e quando arrivò in fondo poco dopo svenne.
Tauriel si fermò vicino ad un ruscello, si tolse dal collo l'arco e la faretra e si chinò sull'acqua tumultuosa. Mise le mani a coppa e raccolse un pò d'acqua spruzzandosela sul viso e rinfrescandosi il collo un pò arrossato dallo strusciar delle corde.
Ma cosa mai poteva aver indotto Legolas a correre via in quel modo? Chi stava inseguendo? ... Ma stava inseguendo oppure scappando?
Era talmente presa nei suoi pensieri che si accorse troppo tardi dell'ombra che le si era avvicinata alle spalle. Si voltò di scatto e un paio di mani metalliche, fredde come la morte la afferrarono per il collo sollevandola.
Tauriel afferrò quell'armatura, quelle specie di tenaglie che la trattenevano cercando di allentare la presa che le toglieva il respiro. Artigliò furente alla cieca, afferrò la tunica nera del cavaliere oscuro, ma era come se avesse afferrato un lenzuolo gonfiato dal vento: non c'era niente al suo interno, come se fosse un fantasma.
Tentò quindi di estrarre uno dei suoi pugnali, ma la stretta al collo aumentò tanto che da farle emettere un paio di suoni strozzati e boccheggiò in cerca della preziosa aria. Ossigeno che non riusciva ad arrivare ai suoi polmoni, cominciava a sentirsi debole con la testa vuota e poco dopo perse i sensi.
Quando riprese conoscenza aveva la bocca secca e le doleva la testa. Aprì lentamente gli occhi si accorse di essere in posizione seduta, spessi lacci di cuoio le bloccavano i polsi, le caviglie, il torace e persino il collo a quella che doveva essere una grossa sedia di legno, strattonò le braccia, ma quei lacci erano più che resistenti. Non riusciva nemmeno a girar la testa.
"Hey c'è nessuno?" Gridò "Liberatemi immediatamente o ve ne pentirete!" Rimase in ascolto, ma riuscì solo a sentire silenzio.
Poco dopo il rumore di un chiavistello che ruotava e una porta sferragliante che si apriva si udì alle sue spalle.
"Chi c'è?" Domandò sentendo la paura crescere in lei ed il suo respiro si fece corto per poi arrestarsi di colpo quando il Re dei Nazgul le si parò davanti. L'elfa cercò di liberarsi dibattendosi violentemente, ma ne’ i lacci ne’ la seduta si mossero minimamente.
Il nazgul afferrò con entrambe le mani la testa di Tauriel tenendola ferma e la costrinse a guardarlo e quando lei fissò quell'oscurità che si celava dietro a quella maschera di metallo, si sentì invadere dal gelo della morte, incapace di reagire. Il suo corpo non le rispondeva più. Rimase come in trance con gli occhi sbarrati.
"Adesso imparerai a odiare gli elfi. Adesso diventerai una di noi. Cosicché potrai entrare nelle loro 'tane' e ucciderli tutti con facilità" Gli ringhiò con voce gutturale e cupa il nazgul. Tauriel anche se paralizzata capiva ogni cosa e una lacrima le rotolò giù dal volto. Iniziò ad urlare dentro di sé, ma non poté ribellarsi.
Il Nazgul cominciò a farle il lavaggio del cervello.
Legolas aprì gli occhi, gemette. Sentiva dolore ad una gamba, dietro ai reni e su un gomito. Era avvolto nella semi oscurità, si tirò a sedere e alzando la testa vide l'apertura da cui era precipitato. Aveva fatto un bel volo. Si guardò intorno e si accorse che la grotta in cui si trovava era piena di pietre che brillavano alla poca luce che filtrava dall'alto. Sembrava fosse finito in un geodee se mai fosse riuscito ad uscire, pensò che gli sarebbe piaciuto portare un pezzetto di quelle pietre a Tauriel un giorno, magari le avrebbe fatto un ciondolo.
Si alzò in piedi e iniziò ad esplorare quella grotta che non era affatto piccola, calcolò che per fare tutto un giro gli ci fosse voluto quasi un'ora. Adesso sì che era in un bel guaio. Sarebbe morto in quel buco sulle Montagne Nebbiose.
Cercò più volte di arrampicarsi, ma la parete era scivolosa ed irregolare e ogni tentativo fu vano. Esausto alla fine, raccolse un frammento di quelle pietre brillanti, si strappò una cordicella dal suo abito e si mise a fare il ciondolo per Tauriel. Il sole percorse il suo tragitto disegnando un arco nel cielo ed arrivò l'imbrunire.
Ormai non vedeva quasi più niente. Si mise il ciondolo in tasca, poi sentì un forte rumore simile allo sbatter d'ali, come se si trattasse di un uccello gigante. Un'ombra coprì l'apertura, e Legolas si ritrovò nel buio più cupo. Si alzò e si schiacciò contro una parete della grotta. Il suo respiro si fece corto ed estrasse uno dei pugnali; Immaginò che poteva trattarsi del Re dei nazgul su quella sua cavalcatura volante. Rimase in attesa, silenzioso e teso.
Sentì l'ombra fiutare l'aria, spostarsi sul bordo e alcune pietre caddero giù, fortunatamente non colpendolo.
Poi un enorme muso rettiliforme si affacciò, ancora in cerca di odori all'interno della grotta.
"Che cosa sei? L'olfatto mi porta un nuovo e mai sentito odore. Non odori né da preda né da pericolo." Disse una voce tranquilla, forse un pò preoccupata.
Legolas si spostò dalla parete, mise via il pugnale e si fece più avanti, mettendosi in un piccolo fascio di luce rossastra del tramonto, per farsi vedere.
"Sei un uomo. Pericolo. ... Eppure non odori come tale." Disse ancora la creatura inquieta.
"No, non sono un uomo, sono un elfo e non sono un pericolo per te. Spero che anche tu non lo sia per me." Dichiarò fiducioso.
"Sei nella mia tana." Precisò il drago, ma senza rancore.
"Scusa. Sono caduto questa mattina e non sono riuscito ad uscire." Spiegò Legolas
Finalmente la creatura si fece coraggio, allargò le enormi ali e planò leggero fino sul fondo della grotta, stando attento a non atterrare sull'elfo.
"Io sono Darack uno dei ultimi draghi di questo mondo." Si presentò il grosso rettile.
Legolas si rese conto di quanto fosse piccolo rispetto alla creatura squamosa ed alata. Avrebbe potuto divorarlo in un boccone se avesse voluto.
"Io mi chiamo Legolas Greenleaf, principe di Bosco Atro e figlio di Re Thranduil."
"Non ho mai visto elfi da queste parti. Ti sei forse perso?"
L'elfo ebbe un pò di rimpianto pensando alla frase che aveva appena detto, specificava uno status che lui ormai aveva deciso di abbandonare. Scacciò quel triste pensiero "No, devo attraversare queste montagne e dirigermi a ovest verso la Contea per incontrare alcuni amici." Spiegò.
"Se vuoi stanotte puoi rimanere qui, non è sicuro trovarsi su queste montagne di notte. Domattina ti aiuterò ad uscire." Lo invitò il grosso drago mentre si acciambellava per sistemarsi e dormire.
"Ti ringrazio." Disse grato Legolas mentre volgeva gli occhi verso l'apertura; Il sole era calato e le prime stelle iniziavano a brillare. Chissà cosa stava facendo Tauriel, pensò.

