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Autore: queenjane    07/05/2018    3 recensioni
Valeria, l'ultima figlia di Sissi, la prediletta, la bambina ungherese della regina, la sua unica.
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: L'Ottocento
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- Questa storia fa parte della serie 'Et nunc manet '
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Nel giugno 1867, l’imperatore Francesco Giuseppe e sua moglie Elisabetta, detta Sissi,  vennero incoronati re e regina di Ungheria.
Lei era di  una superba bellezza, come quella giornata assolata, tra il rimbombo delle campane e le musiche e la folla che li idolatrava.
Le gonne spumose, il brillare di perle e diamanti, la corona e il velo, indossando il costume nazionale, tutti enunciavano viva Elisabetta con fervore.
Tutto il regno era ai piedi della sua Regina, la nazione regalò ai sovrani  il castello di Godollo, in mezzo ai boschi, dalle cento stanze luminose.
A Budapest, Elisabetta, il 22 aprile 1868, partorì per la quarta volta.
La sua primogenita era morta a due anni, nel 1857, i successivi due figli, Gisella e Rodolfo, erano stati educati dalla nonna paterna, Sofia, madre di Francesco Giuseppe e sua suocera, che la madre di Sissi, Ludovica, era la sorella di Sofia.
 Sofia stessa scrisse a Ludovica che Elisabetta era completamente assorbita dall’amore e dalle cure per quel piccolo angelo irresistibile.
Fosse stato un maschio, suo nome sarebbe stato Stefano, come il primo re cristiano dei magiari.
Invece era una bambina, alla corte di Vienna l’appellarono l’Unica, per l’amore eccessivo che le tributava l’imperatrice, evento non verificatosi con i suoi fratelli. Od, ancora, la figlia ungherese della regina, suggerendo che fosse nata da una liason extraconiugale con G. Andrassy, fervente amico e ammiratore di Elisabetta, pettegolezzi che durarono per tutta l’infanzia, cessarono solo quando la somiglianza fisica con l’imperatore divenne sempre più palese, ferendola profondamente.
 
Era Maria Valeria, Valeria come il nome che gli antichi Romani avevano dato alle terre magiare.


Della sua educazione si occupava Elisabetta, la portava con sé nei viaggi, la adorava e vezzeggiava, causando, tra l’altro, la feroce gelosia di Rodolfo,  messo da parte e trascurato.
Valeria adorava sua madre e, insieme, il suo amore tirannico e eccessivo la infastidiva,  imbarazzava, scrisse che avevano entrambe lo stesso carattere duro e appassionato, che si entusiasmavano per motivi diversi.
Di temperamento pratico e modesto,  era l’erede di suo padre,  con cui discorreva in tedesco.
L’insistenza di Sissi a parlarle solo in ungherese, a circondarla di ungheresi e i frequento soggiorni a Godollo, produssero l’effetto contrario a quanto sperato.
Quando i suoi genitori celebrarono le nozze d’oro, la battuta che non si festeggiava un mènage ma un managè, un maneggio di cavalli, un gioco di parole francese che riassumeva la loro situazione, la colpì in modo sgradevole.
Si erano sposati per amore ed il legame era naufragato in pochi anni.
Era il 1879, due anni dopo Rodolfo si sposò con Stefania del Belgio, nozze combinate come quello di Gisella. I principi ereditari, dopo un primo momento felice, erano in accordo solo nell’essere in disaccordo su tutto. Stefania amava l’etichetta e le cerimonie ufficiali, Rodolfo frequentava intellettuali di sinistra, scrivendo articoli inneggianti alle riforme sotto uno pseudonimo e aveva più amanti che capelli in testa.

Lei, invece, sognava l’amore.

Amava i fiori e li dipingeva, era molto portata, e le piaceva andare a teatro.  
 
   
 
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