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Autore: Iryael    07/05/2018    0 recensioni
Nel nostro universo, lei è una ragazza che vive la routine estiva di una qualunque adolescente. Nel suo universo – quello descritto in Endless Empire – lei è l’unica umana esistente, nonché la Creatrice, ossia colei che è onnisciente.
Trascinata dai suoi personaggi nell'universo da lei creato, si trova invischiata in un pericoloso gioco di potere. La linea di demarcazione tra eroi e mostri, tra patrioti e usurpatori avidi di potere, che prima era nitida, sfuma velocemente in una nebula di azioni mirate al successo dei propri interessi.
Tutte le fazioni la vogliono, ma solo per raggiungere scopi diversi. E lei non ha la possibilità di sottrarsi a quel gioco.
Ha creato un universo difficile, Silver, un posto dove non esistono seconde chance.
Cosa sarà disposta a sacrificare per uscirne?
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[Spin-off di Endless Empire di DarkshielD] [Leggibile a sé]
Genere: Azione, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nel mentre, a Villa Darkwood...
Capitolo Decimo
Notte fra il 23 e il 24 gennaio
Circa l’una e trenta
 
 
Il fongoid, avvolto nel cappotto scuro, fece scricchiolare le scarpe sul selciato. Il vetturino che l’aveva condotto lì se ne andò per la sua strada, lasciandolo solo con la valigia.
Si tastò il cappotto per l’ennesima volta, controllando che la preziosa lettera fosse ancora nella tasca interna. Sì, era ancora là.
Alzò la mano guantata e, incurante dell’ora, suonò il campanello.
 
Venne ad aprirgli un lombax in veste da letto. Lo scrutò alla luce del lume, attraverso lo spiraglio della porta socchiusa.
«Desiderate?» domandò, professionale ma diffidente.
«Devo conferire con il signor Darkwood.» La voce vibrò, tradendo sia il lungo silenzio che il nervosismo che l’uomo provava.
«Sta dormendo. Tornate domattina.»
Fece per chiudere, ma il fongoid col cappotto infilò lo stivale in mezzo all’uscio.
«Vi prego. Ho una missiva di Arthur Adler. Ho l’ordine di consegnarla adesso e a lui personalmente.»
Il lombax non disse altro. Se era un malfattore avrebbe trovato pane per i suoi denti, si disse mentre scioglieva i chiavistelli. Dopodiché lo accompagnò in un salottino.
«Aspettate qui.»
 
Uscì dalla stanza a passo lieve. Vi rientrò dopo qualche minuto camminando al seguito di Geoffrey. Il visitatore si alzò in piedi. Il pretoriano lo squadrò velocemente.
«Roman, per favore, prepara il caffè e servilo nello studio. Messere, voi seguitemi.»
L’altro, intimidito dal suo fare autoritario, si limitò a camminare dietro di lui fino ad una stanza tappezzata di verde.
«Signor Darkwood...» disse, incerto, mentre il padrone di casa aggirava la grande scrivania. Non gli fece la cortesia di invitarlo a sedere. Restò in piedi. «Vogliate perdonare l’ora, ve ne prego, ma ho ricevuto istruzioni precise.»
«Da chi?»
«Arthur Adler.»
Ci fu un attimo di silenzio. Il fongoid si sentì intimidire al punto che quasi dimenticò cosa facesse lì. Poi, di colpo, si riprese. «Ha detto che sarei dovuto venire subito da voi, non importava quale ora fosse, e che avrei dovuto consegnarvi questa.»
Con scatti nervosi infilò la mano nel cappotto e ne estrasse una busta bianca. La porse a Geoffrey, che prima di aprirla perse un istante ad osservare il sigillo che la chiudeva. Era quello degli Adler.
«Ha detto altro il tuo padrone?»
«Solo di riferire che ha trovato simpatica la vostra ultima missiva.»
Il lombax alzò un sopracciglio. «Ha davvero usato il termine “simpatica”?»
L’altro si strinse nelle spalle. «Testuali parole, signoria.»
Allora e solo allora Geoffrey accennò la sedia al suo ospite. Mentre quello si sedeva, lui avvicinò il lume ai fogli.
* * * * * *
Reepor, 22 Gennaio 1811
 
 
Geoffrey, amico mio,
si profilano tempi duri. Le notizie giunte da Fastoon sono quanto di più nefasto potesse capitarmi. Mio figlio, accusato di trattare coi ribelli. Di fare il doppio gioco per loro. Di essere coinvolto con un’umana!
Oh, quale ignominia.
 