"Non resistere. E' inutile. Perché vuoi soffrire così? Tanto poi cederai." Ripeté con voce roca e profonda il nazgul all'orecchio di Tauriel.
Dall'esterno nessuno avrebbe detto che l'elfa stesse soffrendo, era ancora immobile nella stessa posizione sembrava una statua, era come ipnotizzata. Dentro di sé però urlava e gridava. Nella sua testa si susseguivano immagini orribili di Elfi con le armi in mano che mutilavano, che uccidevano creature innocenti. Le immagini non s'interrompevano mai, non c'era un attimo di tregua. Lei invece voleva che tutto questo finisse. Non ce la faceva più, lentamente la sua mente si stava confondendo, cominciava a dubitare di cosa fosse reale o no. Cominciava a non avere ben chiaro chi fosse lei stessa. Non aveva più cognizione del tempo e dello spazio: del qui e del dove.
Per quanto ancora sarebbe andato avanti tutto questo?

La mattina seguente Darack aiutò Legolas ad uscire dalla grotta profonda.
"Ti ringrazio mio nuovo ed enorme amico squamoso." Disse in tono scherzoso l'elfo spolverandosi la tunica.
"Se avrai bisogno sai dove trovarmi. Basterà che tu gridi.." il drago emise una serie di versi gutturali nella lingua dei draghi che più o meno potevano essere così "..Ed io arriverò ." Terminò il grosso rettile, che Legolas finalmente poté ammirare in tutta la sua grandezza e maestosità alla luce del sole. Era veramente una creatura superba, con le squame di un bel colore scuro, quasi nero e brillavano riflettendo miliardi di riflessi. Aveva qua e là alcune striature bluastre e quando spiegò le ali in tutta la loro lunghezza, vide la membrana buastra contro la luce del sole.
"Non avevo mai visto un drago così da vicino. E' un onore averti incontrato Darack." Dichiarò Legolas e lo salutò.
Il drago scrollò tutto il corpo dalla testa alla punta della coda, lanciò un'ultima occhiata alla piccola creatura e poi con due possenti colpi d'ali che fecero quasi perdere l'equilibrio all'elfo, si sollevò da terra e volò via.
Legolas restò ad osservarlo finché non rimase che un puntino nero nel cielo azzurro. Poi si sistemò meglio l'arco e riprese il suo percorso.
Per scendere fino a valle gli ci volle quasi mezza giornata. In pianura la temperatura era molto più calda. Si fermò vicino ad una cascatella per mangiare un pò e rinfrescarsi.
Ormai a palazzo suo padre aveva già sicuramente appreso della sua scomparsa, se lo immaginò su tutte le furie. Chissà se Anarìe, la ragazza che avrebbe dovuto sposare, in quel momento era andata a Palazzo lo stesso o se suo padre aveva disdetto l'invito.
Scacciò il pensiero e si concentrò sul sentiero da percorrere per raggiungere la sua meta, ancora ne aveva di strada da fare! Se non sbagliava doveva trovarsi tra Moria e Isengard. Doveva stare in guardia c'era il rischio di fare brutti incontri!
Avrebbe proseguito dritto fino a Sarbad, costeggiato le paludi del Sud, e una volta attraversato il fiume Brandivino, sarebbe finalmente giunto alla Contea, qui avrebbe cercato i suoi amici.

Nel Reame di Bosco atro tutti erano in fermento. Guardie correvano esplorando ogni sentiero e chiedendo di Legolas.
A palazzo, Thranduil andava su e giù nervosamente per la sala grande con una mano dietro la schiena ed un'altra al mento. Il volto teso e cupo. Suo figlio questa volta aveva esagerato. Se lo avesse trovato lo avrebbe punito. Non doveva permettersi di comportarsi così con lui, con il Re.

