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Autore: AstridxAndros    06/05/2018    1 recensioni
"Quando Harry finì la prima rampa tutti distolsero lo sguardo, non erano ancora pronti per quello, speravano solo che Harry lo fosse abbastanza."
George ha vissuto la sua intera esistenza al fianco di Fred e ora... non riesce più a vivere.
Genere: Angst, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: George Weasley, Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Più freddo della morte

La risata di Teddy Lupin risuonò nella casa malinconicamente silenziosa come un richiamo. Le porte si aprirono, le scale cigolarono e presto una banda di teste rosse circondava i due nuovi arrivati, Harry strinse saldamente una mano sulla spalla di Ron quando questo gli rivolse un sorriso logoro ma grato. Molly aveva le lacrime agli occhi quando strinse dolcemente a se’ il piccolo pargolo che cercava già di afferrarle la cordicella degli occhiali come fosse una missione di vitale importanza, Harry sorrise di quell’espressione concentrata, comprese di aver fatto bene quando la signora Weasley affidò di prepotenza il cucciolo al marito e annunciò di voler preparare qualche biscotto al cioccolato per quel monello. Harry l’abbracciò non appena la banda si spostò dalla cucina al salotto, le mani della donna si aggrapparono alla sua camicia con tutta la forza che le rimaneva, gli occhi tornati lucidi in qualche attimo.

«Grazie»
«
Mi lascia un po’ di impasto?»
Quando Harry fuggì per le scale, lasciandosi alle spalle le urla della signora Weasley che blaterava di uova crude e farina, Charlie, Ron e Percy gli rivolsero i migliori sguardi divertiti in cui riuscissero mentre Arthur cercava di tenere lontano Teddy dalla propria bacchetta e Ginny cercava di distrarlo. Quando Harry finì la prima rampa tutti distolsero lo sguardo, non erano ancora pronti per quello, speravano solo che Harry lo fosse abbastanza.

Il corridoio era illuminato dalla luce estiva della finestra in fondo ma l’aria era stantia e impolverata, come nessuno avesse nemmeno provato un incantesimo per la polvere, Harry sapeva fosse così. Il coraggio non gli era mai mancato, si disse davanti la porta che recitava due nomi colorati. Il coraggio di affrontare la gente subito dopo la guerra era stato un po’ più difficile da trovare, ma Harry, da Auror, in quei mesi aveva capito dove cercarlo. Prese un profondo respiro ed ordinò alla sua mancina di smettere di tremare. Non gli ubbidì. Bussò ma non aspettò nessuna risposta, sapeva non sarebbe arrivata, come tutte le altre volte. Ma questa volta era pronto ad entrare.

