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Autore: Zane    07/05/2018    0 recensioni
Il concetto principale era: Il loro placido e ben educato figliolo aveva apparentemente morso senza motivo il braccio di un suo compagno d'asilo.
Zude | Family Fluff | Adopted Children
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Jude Kinkade, Zero
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Daily Routine'
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Kindergarten

 

Jude non riusciva a credere a cosa stesse sentendo. Avrebbe potuto coprirsi le orecchie e sarebbe stata la stessa cosa. Non essere in grado di capire nemmeno una singola parola equivaleva a non ascoltare per niente. Lo shock aveva affetto anche Zero. Sedeva accanto a lui, braccia incrociate e sguardo assorto. Sembrava come se il criceto dentro la sua testa avesse smesso di correre sulla ruota e non riuscisse ad associare cosa la maestra stesse dicendo a loro bambino.

Il concetto principale era: Il loro placido e ben educato figliolo aveva apparentemente morso senza motivo il braccio di un suo compagno d'asilo. Zero non aveva niente di una persona molto saggia. Di solito diceva A, pensando a B, guardando C mentre faceva D, ma una cosa esatta al momento giusto l'aveva detta «Mi scusi, signora, sono abbastanza certo che esiste sicuramente una spiegazione.»

«Sì, infatti.» proseguì immediatamente Jude «Io–Noi possiamo garantire per lui.»

«Non è una questione di garantire oppure no.» rispose la maestra con un tono di voce abbastanza irritato, sembrando irremovibile riguardo la propria severa decisione. Si aggiustò gli occhiali sul naso e in quel momento Jude comprese di per certo quanto il suo comportamento stesse davvero facendo incazzare Zero. Dovette posare una mano sul ginocchio destro del marito, che si stava nervosamente muovendo, per cercare di calmarlo. Non avrebbe mai ammesso di voler prendere a pugni una donna, per cui stava esprimendo il suo disappunto attraverso tic motori standosene in silenzio, reprimendo allo stesso modo di come aveva fatto in passato. Jude pensò fosse estremamente tenero. Avrebbe sorriso se non fosse stato così preoccupato per la questione di loro figlio.

«Comprendo, ma forse nemmeno l'altro bambino è completamente innocente.» cercò di spiegare il proprio punto di vista Jude, perché dalla sua parte di genitori gli era abbastanza impossibile credere che suo figlio avesse reagito così aggressivamente senza venire precedente istigato.

«Che cosa sta cercando di implicare, Signor Kinkade?» di nuovo, l'arroganza nel suo tono di voce lasciò Jude senza parole. Lui non stava cercando di implicare nulla, se non l'ovvio. E onestamente stava trovando abbastanza difficile provare a capire perché lei non ci arrivasse.

«Oh no, cosa tu stai cercando di implicare, Signorina Quattrocchi.» non dovettero attendere molto prima della risposta di Zero. Ecco qua, pensò Jude.

«Come osa...» l'espressione sulla faccia della maestra tramutò dal presuntuoso all'allibito, dopo qualche attimo di silenzio. Jude provò a sistemare le cose, inventandosi scuse che potessero giustificare la reazione di suo marito, ricevendo indietro un «Va tutto bene, piccolo, ci penso io.» di Zero.

«Siamo onesti per un fottuto minuto.» cominciò, guardando la donne di fronte a lui dritta negli occhi. Jude sospirò. Non era sicuro quello fosse il giusto approccio. Era ovviamente arrabbiato anche lui, ma restava comunque un fervente sostenitore del dialogo pacifico come opzione migliore. Le cose stavano solo peggiorando.

«È perché Chase ha due padri che stai facendo tutte queste storie per niente? Sei una fottuta omofoba?»

La maestra sembrò spiazzata. Per la prima vera volta da quando avevano messo piede in quella stanza e si erano seduti alla sua scrivania lei non sapeva cosa dire. Aveva parlato troppo fino a quando si era sentita in una posizione di superiorità. Spodestata dall'essere accusatrice ad accusata sembrava la stesse facendo vacillare.

