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Autore: Laura Taibi    08/05/2018    2 recensioni
Questa è una one-shot che ho scritto più o meno qualche secolo fa e che solo adesso ho deciso di pubblicare. È stata scritta per un fanfiction contest che aveva come linea guida "what if - cosa sarebbe successo se Alya avesse letto il nome di Marinette sul libro?" ed è riferita alla puntata del faraone della prima prima stagione.
Il limite di parole era 1500, ragion per cui è abbastanza corta.
Spero che vi piaccia!
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Alya, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Forse sarebbe stato meglio che non fosse mai successo.

Il pomeriggio era iniziato nel migliore dei modi. Un nuovo avvistamento di Ladybug, e per di più durante una diretta! Non avrei mai sperato in nulla di meglio, finché dal cielo non è piovuto quel maledetto libro.

Cavoli, ero talmente entusiasta che mi tremavano le mani mentre lo raccoglievo da terra... era del tutto identico al mio.

Dopo aver interrotto il video mi rimisi a camminare, rigirando il prezioso oggetto tra le mani.

"Fantastico" pensai, "questo potrebbe essere un indizio fondamentale per capire chi si nasconde dietro la maschera di Ladybug!"

Avevo deciso di aspettare l'arrivo a casa, ma la curiosità ebbe il sopravvento. Aprii la copertina e... e... diamine, sono stata una stupida. Eppure le prove erano lì, davanti ai miei occhi!

Non poteva essere un caso di omonimia – anche perché chi altri, in tutta Parigi, avrebbe quel suo cognome assurdo? – e poi, riconoscerei la calligrafia di Marinette ovunque.

A ripensarci adesso, gli indizi parlavano chiaro: in un lampo collegai tutte le volte in cui la mia migliore amica si era comportata in modo strano, tutte quelle scuse campate in aria e l'incredibile somiglianza... dio, come avevo fatto a non accorgermene?!

Come se si fosse sentita chiamata in causa, proprio in quell'istante Marinette mi chiamò al cellulare. Feci un respiro profondo, tentando di calmarmi, prima di rispondere. «Pronto?»

«Alya, ciao. Che fai questo pomeriggio? Stavo pensando di andare al Louvre, c'è una mostra che dovresti davvero vedere!»

La sua voce mi sembrò strana, come se mi accorgessi solo ora, per la prima volta, di quello strano nervosismo che rendeva il suo tono agitato.

«Ehm, io non...» tentai. La verità è che non sapevo cosa fare.

Forse dirle tutto sarebbe statala scelta migliore, ma una parte di me si sentiva tradita. Come aveva potuto tenermi nascosta una cosa simile? Non eravamo amiche? Credeva che avrei sbandierato il suo segreto?

«Davvero Alya, non te ne pentirai! Facciamo alle cinque, va bene? Ora devo scappare, a dopo!»

Riattaccò, lasciandomi con il telefono poggiato all'orecchio e lo sguardo perso nel vuoto.

Doveva aver già visto il video e quell'appuntamento non era altro che una scusa per riprendersi il libro. La nostra amicizia era solo l'ennesima menzogna e io ero stata troppo stupida per rendermene conto.


 

Quel pomeriggio camminai stringendo il libro tra le mani, ricacciando indietro quell'orribile sensazione di non conoscere più la mia migliore amica. Ero indecisa se andare al museo o no, ma alla fine il bisogno di parlarle a quattr'occhi ebbe la meglio.

Le avrei detto quanto mi aveva ferita e delusa, le avrei ridato il libro e le avrei detto addio per sempre... se non si fidava di me non aveva senso fingere che l'amicizia che c'era tra noi fosse reale.

Decisi di mettere il libro in borsa e arrivai al museo con un enorme peso sul cuore.

Marinette era lì, ferma davanti l'entrata e mi sorrideva scuotendo la mano. Mi venne incontro e mi abbracciò come era solita fare. «Sono felice che tu ce l'abbia fatta a venire!» esclamò.

Cercai di mantenere un'espressione naturale, ma non mi riuscì.

«È tutto ok?» chiese Marinette.

Mi sforzai di annuire. «Sono solo stanca, oggi è successo di tutto.»

Lei sorrise, radiosa come al solito, poi mi prese per mano e mi guidò all'interno del Louvre, tra i mille corridoi, fino alla sezione egizia.

«Sono certa che troverai questa mostra interessante... è collegata a ladybug e forse potrai scoprire qualcosa in più sul suo conto!» disse lei.

Nel sentire quel nome sobbalzai. Tenermi tutto dentro stava quasi per uccidermi; dovevo dirle tutto e in fretta. «Marinette, dobbiamo parlare...» iniziai. Aprii la borsa con l'intento di tirare fuori il libro ma giusto in quel momento uno strano essere con le sembianze di un faraone – un tizio akumizzato, senza dubbio – iniziò a creare scompiglio.

Mi riparai dietro una statua, seguendo con lo sguardo Marinette. Anche lei corse a nascondersi, ed entrambe ci scambiammo uno sguardo giusto un istante prima che lei sparisse nella sala adiacente.