Ratchet difetta di disciplina, lo sappiamo entrambi, ma sappiamo altrettanto bene che non tradirebbe mai né la famiglia né l’Impero. Su questo ha una tenacia adamantina.
Dunque vi chiedo: stategli vicino. Lo farei io stesso, ma – come potrete immaginare – la situazione per me ha preso una brutta piega.
Coloro che da sempre osteggiano la mia scelta di adottarlo hanno colto l’occasione. Quest’oggi, davanti al Gran Consiglio, ho dovuto difendere me stesso dall’accusa di alto tradimento. Il generale Winterson ha presentato una mozione pubblica in cui attesta il sospetto che io spalleggi il mio erede. Ovviamente non è così. Tuttavia, con le poche e frammentarie informazioni di cui disponiamo, i miei avversari hanno ottenuto che io rimanga confinato nell’abitazione di famiglia. Così non fosse sarei già arrivato a Fastoon.
 
A proposito.
Non ho vergogna nell’ammettere di aver seguito da vicino l’evoluzione delle vicende che vi affliggono da quando avete abbandonato Terachnos. Avete tutta la mia comprensione; tuttavia c’è una domanda che mi è d’obbligo porvi: c’è forse una nuova mente dietro le azioni dei Ribelli? Forse Kaden è stato destituito?
Perché, mi pare di ricordare, egli ha sempre fatto in modo che nessun esponente della vostra razza rimanesse infangato dalle sue azioni. Che ora tutto ricada sulle spalle di un lombax è assurdo quanto incoerente con la sua condotta.
 
Tenete con voi il servitore che vi ha consegnato questa missiva. Affinché partisse ho dovuto licenziarlo e spergiurare di essere in debito con voi di un uomo della servitù. E perdonate la rozzezza con cui ho scritto queste parole, ve ne prego. So che non amate certi trucchetti, ma la mia lettera non vi sarebbe mai giunta se non l’avessi scritta qui, sul retro delle referenze, con l’inchiostro simpatico.
 
Possano le stelle condurvi a porti sicuri,
Arthur Adler.
 
 
 
Poscritto.
 
Perdonate anche questo bruttissimo poscritto, vi prego, ma è urgente.
Sono passate poco più di due ore dalla redazione di quanto sopra e c’è stata una complicazione.
Ho appena ricevuto una comunicazione urgente da parte del Gran Consiglio. Hanno rettificato gli ordini del giorno di domani, e tra di essi è stata inserita la discussione su quanto sia saggio che il mio legame con Ratchet perduri. Credo sia stata un’idea del generale Conley per fornirmi una scappatoia da questa situazione a dir poco incresciosa.
Chiunque sia l’ideatore, comunque, domani sarà una giornata difficile. Se riconoscerò Ratchet come mio figlio mi aspetta l’alto tradimento. Ma d’altro canto, se lo disconoscerò, come potrò presentarmi davanti a lui?
Oh, che angoscia.
Qualche che sia la strada che imboccherò, vi chiedo ancora di fare il possibile per aiutare e proteggere il mio giovanotto, e di spiegargli come stanno realmente le cose. Se anche dovessi giungere a ripudiarlo legalmente, affettivamente e spiritualmente sono sempre suo padre.
 
Vi ringrazio in anticipo,
Arthur.
* * * * * *
Geoffrey sbuffò. Lo sapeva. Lo sapeva che la situazione si sarebbe messa male, ma non credeva che un cragmita di alto lignaggio come Arthur Adler avrebbe potuto rischiare tanto.
Gettò i fogli sulla scrivania. Oltre, seduto sul bordo della sedia, il nuovo uomo della servitù stava letteralmente cuocendo nell’ansia.
«È messa così male per il mio padrone?» domandò, guardandolo negli occhi con l’espressione angosciata.
«Come ti chiami?»
«D-dwiley, signore. Dwiley Urian.»
«Bene, Dwiley. Punto numero uno: da adesso tu lavorerai per me. Arthur ti ha mandato qui per questo, a livello ufficiale, e questo farai. Punto numero due: sì, è una brutta situazione. Ma a quella ci penso io.»
Domani, cominciando con una bella chiacchierata con quel bastardo di Kaden.

 

   
 
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