«Ti è mai passato per la testa che nostro figlio stesse solo provando a difendere i suoi genitori?» Signorina Quattrocchi fissò Zero di rimando. Se la situazione fosse stata diversa Jude si sarebbe sentito geloso, ma lei aveva l'aria di qualcuno che in quel momento si stesse davvero sentendo mortificato. Abbassò la testa, imbarazzata.

«Mi... Non avevo pensato a questa eventualità.» cosa Zero stesse dicendo poteva come non poteva riflettere il vero, ma il suo dispiacere sembrava sincero.

«Già.» concluse Zero, un secondo prima di alzarsi dalla sedia e mettere una mano dietro le spalle di Jude. Jude guardò lui, poi il suo braccio, dopodiché si alzò. Salutò concisamente la maestra, seguendo suo marito e lasciando la stanza, prendendogli una mano quando lo raggiunse alla porta.

«Va tutto bene, caro?» Jude gli chiese amorevolmente, attraversando il corridoio accanto a lui verso l'uscita dell'asilo.

«Lo sapevo. Avremmo dovuto trasferirci in campagna quando abbiamo avuto il bambino.» Jude sorrise. Si ricordava come fosse ieri quando Zero gli propose di spostarsi in un ambiente migliore dove crescere bambini. Era stata una proposta alquanto sorprendente più di quando gli aveva chiesto di sposarlo.

«Sarebbe stato problematico per il tuo lavoro, caro.» gli ripeté come aveva fatto cinque anni prima. Zero era a dir poco entusiasta di iniziare la sua personale famiglia, ma Jude gli aveva spiegato che era meglio restare in una città che offriva loro possibilità su larga scala.

«Vaffanculo il mio lavoro.» gli rispose Zero. La maggior parte delle persone non notavano quando lui fosse cambiato dai suoi primi giorni a Los Angeles. In un paio d'anni i suoi bambini sarebbero andati fieri di loro padre, che si era esposto in diretta nazionale solo per amore.

«Questo è il migliore asilo di Los Angeles.»

«Oh, sì. L'ho notato. Vaffanculo questo asilo e vaffanculo Los Angeles. È una città piena di diavoli.» Jude sorrise, sporgendosi per baciarlo.

«Tu sei uno di loro, Zero.»

 

 

 

Lionel stava giustappunto per nutrire Nina dopo il suo sonnellino pomeridiano quando Jude e Zero entrarono dalla porta principale. Le avevano chiesto di badare ai loro figli mentre erano fuori per discutere di questo affare importate per il quale l'asilo li aveva chiamati. Le piaceva sempre prendersi cura di quei bambini. Non erano troppo rumorosi o fastidiosi. Nina aveva dormito per due ore filate, Chase si era intrattenuto a disegnare e a guardare i cartoni alla televisione. Erano i suoi nipoti, dopotutto. E poi era alquanto curiosa di sapere su che cosa le maestre avessero da lamentarsi a proposito di Chase.

«Bentornati, qual era il problema?» chiese loro mentre entravano in cucina. A guardarli, Jude sembrava stare abbastanza bene, mentre Zero bruciava dalla rabbia.

«Dov'è Chase?» Zero si guardò attorno, togliendosi la giacca in pelle e baciando la testa della propria bambina. Lionel disse che stava guardando il suo programma Disney preferito alla TV in salotto e dunque lui lasciò la stanza. Jude sospirò, andandogli dietro. Lionel li guardò entrambi mentre ancora reggeva la neonata tra le braccia, non avendo la minima idea di cosa stesse succedendo, ma decidendo comunque di seguirli.

Nel salotto Zero si sedette accanto a suo figlio sul divano. Il bambino cominciò a giocare nervosamente con le proprie mani.

«Sono un cattivo bambino adesso, papino... ?» Zero lo abbracciò, sulla soglia delle lacrime per la tenerezza che gli aveva smosso dentro e la rabbia. Dal fondo Lionel era finalmente riuscita ad avere qualche spiegazione da Jude e per la prima volta si ritrovò d'accordo con il giocatore di basket.

«Certo che no. La prossima volta mordi quel figlio di puttana ancora più forte, Chase.»

Beh, come non detto. E anche oggi si combattono i pregiudizi contro i figli delle coppie dello stesso sesso domani.

   
 
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