La notte Legolas trovò riparo per dormire nascosto tra i rami più alti di alcuni alberi nei pressi di Sarbad ed il giorno dopo nel primo pomeriggio, riuscì ad arrivare alle paludi del Sud. Con il passo che teneva pensò di raggiungere la Contea in uno o due giorni al massimo.
Stava camminando tranquillo nella vasta pianura, le colline erano distanti, vedeva solo erba e canneti, doveva stare attento a dove metteva i piedi, perché era vicino alla zona palustre, e molti laghetti erano ricoperti da un tappeto soffice di erba. Non gli piaceva l'idea di farsi il bagno in quelle acque stagnanti.
Un brivido gli corse lungo la schiena, sapeva che era il suo sesto senso che lo metteva in guardia, significava che c'era del pericolo in giro. Si fermò e girò su se stesso per guardarsi intorno, in lontananza vide alcune figure scure, il suo cuore lo mise in allerta. Il problema era: dove poteva nascondersi lì?
Affrettò il passo, saltellando tra gli acquitrini col suo passo leggero. Purtroppo ogni volta che si voltava indietro lì vedeva sempre più vicini e se gli occhi non lo ingannavano, quelli erano proprio i Nazgul.
Purtroppo le frecce ed i pugnali non sarebbero serviti a niente e lì non aveva neppure modo di accendere un fuoco. Continuò cercando di correre anche se ormai li aveva alle calcagna, loro erano a cavallo e lui a piedi.
All'improvviso sentì un dolore lancinante al polpaccio sinistro, perse l'equilibrio e cadde faccia a terra. Si guardò la gamba dove una freccia s'era conficcata trapassandola da parte a parte.
Gemette , ma cercò di rimettersi in piedi e fronteggiò i 9 cavalieri neri. Si erano fermati a semicerchio. Dall'alto arrivò il verso stridulo della cavalcatura alata del Re dei Nazgul. Legolas alzò un braccio per ripararsi osservando le mosse dell'oscuro individuo cercando di capirne le intenzioni.
"Uccidilo." Ordinò il Re
Legolas non riuscì a capire lì per lì, ma quando tornò con lo sguardo sui cavalieri rimase scioccato e vacillò. Uno dei cavalieri s'era tolto il cappuccio, ma non era uno spettro. Era la sua bellissima Tauriel, che preparò una freccia nel suo arco e la puntò contro l'elfo.
"Tauriel ... ma cosa..." Balbettò turbato, ma lei non si scompose e scagliò la freccia che colpì Legolas alla spalla destra. Gridò e cadde di nuovo a terra infangandosi.
"Uccidilo." Ripetè Il re dei Nazgul mentre scendeva su Legolas affinché gli artigli della sua cavalcatura simile ad un drago potessero afferrarlo.
Tauriel preparò la terza freccia. Il principe era così incredulo e sconvolto che non provò nemmeno a scappare "Tauriel ti prego. ... Cosa ti hanno fatto?!? ... Torna in te!!" Gli gridò
"Uccidere. Tutti gli elfi devono morire." Disse di rimando lei con voce piatta e indifferente.
"Che ironia ... detto da una della tua specie!" Sibilò velenoso il Nazgul a Legolas.
Se avesse permesso a Tauriel di scoccare quell'ultima freccia, sicuramente lo avrebbe trafitto al cuore e lo avrebbe ucciso, solo che adesso era lì da solo, nessuno sarebbe corso in suo aiuto e poteva far ben poco, così ispirò quanta più aria poté e gridò più forte che poté cercando di rammentare i suoni che aveva sentito il giorno prima "Arrrrick-Arrrrruarrr-Kakt!!" e lo gridò una seconda ed una terza volta, finché un potente ruggito echeggiò nell'aria, i cavalli dei nazgul si mossero irrequieti e nitrirono ed anche i le oscure figure si guardarono intorno.
Darack, il grosso drago arrivò dall'alto, e lanciò lingue di fuoco verso i cavalieri neri che si sparpagliarono cercando di sfuggire al fuoco, anche Tauriel lasciò andare arco e freccia. Poi il drago rivolse il getto di fuoco verso il Re dei Nazgul che mollò la presa su Legolas e si allontanò in volo.
Legolas zoppicò verso Tauriel, l'afferrò per un braccio facendola cadere da quell'orribile cavallo nero. Lei si dimenò gridando e colpendolo con i pugni. Lui gridò di dolore, aveva ancora le frecce conficcate nel corpo "Tauriel calmati. Ti prego!" Ma lei era come se non ci fosse, era come un'animale inferocito. Esausto la lasciò andare e lei corse verso i Nazgul che stavano battendo in ritirata dopo che qualche loro mantello aveva preso fuoco. Darack inseguì la cavalcatura alata del Re dei Nazgul, era un pò più piccola e quindi riuscì ad afferrarla con i suoi artigli e gli affondò i denti affilati nel collo un paio di volte. Prima di rischiare di precipitare il Signore nero dei nove decise di scappare.
Quando finalmente il grosso drago ritenne che non ci fosse più pericolo, si posò vicino all'elfo inginocchiato a terra che stringeva i denti per le fitte di dolore, delicatamente allungò una zampa raccogliendolo e si rialzò in volo.
"Prendi anche lei. Ti prego prendila e portala via." Riuscì a dire Legolas prima di perdere i sensi.
Darack volò raso terra e quando Tauriel fu a portata di zampa, l'afferrò nonostante lei urlasse e si dibattesse.
Non sapendo dove altro andare il drago li portò nuovamente alla sua tana sulle Montagne nebbiose, lasciò andare l'elfa all'interno della tana, tanto era sicuro che non sarebbe riuscita ad uscire e posò Legolas sul terreno, purtroppo non sapeva come aiutarlo, così rimase lì accanto aspettando che si riprendesse.