La stanza era completamente al buio, un buio così denso che la luce del corridoio non riusciva neanche a scalfirlo. L’aria densa e stantia fecero tentennare Harry sull’uscio, ma non si sarebbe tirato indietro per un po’ di magia spontanea. Anche se quella magia era delle peggiori. Era la magia provocata dal dolore più sordo. Un passo nella stanza e la porta si chiuse alle sue spalle con un tonfo assordante. E il buio lo intrappolò. Strinse i pugni e non mollò la presa sulla sua decisione.
«GEORGE!» E la sua voce parve un tuono in quel silenzio assordante ed innaturale, il buio si dissipò appena, come quell’urlo l’avesse scalfito. Harry mantenne saldo il suo coraggio, nonostante sembrasse che quel buio ormai sfilacciato volesse rubargli l’aria dai polmoni.
«GEORGE! GEORGE! GEORGE!» Harry credette per un attimo che il buio lo avesse davvero attaccato, il dolore alla testa ed alla schiena cozzati contro il muro lo costrinsero a chiudere gli occhi fin ora aperti sul buio mentre qualcosa gli impediva di riprendere fiato.
Lunghe dita da fantasma. Il fiato rancido sul collo. La disperazione fattasi umana.
Per un attimo l’auror fu tentato di afferrare la sua bacchetta e schiantare quella
cosa. Poi si costrinse a calmarsi.
«
Sta zitto» Harry aveva sentito quella stessa voce solo un’altra volta, quando George Weasley, distrutto dal dolore, gli aveva dato dell’assassino sopra il cadavere del suo gemello.
«
No» L’aria densa riusciva a malapena a passare per la gola di Harry a causa dell’unico gemello Weasley ancora in vita. L’auror non si ribellò quando George strinse la presa sul suo collo.
«
Vuoi uccidermi, Georg-ugh»
«Sta zitto Harry. Potrei farlo… potrei farlo…»
Le mani del più giovane corsero istintivamente alle mani del più grande che stavano cercando di strozzarlo su quel muro, ma Harry si rifiutò di stringere a sua volta quelle dita. Le mani sciupate del Salvatore del Mondo, bollenti, restarono rigide ma semplicemente poggiate su quelle gelide del figlio Weasley.
«
Sei uno stupido» Harry sentiva ancora le mani sulla sua gola ma non stavano più stringendo. Riprese fiato. Capelli pungenti e fin troppo lunghi gli pizzicarono il volto quando George puntò la fronte sulla sua. Lacrime tiepide iniziarono a bagnare il suo volto, ma non era Harry a versarle. Si limitò a respirare, tossendo e rantolando a volte quando l’aria condivisa diveniva troppo calda per la sua gola torturata.
«
È colpa mia… lui non mi parla più… mi odia… l’ho ucciso» Harry strinse la presa su quelle mani prima di risalire al volto, tra la barba ispida e la disperazione c’era ancora quel giovane uomo che tanto aveva ammirato.
«Come potrebbe odiarti?» E un freddo gelido pervase Harry, ma Harry aveva imparato a conoscerlo, aveva imparato ad accettarlo, perché ormai faceva parte di ciò che era.
Quando iniziò a sussurrare le parole che solo lui conosceva, le parole che solo lui avrebbe mai conosciuto, George lo guardò confuso e Harry poté vedere i suoi occhi, perché il buio si era dissipato.

«Come va’ fratello?» George urlò e cadde sui polsi, il volto disperato e rigato di lacrime fisso in quello gioviale della figura traslucida davanti a lui.
Harry, il freddo che minacciava di congelare il suo cuore, comprese che la magia che univa i gemelli fosse ancora più forte di quella dell’amore. Perché
era amore. Amore nella sua forma più pura. Ancora più pura di quella tra madre e figlio. Era amore viscerale, l’amore che legava indissolubilmente in tutte le forme fin dal primo istante. Grazie a quello Harry aveva potuto rendere possibile il desiderio di due anime. Quel legame che non si scioglieva neanche alla morte. Lo spirito di Fred, sulla soglia, aveva aspettato che Harry fosse pronto, e gli aveva chiesto di essere portato indietro. Con lo stesso sorriso furbo di quando, per mille volte, gli aveva chiesto di dare un’occhiata ai suoi prodotti al negozio. Quegli stessi prodotti che poi gli avrebbe versato di nascosto nelle tasche mentre Harry era distratto e che avrebbero aiutato il più piccolo in tutte le sue pericolose avventure. Quello stesso sorriso che stava rivolgendo al fratello i cui sentimenti erano impossibili da leggere. Harry lo vide semplicemente scoppiare in un pianto disperato, che era anche una mezza risata ed un mezzo ruggito.

Quando Harry lasciò casa Weasley, con il piccolo Teddy che gli tirava le ciocche scure e gli sbavava sulla camicia, George stava sedendosi a tavola con la sua famiglia, rasato di fresco e con un sorriso stanco ma dal solito calore sul volto. Il giorno dopo la sua camera sarebbe tornata pulita e una settimana dopo “Tiri vispi Weasley” avrebbe riaperto. Harry, per tantissimo tempo, mantenne gelosamente quella piccola parte gelida del suo cuore, in modo che i due fratelli non fossero mai costretti a separarsi.
L’unica cosa utile che fosse in grado di fare, si disse, come Signore della Morte.

 

 
  
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