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Autore: Saelde_und_Ehre    07/05/2018    11 recensioni
Un frammento di racconto incompiuto editato in mezz'ora, deliri nietzscheani, un'ambientazione pseudo-fantasy e un po' di angst da stracciarsi le vesti (e le gonadi).
Schiribizzo giovanile senza pretesa né valenza letteraria alcuna. Maneggiare con cura.
Genere: Angst, Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"The bones of beasts and the bones of kings
become dust in the wake of the hymn.
Mighty kingdoms rise, but they all will fall
no more than a breath on the wind."


Caladan Brood - Wild Autumn Wind
 

[...]
Smontò dal cavallo ormai stremato e lo fece abbeverare a un canale di scolo che costeggiava il ciglio di una strada di campagna su cui erano cresciute folte le erbacce, scavalcò il fosso e condusse il cavallo attraverso la selva, così folta che i raggi della luna illuminavano a fatica lo stretto passaggio. Avanzava a fatica tra le pietre coperte di muschio e i tronchi ritorti e soffocati dall'edera, i cui rami si intrecciavano tra loro e si attorcigliavano in disegni grotteschi, rischiarati dalla pallida luce lunare. Non sapeva dove si trovasse, né quanto tempo fosse trascorso dall'ultima volta che aveva formulato un pensiero lucido. Si lasciò cadere su un cespuglio erboso e appoggiò la guancia sulla dura pietra, nascondendo il viso con un braccio. Gli ultimi istanti della sua fuga apparivano confusi alla sua mente scossa, come un succedersi di ricordi frammentati e risorti improvvisamente chissà da che recesso della memoria, come un flusso di sensazioni vissute con distacco, delle quali non riusciva ancora a capacitarsi razionalmente. Ricordava di essere fuggito da un principio d'incendio precipitandosi giù dalle scale, col brando insanguinato ancora stretto in pugno, i vestiti laceri, incespicando nei suoi stessi passi mentre correva a perdifiato verso le stalle; aveva tagliato le corde del cavallo, gli era saltato in groppa senza sellarlo, senza redini né staffe, e lo aveva spronato coi talloni a correre, correre, correre. Fendeva l'aria notturna come una freccia scagliata a gran velocità, col vento che gli sferzava il viso e il suo mantello che schioccava con un suono di frusta, e quando si rese conto di non riuscire più a mantenersi in sella, si limitò a stringersi forte al collo dell'animale e abbassare la testa affondando il viso nella criniera, continuando a spronare i suoi poderosi fianchi. Un solo imperativo gli martellava nella testa, disperatamente, senza dargli tregua: fuggire. Doveva fuggire il più lontano possibile, nel minor tempo possibile.
L'ultima cosa che aveva scorto, volgendosi indietro con lo sguardo velato di lacrime, era l'antico castello che collassava su se stesso con un muggito, divorato da un orrendo mostro di fiamma.

Si ritrovò sull'orlo di un precipizio roccioso, profondo, roso dal vento e dalle intemperie, circondato da un'atmosfera vuota. Il cielo bianco, senza nuvole, senza sole; nessun orizzonte visibile. L'abisso. Fu scosso da un brivido di terrore, ma al terrore subentrò subito una curiosità morbosa. Si sedette sull'orlo del precipizio e guardò in basso. Da smisurate altezze, tra i candidi vapori dell'oblio, scorse una valle brulla e devastata. Rovine, antiche e lontane come il tempo in cui gli uomini vivevano in pace su questa terra, come gli imperi caduti di cui solo i saggi ricordavano.

Poi la visione si dileguò.
L'oblio, il vuoto, l'abisso.
Si ritrasse con orrore e indietreggiò, colto da una vertigine, e si mise a correre, precipitando nel vuoto.

Era l'alba, e lui era di nuovo lì, nella selva bagnata dai raggi del sole e dalla rugiada, con la guancia appoggiata alla criniera del suo destriero. Un senso d'indescrivibile angoscia gli stringeva lo stomaco, così forte da provocargli un conato di vomito.
La consapevolezza della sua condizione si dispiegò alla sua mente nella sua totalità, come un tuono che col suo fragore assordante infrange il silenzio di una placida notte estiva, e si sentì sprofondare nel nulla che lo risucchiava nel suo vortice inarrestabile, trascinandolo sempre più verso il fondo.
L'oblio, il vuoto, l'abisso.
Le fiamme avevano distrutto tutto, lasciando dietro di sé solo un mucchietto di cenere che il vento avrebbe disperso nell'aria. Secoli di storia, generazioni di avi che avevano plasmato quelle pietre antiche forgiando con le loro gesta le leggende che ancora si raccontavano. Ma ben presto si rese conto che non era il lutto a sconvolgerlo, né la disperazione: era il suo orgoglio ad essere distrutto.
Così moriva una vita di illusioni, di sogni fanciulleschi e di vagheggiate e idilliache solitudini; era la morte degli ideali. Giacevano ai suoi piedi sulla terra rossa di sangue, cadaveri sconfitti calpestati dalla cavalleria nemica.
Le lacrime iniziarono a rigargli il volto, scendendo copiose a fiotti che non riuscì ad arrestare. Sfiorò la lama della spada come si sfiora un oggetto caro e diletto alla memoria, ferendosi lievemente.
La morte degli ideali, l'orgoglio ferito e morente. Le macerie della sua vecchia vita lo guardavano con distacco dal fondo del precipizio, senza cura alcuna verso di lui. Ciò che fino a pochi giorni prima era la sola e unica realtà che avesse mai conosciuto, gli sembrava ora lontana, remota come le onde del mare che non aveva mai veduto.
Forse, un giorno sarebbe tornato a riprendersi ciò che gli apparteneva. Avrebbe versato il sangue dei traditori e degli usurpatori, li avrebbe fatti strisciare come i vermi che erano, per poi schiacciarli sotto il suo tallone, fiera bestia risorta! Rise fra sé al paragone, asciugandosi le lacrime, e d'un tratto si sentì pervaso da una nuova forza devastatrice – la volontà del distruttore, che distrugge per ricreare. Rise di nuovo, senza allegria, e uno spiraglio di luce accecante squarciò i grovigli di pensieri nella sua mente ottenebrata.
Come la fenice che muore e rinasce dalle proprie ceneri, leterna clessidra dell’esistenza viene sempre di nuovo capovolta e tu con essa, granello della polvere! [1]



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[1] Nietzsche


Inutili note dell'autrice:
Come un altro frammento pubblicato sul mio profilo, anche questo fa parte di un racconto incompiuto, datato 2014, che molto probabilmente sarà destinato a rimanere tale.
Il contesto, poco delineato, lo lascerò immaginare a chi leggerà.

  
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