Trascorse circa un'ora poi il Principe di Bosco Atro mugolò sofferente e lentamente si riprese e aprendo gli occhi si trovò di fronte il grosso muso del drago che lo guardava preoccupato.
"Hey Mellon. Grazie per il tuo prezioso aiuto. .........Dove siamo?" Chiese cercando di tirarsi a sedere con smorfie di dolore.
"Siamo alla mia tana. Non avevo idea di dove portarvi."
Legolas si ricordò di Tauriel. "Dov'è? Dov'è l’altro elfo?" Si guardò intorno.
"E' lì dentro. Ha urlato come una furia fino a poco fa." Rispose il drago.
Il principe si spostò cauto fino al bordo della tana e guardò giù, ma probabilmente Tauriel era in una zona d'ombra e non la vide. Poi si guardò la gamba dove, poco sopra la caviglia c'era la freccia conficcata e la spalla. La tunica era macchiata di sangue.
"Mi dispiace, non sapevo come aiutarti, ho le zampe molto grandi e non volevo farti del male." Si scusò il grosso rettile alato, sembrava imbarazzato.
"No, non preoccuparti." Disse Legolas, poi afferrò la stecca della freccia conficcata nella spalla, trattenne il fiato e la spezzò gridando.
"Puoi farmi un altro piacere? Dovresti volare in cerca di un uomo di nome Aragorn o Granpasso, lui può aiutarmi"
"Un uomo. Gli uomini quando mi vedono o fuggono o mi attaccano" Rispose Darack preoccupato.
"Lui non ti farà del male se gli spiegherai la situazione."
"Dove lo trovo?"
Legolas ci pensò su "Lui è il sovrano di Gondor. Lo troverai lì" Poi raccolse il suo arco "Tieni, portagli questo, lo riconoscerà e ti ascolterà."
"No, potrebbe esserti utile mentre sono via. Troverò il modo per farmi ascoltare ugualmente" Rispose il drago, anche se in cuor suo era preoccupato, poi spiccò il volo.
L'elfo si affacciò nuovamente al buco. "Tauriel!" Chiamò e come risposta sentì fischiare una freccia molto vicino al suo orecchio sinistro.
"Tauriel sono Legolas. Ti prego parliamo!"
Ma lei gridò di rabbia e lanciò un'altra freccia "Voi luridi elfi. Dovete morire tutti!! Siete assassini bastardi!"
"Anche tu sei un elfo!" Ribatté il principe indispettito.
"Tu menti!! Appena riuscirò a venir fuori di qui ti strapperò il cuore a mani nude!"
Legolas ebbe un tuffo al cuore. Era orribile sentir parlare colei che amava in quel modo. Decise di lasciar perdere, così erano troppo distanti e non riusciva a risolvere la situazione. Si abbandonò sulla schiena e osservò il cielo. Sperò che il drago riuscisse nell'impresa di chiamare in aiuto Aragorn, ma era anche molto preoccupato, Darack doveva superare le guardie di Gondor per parlare con il suo amico e non avrebbero reagito bene vedendo arrivare un drago.
Chissà se suo padre lo avrebbe cercato? ... Probabilmente no.
Il giorno passò e col calar del sole, iniziò a far freddo. Esposto ai venti gelidi della montagna, Legolas si raggomitolò al riparo di alcune grosse pietre. Aveva pensato di scendere nella tana, ma ridotto in quel modo, primo, sarebbe caduto dentro come la volta precedente e lì sotto, non avrebbe potuto affrontare Tauriel, aveva un braccio e una gamba dal ginocchio in giù fuori uso.
Imprecò dentro di sé. Cosa avevano fatto alla dolce Tauriel?
Darack aveva volato ininterrottamente per tutta la notte e nel primo pomeriggio avvistò la singolare costruzione della rocca di Gondor. Come si avvicinò purtroppo le sue paure si concretizzarono. Vide molto scompiglio tra gli uomini. Iniziarono a urlare e correre ovunque e poco dopo nel cielo intorno a lui volavano frecce in ogni direzione. Non riusciva nemmeno a scendere un pò di quota per farsi sentire.
Volò in cerchio, sperando che le frecce a disposizione degli uomini finissero o che capissero che non era sua intenzione attaccare. Ma sembravano infinite e gli uomini rimanevano intenzionati a farlo fuori. Alcune frecce lo colpirono, per fortuna la sua pelle era piuttosto dura e rimbalzarono. Scese più volte per posarsi sul piazzale davanti al palazzo, ma ogni volta gli uomini cercavano di bruciarlo con dei lanciafiamme.
"Vi prego! Non voglio farvi del male! Voglio parlare con Aragorn!" Gridò, ma distante com'era e con tutto quel caos, nessuno riusciva a sentirlo.
E fu nuovamente buio.
Legolas cominciava a temere che al drago fosse successo qualcosa. Per la seconda notte si sistemò nuovamente dietro alle rocce. Non voleva dormire. Doveva stare vigile soprattutto di buio, molte creature poco amichevoli uscivano di notte anche per cacciare e lui sarebbe risultato una facile preda. Il problema era che non riposava ormai da diversi giorni e crollò nel giro di pochi minuti.
Fu svegliato da alcune voci. Le voci erano tutte intorno a lui ed erano molto vicine. Sapeva esattamente chi erano: Orchi in perlustrazione.
Si affacciò cauto oltre i massi. Rabbrividì per il freddo e per la paura. Le creature reggevano alcune torce e alla fioca e tremula luce del fuoco il principe si rese conto che quelli non erano orchi ma Uruk-Hai, due volte più grossi degli orchi di Isengard e di lui e spietati. Non aveva chance contro di loro. Erano al di là della tana del drago ... troppo vicini. Si maledì per essersi addormentato e sperò che Tauriel non facesse alcun suono.
"... Era qui vicino. Sì da queste parti ho visto la tana di un drago una volta." Bisbigliò con voce roca uno degli Uruk
"Sì, magari ci troviamo dentro uno o due uova." Continuò un'altro.
A Legolas si bloccò il respirò. Se si fossero calati nella tana, avrebbero trovato Tauriel e l'avrebbero uccisa. Doveva attirare l'attenzione di quei mostri da un'altra parte. Prese l'arco e lanciò un paio di frecce oltre gli orchi cosicché sentissero rumore alle loro spalle ed il diversivo funzionò, gli Uruk-Hai tornarono un pò indietro, ma poi "Hey guardate. E' una freccia! Una freccia elfica." Gridò uno avendo trovato e riconosciuto una delle frecce lanciate da Legolas e intervenne il capo del gruppo "Se ci sono degli elfi sono pochi. Forse si sono persi. Trovateli e uccideteli!"
Legolas deglutì e cercò di scendere zoppicando, ma nell'oscurità della notte anche con la sua ottima vista, non riusciva a vedere tutte pietre e gli avvallamenti del terreno. L'umidità della notte rendeva il pendio scivoloso e cadde varie volte. Per fortuna stava spuntando l'alba, tra poco avrebbe potuto vedere meglio, ma ebbe paura di non arrivare a poter ammirare il primo raggio di sole. I grossi orchi l'avevano già individuato e gli erano alle calcagna.
"E' uno soltanto!" Gridò l'uruk più vicino
"Povera pecorella smarrita! Vieni che ti aiutiamo a trovare la tua strada!" Urlò un altro.
Legolas era provato per lo sforzo e nel tentativo di fuga, non si era accorto che si stava dirigendo verso un punto in cui la roccia finiva bruscamente con un burrone a parete verticale. Continuava a scendere stringendo i denti ogni volta che appoggiava la gamba ferita e che aveva ricominciato anche a sanguinare.
Si voltò indietro, gli uruk erano a 2 braccia di distanza ormai, ma prima che potesse rendersi conto del pericolo, di colpo gli mancò la terra sotto ai piedi e scivolò giù. Grazie alla sua prontezza di riflessi riuscì ad aggrapparsi con la mano del braccio buono allo sperone di roccia. Sotto di se il vuoto.
Si sentì afferrare e tirar su rozzamente. L'uruk lo scaraventò a terra. Era molto più grande e robusto di lui.
"Che ci fai quassù da solo?!" Domandò sghignazzando.
"Guarda è ferito." Aggiunse un altro ironico e il primo esordì "Sarà più facile ucciderti." Sorrise e la sua bocca prese una piega strana, mostrando i denti sporchi.
L'uruk afferrò Legolas per la gola sollevandolo da terra. Con l'altra mano prese un coltello con la lama rovinata e sporca preparandosi a fendere il colpo al petto, mentre l'elfo si dimenava nell'intento di liberarsi senza successo.
"Adesso ti sgozzo!" Minacciò la creatura, ma prima che potesse sferrare il colpo, fu gettato a terra da un grosso peso caduto dall'alto. L'orco lasciò la presa su l'elfo che rotolò di nuovo verso il precipizio e non riuscendo a fermarsi finì nel vuoto ma fu prontamente afferrato dalle grosse zampe del Drago.
"Darack!" Gridò sollevato e meravigliato il principe.
Intanto sulle rocce, Aragorn tirava fendenti a destra e sinistra. Tenendo testa a cinque Uruk-Hai. Il drago andò in suo aiuto sparando fuoco su altri Uruk rimasti indietro e spazzandoli via con la possente coda.