Il faraone intanto blaterava di principesse da far tornare in vita e incantesimi. In un altro momento avrei colto la palla al balzo e avrei fatto una diretta per il blog, ma in quel momento avevo altro per la testa.

Mi spostai silenziosamente, tentando di raggiungere Marinette e di vedere la sua trasformazione, ma il faraone notò la mia presenza.

«Tu,» disse quello con voce profonda e inquietante, «sarai un perfetto sacrificio per far tornare in vita la mia Nefertiti.»

«No, ti assicuro che non sono affatto perfetta... sono certa che puoi trovare di meglio!» esclamai. Mi guardai intorno ma non c'era nessun altro nella sala. La mia solita fortuna!

Il faraone si avvicinò a me con passo deciso. Indietreggiai fino a ritrovarmi con le spalle al muro, gli occhi fissi sulla maschera egizia che copriva il viso del ragazzo akumizzato. Quello allungò una mano verso di me per afferrarmi ma proprio in quel momento un familiare yo-yo rosso a pois neri lo colpì.

«Lasciala stare!» urlò Ladybug, frapponendosi tra me e lui. «Tutto ok?» mi chiese.

Annuii.

Ladybug – o dovrei dire Marinette? – prese a combattere, ma quel tizio era davvero forte. Nonostante tutto l'impegno e l'agilità, il faraone riuscì ad afferrare lo yo-yo e a neutralizzare ladybug, lanciandola contro un sarcofago.

Presa dal panico tentai di raggiungerla ma era troppo tardi: quello mi prese per un braccio e mi strattonò, trascinandomi verso l'uscita. Mi sentivo impotente e, nonostante i miei sforzi, non riuscivo a liberarmi dalla presa d'acciaio che mi serrava il polso.

Un rumore alle mie spalle mi spinse a voltarmi e vidi Ladybug rialzarsi a fatica. Aveva un brutto taglio sul braccio e un sottile rivolo di sangue le scivolava sulla fronte, imbrattandole i capelli corvini.

«Non ti permetterò di farle del male, maledetto!» urlò.
Il faraone si voltò, guardandola dall'alto. In confronto a lui Marinette sembrava ancora più minuta e in quel preciso istante mi chiesi dove riuscisse a trovare il coraggio di affrontare un essere talmente spaventoso, senza esitazioni.

Il faraone mi lasciò andare e si gettò su Ladybug che, malconcia com'era, non riuscì a schivare tutti gli attacchi, procurandosi nuovi tagli e ferite.

Tirai fuori il cellulare con le mani tremanti e avviai una diretta, sperando in un miracolo.

«Chat Noir» dissi, ricacciando indietro le lacrime e ingoiando il groppo in gola che m'impediva di parlare «se ci sei vieni qui, Ladybug ha bisogno di te! Ti prego, devi aiutarla!»

Temevo che fosse stato tutto inutile ma, dopo pochi minuti, lo vidi atterrare a pochi metri da me, correndo poi in aiuto di Marinette.

Ne approfittai per mettermi a riparo proprio mentre Ladybug spezzava il medaglione e purificava l'akuma, facendo tornare tutto alla normalità. Osservai Chat prenderle la mano e chiederle se stava bene, prima di sparire veloce così com'era arrivato e, per la prima volta, vidi la coccinella ritornare a essere Marinette.

«Alya!» la sentii chiamare.

Aspettai qualche secondo prima di spuntare da dietro l'angolo. «Marinette, ma dov'eri? Ti ho cercata ovunque!»

«Mi sono spaventata e sono corsa via, scusa!» disse lei, sorridendo nervosamente.

Ci avviammo insieme verso l'uscita del Louvre, dove la gente si stava già accalcando, chiedendosi cosa fosse successo.

«Allora Alya, che volevo dirmi prima?» chiese Marinette.

Misi una mano sulla borsa dove custodivo il suo libro... il libro di ladybug.

«Volevo dirti che... ho perso il libro» dissi infine. «Non saprò mai a chi apparteneva.»

Vidi il suo volto assumere un'espressione strana. «M-ma... ma è terribile!» disse, in modo nient'affatto convincente.

Aveva un'aria talmente sollevata che scoppiai a ridere. «Tranquilla» dissi, «non è così grave!»

Era vero.

Mi aveva difesa, aveva rischiato la vita per me. La nostra amicizia era l'unica cosa che contava davvero e questo segreto, beh, lo custodirò anche per lei, finché non sarà pronta a dirmelo.

 

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Ciao ragazzi!
Spero tanto che questa piccolissima one-shot vi sia piaciuta! So che non è molto dettagliata ma il contest per cui l'avevo fatta prevedeva un limite massimo di parole e, credetemi, non è stato facile!!!
Spero che nonostante questo vi sia piaciuta. Se questa storia avrà successo e vi piacerà magari ne scriverò altre.
Alla prossima, e non dimenticate gli aggiornamenti di "the last sacrifice" ogni martedì e venerdì.
Baci!!!
Laura

   
 
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