Quando finalmente anche l'ultima orrida creatura fu uccisa Aragorn corse ad abbracciare Legolas.
"Che gioia vederti Mellon nin!" Gli disse l'elfo palesemente felice ed esausto.
"Hai veramente un aspetto orribile" Cercò di scherzare il Sovrano di Gondor "Non è stata una mossa astuta inviare un drago per chiedere aiuto!" Continuò in tono più severo "A quest'ora potevate esser morti tutti e due." Disse indicando anche il drago che aveva due visibili bruciature sulle squame del petto e vicino alla coda. Solo adesso le vedeva Legolas e se ne dispiacque. Abbassò la testa mesto "Non avevo altra soluzione."
Aragorn sospirò e si calmò vedendo il suo amico ferito e sfinito. Non l'aveva mai visto in quello stato e non era il momento di fare della morale.
"Avanti, adesso dobbiamo pensare alle tue ferite. Dovrò togliere i resti delle frecce e curarti, ma non ho anestetico con me."
"Fa ciò che devi fare" Rispose il principe risoluto e aggiunse "Se dovessi svenire, non portatemi via. Là dentro c'è anche Tauriel." Indicò con la testa l'apertura nella roccia.
"Cooosa?" Aragorn era confuso.
"E' una lunga storia e so dirti poco anch'io su ciò che le è capitato e che l'ha cambiata. Mi odia. Odia tutti gli elfi e non so quale sortilegio abbia questi effetti." Spiegò triste Legolas
"Ma tuo padre o Elrond di Granburrone potranno curarla." Ribadì speranzoso il ramingo.
"Non posso tornare da mio padre. Forse ha già emesso un mandato di arresto o di esilio su di me..."
Aragorn rimase in silenzio perplesso per qualche secondo "Ti lascio da solo per pochi mesi e guarda cosa mi combini." Gli disse cercando di tirar su il morale al suo amico.
Legolas incrociò il suo sguardo ma non disse niente.
Aragorn gli poggiò una mano sulla spalla "Avanti dai, una cosa alla volta. Ti farò male sfilando le frecce .. poi ti appoggerò la lama rovente per cicatrizzare la ferita e poi ti farò una fasciatura con un impiastro di Atelas, ma dovremmo evitare infezioni... riuscirai a resistere?" Aveva uno sguardo preoccupato e dolente.
Legolas annuì e si preparò.

Dopo circa un'ora e molte grida, Aragorn finì di stringere l'ultima fasciatura. Legolas era svenuto.
Aragorn lo osservò, poi si voltò verso il drago "Tu ne sai niente di questa storia?"
"Mi dispiace" Rispose il grosso rettile con calma "Mi ha detto solo che era di passaggio e voleva raggiungere un posto chiamato Contea".
Aragorn si affacciò alla tana, ormai il sole era alto e riuscì a vedere la piccola figura di Tauriel, era sporca e spettinata, persino le sue vesti erano strappate. Non l'aveva mai vista in quello stato.
"Di lei che mi sai dire?"
Il drago sbuffò "L'ho presa su richiesta dell'elfo, era insieme ad alcuni cavalieri neri... Era dalla loro parte."
Aragorn rifletté su quelle parole, non riuscendo a crederci e a capire ... Era dalla loro parte?
Verso sera Aragorn chiese al drago se poteva trasportare tutti loro a valle, nei boschi vicino ai confini di Bosco Atro. Lì avrebbero patito meno freddo e sarebbero stati più al sicuro e meno esposti ad attacchi.
Il drago acconsentì e poi si congedò dal sovrano, dicendo che se avevano bisogno, sarebbe tornato in loro aiuto.
Aragorn tolse le armi a Tauriel e la lego ad un tronco di un albero, non c'era altro modo. Era furiosa, scalciava, picchiava e mordeva. Non riconosceva niente e nessuno.
Doveva sapere di più su tutta quella storia e non appena il principe si fosse svegliato, si sarebbe fatto spiegare tutto dall'inizio.

Aragorn aveva acceso un bel fuoco e si stava cuocendo qualche pezzo di carne d'istrice che era riuscito ad uccidere nel pomeriggio. Aveva lo sguardo fisso sulle fiamme danzanti che in realtà non vedeva, stava riflettendo ancora su Tauriel e su Legolas, ma non riusciva a trovare nessun nesso logico. L'elfa dai capelli rossi s'era calmata. Aveva smesso di insultare l'uomo e l'elfo e stava in silenzio con sguardo corrucciato.
Il principe si mosse leggermente Aragorn lo osservò riprendersi ed aprire gli occhi.
Gli sorrise "Come ti senti?"
Legolas fece una smorfia con la bocca "Come se fossi stato trafitto da 300 lance." Si mise a sedere con difficoltà.
"Tieni, ho raccolto qualche bacca e questo preparato ti darà un pò di energia." Aragorn porse al principe una corteccia scavata piena di frutta e una foglia arrotolata che sembrava un calice con un liquido scuro al suo interno. Legolas si accorse d'avere una gran fame e trangugiò in fretta tutto. Poi si ricordò di Tauriel e si voltò a guardarla, ma lei lo fissò con uno sguardo truce così l'elfo tornò a guardare il fuoco. Aragorn notò come il suo amico soffrisse non tanto per le ferite, ma per Tauriel così decise di affrontare l'argomento.
"Legolas..." L'elfo alzò lo sguardo prestando attenzione a Granpasso. "Io voglio aiutarti. Ma ho bisogno che tu mi spieghi cosa è successo. ... Dall'inizio."
Legolas sospirò, tornò a guardare le lingue di fuoco scoppiettanti e raccontò ogni cosa ad Aragorn, dalla decisione del padre di voler far prendere moglie al figlio, alla sua fuga, all'incontro con Darack il drago e lo scontro con i Nazgul e la sorpresa d'aver trovato Tauriel tra loro.
"... E non oso pensare a quello che possano averle fatto per ridurla così." Le lanciò un'altra occhiata "...Devo aiutarla. Non riesco a sopportare l'idea di essere odiato da lei! Non posso vederla in questo stato...Rivoglio Tauriel." S'interruppe con un groppo alla gola.
Aragorn gli mise una mano sulla spalla "Coraggio amico mio. Vedrai che sistemeremo ogni cosa. Adesso ci sono io e ti aiuterò. Sicuramente la mia sposa Arwen potrà aiutare Tauriel." Lo guardò con occhi fiduciosi e sereni "... E dovremo sistemare anche le cose con tuo padre il Re, non credi?"
Legolas scosse mestamente la testa "Non vorrà avere più niente a che fare con me. Non sono il genere di figlio che vorrebbe che fossi."
"Coraggio. Tra qualche ora sarà giorno, se non sbaglio non siamo molto lontani da Lotlòrien, potremo chiedere aiuto alla Dama dei boschi. Anche lei è molto potente. Riuscirà ad annientare questo sortilegio!"

E così fecero. Purtroppo Legolas insistette per slegare Tauriel, ma appena lei fu libera gli balzò addosso stringendogli le mani attorno al collo. Aragorn l'afferrò da dietro e a malincuore dovette bloccarle le mani dietro la schiena. Legandola come fosse una prigioniera.

"Mae Govannen Legolas del reame boscoso e Aragorn sovrano di Gondor" Disse Haldir felice di rivederli, poi guardò preoccupato verso Tauriel
"Non dire niente, te ne prego" Intervenne subito l'uomo.
Haldir li condusse da Lady Galadriel.
"Io so cosa vi porta qui." Disse la regina spostando lo sguardo da l'uno all'altro.
"Il tuo cuore è molto tormentato e triste Legolas Thranduilion."
"Puoi aiutare Tauriel mia signora?" Domandò in un filo di voce l'elfo biondo.
Galadriel lo fissò intensamente "Solo tu puoi farla tornare in se, ma il tuo cuore dev'essere sicuro. Non dovrai indugiare o la perderai per sempre."
Legolas deglutì, guardò la sua amata, poi guardò Aragorn che annuì con la testa incoraggiandolo, quindi sospirò e si rivolse nuovamente a Galadriel "Cosa devo fare?"
"Dovrete guardare attraverso lo specchio. Dovrete incontrarvi. Non dubitare di te stesso perché se lo farai non sarà persa solo lei, ma anche tu. Lo specchio è molto potente, catturerà le vostre anime, le vostre emozioni. Vi mostrerà molte cose, ma sarai tu che dovrai passare attraverso le visioni trovare la sua anima e riportarla da te." Galadriel si zittì e continuò ad osservare il principe di Bosco Atro che stava guardando preoccupato verso il punto in cui si trovava quella che sembrava una semplice colonna con fontana, ma che invece era il potente oggetto magico. Alla fine dopo un lungo silenzio si rivolse ai presenti con una luce decisa nello sguardo e disse "Bene. Sono pronto."

Trascinarono Tauriel ancora con le braccia legate dietro la schiena vicino allo specchio. Lei continuava ad inveire contro tutti i presenti e contro tutta la razza elfica. Era un linguaggio così osceno che ogni elfo nei paraggi si affacciava a vedere chi fosse o si allontanavano come avessero accanto un'appestata con la peggior malattia. Aragorn si vergognava. Voleva farsi piccolo piccolo per aver dovuto portare in quel luogo di pace e serenità, tanto scompiglio. Legolas sembrava impassibile, ma dentro di sé soffriva terribilmente. Galadriel era in testa al gruppetto composta ed elegante come sempre. Con un cenno della mano invitò Legolas ad avvicinarsi alla polla d'acqua immobile, lui esitò un momento ma poi si avvicinò e fletté il corpo tanto da riuscire a specchiarsi nell'acqua.
"Accostate anche lei." Ingiunse la regina di Lotlòrien e Aragorn con non poca difficoltà riuscì a far specchiare anche lei. Adesso Legolas e Tauriel si guardavano nelle loro immagini riflesse. Uno da un lato e l'altra al lato opposto.
Poco dopo come per magia sullo specchio d'acqua Legolas iniziò a vedere delle immagini.
- Una bella giornata di sole. Tauriel era arrivata a Bosco Atro per portare un messaggio al Re e Legolas la vedeva per la prima volta. Quel suo sguardo luminoso e sorridente. I suoi capelli che brillavano al sole. Si era innamorato subito di lei.-
Poi un'altra immagine - Correvano saltando di albero in albero, una giocosa sfida a chi arrivava prima a palazzo. I loro sguardi si incrociavano maliziosi e ridevano spensierati. -
Le immagini di momenti felici si susseguirono e Legolas si rilassò. Sospirò felice.
Ora che anche Tauriel era sotto l'effetto dello specchio e ipnotizzata da esso, non lottava più così Aragorn aveva potuto lasciarla. Siccome non vedeva ciò che si mostrava agli occhi degl'elfi, si torceva le mani preoccupato e teso come una corda di violino.
Tauriel vedeva le stesse immagini del principe, ma stava lottando contro quei ricordi che non voleva riconoscere, come se non appartenessero a lei. Lei già vedeva che Legolas allungava la mano per afferrarla, per avvicinarsi, ma lei lo rifiutava e si allontanava.
E le immagini cambiarono. -Legolas vide se stesso senza vita steso a terra e una Tauriel soddisfatta stringere un pugnale insanguinato incombere sul suo corpo.-
-Bosco Atro in fiamme. Elfi che correvano da tutte le parti urlando. Corpi senza vita.-
Aragorn e Galadriel videro il corpo del principe irrigidirsi. Strinse involontariamente il bordo della fontana, tanto che le dita divennero bianche e gli sfuggì un lieve singhiozzo. Aragorn si spostò per andare a sorreggerlo ma Galadriel lo bloccò "No. Ormai è già nell'oblio dello specchio. Non puoi interferire. Deve riuscire nell'impresa da solo"
-Legolas era in mezzo a oscurità e fiamme. Non sapeva più dove andare. Tauriel compariva e scompariva come giocasse a nascondino. Un gioco crudele dove a divertirsi era solo lei accrescendo la paura in lui.-
Nella testa dell'elfo risuonarono le parole di Galadriel . In quel caos di paura fiamme ed oscurità lui si fermò. Chiuse gli occhi e le mani a pugno lungo i fianchi. Fece un respiro profondo concentrandosi su ciò che veramente voleva, cioè riportare la sua amata indietro con lui. Farle riaccendere la scintilla dell'amore e la gioia di vivere negli occhi.
Si lasciò guidare dal cuore e non dalla vista che invece lo tradiva. Rimase a occhi chiusi rilassato e quando lei ricomparve lui lo sentì e l'afferrò per un braccio. Senza esitare la strinse a se e la baciò.
Sentì la sua anima ricollegarsi a lui, fondersi. Ed intorno a loro scomparvero fiamme ed oscurità e si ritrovarono nell'immensità del cielo azzurro con uno splendente sole caldo. Era fatta.
Lentamente le immagini si fecero sfuocate fino a sparire.
I due elfi vacillarono e staccandosi dallo specchio crollarono. Prontamente Galadriel afferrò Legolas e Aragorn, Tauriel. Erano svenuti. Li adagiarono l'uno accanto all'altra sull'erba.
"Credo non ci sia più bisogno delle corde" Disse Galadriel indicando l'elfa e sorrise all'uomo visibilmente scosso e preoccupato. Poi si allontanò lasciando i tre.
La prima a svegliarsi fu Tauriel. All'inizio disorientata, si mise a sedere e incrociò lo sguardo teso di Aragorn che le fece un sorriso tirato, ma subito si ricordò di Legolas in quella specie di assurdo sogno e si voltò di scatto a guardarlo. Era così bello anche se un pò provato. I suoi capelli biondi attorno al suo viso angelico. Non resisté alla tentazione di passargli dolcemente il dorso della mano su una guancia e lui si destò.
Incrociò gli occhi verdi di Tauriel ed il suo bel viso sorridente incorniciato in una cascata di capelli rosso fuoco. Avrebbe voluto dirle tante cose, ma rimase in silenzio contemplandola.
Lei accarezzò nuovamente il viso del principe, poi si chinò piano su di lui, sulla sua bocca e lo baciò con passione. Passato lo stupore iniziale Legolas ricambiò circondandola con il braccio che non gli doleva.
Aragorn si sentì di troppo e si voltò per allontanarsi.
"Aragorn .... Len Hannon mellon nin. Ti sono debitore." Gli disse Legolas con gli occhi lucidi di gioia.
Il sovrano di Gondor gli sorrise e chinò appena la testa poi raggiunse Galadriel che stava sorridendo.
La sera in tutto il reame di Lòrien ci furono festeggiamenti.
"Festeggiamo il ritorno di una nostra compagna che era stata condotta sul sentiero dell'oscurità!" Annunciò Galadriel e rivolgendosi ai tre ospiti "Rifocillatevi e bevete. Rallegratevi per ciò che è accaduto e riposatevi. Domani un'altra questione andrà affrontata." Spostò lo sguardo su Legolas che immaginò di cosa poteva trattarsi. Ma al momento non gli importava di niente. Non si era ancora allontanato da Tauriel, la teneva stretta a se, con un braccio intorno alla vita. Non c'era mai stato momento più felice per lui.

Il giorno seguente i due elfi si svegliarono riposati e felici. Dopo aver fatto un pò di colazione Tauriel prese per mano Legolas e si mise a passeggiare con lui attraverso i sentieri ombreggiati di Lotlòrien in direzione di un piccolo lago dalle acque d'argento. Voleva rimanere un pò da sola con lui. Fin'ora non aveva ancora affrontato l'argomento del perché fossero lì... A parte quello strano sogno così reale che aveva vissuto, non si ricordava niente. L'ultima cosa di cui aveva memoria era la ricerca delle tracce di Legolas.
Camminavano in silenzio e quando i loro sguardi si incrociavano, Legolas sorrideva e lei rispondeva con un sorriso più timido e incerto cercando di leggere qualcosa negl'occhi azzurri e profondi di lui, ma senza riuscirci.

Il re di Bosco Atro arrivò a Lotlòrien su invito della Dama bianca.
"Dov'è Legolas?! Dov'è mio figlio?!" Disse in tono gelido.
"Ti prego di calmarti mio signore. Legolas è qui da me già da ieri. Tuo figlio ha passato brutti momenti, adesso sta bene." Rispose Galadriel serena ma austera.
Gli fece cenno d'accomodarsi e un elfo magrolino versò loro una bevanda fresca.
"C'è qui qualcuno che può raccontarti qualcosa di più" Continuò L'elfa e fece chiamare Aragorn.
"Io so solamente che mio figlio. Un principe e futuro Re di Bosco Atro è sparito di punto in bianco! Non è un comportamento accettabile." Disse arrabbiato Thranduil.
Poco dopo il Sovrano di Gondor fece il suo ingresso, salutò cortesemente i due alti elfi e raccontò di ciò che aveva vissuto da quando aveva salvato Legolas dagli Uruk-Hai.
Alla fine del racconto Thranduil rimase in silenzio pensieroso, sembrava si fosse calmato un pò.
"Dov'è adesso? Posso vederlo?" Chiese.
Galadriel si alzò e gli fece strada accompagnandolo fino al laghetto d'argento.

Quando Legolas e Tauriel arrivarono in riva al laghetto si sedettero al sole sull'erba. Lui le scansò una ciocca di capelli rossi dalla guancia.
"Legolas...." Iniziò Tauriel guardando in basso e lui attese pazientemente.
Dopo un pò lei sollevò lo sguardo fissandolo negli occhi "Io non mi ricordo niente..." Lasciò lo sguardo vagare verso i riflessi lucenti che il sole produceva sull'acqua leggermente increspata del laghetto. Sospirò "Cosa mi è successo?" Tornò a guardarlo "L'ultima cosa che ricordo è che avevo lasciato casa mia per inseguirti e sapere come mai te n'eri andato...poi ho fatto uno strano sogno... dove tu cercavi di prendermi, ma io mi allontanavo da te. Sentivo solo il bisogno di farti del male... a te e a tutti quelli della nostra razza..." Fece una piccola pausa guardandosi le mani "E poi mi sono svegliata accanto a te e ora è tutto così bello...troppo bello. Non sembra neanche vero." La voce gli tremò e le vennero le lacrime agli occhi.
Tornò a fissarlo negli occhi "Ti prego ho bisogno di sapere cosa è successo."
Lui le prese il viso tra le mani "Purtroppo non so nemmeno io cosa ti abbiano fatto. So solo che ti sei presentata assieme ai nove spettri. Sembravi una di loro. Indossavi un mantello nero e stavi su uno dei loro cavalli. Eri convinta di voler ucciderci tutti.."
Tauriel interruppe di colpo Legolas "Ti ho fatto del male?" Poi gli sfiorò la spalla fasciata "Sono stata io a farti questo?" Disse con voce stridula in un impeto preoccupato.
Lui non sapeva come rispondere. Non voleva rivelargli quei particolari e guardò da un'altra parte.
"Sono stata io..." Sussurrò mortificata capendo e abbassando nuovamente la testa.
Ma lui le sollevò delicatamente il mento con una mano "Non eri in te. Forse ti avevano fatto un qualche incantesimo o ti avevano drogato, non lo so."
"Oh, mi dispiace così tanto. Io .. io mai avrei voluto..."
Ma Legolas la strinse a se evitando che finisse la frase "Lo so. Lo so. Adesso è tutto finito. Tranquilla."
Rimasero così abbracciati, come se il tempo si fosse fermato.
Dietro di loro qualcuno si schiarì la voce. I due elfi si voltarono e quando videro i tre Re, si alzarono tenendosi per mano e si inchinarono rispettosamente.
Appena Thranduil vide suo figlio e le fasciature, gli passarono ogni pensiero di rabbia e risentimento. Era riuscito ad arrivare un pò prima ed aveva visto quanto amore c'era tra i due. Adesso ringraziava il cielo che suo figlio fosse vivo dopo quanto aveva sentito.
"Padre...." Bisbigliò Legolas.
"Perché non mi hai spiegato la situazione? Perché hai dovuto agire in quel modo?"
Legolas abbassò lo sguardo "Ho provato più volte a spiegarti ... Ma tu non mi hai mai ascoltato." S'interruppe un momento, guardò Tauriel e proseguì "Un giorno di nascosto ho ascoltato un tuo dialogo con una delle guardie. Ho sentito cosa pensi di Tauriel. Ti ho sentito dire che io non potevo sposare un semplice elfo silvano. Che non avresti mai approvato." Abbassò di nuovo lo sguardo. Aveva un groppo alla gola.
"Legolas. ... Possiamo sistemare questa situazione. Torna a palazzo da me. Torna tra noi a Bosco Atro. Non separarti dalla tua gente." Gli disse il re con aria afflitta.
Legolas lo guardò ma non si mosse.
"Torna da me, figlio mio" Disse con un filo di voce il padre e gli andò incontro, Legolas lasciò la mano di Tauriel e andò ad abbracciare il padre.
"Ora ho capito quanto sia importante per te Tauriel, mi sono comportato da Re anche con te e non come un padre. Mi dispiace."

Thranduil si rivolse poi a Tauriel, se vuoi sei la benvenuta. Non voglio mai più perdere mio figlio per problemi futili come questo. Se la sua felicità sei tu, io non posso privargliela e mi dispiace essermene accorto tardi."
Tauriel sorrise ed accennò un inchino. Legolas si sentì così felice che abbracciò l'elfa, la sollevò e la fece girare. Lei emise un gridolino e rise.
"Credo sia ora che li lasciamo di nuovo da soli." Suggerì Aragorn.

Quando i due elfi rimasero nuovamente da soli, Legolas si ricordò del ciondolo. Mise la mano in tasca, non sapeva se ce l'aveva ancora ma con gioia lo trovò e lo estrasse mostrandolo a Tauriel.
Lei sorrise "E' bellissimo."
Lui glielo mise attorno al collo
"Grazie Legolas"
E mentre la leggera brezza faceva increspare la superficie placida e argentea del laghetto ed il sole si rifletteva nel piccolo ciondolo che il principe aveva regalato alla sua amata.
I due elfi si scambiarono promesse, sogni e profondi baci. Niente e nessuno sarebbe mai più riuscito a separarli.

                                                            The end

   
 
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